Materie

Materie

Di più

dopoguerra, totalitarismi e fascismo

28/4/2023

2822

129

Condividi

Salva

Scarica


LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA
Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura
rispetto al

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura rispetto al passato. Quattro grandi imperi che avevano costituito degli stabili punti cardine della politica ottocentesca - russo, austro-ungarico, tedesco e ottomano - si dissolsero, dando luogo a una serie di Stati repubblicani. L'assetto delle aree centro-orientale, baltica e balcanica fu profondamente trasformato. L'Europa, uscita dalla guerra, era priva di un vero e proprio equilibrio. Vennero formati numerosi staterelli (il "cordone sanitario" attorno alla Russia comunista, per separarla dal resto d'Europa: Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, che fungeva anche da cuscinetto anti-tedesco). Le condizioni imposte ai paesi vinti nei trattati di pace erano state durissime. Il grande economista inglese Keynes aveva invano cercato di mettere in guardia i Paesi vincitori contro il pericolo di clausole economiche troppo dure; chiedere riparazioni di guerra eccessive non avrebbe fatto altro che: alimentare ancora lo spirito di rivalsa (di vendetta) di alcune nazioni, come la Germania (e in effetti Hitler punterà molto sulla voglia dei tedeschi di cancellare l'umiliazione di Versailles);impedire la ripresa economica nei paesi vinti, con un conseguente squilibrio economico in tutta Europa. Inoltre, se in precedenza il centro dell'economia mondiale poteva essere considerato l'Europa, adesso non era più così. La superpotenza economica era ormai rappresentata dagli USA,...

Non c'è niente di adatto? Esplorare altre aree tematiche.

Knowunity è l'app per l'istruzione numero 1 in cinque paesi europei

Knowunity è stata inserita in un articolo di Apple ed è costantemente in cima alle classifiche degli app store nella categoria istruzione in Germania, Italia, Polonia, Svizzera e Regno Unito. Unisciti a Knowunity oggi stesso e aiuta milioni di studenti in tutto il mondo.

Ranked #1 Education App

Scarica

Google Play

Scarica

App Store

Knowunity è l'app per l'istruzione numero 1 in cinque paesi europei

4.9+

Valutazione media dell'app

13 M

Studenti che usano Knowunity

#1

Nelle classifiche delle app per l'istruzione in 11 Paesi

900 K+

Studenti che hanno caricato appunti

Non siete ancora sicuri? Guarda cosa dicono gli altri studenti...

Utente iOS

Adoro questa applicazione [...] consiglio Knowunity a tutti!!! Sono passato da un 5 a una 8 con questa app

Stefano S, utente iOS

L'applicazione è molto semplice e ben progettata. Finora ho sempre trovato quello che stavo cercando

Susanna, utente iOS

Adoro questa app ❤️, la uso praticamente sempre quando studio.

Didascalia alternativa:

