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4/1/2023

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LE ORIGINI DEL FASCISMO
Il primo dopoguerra in Italia
Le principali problematiche derivanti dal dopoguerra sono:
→ Il debito pubblico
→ Infl

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LE ORIGINI DEL FASCISMO Il primo dopoguerra in Italia Le principali problematiche derivanti dal dopoguerra sono: → Il debito pubblico → Inflazione cresciuta a dismisura che aveva portato un → Aumento del livello dei prezzi → Riconversione dell'industria bellica →Reinserimento dei reduci Nel giugno-luglio 1919 si ebbe un'ondata di scioperi contro il carovita. Crescevano sempre di più tumulti e saccheggi nei negozi fecero credere che la protesta potesse sfociare in un'insurrezione amplificando sempre più la paura. Il 23 giugno 1919 Francesco Nitti venne dato il potere di fermare un nuovo governo dopo aver preso il posto di Orlando. Dopo che inserì una legge elettorale che prevedeva il sistema proporzionale le Camere sciolte e si tennero nuove elezioni. 16 Novembre 1919 che vide vincitore Giolitti che prese il potere: 38,9% del blocco liberale risulta ancora la forza politica più votata. La delegazione italiana alla conferenza di parigi si impegnò nel tentativo di ottenere le conquiste territoriali promesse dal trattato di Londra aggiungendo anche il territorio di Fiume posta tra l'Istria e la Dalmazia. Si aprì dunque un contenzioso con lo stato iugoslavo. Con il trattato di pace siglato il 10 settembre 1919 l'italia ottenne i territori del Trentino, L'Alto Adige, Il Friuli e L'istria l'attenzione rimaneva però sulla città di Fiume che non venne data agli italiani. Il 12 settembre 1919 duemila legionari guidati...

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Didascalia alternativa:

da D'Annunzio occuparono la città di Fiume proclamando l'annessione all'Italia. L'avventura di fiume si concluse con il trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 che assegna a Fiume lo status di città libera. D'Annunzio non riuscì ad accettare l'idea così che il 24 dicembre 1920 Fiume venne bombardata e il 18 gennaio 1921 D'Annunzio si arrese. Il biennio rosso: 1919-1920 Si svilupparono le organizzazioni sindacali bracciantili e le tensioni con i padroni: gli iscritti al sindacato socilaista raddoppiarono, lo stesso incremento interessò la Confederazione italiana dei lavoratori (CIL) i cui iscritti erano l'80% contadini. Aumentano anche il numero di scioperi che oltre ad interessare le campagne interessarono anche le città che furono teatro di agitazioni e scioperi negli anni 1919-1920 definiti "biennio rosso" ci fù un aumento vertiginoso degli scioperi. Nelle fabbriche nacquero dei consigli di fabbrica principalmente in quelle italiane che erano sostenute dalla rivista torinese" L'Ordine Nuovo" legata al gruppo di orientamento comunista raccolto intorno ad Antonio Gramsci. I consigli volevano rappresentare tutti gli operai di una fabbrica, anche quelli non iscritti al sindacato nascono per controllare gli indirizzi produttivi e l'organizzazione del lavoro e non per trattare salari e orari. Tra le forme di lotta più insidiose adottate dagli operai ci fu l'ostruzionismo: il rallentamento della produzione al quale i padroni risposero con le serrate ossia con la chiusura degli stabilimenti e con il licenziamento degli operai più attivi. Lo scontro decisivo si consumò nel settembre 1920 quando il sindacato degli operai chiese il rinnovo del contratto. Davanti al rifiuto opposto dagli industriali e per impedire loro la serrata degli stabilimenti gli operai occuparono le fabbriche. Le fabbriche continuavano a funzionare, vennero però gestite dagli operai che impedivano l'ingresso ai dirigenti e ai proprietari. Le occupazioni ebbero inizio a Milano poi a Torino e in seguito in tutte le città industrializzate. Il movimento coinvolse 4000000 lavoratori che però si concluse con una sconfitta. I partiti e le masse II PSI (partito socialista italiano) era dilaniato da aspri contrasti interni che opponevano i massimalisti e riformisti; i primi erano guidati da Serrati avevano come obiettivo a lunga scadenza l'instaurazione di una repubblica socialista sul modello bolscevico; i secondi erano guidati da Turati avevano come obiettivo ottenere riforme sociali attraverso il dialogo con la classe dirigente liberale. Durante