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seneca e l’età giulio-claudia

17/10/2022

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ETÀ GIULIO - CLAUDIA
L'età giulio - claudia è il periodo che segue la morte dell'imperatore Augusto che non aveva eredi, quindi cera
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ETÀ GIULIO - CLAUDIA L'età giulio - claudia è il periodo che segue la morte dell'imperatore Augusto che non aveva eredi, quindi cera un problema di successione. Che cos'è l'adozione? Perché augusto la sceglie? LA DINASTIA GIULIO CLAUDIA ✓figli Ottaviano Augusto (Scribonia) Gaio Cesare si unisce in matrimonio coniuge precedente (da cui sono nati i figli indicati sotto) Giulia ↓ Giulia Lucio Cesare Agrippina Maggiore ~ Germanico Caligola ► 1 Tavola genealogica sintetica della dinastia giulio-claudia. PRIMO SUCCESSORE TIBERIO SECONDO SUCCESSORE → CALLIGOLA Druso maggiore TERZO SUCCESSORE→CLAUDIO Livia Drusilla (Tiberio Claudio Nerone) Agrippina Minore (Gneo Domizio Enobarbo) Nerone QUARTO SUCCESSORE NERONE Ottavia Claudio ( Messalina) PAG. 728 Tiberio ↓ Druso minore Augusto si sposa con Livia Drusilla. Augusto aveva successione solo in linea femminile, quindi non c'era possibilità di salire al trono. Livia, però ha un figlio (Tiberio) con un matrimonio precedente, che apparteneva per nascita alla gens Claudia. Sale al potere e si unisce, per adozione (perché diventa figlio adottivo di Augusto nel momento in cui lui e Livia Drusilla si sposano), alla parte dinastica di augusto, ossia la gens lulia. Ecco che nasce la dinastia giulio - claudia. Tiberio Gemello Britannico Calligola è il figlio di Agrippina Maggiore (nipote di augusto) che si sposa con Germanico (figlio del fratello di Tiberio). Hanno due figli: Calligola e Agrippina Minore. Agrippina Minore, si sposa con Claudio che è fratello di suo padre. Agrippina Minore e Claudio non hanno figli assieme, ma solo con matrimoni precedenti. Nerone è figlio di...

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Didascalia alternativa:

Agrippina Minore (e del suo precedente marito). Nerone poi si sposa con la sua sorellastra Ottavia (figlia di Claudio, patrigno di Nerone). 1 1. LA VITA Seneca nacque nel 4 a.C. a Cordova, città spagnola di tradizioni repubblicane. Proveniva da una famiglia di rango equestre. Giunse ben presto a Roma, dove si formò nelle più importanti scuole retoriche della città. Nel 26 d.C. si recò in Egitto per iniziare il cursus honorum, che però abbandonò subito per conseguire la carriera letteraria. Ebbe subito successo come oratore, provocando però l'ostilità dell'imperatore Caligola. Sotto il governo di Claudio fu accusato di essere coinvolto in un affare di adulterio e venne relegato in Corsica, dove visse dal 41 al 49 d.C. Di ritorno a Roma, venne scelto dalla madre di Nerone, Agrippina, come tutore del futuro imperatore. 2.1 DIALOGI SENECA Accompagnò dunque Nerone nella sua ascesa e nei suoi primi anni di regno. Successivamente nel 62 d.C. si ritirò a vita privata e nel 65 d.C. rimase coinvolto nella congiura di Pisone, finalizzata all'uccisione di Nerone. Si diede perciò la morte nel 65 d.C. (descritta in modo dettagliato da Tacito). PAG. 748 LE CARATTERISTICHE DELLA RACCOLTA I Dialogi sono un gruppo di 10 opere di argomento filosofico. Il titolo rimanda esplicitamente alla tradizione letteraria-filosofica, ovvero quella che ha i suoi principali esponenti in Platone e Cicerone. Questo genere letterario si strutturava come una discussione fra due o più interlocutori, spesso storici, all'interno di un'ambientazione sia storica, sia pur di carattere fittizio. Seneca,infatti, nelle sue opere, in generale, ha sempre un andamento "dialogico", simula la presenta di un interlocutore e crea finti dialoghi per rendere lo stile più piacevole e coinvolgente. Esempio T13: nel dialogo Seneca sta parlando con Lucilio. ● Sono per lo più discorsi ed è sempre l'autore che parla in prima persona, rivolgendosi a un unico interlocutore/destinatario. I dialoghi senecani si rifanno per lo più al genere letterario-filosofico della diatriba, al tempo una conferenza pubblica e diretta, attraverso cui i filosofi esponevano i loro insegnamenti a un pubblico più ampio. Col passare del tempo, il genere perse il suo carattere popolare e, grazie alla diffusione della retorica, divenne un'opera letteraria a tutti gli