verso i quali, tra l'altro, le nazioni europee avevano anche forti debiti contratti nel periodo di guerra. La borghesia di tutta l'Europa era in allarme dinanzi al forte richiamo della Russia comunista bolscevica (con conseguente spostamento a destra della borghesia); questo portò molti Stati europei a un orientamento autoritario e all'utilizzo delle correnti nazionaliste contro riformisti e rivoluzionari. La Società della Nazioni, appena fondata, si dimostrò subito uno strumento inefficace per mantenere l'equilibrio pacifico. Gli stessi negoziati internazionali per attuare realmente una politica di disarmo, non si risolsero che in un vuoto scambio di parole e promesse. I TOTALITARISMI Il termine Totalitarismo viene comunemente associato a tre regimi politici novecenteschi: Fascismo; Nazismo; Comunismo. La parola nasce ed è usata per la prima volta da alcuni intellettuali antifascisti (Amendola, 1923), che definiscono il regime fascista "totalitario" in quanto tendeva a controllare ogni ambito della vita associata. Dopo il secondo dopoguerra, tale termine viene associato anche al regime comunista staliniano. Chi ha contribuito a rendere il concetto di “totalitarismo” una celebre categoria storiografica è senza dubbio Hanna Arendt con il suo volume Le origini del totalitarismo. Quali sono, schematicamente, le caratteristiche di un regime totalitario? Vi è un UNICO PARTITO, che incarna lo Stato (in questo senso possiamo già dire che il fascismo italiano si presenta più debole degli altri regimi totalitari - si parla, non a caso, di "totalitarismo imperfetto" -, in quanto al suo interno deve comunque fare i conti con due istituzioni ben radicate, ossia la Chiesa e la monarchia). Tale partito è organizzato in modo gerarchico. I regimi totalitari identificano partito e capo. Parliamo dunque di vero e proprio culto del capo, un capo carismatico e infallibile (la volontà del capo è l'unica legge del partito-> Mussolini, Hitler e Stalin. Il partito detiene ogni potere (legislativo, esecutivo e giudiziario) e controlla ogni aspetto della società. Esempi: Il controllo della gioventù, sia nella scuola che ad opera di organizzazione come la ONB (Opera Nazionale Balilla); è richiesta la partecipazione obbligatoria alle manifestazioni; vengono create strutture ricreative popolari; persino la lingua è controllata. Repressione violenta contro ogni avversario. Il partito detiene il monopolio della forza; fa uso inoltre di corpi di polizia segreta, creando un sistema basato sul terrore. Utilizzo capillare della propaganda ideologica per raggiungere un consenso di massa (il sistema totalitario vuole partecipazione e adesione; i sistemi autoritari invece vogliono scoraggiare la partecipazione e si basano esclusivamente sulla repressione). Monopolio dei mezzi di comunicazione di massa Un'ideologia onnicomprensiva : si vuole creare "l'uomo nuovo", una nuova umanità, un'umanità pura (sia per ideologia che per razza): tale fine giustifica ogni tipo di violenza approfondimento esperimenti 900 Perché fascismo e nazismo hanno avuto successo? Perché così tante persone hanno fatto, senza opporsi, ciò che veniva loro chiesto, anche se si trattava di atrocità? Le autorità Le persone fanno cose che normalmente, da sole, non farebbero se c'è un'autorità (persona che ha il compito di comandare in una determinata situazione) a dirglielo. Questa cosa la si può vedere molto bene da un esperimento fatto dallo psicologo Milgram nel 1974. Come funziona l'esperimento? Ciò che si vuole studiare è il comportamento di una persona se è messa in una determinata situazione. Gli si dice: ci sarà un'altra persona che dovrà imparare a memoria delle cose. Ogni volta che sbaglia tu (l'insegnante) dovrai infliggere una scarica elettrica a questo allievo. Per ogni errore devi aumentare la scarica elettrica. Milgram ha visto che se queste persone erano SOLE davano scosse elettriche fino ad un certo punto -> se era presente lo sperimentatore, cioè un'autorità, un medico che diceva di continuare, queste persone, pur malvolentieri, continuavano fino a veder svenirei loro allievi per il dolore. Insomma, quando siamo di fronte alla richiesta di un'autorità che ci dice cosa dobbiamo fare, è difficile rifiutarsi! Ed è quello che succede nei regimi totalitari. Il conformismo Inoltre, se la maggioranza delle persone fa una cosa, noi tendiamo a fare quello che fanno gli altri, tendiamo a conformarci. Lo possiamo vedere ancora una volta da un esperimento di Milgram. Si tratta di un esperimento praticamente identico al precedente; tuttavia, in questo caso, oltre al soggetto sperimentale, ci sono altre persone (che conoscono lo scopo dell'esperimento) che devono decidere l'intensità della scossa. Queste persone vogliono dare scosse sempre più forti e spingono per dare scosse sempre maggiori: il soggetto, per la maggior parte dei casi, tende a conformarsi. La posizione istituzionale Gli esecutori del terrore si trovano all'interno di istituzioni (polizie segrete, militari) e hanno un ruolo preciso. Chi ha un ruolo sa di dover