Il dialogo tra il lupo e l'agnello
L'agnello, indicato con il termine poetico laniger ("portatore di lana"), risponde tremante cercando di difendersi con la logica: come potrebbe aver intorbidito l'acqua se si trova più in basso? L'acqua scorre dal lupo verso di lui, non viceversa ("Qui possum, quaeso, facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor").
Il lupo, sconfitto dalla forza della verità (repulsus viribus veritatis), cambia allora accusa: "Sei mesi fa parlasti male di me". L'agnello risponde con semplicità che non era nemmeno nato a quel tempo ("Equidem non eram natus").
Di fronte a questa logica inattaccabile, il lupo lancia l'ultima assurda accusa: "Tuo padre, per Ercole, parlò male di me" ("Tuus pater, hercle, male mihi dixit"). Senza attendere risposta, ghermisce l'agnello e lo dilania, causando una morte definita ingiustamente come "nece iniusta".
🎭 Nota come Fedro costruisce un dialogo in cui la logica dell'agnello è ineccepibile, ma completamente inutile di fronte alla forza bruta e all'arbitrio del potente. È un messaggio chiaro sulla società romana dell'epoca.