Subordinate: Infinitive, Finali e Consecutive
Le proposizioni infinitive sono probabilmente le prime subordinate che incontri. Hanno il soggetto in accusativo e il verbo all'infinito. La traduzione? Semplicemente "che" + verbo coniugato. Esempio: "Scio te venire" = "So che tu vieni".
Per la consecutio temporum (concordanza dei tempi) nelle infinitive: se c'è contemporaneità usi l'infinito presente, se c'è anteriorità usi quello perfetto, se c'è posteriorità usi quello futuro.
Le proposizioni finali si riconoscono facilmente: hanno ut + congiuntivo e si traducono con "affinché". Se sono negative, diventano "ne + congiuntivo" e significano "perché non" o "che non".
Le consecutive esprimono una conseguenza e nella frase principale trovi sempre parole come "ita" (così), "tantus" (tanto), "tam" (così). Si traducono con "così... che" o "tanto... che".
I participi sono aggettivi verbali: quello presente finisce in -ans/-ens, quello perfetto in -us/-a/-um, quello futuro in -urus/-a/-um. Possono essere tradotti come participi, aggettivi o proposizioni relative.
💡 Ricorda: Le finali rispondono alla domanda "perché?", le consecutive a "con quale risultato?".