fare certe cose: per queste persone comportarsi in un certo modo è un dovere. Ciò lo si può vedere da un esperimento di Zimbardo. Z. prese delle persone e simulò un carcere. Ad alcuni disse di fare i carcerati e li vestì da carcerati; ad altri disse di fare i secondini, li vestì con le divise, diede loro manganelli e così via. Queste persone entrarono nel ruolo. DOPO LA GRANDE GUERRA L'Italia aveva vinto la guerra (insieme all'Intesa) ma la vittoria era costata molto. Cosa aveva ottenuto l'Italia vincendo la guerra, cosa aveva guadagnato? Pochissimo! Anzi, ne era uscita in grave crisi sia economica che politica. Il 18 gennaio 1919 nella reggia di Versailles si aprì la conferenza di pace tra le potenze vincitrici della prima guerra mondiale. Posizione dell'Italia delicata → Secondo il Patto di Londra l'Italia avrebbe dovuto ottenere la Dalmazia, Trento e Trieste lasciando la città di Fiume agli austro-ungarici. Il nuovo Stato iugoslavo però rivendicó la regione dalmata in onore del principio di nazionalità Il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e il ministro degli Esteri Sidney Sonnino mantennero un atteggiamento incerto e ambiguo →→ Il governo italiano pretese con forza il rispetto del Patto di Londra, ma contemporaneamente, cercò di ottenere anche l'annessione di Fiume Gli alleati contrastarono queste prese di posizione (particolarmente intransigente il presidente americano Wilson che e non era vincolato da nessun patto →l'Italia lasciò la riunione per protestare contro l'arroganza del leader americano). Il 29 maggio la delegazione italiana fu costretta a tornare al tavolo del negoziato per non rischiare di perdere anche quel poco che le spettava. Logorato anche da queste trattative inconcludenti, il governo Orlando si dimise e fu eletto presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti. Nitti si trovò immediatamente ad affrontare il malcontento dell'opinione pubblica borghese che fu rappresentato da manifestazioni dei nazionalisti e da atteggiamenti provocatori di Gabriele D'Annunzio. La città di Fiume (perché era cosí importante x l'Italia?) D'Annunzio fu l'artefice di un'impresa clamorosa: l'occupazione della città di Fiume il 12 settembre del 1919 → intendeva avviare con quel Fazione una sorta di colpo di Stato contro il governo liberale -> Per la Vittoria mutilata italiana (scrive sul corriere della sera "preghiera di sernaglia" gli italiani si sentivano trattati più come vinti che vincitori) Anche a causa delle incertezze di Nitti, nel 1920 tornò al governo Giolitti che s'impegnò da subito per risolvere la crisi jugoslava. Il 12 novembre 1920, infatti, firmò il Trattato di Rapallo: la lugoslavia ottenne la Dalmazia, eccetto la città di Zara; all'Italia fu assegnata Istria. Fiume divenne uno Stato libero e indipendente, tutelato dalla Società delle Nazioni. Dal XVIII secolo Fiume fu sotto il controllo austro-ungarico anche se con una forte autonomia amministrativa che favorì lo sviluppo commerciale e culturale della città. La minoranza croata cercò di integrare Fiume nelle tradizioni slave, con l'intenzione di annettere la città alla nazione croata. L'accesa rivalità tra Croati e Ungheresi spinse questi ultimi ad attirare nella città uomini d'affari italiani. (Essi speravano di procurarsi alleati per costituire una forte borghesia che si sarebbe impegnata nella difesa di Fiume contro i Croati) La comunità italiana crebbe in fretta e divenne in poco tempo il gruppo sociale più importante → per questo gli irredentisti insorsero alla fine della guerra, adducendo a pretesto il fatto che Fiume era un centro etnicamente italiano. (gli abitanti di lingua italiana erano circa la metà). Situazione economica e sociale Le conseguenze economiche e sociali della guerra mondiale in italia furono aspre: grave crisi economica, la produzione stenta a riprendere, le industrie andavano riconvertite nuovamente e la situazione era di vera e propria crisi; inoltre il debito pubblico era pauroso, l'inflazione cresceva e la disoccupazione era in netto aumento. In effetti, solo i grandi industriali si erano arricchiti durante la guerra, mentre i ceti medi si erano invece impoveriti ed erano scontenti e frustrati. Inoltre si creò una frattura tra chi, come gli operai, riuscì a difendere in parte i salari grazie alle lotte sindacali e chi, come gli impiegati pubblici e privati, vide progressivamente ridursi il potere d'acquisto dello stipendio → causò malcontento soprattutto in quei piccoli e medi borghesi che in guerra avevano ricoperto ruoli di comando e speravano di ottenere in patria maggior prestigio sociale. Ma la fetta di popolazione più agitata era rappresentata da operai e contadini: tra gli operai girava l'idea di fare "come in Russia", cioè di mettere in atto una rivoluzione socialista; per questo nelle fabbriche c'era molta agitazione; anche nelle campagne la situazione non era tranquilla: i contadini occuparono con la forza molte terre in varie regioni italiane (dicendo che il governo aveva promesso loro quelle terre in tempo di guerra). I