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Post-impressionismo,Divisionismo,Puntinismo

16/9/2022

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POST-IMPRESSIONISMO
Dopo l'impressionismo occorreva un processo di ricerca quasi infinito che divenne sempre più
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POST-IMPRESSIONISMO Dopo l'impressionismo occorreva un processo di ricerca quasi infinito che divenne sempre più personale. Caratteristiche comuni ai post-impressionisti furono il rifiuto della sola impressione visiva, la tendenza a cercare la solidità dell'immagine, ripresa la sicurezza del contorno, la certezza e la libertà del colore. Importante caratteristica del postimpressionismo è la possibilità di ricondurre i soggetti e oggetti alla geometria quali i quadrati, i triangoli, i cilindri, i coni, ponendo le basi per le successive avanguardie storiche. Il nome di questa corrente venne assegnato nel 1910 ad una mostra, nella quale gli ultimi quadri vengono considerati diversi, slegati dal movimento precedente. In una società piena di contraddizioni, dalla quale l'artista cerca di fuggire anche fisicamente è necessaria una visione con sentimento, in opposizione alla visione ottica impressionista. Tra coloro che aderirono a questo movimento, non pochi ebbero inizi impressionisti, ma in generale non si arrivò mai ad una precisa identità del postimpressionismo, né tantomeno ad un manifesto. Le caratteristiche fondamentali dunque di questo nuovo movimento sono bidimensionalità ed antinaturalismo, sottolineando un ritorno all'arte primitiva, una noncuranza nei confronti della tecnica ed un'arte meno figurativa, che non necessariamente rappresenta la realtà come appare, ma in modo spontaneo, guardando dentro. Paul Cézanne Paul Cézanne (1839-1906) è stato un pittore francese, considerato uno dei più grandi artisti del XIX secolo. Il...

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Didascalia alternativa:

confronto con il genitore, uomo sicuro di sé, autoritario e conservatore, lasciò il segno nel carattere dell'artista, rendendolo insicuro e irascibile. I giocatori di carte Due uomini stanno giocando a carte in un'osteria di paese davanti a uno specchio. Potrebbe sembrare un tema tipicamente impressionista, ma nulla è più impressionista in questo dipinto: lo specchio è quasi opaco e sembra far parte del rivestimento ligneo della parete, per cui l'attenzione ricade tutta sul tavolo e sui due giocatori. Il modo in cui vengono rappresentati li associa a dei manichi immobili e inanimati a causa della geometria dei corpi. Alla forma dei cappelli corrispondono cilindri e sfere, mentre i volumi cilindrici e tronco-conici delle maniche si congiungono alla massa squadrata e pesante delle giacche. A queste figure solide si accodano il cilindro della bottiglia di vino, i parallelepipedi che formano il tavolino, e la tovaglia dai risvolti rigidi. Il colore, sopratutto nei toni del verde e dei bruni, contribuisce alla resa volumetrica disponendosi per pezzature sulle superfici. DIVISIONISMO Dal punto di vista tecnico, il divisionismo prese spunto dal "Pointillisme" (Puntinismo) francese. Quest'ultimo, derivato dalla corrente impressionista, accostava nella tela attraverso puntini e non pennellate, colori puri senza mescolarli. PUNTINISMO La tecnica del pointillisme consentiva di ottenere la massima luminosità accostando i colori complementari ma rivelava anche un interesse scientifico: l'artista si prefiggeva di ottenere la scomposizione del colore quale quella che si riteneva essere allora la scomposizione ed acquisizione "naturale" dei colori a livello retinico. La retina dell'osservatore dovrà ricomporre tonalità e sfumature derivate dalla pittura "per punti", come avviene fisiologicamente quando guardiamo un bosco e le mille tonalità di verde delle foglie e delle piante. Queste, infatti, ci appariranno distinte in loro prossimità, mentre tenderanno sempre più ad "unificarsi" per tonalità omogenee non appena le si osserverà di lontano. A tale proposito, tuttavia, va precisato che l'interesse scientifico rivolto al colore ed alla sua percezione prese relativamente meno forza nel divisionismo rispetto al pointillisme. Nel divisionismo, infatti, i puntini diventano filamenti frastagliati che invece di accostarsi spesso si sovrappongono (in tal senso, sono chiari gli spunti che indirizzano verso il dinamismo futurista). Georges Seurat Pittore e disegnatore francese, Georges Seurat è stato fondatore ed esponente di spicco del post- impressionismo. Figlio di genitori agiati, non dovette mai preoccuparsi di guadagnare da vivere e proseguì la sua ricerca artistica senza pensare ad altro. Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte Nel 1886 Seurat espone all'ultima mostra impressionista quest'opera, realizzata con la tecnica del Pointillisme, da lui stesso inventata. Realizzata in 2 anni, richiese numerose sedute sul posto per la realizzazione dei bozzetti, sempre alla stessa ora e con la stessa luce. Il soggetto del dipinto è ancora impressionista: il divertimento borghese, una folla di vacanzieri sul verde di un'isola della Senna. Uomini e donne passeggiano o sono sdraiati all'ombra, soli o in coppia: una donna pesca, un uomo suona la tromba, due militari camminano appaiati, una coppia si abbraccia, dei canottieri vogano e dei bambini corrono o camminano sotto lo sguardo attento degli adulti. Tra tutti spicca la coppia di destra in primo piano, palesemente una critica alla viziata borghesia: l'uomo col cilindro, il bastone, e un fiore all'occhiello cammina tenendo un sigaro in mano; la donna, dal cappellino con un vistoso mazzolino di fiori rossi, si ripara dal sole con un ombrellino e tiene curiosamente una scimmietta al guinzaglio. I puntini di colore sono infiniti, ognuno deposto sulla tela badando al suo vicino complementare tenendo conto della teoria del contrasto simultaneo e del cerchio cromatico per ottenere la massima luminosità e vivacità dei colori, facendo attenzione che la composizione retinica desse origine a quei colori registrati durante tutte le sedute sul posto. Nella scena domina una strana sensazione di calma e un assoluto silenzio, insieme all'innaturale staticità delle figure. L'asse di simmetria della tela è segnato dalla giovane donna che tiene un bambino per mano, mentre gli assi delle porzioni a destra e sinistra sono segnati dal fusto dell'albero a sinistra e dal drappo che l'uomo tiene sul braccio a destra. Paul Gauguin Osservando un'opera di Paul Gauguin ciò che rimane impresso sono i paesaggi esotici e le sue donne mulatte, bellissime e placide, figlie di una primitiva saggezza e di una ancestrale serenità. Quella stessa serenità che Gauguin pare non sia mai stato capace di trattenere con sé in vita. Se dovessimo trovare una parola sola per descrivere l'intera esistenza di Gauguin, sarebbe "irrequietezza", come se l'artista fosse sempre alla ricerca di qualcosa. È quest'ansia che non gli permise mai di stringere legami stabili con luoghi e persone, ed è sempre lei che lo spinse ad abbandonare la famiglia per navigare in isole lontane. Il Cristo giallo Gauguin apprende da un amico conosciuto in Bretagna il cloisonnisme, una tecnica consistente nel contornare con un marcato segno nero oggetti e personaggi dipinti e riempire in seguito lo spazio delineato. La linea di contorno ha il compito di mettere in risalto ciò che viene dipinto. Il colore uniforme, senza sfumature o variazioni di tono, rende completamente piatto il dipinto, recuperando la bidimensionalità della pittura e riuscendo a fare a meno dell'illusionismo prospettico, sia geometrico che cromatico. Il dipinto raffigura alcune donne bretoni vestite in abiti tradizionali, inginocchiate ai piedi di uno dei tanti crocifissi lignei delle zone rurali della Bretagna. Le colline sono gialli, le chiome degli alberi di un rosso vivo, segno del periodo autunnale, e il Cristo, contornato in nero e verde, è totalmente giallo. Il colore uguale tra colline e Cristo sta a indicare l'essenza religiosa dei Bretoni e l'attaccamento a dio-uomo e alla propria terra delle donne in preghiera attorno al crocifisso. In questo dipinto è resa l'importanza del colore per la sua non corrispondenza a quello oggettivo. È anche da sottolineare l'essenzialità del paesaggio e delle figure dai tratti appena abbozzati, figure riassuntive e sintetiche, usando proprio il Sintetismo. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Si tratta di un dipinto nettamente più esteso in lunghezza che in altezza, tanto da poter essere paragonato a un fregio classico. I bordi superiori della tela recano a destra la firma e la data di esecuzione e a sinistra il titolo sul fondo giallo-oro dell'angolo. Nelle intenzioni dell'artista, il dipinto doveva suggerire l'effetto di un affresco coi bordi rovinati su una parete oro. Sono rappresentate 12 persone,6 animali e la statua di una divinità con le braccia levate, in una radura. A primo impatto potrebbero sembrare episodi separati, individuali e in se conclusi, ma non è così. I personaggi sono, infatti, sistemati secondo uno schema a doppia piramide che stabilisce