effetti. ● PAG. 751 Infatti in Seneca ritroviamo alcune caratteristiche affini al genere della diatriba cinico-stoica: l'impostazione discorsiva, anche se non dialogica; la tendenza a rivolgersi al destinatario (utilizzo della 2 persona); la presenza di domande e obiezioni esterne, poste da un interlocutore fittizio contrapposto alla figura del filosofo. I DIALOGHI DI GENERE CONSOLATORIO PAG. 752 I dialoghi di genere consolatorio sono 3: ● LA CONSOLATIO AD MARCIAM: Seneca consola una donna dell'alta società romana di nome Marcia sofferente per la perdita del figlio. La morte viene vista in modo positivo, perché ci libera dagli aspetti negativi della vita e ci rende davvero liberi di viverla. LA CONSOLATIO AD HELVIAM MATREM: ha come destinataria la madre di Seneca che soffre per la sua condanna e per la sua lontananza. L'autore sostiene che se l'uomo è padrone di sé stesso la condizione umana (come l'esilio) è sopportabile, perché si tratta semplicemente di un mutamento di luogo e un'occasione di otium. 2 ● LA CONSOLATIO AD POLYBIUM: Seneca si rivolge ad un liberto dell'Imperatore Claudio in occasione della morte del fratello. Come nel "Consolatio ad Marciam", la morte non è un male e non ha senso compiangere il defunto in quanto non prova più nessuna sofferenza I DIALOGHI-TRATTATI (PPT) I dialoghi-trattati sono 7: PAG. 753 1. DE PROVENTIA Seneca risponde all'amico Lucilio, il quale chiede perché i buoni sono colpiti dai mali. Seneca considera le difficoltà come prove della vita dove l'animo e l'esercizio della virtù si rinforzano. 2. DE COSTANTIA SAPIENTIS È dedicato all'amico Anneo Sereno, dove Seneca sostiene l'imperturbabilità del saggio dal momento che non si lascia sconvolgere dagli eventi negativi. La sua forza e la sua superiorità morale lo rendono invulnerabile, non può subire danni perché l'unico bene per lui è la virtù che nessuno gli può togliere. 3. DE IRA Il filosofo si propone di combattere l'ira, affermando che il saggio dovrebbe rimanere neutrale. È impossibile non provare emozioni, ma dobbiamo guardare tutto in modo più razionale in quanto l'ira e le passioni non fanno raggiungere la saggezza. 4. DE VITA BEATA È divisa in due parti. Nella prima parte Seneca espone la dottrina morale stoica secondo cui la felicità non è legata al materialismo ma alla saggezza (esercizio della virtù). Nella seconda parte, invece, Seneca respinge le critiche di chi lo accusa di incoerenza. 5. DE OTIO È dedicato all'amico Anneo Sereno e Seneca affronta il problema dell'impegno e del disimpegno. Il filosofo sostiene la validità della scelta dell'otium (dal quale si dovrebbe stare lontani), perché in esso si può esercitare il negotium in quanto esempio per tutti. 6. DE TRANQUILLITATE ANIMI È dedicato all'amico Anneo Sereno, e il filosofo indica alcuni rimedi pratici che aiutano a raggiungere la "tranquillità dell'animo" visto il periodo di insicurezza e instabilità spirituali dell'amico. 7. DE BREVITATE VITAE Il De Brevitate vitae, uno dei 10 dialoghi di Seneca, dedicato all'amico Paolino, è stato composto presumibilmente tra il 49 e il 52, negli anni successivi al ritorno dall'esilio. Seneca esorta il destinatario dell'opera a lasciare i suoi impegni da funzionario imperiale e a impegnarsi nello studio e nella pratica della sapienza. La riflessione al centro del dialogo riguarda, infatti, il valore del tempo e l'individuazione dei migliori modi per impiegarlo, poiché è proprio il tempo uno degli ostacoli principali alla felicità dell'uomo. Non dobbiamo preoccuparci della brevità della vita, ma della sua qualità. 3 Per Seneca si tratta quindi di una questione morale ed etica: il tempo è infatti l'unico dono della natura di cui l'uomo può servirsi liberamente; per questo è necessario prestare attenzione a come impiegare il proprio tempo, infatti, nessuna vita è breve, ma viene solo dissipata con occupazioni inutili. Del tempo bisogna fare scorta "come quando metti il vino dentro la botte" (metafora all'interno del de brevitate vitae). Il tempo è un bene, come il denaro (è una res preziosissima) e quindi va trattato come tale. Da questo concetto deriva il nostro modo di dire "il tempo è denaro". La gran parte delle persone, gli OCCUPATI → T4 (vittime del tempo), così definiti da Seneca, dissipa il proprio tempo in attività vane e inutili, al contrario del SAPIENTE/SAGGIO, l'unico che sfrutta il suo