il congresso 5-8 ottobre 1919 prevalse Serrati e fu approvata la terza internazionale. All'interno del partito socialista si era organizzata una corrente più estremista,era la frazione comunista. I suoi principali centri di diffusione furono il gruppo torinese di Gramsci,Tasca, Togliatti e Terracini riunito intorno alla rivista "L'Ordine Nuovo". Il 21 gennaio 1921 al congresso socialista di Livorno fu fondato il partito comunista d'Italia (PCDI). Il 18 gennaio 1919 Don Luigi Sturzo fondò il Partito Popolare Italiano (PPI). Il suo programma prevedeva →la tutela della libertà religiosa → della libertà d'insegnamento → lo sviluppo dell'associazionismo →il voto alle donne →il rafforzamento del movimento cooperativistico → L'incremento della piccola proprietà contadina Il partito fu appoggiato da Papa Benedetto XV. Dopo le elezioni del 1919 socialisti e popolari avrebbero avuto la maggioranza assoluta in parlamento. Tuttavia non potevano allearsi tra di loro perché li divideva la prospettiva della rivoluzione socialista. Nitti non riuscì a coinvolgere socialisti, cattolici nel rinnovo democratico del paese. Il suo governo cadde quindi nel giugno del 1920. La nascita del fascismo Il 23 marzo 1919 a Milano Benito Mussolini fonda i Fasci italiano di combattimento (richiama la tradizione della sinistra ma il movimento di Mussolini si sarebbe collocato all'estrema destra dello scenario politico). Gli aderenti al movimento erano ex combattenti, interventisti ed ex sindacalisti rivoluzionari. Il loro programma prevedeva: →la riduzione dell'orario lavorativo a otto ore garanzia dei salari minimi ➜estensione del voto alle donne → rifiuto della coscrizione obbligatoria → sequestro dei profitti di guerra Fin da subito le principali caratteristiche del partito furono Il ruolo determinante assunto dal leader Benito Mussolini e la scelta di utilizzare la violenza nei confronti delle forze politiche avversarie. Infatti dal 1920 si potevano contare 726 sedi socialiste e sindacali devastate, 166 militanti di sinistra uccisi e 500 feriti. Fascismo agrario: nato distanti dalle grandi città, nelle periferie della Pianura Padana, era l'ala più estremista, organizzata in squadre (formata da giovani e giovanissimi che indossavano una camicia nera come una specie di divisa), provviste di armi e di mezzi di trasporto. Le spedizioni punitive che svolgevano si basavano su bastonate con il manganello spesso si concludevano con la somministrazione di olio di ricino. La componente squadrista fu quella in cui si incarnò l'anima illegale e violenta del fascismo. La bandiera delle squadre era un drappo nero con un teschio d'argento. Lo squadrismo fu decisivo per la vittoria del fascismo portarono crescenti consensi anche da parte dei ceti più moderati; prima la media e piccola borghesia per passare poi alla grande borghesia industriale fino ad arrivare anche all'appoggio dei magistrati e delle forze dell'ordine: questi rifornivano gli squadristi di armi ed autocarri e la polizia non interviene quasi mai negli scontri per reprimere li violente. Nacque così una dittatura totalitaria. Con le elezioni del 15 maggio 1921 con un programma elettorale moderato ed un ricorso alla violenza i fascisti ottennero 35 seggi anche se i voti fascisti non superano il 6-7%. Mussolini intraprese così la marcia verso il potere. Il 7 novembre 1921 si svolse il congresso che porta alla fondazione del Partito nazionale Fascista (PNF). Nell'agosto del 1922 furono organizzate numerose spedizioni punitive a Trento ed a Bolzano ed ampie zone furono occupate con le armi. La presa al potere Il 26 ottobre 1922 a Napoli in occasione del secondo congresso del PNF il segretario Michele Bianchi lanciò un appello alla mobilitazione generale delle squadre. I fascisti iniziarono così a convergere su Roma occupando prefetture e stazioni ferroviarie,istituendo posti di blocco. Il 27 ottobre il governo di dimise presieduto da Facta. Il 28 ottobre circa 25000 uomini si accamparono intorno alla capitale. Il re rifiutò di firmare lo stato d'assedio e il 29 ottobre 1922 a Mussolini venne affidata la guida del governo, divenne anche Ministro degli Interni e degli Esteri. Una volta al potere venne favorita la fusione con i Nazionalisti ed il Partito Popolare. Decide di non sciogliere le squadre in camicia nera ma d'integrarle nello stato. Il 14 gennaio 1923 istituì la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. 