contadini iniziano a far sentire la loro voce (con Díaz= terre ai contadini), sentita molto forte l'esigenza di una riforma agraria → aumento salariale, riduzione ore.. C'era ancora la mezzadria (abolita solo nel 1963): i contadini o pagano il canone ai grandi proprietari terrieri o fanno i braccianti. Politica interna: nasce il Partito Popolare Italiano (PPI) Nel 1919 nasce il PPI (nonno della democrazia cristiana): con questo partito i cattolici entrano, e da protagonisti, nella politica italiana. Giolitti, nel 1912, aveva introdotto un suffragio semi-universale. Per questo si temeva che i socialisti avrebbero vinto in modo molto netto nelle vicine elezioni; ecco che per contrastare le forze socialiste il Papa permise ai cattolici di formare un loro partito. Il leader del PPI fu don Luigi Sturzo. Si tratta di partito di massa che si rivolge ai piccoli proprietari terrieri, alla piccola borghesia → parte della popolazione che si sentiva poco tutelata Difendeva i valori tradizionali cattolici, proponeva riforme sociali: voleva creare una collaborazione tra industriali e lavoratori. Era contro i socialisti perché difendeva la proprietà privata e non voleva che i conflitti sociali si risolsero con le lotte ma pacificamente e contro i liberali che non avevano mai attuato una politica di decentramento e mostravano disinteresse verso i lavoratori. Il cuore di questo partito è il popolo, che deve essere protagonista della società. Biennio rosso Gli operai italiani aspettavano la rivoluzione socialista anche in Italia, una rivoluzione sul modello di quella russa. Ma, mentre questi lavoratori volevano passare subito all'azione, il partito socialista frenava e suggeriva di stare calmi. Nel 1920 la protesta portò gli operai all'occupazione delle fabbriche (entrano in azienda ma senza lavorare sciopero bianco) per avere un aumento dei salari → gli industriali dichiararono la chiusura degli stabilimenti, questa protesta era poco organizzata (gruppo migliore guidato da Gramsci). Tra i movimenti di protesta e lotta c'è anche il diffondersi del bolscevismo bianco: movimenti di stampo cattolico che hanno come obiettivo l'occupazione delle terre e la gestione diretta di esse da parte dei contadini attraverso i consigli di cascina. A giugno dello stesso anno Giovanni Giolitti prese il posto di Nitti, riguardo a queste proteste ebbe un atteggiamento neutrale -> Tra la borghesia fu il panico (temevano che prendesse davvero avvio una rivoluzione). Cosa fece il PSI? Niente! E questa fu una grande sconfitta per i lavoratori, che uscirono da questa esperienza disorientati. (pensavano infatti che il PSI avrebbe appoggiato l'occupazione per trasformarla in rivoluzione). Giolitti quindi non utilizzó la forza per reprimere questo movimento, che cosa fece? Riconciliò la CGIL con gli industriali in modo tale che venisse accettata la richiesta di aumento dei salari degli operai così mise fine alla rivoluzione. (cresceva intanto la tensione e il nervosismo della popolazione che si potesse ripetere una rivoluzione). nonostante i grandi successi dei socialisti come partito era molto diviso: massimalisti →→guidati da Giacinto Serrati con ideali russi riformisti → Filippo Turati non riuscirono ad imporre le idee al governo Politica interna: nasce il PCI Proprio a causa di questa delusione, nel 1921, a Livorno, l'ala sinistra del PSI decise di separarsi dal partito. Essi ritenevano che solo l'indecisione del partito di fronte alle manifestazioni operaie avesse impedito l'avvio della rivoluzione; volevano inoltre cacciare dal partito, come chiedeva Lenin, l'ala riformista (rappresentata da Turati, ma anche da persone che poi diventeranno importanti nella storia italiana come Saragat e Pertini). Così, il 21 gennaio 1921, al canto dell'Internazionale, abbandonarono la sala del teatro Goldoni dove si stava svolgendo il congresso del PSI e proclamarono la costituzione del Partito comunista d'Italia (esponenti principali: Gramsci, Bordiga). BENITO MUSSOLINI: IL FASCISMO Romagnolo, nacque a Predappio (1883-1945). Da ragazzino era vivace e ribelle; al collegio laico magistrale di Forlimpopoli il suo atteggiamento indisciplinato e a volte violento non migliorò, tanto che dovette frequentare per un periodo come esterno. Si diplomò nel 1901; il servizio militare obbligatorio alle porte lo indusse a emigrare in Svizzera, dove studiò francese e tedesco e si legò sempre più al movimento socialista (collezionò anche due espulsioni dal territorio elvetico, una perché considerato un agitatore, l'altra perché il suo permesso di soggiorno era scaduto). Tornato in Italia e dopo aver adempiuto ai suoi obblighi di leva, ottenne alcune supplenze come maestro elementare. Il suo impegno come socialista - cercava di spingere gli operai alla rivoluzione - gli costò due arresti; nel 1912 fu nominato direttore dell'Avanti!, il giornale che rappresenta l'organo ufficiale del partito socialista. Poi scoppiò la guerra e il PSI si schierò tra i neutralisti. Mussolini invece, lo abbiamo visto, spinse con sempre più convinzione per