tempo per ricercare la verità, assicurandosi l'autárkeia, ovvero l'autosufficienza. Lo scopo del saggio è conquistare la tranquillità dell'animo, mantenendo una distanza equa che gli permetta di sottrarsi alla noia, ma sottraendosi in parte anche agli obblighi della vita cittadina. Il saggio è una figura che viene contrapposta a quella degli occupati, esso, a differenza di questi ultimi, non insegue speranze vane e non si rifugia nel passato, ma vive nel presente perché va valorizzato. Quello che il saggio può fare è evitare che gli altri gli rubino tempo e utilizzarlo per coltivare la virtù, ovvero la saggezza, e quindi la filosofia stoica. I TEMI I temi principali nei DIALOGI di Seneca sono: la filosofia coma arte di vivere: i falsi errori derivano dalle "affezioni" dell'animo, e lo strumento terapeutico che può migliorare l'uomo è proprio la filosofia. Le opere di Seneca, infatti, sono sottoforma di dialogo per rimuovere dubbi e paure dell'interlocutore che presenta qualche malattia dell'animo attraverso l'admonitio. ● ● ● PAG. 755 ● il filosofo come aspirante alla saggezza: il percorso verso la sapienza comprende accuse di incoerenza. Seneca, a tal proposito, sa di non essere sapiens ma una persona che sta progredendo verso il perfezionamento morale. gli errores degli omini: gli errores riguardano la qualità della vita dell'uomo, che vede la realtà come caotica e frammentata. Per Seneca il problema è causato dall'ignoranza o dall'inconsapevolezza dell'esistenza umana e di quelle cose credute erroneamente beni da conquistare. la morte e il tempo: la morte è frutto dell'inconsapevolezza o della dimenticanza della condizione imposta fin dalla nascita; non è una punizione, ma ne facciamo esperienza quotidianamente. Il tempo sembra breve per chi è schiavo di occupazioni inutili → l'uomo non decide la quantità ma può decidere la qualità, e quindi deve impedire a manie e impegni di distoglierlo dal progresso morale che porta alla vera felicità. la virtù: l'invito di Seneca è quello di realizzare sé stessi tramite la ricerca della virtù. L'uomo deve dare agli elementi che non sono né un bene né un male (indifferentia) il giusto peso la riflessione su di sé: attraverso la riflessione su sé stessi è possibile progredire moralmente, perché intensificando il dialogo con il proprio io si può raggiungere la padronanza di sé e la libertà interiore. 4. LE EPISTOLE AD LUCILIUM Le Epistulae ad Lucilium sono l'opera filosofica più importante di Seneca, dove esprime in modo maturo e personale la sua visione della vita e dell'uomo. Si tratta di una raccolta di lettere distribuite in 20 libri, il cui destinatario è l'amico di Seneca Lucilio luniore. PAG. 759 Le epistole sono una continua riflessione sui problemi di filosofia morale, e Seneca assume l'atteggiamento del consigliere e del maestro. Inoltre, è il PRIMO EPISTOLARIO PROPRIAMENTE LETTERARIO in latino. I CONTENUTI la scelta dell'OTIUM: Seneca esorta Lucilio a lasciare la politica per dedicarsi allo studio e alla pratica della SAPIENTIA ● OTIUM, SECESSIUM e RICERCA DELLA VIRTÙ: nella SAPIENTIA risiedono la vera gioia e i veri valori, quindi l'autore raccomanda a Lucilio di liberarsi da ogni occupazione frivola e inutile autonomia di PENSIERO: la dottrina di Seneca aderisce a quella stoica ma, tuttavia, non esita a criticare alcuni suoi aspetti rivendicando espressamente la propria autonomia e indipendenza di giudizio il TEMPO e la MORTE: il tempo e la morte sono altri due temi dominanti insieme a quello dell'otium. Seneca si prepara a morire convinto che liberarsi della paura della morte sia compito specifico del filosofo, in quanto chi ha realizzato la virtù è pronto a morire in qualsiasi momento senza rimpianti e timori perché ha raggiunto la perfetta libertà da ogni condizione esteriore. Lo stolto, invece, è colui che teme la morte perché si ribella a un imprescindibile necessità di natura. ESPRESSIONI IMPORTANTI RIVENDICA A TE STESSO IL POSSESSO DI TE STESSO → VINDICA TE TIBI PAG. 760 T5 RIAPPROPRIARSI DI SE E DEL PROPRIO TEMPO PAG 785 "VINDICA TE TIBI" → "rivendica te stesso per te stesso". Rivendicare significa pretendere il possesso di qualcosa, cioè tu devi rivendicare il possesso della tua persona per te stesso, non lasciare che gli altri ti rubino il tempo che è l'unica cosa che puoi controllare della tua vita, dato che spesso sfugge. Il tempo