Gli effetti della presenza divina
Con un'incalzante anafora ("te, dea, te...te") seguita dal poliptoto ("te...te...te...tibi...tibi"), Lucrezio descrive gli effetti dell'arrivo di Venere: i venti fuggono, le nubi si disperdono, la natura fiorisce. Questo ritmo insistente rende l'idea della potenza pervasiva della dea.
Lucrezio impiega magistralmente figure retoriche come l'iperbato ("suavis flores") che separa l'aggettivo dal sostantivo per enfatizzare i dolci fiori che la "daedala tellus" (terra ingegnosa) fa nascere per la dea. Il termine "daedala" richiama il mito greco di Dedalo, artista ingegnoso.
La presenza di Venere trasforma anche gli elementi naturali attraverso suggestive personificazioni: le distese del mare "sorridono" ("rident aequora") e il cielo placato risplende di luce diffusa. Questi versi dipingono un quadro di serenità cosmica che riflette la capacità pacificatrice della dea.
💡 Le figure retoriche non sono semplici abbellimenti, ma strumenti per trasmettere la visione filosofica di Lucrezio: Venere rappresenta la forza che porta armonia e equilibrio nell'universo!