l'intervento: per questo fu espulso dal PSI, e cominciò a cambiare le sue idee politiche, esposte nel suo nuovo giornale, Il Popolo d'Italia. Richiamato alle armi nel 1915, fu ferito in trincea nel febbraio del 1917 ("La carne era lacerata; le ossa rotte. Il dolore era terribile, la sofferenza indescrivibile [...] Subii ventisette operazioni in un mese, tutte, tranne due, furono senza anestesia", scrisse, orgoglioso di sé, ne Il Popolo d'Italia) e rimandato a casa. Fasci di combattimento (riprende mito romano con simbolo → fascio littorio, saluto romano e l'aquila) Il 23 marzo 1919 Mussolini fondò i Fasci italiani di combattimento, convocando in piazza San Sepolcro (di Milano), tutti gli ex-combattenti delusi, gli uomini a cui erano state promesse terre poi mai avute, i nazionalisti e coloro che erano rimasti amareggiati da come era terminata la guerra. All'inizio il programma politico dei Fasci si dimostrò molto confuso e poco coerente: le elezioni del 1919 confermarono che quel miscuglio di socialismo e nazionalismo non funzionava affatto, tanto che i voti per Mussolini furono pochissimi. La vera svolta del movimento fascista avvenne nel 1921. (durante il 1919-20 le associazioni avevano preso un certo controllo e contrattano direttamente con i proprietari) -> il 1920 a Bologna era diventato il centro dei movimenti dei sindacati → 21 novembre 1920 giorno insediamento del consiglio comunale a palazzo d'accursio, partirono degli spari e i socialisti addetti alla sicurezza sparano a loro volta uccidendo una decina di persone. Durante il biennio rosso c'erano state molte agitazioni socialiste con lunghi scioperi e occupazione delle fabbriche → l'opinione pubblica, la borghesia vedeva con terrore la possibile vittoria della sinistra e l'unica cosa che desiderava era ristabilire l'ordine. In questo il fascismo con Mussolini, politicamente, si è sempre dimostrato un'opportunista - abbandonò completamente il socialismo e diventò fortemente nazionalista; insomma, i fascisti, d'ora in poi, videro nel socialismo un nemico e svoltarono nettamente a destra (volgendosi verso gli interessi della borghesia). I fatti del palazzo di accursio provocarono una svolta con il fascismo agrario di Mussolini e così iniziò anche lo squadrismo, prima nelle campagne e poi contro le organizzazioni socialiste. Vennero create delle formazioni paramilitari (uomini in armi, dunque), le squadre d'azione, col compito di demolire tutta l'organizzazione politica e sindacale socialista, bruciando le Case del popolo, e perfino minacciando e uccidendo persone. Le squadre d'azione fasciste (vestite in camicia NERA), vero e proprio corpo paramilitare al servizio di un movimento (cosa ovviamente illegale), introdussero così nella politica la violenza. Perché si tollerò la violenza dei fascisti? Perché il fascismo riuscì a imporsi? Il fatto è che: L'opinione pubblica temeva una rivoluzione rossa; il caos sociale era tanto e si aspettava qualcuno che sapesse ristabilire l'ordine. I proprietari terrieri e gli industriali vedono nel fascismo una forza a loro favore. Giolitti poi pensava di servirsi del fascismo contro il pericolo comunista per poi reinserirlo nella legalità Nascita del Partito Nazionale Fascista Mussolini cercò poi di proporsi sempre più come leader politico credibile e affidabile. Per questo nel novembre del 1921 decise di trasformare il movimento in un vero e proprio partito, il Partito Nazionale Fascista (PNF): voleva che la facciata, perlomeno, fosse più moderata e rispettabile. L'intenzione di Mussolini era anche quella di controllare l'ala più intransigente e violenta dello squadrismo (Italo Balbo, Roberto Farinacci, Dino Grandi); Mussolini riuscì in effetti a limitarne un poco la libertà d'azione, ma si rese anche conto di non poter fare a meno delle loro iniziative. Modificò il programma del partito fascista: si dichiarò favorevole alla monarchia, e sostenne l'opportunità di una politica economica liberista attacco il partito popolare di Sturzo come se fosse espressione di un bolscevismo bianco rivoluzionario e pericoloso La marcia su Roma (migliaia di squadristi occuparono centri di potere come prefetture, stazioni e centrali telefoniche) Queste posizioni resero più presentabile il PNF come forza di governo, Mussolini comprese che era venuto il suo momento e decise di forzare i tempi. 