11 dicembre 1922 venne creato il Gran Consiglio del fascismo che aveva il compito di indirizzare l'azione del governo. La politica economica del primo governo di Mussolini si ispirò a due criteri: uno liberista nei confronti degli imprenditori agricoli ed industriali l'altro corporativo nei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro, tendente ad eliminare ogni libertà sindacale. Il 3 novembre 1922 fu: → Abrogata la legge sulla normatività dei titoli azionari (sgradita a tutti i possessori di capitali mobiliari dal momento che rendendo possibile ricondurre i titoli ai loro proprietari, ne facilita la tassazione) → Bloccata l'inchiesta sui profitti di guerra → Abolito il monopolio statale sulle assicurazioni ➜ Privatizzato la rete telefonica → Abolirono le imposte sui dividendi dei titoli Tra il 1922 e il 1925 si intensifica lo sviluppo industriale, aumenta il PIL. Il governo però avviò una serie di misure che vanificano tutte le conquiste salariali e normative strappate dagli operai e dai contadini nel biennio rotto. Il 4 gennaio 1923 venne varata un'imposta sui redditi agrari che andava a colpire i piccoli proprietari ed i coltivatori. l'11 gennaio 1923 fu abrogato il decreto Visocchi che aveva legalizzato l'occupazione delle terre incolte. Il 21 dicembre 1923 i sindacati fascisti firmarono il Patto di palazzo Chigi che affossava l'autonomia dei sindacati. Il 21 luglio 1923 fu approvata una nuova legge elettorale che prevedeva un premio di maggioranza Alle elezioni fissate il 6 aprile 1924 fu presentata una lista unitaria che comprendeva tutte le forze che appoggiano il governo veniva definito "listone". I risultati portarono la vittoria dei fascisti. La costruzione dello Stato totalitario Il 30 maggio 1924 Giacomo Matteotti denunciò in Parlamento l'irregolarità elettorale. Questo portò al rapimento e all'assisno dello stesso il 10 giugno da parte di una squadra fascista. il 3 gennaio 1925 alla riapertura delle camere Mussolini si assunse la piena responsabilità del delitto di Matteotti iniziando un vero e proprio regime dittatoriale, tutti i partiti vennero dichiarati illegali. Il 24 dicembre 1925 fu approvata la legge sulle attribuzioni e le prerogative del capo del governo si potè così emanare norme giuridiche senza l'approvazione delle Camere. Il 4 febbraio 1926 furono aboliti i consigli comunali e i sindaci elettivi,sostituiti da podestà di nomina governativa. Il 9 dicembre 1928 fu costituzionalizzato il Gran consiglio del fascismo a cui spettava il compito di avanzare proposte di legge riguardanti la successione al trono, i poteri del re e le attribuzioni del capo del governo. Il 17 maggio 1928 fu promulgata una nuova legge che stabiliva che le Camera dei Deputati non dovesse più essere eletta ma nominata con elezioni "plebiscitarie" in cui si poteva solo accettare o respingere in blocco una lista unica di deputati: al Gran consiglio fu affidato anche il compito di preparare questa lista. Nei primi giorni di novembre del 1926 furono sospese: Libertà di stampa → Di Associazione → D'insegnamento → sciolti tutti i partiti tranne il PNF →istituito il confino di polizia Il 25 novembre 1926 istituite le "leggi fascistissime" stabilirono la confisca dei beni e la revoca della cittadinanza per gli emigrati all'estero che facevano propaganda contro il regime e collocarono al vertice della piramide il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato. || 2 ottobre 1925 con il patto di Palazzo Vidoni la Confindustria e la Confederazione delle corporazioni fasciste si riconobbero quali uniche rappresentanze rispettivamente degli industriali e dei lavoratori. Il 3 aprile 1926 vennero vietati gli scioperi e le serrate. A partire dal 1925 Mussolini lanciò la cosiddetta "battaglia di grano" introducendo una serie di provvedimenti che avevano l'obiettivo di aumentare la produzione nazionale e grano scoraggiando l'importazione dall'estero. Sempre in ambito economico Mussolini decise di rivalutare la lira. Il pontefice Pio XI favorì la nascita di una forte corrente clerico-fascista. Per guadagnarsi i favori del nuovo papa il fascismo fece una serie di gesti simbolici: ordinò di ricollocare il crocefisso nelle scuole → stabilì l'obbligo dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari →introdusse l'esame di Stato →salvò dal fallimento alcune banche cattoliche