dei rapporti armoniosi tra le varie componenti. L'ambiente circostante è costituito da alberi dai tronchi e dai rami contorti e di colore azzurro. A sinistra una linea blu segna l'orizzonte lontano e, allo stesso tempo, il limite di uno specchio d'acqua e l'innalzarsi delle montagne. Il verde, il rosso, il giallo e il blu definiscono l'accordo cromatico della tela. A destra in basso un bambino addormentato e tre donne sedute. Due figure con abiti poprporano si confidano a vicenda. Una grande figura accovacciata, che allude alle leggi della prospettiva, leva un braccia osservando attonita le due donne che pensano al loro destino. Al centro una figura coglie i frutti. Due gatti e una capra giacciono accanto ad un ragazzino. Un idolo, con le braccia misteriosamente alzate, sembra indicare l'aldilà. Una ragazza seduta sembra ascoltare l'idolo. Infine una vecchia, prossima alla morte, pacata e presa dai suoi pensieri, completa l'opera, mentre un uccello bianco tiene con le zampe una lucertola, simbolo della vanità delle parole. Vengono illustrate la nascita, la vita e la morte rappresentate rispettivamente dal bambino a destra, dalle giovani donne e dalla vecchia a sinistra. Probabilmente il titolo dell'opera viene proprio dai pensieri delle due ragazze in porpora che si starebbero chiedendo proprio questi quesiti. La figura centrale che coglie i frutti, unica maschile in una narrazione tutta al femminile, potrebbe rappresentare l'uomo che, secondo il concetto ebraico-cristiano del peccato, coglie il frutto prezioso nella parte migliore della propria vita, ovvero la giovinezza. Secondo questa teoria, il dipinto cercherebbe un incontro tra culture religiose orientali e occidentali. La figura della vecchia signora stanca e rassegnata, pare, infine, riflettere sulla vita passata, sui rimorsi e rimpianti, su gioie e dolori. Vincent van Gogh Van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Groot Zundert (Olanda). E' uno dei pittori più celebri dell'interstoria dell'arte. Le sue opere sono tra le più riconoscibili grazie al suo stile inconfondibile. Van Gogh è un artista dalla sensibilità estrema. La sua storia è celebre anche per la sua vita, molto tormentata. I mangiatore di patate Preceduto da varie versioni preparatorie, il dipinto definitivo viene eseguito nell'aprile 1885. All'interno di una poverissima cucina, cinque contadini stanno cenando con patate e caffè, immersi nell'oscurità appena rischiarata da una lampada a petrolio appesa alle travi annerite del soffitto. Le mani nodose che hanno lavorato la terra, seminando e raccogliendo le stesse patate che stanno mangiando. I loro volti sono spigolosi e scavati dalla fatica e dalla rassegnazione alla loro povertà. Sono proprio gli occhi e le mani dei cinque personaggi che caratterizzano gli elementi essenziali del dipinto. L'ambientazione, con una prospettiva approssimata, si fonda sopratutto sulla disposizione del tavolo in prima piano, evidenziato dalla luce della lampada, e sulla gestualità delle persone che, a seconda dei punti di vista, vengono proposte di fronte, di spalle o a tre quarti. Dell'umile abitazione si intravedono solo un mobile, delle stoviglie di legno sulla mensola in alto a destra, una stampa raffigurante una crocifissione a sinistra, segno della spiccata fede della famiglia, un orologio appeso al muro e delle finestre da cui penetra solo il buio della notte. I colori densi e terrosi si limitano all'ocra, al marrone e verde scuro, dando quasi l'impressione di un dipinto monocromo. Secondo l'artista il dipinto rifletteva un criterio di bellezza inerente al soggetto, in base al quale la pittura deve esprimere, se necessario con violenza, le caratteristiche di ciò che si rappresenta. Autoritratti Risale ai primi mesi del 1887 l'Autoritratto con cappello di feltro grigio su cartone, uno dei tanti autoritratti che van Gogh realizzò. La giacca è realizzata con rapidi tocchi di colore accostati l'uno all'altro, come per il volto, in cui il modellato è ottenuto tramite le varie inclinazioni delle linguette di colore che seguono una generale disposizione raggiata e centrifuga. Anche il fondo, basato sui toni dell'azzurro, è composto da pennellate di media lunghezza, ordinate secondo le diagonali del cartone e vanno dall'alto a destra verso sinistra in basso. Anche qui l'artista ricorre agli accostamenti di colori complementari per vivacizzarli e definire meglio i contorni. Da questo ritratto traspare la personalità instabile di Vincent, costantemente tormentato dall'inquietudine e dai pensieri interiori, grazie agli occhi