24 ottobre 1922 riunì a Napoli migliaia di camicie nere in vista della marcia su Roma per assumere il potere con la forza Era un evidente tentativo di forzare la mano, e non ci furono opposizioni e non venne sparato neppure un colpo: il re Vittorio Emanuele III decise infatti di non far intervenire l'esercito, come voleva il primo ministro Facta, il quale chiedeva a gran voce la proclamazione dello "stato d'assedio". Il 30 ottobre 1922 il re - forse desiderando l'ordine sociale promesso da Mussolini, forse temendo che i soldati avrebbero fatto come quelli russi nel 1917, che si erano uniti ai rivoltosi - convocò Mussolini e gli diede l'incarico di formare un nuovo governo. Quindi Mussolini non prese il potere con un vero e proprio colpo di Stato; fu il re stesso a concederglielo. DALLA FASE LEGALITARIA ALLA DITTATURA 1922-1924 Tra il 1922 e il 1924 si svolse la cosiddetta fase legalitaria del fascismo, che preparo all'instaurazione della vera e propria dittatura. All' epoca Mussolini poteva contare pochi deputati ma aveva l'appoggio della corte, della maggioranza dei liberali e degli apparati dello stato grazie a questa situazione il 16 novembre del 1922 si presentò in parlamento con un discorso arrogante con il quale prese molti voti. Per realizzare il suo obiettivo: rifiutò la politica economica di Giolitti sciolse le amministrazioni comunali estinse le cooperative rosse misure per rivalutare la lira Mussolini arrivati a questo punto decise di creare la milizia volontaria per la sicurezza nazionale → legalizzando lo squadrismo e rendendolo un forza armata, ricevette l'appoggio dei popolari. Mussolini moderato, fase legalitaria (1922-1924). In questi anni alternó un atteggiamento moderato a richiami minacciosi verso una possibile ondata rivoluzionaria e riuscì a legittimarsi come leader conservatore e prese alcuni provvedimenti: riforma Gentile della scuola: era sotto la sua responsabilità l'istruzione (filosofia solo nei licei) la svolta ci fu nel 1924 con il cambio della legge elettorale (legge Acerbo) Mussolini promise che chi avesse preso 25% dei voti aveva il 75% dei seggi → per ottenere la maggioranza (che ottennero legalmente) alle elezione i fascisti usarono la violenza per intimidire queste violenze furono denunciate da Giacomo Matteotti in Parlamento → per questo Matteotti fu rapito e ucciso dalle squadre fasciste. L'opinione pubblica ne fu scossa profondamente e il fascismo, che aveva goduto di consenso e approvazione fino ad ora, fu messo duramente alla prova e rischio di cadere, per Mussolini arrivò il momento in cui dovette difendersi. I deputati dell'opposizione (18 giugno 1924), per protesta, abbandonarono la Camera: tale evento fu chiamato secessione dell'Aventino (Turati disse infatti che gli oppositori si ritiravano "sull'Aventino delle loro coscienze", facendo riferimento all'episodio della storia romana in cui i plebei si ritirano sul monte Aventino per protesta contro i patrizi). In tal modo i deputati dell'opposizione volevano far pressione sul re: volevano che il re cacciasse Mussolini. Ma Vittorio Emanuele III non fece niente e mantenne il proprio appoggio alfascismo; così l'abbandono del Parlamento si rivelò più un'arma che colpì l'opposizione, piuttosto che il fascismo stesso. E Mussolini? Mussolini, dopo mesi di difficoltà, passò al contrattacco con un discorso alla Camera, prendendosi tutte le responsabilità dell'omicidio e di tutte le violenze, senza che gli succedesse niente (Ormai si era alla piena affermazione della dittatura fascista). Il delitto matteotti il 30 maggio del 1924 il segretario socialista Giacomo Matteotti pronunciò un coraggioso discorso denunciando i brogli e le violenze compiute dalle squadre fasciste. Matteotti venne rapito dai fascisti e pugnalato in macchina ed il suo cadavere venne ritrovato dopo due mesi vicino alla capitale → i responsabili furono arrestati ma i mandanti non furono mai scoperti L'opinione pubblica voleva giustizia sul fatto Matteotti. 3 gennaio 1925 in un discorso alla camera, il duce assunse la responsabilità "politica, morale e storica" di quanto avvenuto, gettando le basi per l'instaurazione della dittatura. IL FASCISMO IN ITALIA Caratteristiche del Fascismo Da questo punto in poi Mussolini e i fascisti cominciarono ad eliminare tutte le libertà. Il 5 novembre 1926 vennero emanate le cosiddette leggi fascistissime. il giurista fu Alfredo rocco che ripristino il nuovo quadro legislativo: Tramite esse: Regime totalitario: unico partito politico riconosciuto fu quello fascista la figura del presidente del consiglio fu sostituita da quella di capo di governo, responsabile solo di fronte al re e non al parlamento si riconobbe al capo di governo il potere legislativo eliminate le autonomie locali e il sindaco fu sostituito da un podestà, nominato direttamente dal governo Limitata la libertà di stampa e di associazione si scioglievano tutti i partiti e tutte le associazioni non fasciste; si vietava ogni forma di protesta o sciopero; si adottava il confino per tutti gli oppositori (vennero arrestati moltissimi deputati comunisti; venne istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato che doveva occuparsi dei reati politici). Venne inoltre creata una polizia politica, OVRA (organizzazione per la vigilanza e la repressione dell'antifascismo). Da questo punto in poi il fascismo diviene un regime totalitario: il PNF resta l'unica guida dello Stato, con un enorme aumento dell'esecutivo (più potere grazie all'eliminazione degli oppositori). Stato e partito vengono a coincidere: partiti, sindacati, ordini professionali, associazioni giovanili o sportive non potevano più esistere, a meno di non essere fasciste. Sia lavoro che tempo libero vengono così inquadrati; bisognava, ad esempio, essere