La peste di Atene: la scienza contro l'ignoranza
Il libro VI si chiude con la descrizione della terribile peste che colpì Atene nel 430 a.C., seguendo il modello dello storico Tucidide ma aggiungendo toni più drammatici ed emotivi.
Lucrezio descrive con precisione scientifica i sintomi: febbre altissima, gola sanguinante, difficoltà respiratorie, sete insaziabile. I malati si gettavano nei fiumi gelidi per trovare sollievo, ma "la medicina balbettava per silenzioso timore" di fronte all'ignoto.
La peste rappresenta una metafora potentissima: chi non raggiunge l'illuminazione della filosofia epicurea muore nell'ignoranza e nella disperazione. Ma Lucrezio, a differenza degli ateniesi, conosce le vere cause naturali e non teme.
Il finale dell'opera, apparentemente pessimista, nasconde un messaggio di speranza: se gli dei non si curano di noi, allora abbiamo il diritto di cercare la felicità attraverso la conoscenza razionale della natura.
Riflessione finale: La peste fisica guarisce, ma solo la filosofia può curare la "peste" dell'ignoranza che affligge l'animo umano.