fissi e impassbili, le labbra serrate e l'estrema magrezza del suo volto. Notte stellata L'8 maggio 1889 van Gogh si fa ricoverare nella struttura per alienati mentali di Saint-Paul de Mausole, vicino a Saint-Rémy dove vi rimane per poco più di un anno. Qui gli vengono assegnate due stanze: una camera e una camera-atelier. Le tele di Vincent di questo periodo possiedono significati simbolici e i colori vengono quai sempre distribuiti in maggiore quantità sulla superficie del dipinto, consentendo una tecnica favorevole alla modellazione. Notte stellata (Cipresso e paese) è un opera di grande impatto visivo e dal forte potere evocatore, di natura assai profonda e complessa. In primo piano l'artista ha dipinto un alto e scuro cipresso. Sulla valle retrostante è adagiato il paesino di Saint-Rémy dominato dalla cuspide di un campanile. A destra gli ulivi con le loro chione che, unite, sembrano formare una sorta di barriera. Sul fondo le alte coline delle Alpilles tagliano la tela diagonalmente lasciando la maggior parte dello spazio al meraviglioso cielo stellato con la forte luce della luna falcata. Il cipresso, per la sua tendenza verso il cielo, è quasi l'aspirazione all'infinito. Questo dipinto, che a primo impatto ci da sensazioni di calma e tranquillità, in effetti tratta anche i temi romantici della natura grandiosa e sublime. Le colline, trattate con linee ondulate, non sembrano più dei rassicuranti rilievi modellati dal vento, ma piuttosto cavalloni, di cui le cime degli ulivi sono le frange più avanzate, che si stanno per abbattere sul borgo nella vallata. Henri de Toulouse-Lautrec Instancabile bevitore, coraggioso, acuto e geniale, Lautrec diventa punto di riferimento delle sfrenate notti parigine, che ci racconta nelle sue opere al sapore di assenzio, e profumo francese. Al Moulin Rouge L'indole dell'artista lo porta a frequentare gli ambienti vivaci e rumorosi della vita notturna parigina che, spesso, nasconde una realtà dura e sfruttata, spesso caratterizzata da ballerine che all'evenienza diventano prostitute e ricchi borghesi in cerca di avventure a pagamento. Il dipinto raffigura l'interno del famoso locale da balle in cui si svolgevano i più disparati spettacoli stravaganti. Frequentatore abituale del Moulin, Lautrec si dipinge in fondo, di profilo, come di passaggio, in compagnia dell'amato e altissimo cugino Tapié de Céleyran. Il punto di vista è decentrato e la balaustra taglia trasversalmente il dipinto e il tavolo di marmo bianco ad essa perpendicolare. Grandi specchi rivestono le pareti, ampliando l'effetto spaziale. Contro uno specchio la Goulue, colta di spalle, si sistema i capelli. Al tavolo vengono rappresentati 3 uomini, amici dell'artista, in compagnia di due donne: la Macarona, ballerina spagnola, vista frontalmente, e Jane Avril, ballerina e cantante, vista di spalle coi suoi capelli rosso fuoco, entrambe stelle dell locale e a richiesta anche accompagnatrici a pagamento. All'estrema destra una donna bionda con il volto ombreggiato di verde trascina l'osservatore all'interno del locale. I colori sono scuri e opachi, vivacizzati da poche parti brillanti. Nessuno parla o ride, tutti sono colti in un isolamento quasi irreale. Au Salon de la Rue des Moulins Il soggetto del dipinto è la sala d'attesa della casa chiusa di Rue des Moulins, dove Toulouse Lautrec trascorreva gran parte delle sue giornate. Le donne sono raffigurate in un momento di tranquillità, in sottoveste, vestaglia o chiuse in lunghi abiti dal colletto alto, quasi monacali. Sono in piedi o sedute sopra i comodi divani rosso-violacei e, nonostante siano tutte insieme, ciascuna sembra silenziosa e assorta dai propri pensieri. Dal leggero colore, esageratamente diluito con l'olio, traspare il carboncino sulla tela usato per fare un abbozzo di disegno preparatorio, in particolare nella porzione di architettura nella parte destra, volutamente lasciata greza, non del tutto definita. La veduta è prospettica, il punto di fuga è in alto a destra, fuori dal dipinto, la linea d'orizzonte è molto vicina al bordo superiore della tela. In tal modo la sala e i personaggi sono visti dall'alto, come dal punto di vista di un osservatore in piedi. Le pose rilassate delle donne sprigionano tranquillità, sottolineato dai toni caldi usati nella realizzazione, trasformando un luogo squallido, in uno di vita quotidiana dove le ragazze, legate dalla sofferenza e dall'emarginazione, private della propria individualità, costantemente esposte a ingiustizie e malattie, tornano a essere, almeno per un po, semplici persone. FEL