iscritti al partito per poter svolgere un lavoro pubblico (il 61% della popolazione si iscrisse al PNF). Per prima cosa i fascisti presero il controllo dell'informazione, ossia di tutti i più importanti quotidiani, almeno di quelli che non vennero direttamente soppressi. Quotidiani liberali importanti come il Corriere della Sera non potevano essere cancellati da un giorno all'altro: l'informazione venne guidata, attraverso le cosiddette "veline", disposizioni sugli argomenti da trattare e su come trattarli. Particolare attenzione fu rivolta ai giovani, per inculcare l'ideologia fascista alle nuove generazioni: Le scuole vennero fascistizzate (ideali di grandezza fascista, di esaltazione della figura del Duce e della patria). Vennero fondate organizzazioni per bambini e ragazzi (GIL, la Gioventù italiana del Littorio e I'ONB, I'Opera Nazionale Balilla). culto del duce Mussolini, il Duce, doveva essere l'unico capo: a lui si doveva completa e totale obbedienza. Si parlava di Mussolini, alimentando così il mito, come di un uomo superiore, forte, invincibile, mai stanco. Il popolo non aveva alcun effettivo potere, però il fascismo cercò anche di coinvolgere e mobilitare il popolo → creare nelle masse la sensazione di partecipare e non dell'esclusione Insomma(quindi, la sincera accettazione delle idee fasciste). Per questo usarono ogni mezzo per comunicare le proprie idee, per fare propaganda. Il Duce che con la sua arte oratoria trascinava e infiammava la folla (abile manipolatore, suscitatore di forti entusiasmi, usando tutti gli strumenti della retorica), gli spettacoli, il cinema (nascono l'istituto LUCE e Cinecittà), la radio (viene fondata l'EIAR, antenata della RAI), lo sport → tutto era usato per convincere il popolo. Per la propaganda era necessario fare riferimento a immagini e simboli per questo si riprese il mito di Roma (nell'antichità aveva dominato il mondo) →→ II saluto romano, all'aquila romana e, ovviamente, al fascio littorio (fascio di bastoni che al tempo della romanità rappresentavano autorità e potere). Stato e chiesa Nel 1928 il Gran Consiglio del fascismo (cioè l'insieme dei più importanti rappresentanti del fascismo) diventa un organo costituzionale (con il compito di indicare il capo del governo e i ministri). Viene poi emanata una nuova legge elettorale. Il Gran Consiglio del fascismo deve scegliere una lista di 400 candidati e formare così una lista unica per le elezioni del 1929. Agli elettori non resta che dire "sì" o "no", in un voto palese → il risultato pone il sì al 98%. Questo anche perché la Chiesa si schiera a favore del fascismo: erano infatti già ben avviate le trattative che porteranno ai Patti lateranensi dell'11 febbraio 1929. Lo scopo di Mussolini era quello di allargare al massimo il consenso del partito: per questo erano indispensabili i buoni rapporti con la Chiesa e con Pio XI. Il documento si divideva in tre parti: Trattativa internazionale: la chiesa riconosce ufficialmente lo Stato e ottiene la sovranità sulla città del Vaticano Convenzione finanziaria: che impegnava l'Italia a versare un'indennità al Vaticano per la perdita dello Stato pontificio Concordato che delineava i rapporti tra lo Stato e la Chiesa: Lo stato italiano diventa uno stato confessionale, la religione cattolica diventa religione dello stato e doveva essere insegnata nelle scuole, furono inoltre riconosciuti gli effetti civili del matrimonio religioso La Chiesa appoggia a tutti gli effetti il fascismo (Pio 11 disse che Mussolini era l'uomo della Provvidenza, Studio fu esiliato). Con i Patti lateranensi non si parla più di "libera chiesa in libero stato" per questo lo Stato riconosce la religione cattolica come l'unica e riconosce l'autonomia del Vaticano, in cambio dell'appoggio al regime. Gli oppositori Sopra tutti Croce, filosofo idealista: fu l'unico tollerato, primo perché la sua era un'opposizione solo intellettuale; e secondo per mettere in evidenza la "tolleranza" del regime. Era però un'eccezione: Salvemini, che defini il fascismo una servitù politica e sociale fu costretto all'esilio, così come Nitti, Sturzo, Turati, Nenni, Amendola e tanti altri esponenti di spicco della politica italiana, che all'estero cercarono di dar vita a coalizioni e movimenti antifascisti. Migliaia (circa 16000) furono gli antifascisti processati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato; molti di essi furono costretti al confino (12000), altri furono incarcerati; 42 invece furono le condanne a morte. Aggiungiamo poi persone ammonite o sottoposte a vigilanza speciale. La più decisa e organica opposizione fu senza dubbio quella del partito comunista, prima di Gramsci (arrestato, 20 anni di carcere) e poi di Togliatti (rimasto capo del PC fino al 1964); la crisi del 1929 fece sperare - si pensava che un crollo del capitalismo potesse portare con sé il fascismo stesso, ma erano tutte illusioni. Nel 1934 ci fu un riavvicinamento di PC e PS in chiave antifascista (guerra civile spagnola), ma in realtà il fascismo non fu mai messo in pericolo dalle