è l'ossessione tematica di Seneca, perché egli essendo un filosofo stoico, ritiene che si debba governare prima di tutto la propria anima, per raggiungere la serenità. Questo è possibile evitando che la gente ci sottragga il tempo. GLI OCCUPATI T4 LA GALLERIA DEGLI OCCUPATI Descrizione anche ironica dei modi (anche sciocchi) per perdere tempo. Seneca illustra i vari tipi di occupati, persone che trascorrono la vita dedicandosi ad attività inutili, perdendo tempo prezioso: ad esempio, coloro che trascorrono le loro giornate dal barbiere, ritenendo il loro aspetto la cosa più importante, i collezionisti, i musicisti, coloro che, talmente abituati al lusso e alle ricchezze, hanno perso di vista la realtà, tanto da "non sapere più se hanno fame" ecc... HUMANITAS PAG. 780 Anche al giorno d'oggi possiamo definire "occupati" alcuni ragazzi che sprecano il loro tempo davanti ai videogiochi, tv e social media. T13 COME TRATTARE GLI SCHIAVI PAG. 803 HUMANITAS: Quando Seneca dice di coltivare l'humanitas vuol dire coltivare la filosofia e lo studio di materie umanistiche che portano alla consapevolezza che "homo sum humani nihil a me alienum puto" ossia, "sono un uomo, niente di ciò che è umano ritengo mi sia estraneo". L'humanitas, quindi, è un valore etico in cui si sostenevano gli ideali di attenzione e benevola cura tra gli esseri umani; in sostanza si affermava che un uomo 5 non può, per sua natura, non preoccuparsi di ciò che succede a un altro essere umano e non essere solidale con lui. Seneca vive in un periodo in cui il cristianesimo è ai suoi albori, sta quindi nascendo ma non è imperante. Il messaggio di Seneca, in particolare quando parla del rapporto con gli schiavi, assomiglia al messaggio cristiano (tutti sono figli di Dio). Seneca, infatti, dice che gli schiavi sono uomini e che devono essere trattati con umanità e con rispetto. Dall'humanitas, quindi dalla preparazione filosofica, letteraria, umanistica, discende questa consapevolezza che siamo tutti esseri umani, anche gli schiavi. Seneca, arriva addirittura a sostenere che ciascuno di noi è schiavo perché tutti (anche i liberi) sono sottomessi dalla morte, dalle sciagure e dal caso (fortuna) che sia positivo oppure negativo. CLIMAX: È una figura retorica che dispone degli elementi secondo una gradazione (ascendente o discendente). LA FIGURA DEL SAGGIO È l'unico che sfrutta il suo tempo per ricercare la verità, assicurandosi l'autárkeia, ovvero l'autosufficienza. Lo scopo del saggio è conquistare la tranquillità dell'animo, mantenendo una distanza equa che gli permetta di sottrarsi alla noia, ma sottraendosi in parte anche agli obblighi della vita cittadina. Il saggio è una figura che viene contrapposta a quella degli occupati, esso, a differenza di questi ultimi, non insegue speranze vane e non si rifugia nel passato, ma vive nel presente perché va valorizzato. Quello che il saggio può fare è evitare che gli altri gli rubino tempo e utilizzarlo per coltivare la virtù, ovvero la saggezza, e quindi la filosofia stoica. DEFINIZIONI DI TEMPO TEMPUS: indica una porzione indefinita di tempo (può essere un anno, un mese, ecc..). Il tempus è una pars di aevum. Sinonimi tempus: O SAECULUM: ha significato negativo per i cristiani perché si oppone all'eterno O MOMENTUM: significa istante/attimo. È un sinonimo di punctus ■ Sono simili perché sono instans → è qui, è presente O DIES: più luminoso rispetto a momentum, indica infatti il giorno (inteso nelle 24 h) contrapposto alla notte AEVUM: tempo considerato nel suo durare, nel suo intero. Da aevum, derivano poi le parole aetas e aeternitas che sono sinonimi ma su un registro diverso, che può essere più o meno elevato O AETAS: sinonimo più generico e meno poetico di AEVUM, indica una generazione, un secolo, un'era O AETERNUM/AETERNITAS: ciò che nessuna divisione temporale può misurare, un tempo senza limiti SERVIO: il tempo può essere capito attraverso la realtà quotidiana, quindi attraverso le azioni dell'uomo SIGNIFICATO DELLA MORTE "COTIDIE MORI" "morire ogni giorno". Seneca non dice "memento mori" che è un modo di dire che ci ricorda che dobbiamo morire. Tuttavia, questa espressione è comunque la base del comportamento filosofico di Seneca. Siccome bisogna sempre ricordarsi che il futuro si morirà, bisogna vivere al massimo ogni giorno (coltivando la virtù filosofica) come se fosse l'ultimo. 6