"Un sogno di vita agreste": l'ideale di Tibullo
Nell'elegia che apre il suo canzoniere, Tibullo ci regala uno dei sogni più belli della letteratura latina: vivere serenamente in campagna con Delia, lontano dai pericoli della guerra e dall'avidità di ricchezze. È l'equivalente antico del nostro "scappare dalla città per una vita più semplice"!
Il poeta contrappone chi va alla ricerca di ricchezze rischiando la vita a chi, come lui, ha scelto la paupertas. Questo concetto ricorda l'aurea mediocritas di Orazio o l'atarassia degli epicurei - vivere senza ansie, accontentandosi di poco.
La campagna diventa un rifugio non solo dalla politica, ma anche un luogo dove i culti religiosi rurali (come quello del dio Termine o dei Lares Compitales) garantiscono raccolti generosi e pace spirituale.
💡 Curiosità: Il paraclausithyron è il topos dell'innamorato che aspetta sotto la pioggia fuori dalla porta chiusa dell'amata - un classico che funziona ancora oggi nelle canzoni!
Delia e Nemesi: due amori, due sofferenze
Con Delia, Tibullo vive un amore totalizzante ma infelice. Fantastica persino sulla propria morte, immaginando che lei piangerebbe nonostante il suo carattere forte, dimostrando di non avere "un cuore di pietra". Fa anche riferimento alle prefiche - donne pagate per piangere ai funerali, perché più dolore significava più amore per il defunto.
Nemesi invece rappresenta il servitium amoris nella sua forma più crudele. Era una cortigiana indifferente alle sofferenze di Tibullo, attratta solo dal denaro. Con lei assistiamo addirittura al rovesciamento dell'invocazione alle muse: visto che non riescono ad aiutarlo a conquistarla, il poeta le caccia via!
L'amore per Tibullo è sempre un sentimento duplice: da un lato essenziale per la vita agreste, dall'altro una schiavitù inevitabile. Questo contrasto rende le sue elegie profondamente umane e moderne.