opposizioni Fascismo ed economia I fascisti crearono uno Stato corporativo (via di mezzo tra capitalismo e collettivismo). Mussolini, per quel che riguarda l'economia: Cercò di ridare forza alla moneta italiana, la lira ("quota 90" 90 lire = 1 sterlina, non più 150 ).La lira vale di più e costano di più anche i prodotti italiani (diminuiscono le esportazioni). In campo agricolo, Mussolini lanciò la "battaglia del grano": voleva insomma che l'Italia doveva essere autosufficiente (non dover importare da altre nazioni il cibo). I risultati raggiunti furono buoni, ma penalizzò sia le altre colture specializzate che l'allevamento. Dopo la crisi economica del 1929, fece in modo che lo Stato intervenisse moltissimo nell'economia italiana (si rafforzavano le industrie Edison, Fiat) quindi il fascismo rimase legato al modello dell'economia capitalistica).Il governo interviene attivamente per sostenere i grandi gruppi monopolistici esistenti e Grandi spese per lavori di pubblica utilità per combattere la disoccupazione (es. bonifica dell'Agro pontino). creazione dell'IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) lo Stato prendeva il controllo delle più grandi banche in crisi → controllava gran parte dell'economia italiana. l'Istituto Mobiliare Italiano (IMI), un istituto di credito pubblico capace di sostituirsi alle ban. che nel sostegno alle industrie in difficoltà. Da notare questa tendenza all'autarchia (chiusura verso l'esterno) e la continua ricerca dell'autosufficienza, che porterà anche all'imperialismo e all'espansione coloniale. Politica estera: Etiopia e avvicinamento a Hitler Inizialmente Mussolini tenta un avvicinamento politico alla Francia e all'Inghilterra, ed è tendenzialmente antitedesco ma le idee di espansione di Hitler lo avvicinano pian piano alla Germania. Nel 1934 Mussolini decide di invadere l'Etiopia. La SdN (sia Italia che Etiopia ne facevano parte, anche se l'Italia ne uscirà in questi anni) condanna l'Italia con delle sanzioni economiche ma furono inutili: furono spesso disattese (atto poco più che formale), compattarono ancora di più l'Italia attorno al regime fascista, l'Italia poteva vantare una superiorità militare schiacciante. Il risultato è che nel 1936 Mussolini, vittorioso, può proclamare l'Impero d'Etiopia ("impero" richiama il mito di Roma). Subito dopo la SdN ritira le sanzioni e riconosce l'annessione dell'Etiopia allo Stato italiano. Ne Francia ne Inghilterra riconoscevano la conquista italiana → Mussolini ebbe l'opportunità di assumere atteggiamenti vittimistici, denunciando l'ennesimo tentativo di «strangolare» l'Italia e di impedirle di conquistare il suo «posto al sole». Un ottimo argomento propagandistico che garanti al regime il consenso dell'opinione pubblica nazionale. (I novelli sposi vendevano le proprie fedi per dare oro al paese) Conseguenze La conseguenza più grave della guerra d'Etiopia fu l'avvicinamento di Mussolini a Hitler, che aveva appoggiato la conquista coloniale italiana → Mussolini si decise così a firmare un patto di amicizia con i tedeschi, detto Asse Roma-Berlino (firmato dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano). Non era ancora una alleanza militare, perché Mussolini non pensava di rompere i rapporti con Francia e Inghilterra, voleva solo "usare" Hitler per mettere un po' di pressione politica su questi paesi e ottenere così qualche vantaggio in campo coloniale. In realtà, l'alleanza divenne sempre più stretta ed effettiva come nel 1936, assistiamo alla partecipazione di Italia e Germania alla guerra civile spagnola in appoggio alle forze di Franco (futuro dittatore della Spagna), si noterà l'impreparazione militare italiana. Nel 1937 l'Italia aderirà anche al Patto anticomintern (anti-comunista, anti-russo), già siglato un anno prima da Germania e Giappone. Nel maggio 1939 poi, alla vigilia della guerra, Italia e Germania stringeranno una vera e propria alleanza militare, il cosiddetto Patto d'acciaio. Ulteriore conseguenza dell'avvicinamento alla potenza tedesca fu l'emanazione, anche in Italia, delle leggi razziali, sull'esempio nazista. Dopo il Manifesto degli scienziati razzisti, furono emanate diverse leggi nel settembre del 1938 che vietavano la frequentazione di scuole agli ebrei. Nei mesi successivi, vennero promulgate diverse norme che aggravarono via via la situazione degli ebrei italiani: si evitano così i matrimoni tra ebrei, si impediva agli ebrei di svolgere il servizio militare, così come determinate professioni (insegnante, notaio, giornalista, dipendente della Pubblica Amministrazione ecc.); si negava il diritto di possedere aziende o terreni di grandi dimensioni. Anche le scuole ebbero una divulgazione della "dottrina razzista" queste discriminazioni suscitarono diverse perplessità e la condanna della Chiesa tali leggi ebbero forse l'effetto di indebolire un po' il consenso verso il fascismo, consenso che venne meno, però, solo dopo le sconfitte patite nella seconda guerra mondiale. (più di 8000 ebrei deportati nei campi di concentramento e ben 7172 morti)