Marco Tullio Cicerone è una delle figure più influenti della letteratura e della politica romana antica.
Le opere di Cicerone si dividono in diverse categorie principali: opere retoriche, filosofiche, politiche e orazioni. Tra le opere retoriche più significative troviamo il "De Oratore" e l'"Orator", dove espone la sua teoria dell'ars oratoria, basata su cinque parti fondamentali: inventio, dispositio, elocutio, memoria e actio. La sua concezione della retorica non si limita alla mera tecnica oratoria, ma si estende a una formazione culturale completa dell'oratore, che deve possedere conoscenze filosofiche, giuridiche e letterarie.
Nel campo politico, Cicerone sviluppa il concetto di concordia ordinum e consensus omnium bonorum, proponendo un modello di stato basato sull'armonia tra le classi sociali e il consenso dei cittadini virtuosi. Il suo pensiero politico si manifesta principalmente nelle opere "De Re Publica" e "De Officiis", dove sostiene la superiorità della forma mista di governo e l'importanza della giustizia come fondamento dello stato. La sua attività politica si caratterizza per la difesa delle istituzioni repubblicane tradizionali, posizionandosi tra gli optimates ma con una visione moderata e riformista. Le sue orazioni più celebri, come le "Verrine", le "Catilinarie" e le "Filippiche", rappresentano non solo capolavori di eloquenza ma anche documenti storici fondamentali per comprendere la crisi della Repubblica romana. Il suo contributo alla filosofia romana si distingue per l'eclettismo e la capacità di sintetizzare il pensiero greco adattandolo alla mentalità romana, come dimostrato nelle opere "De Natura Deorum" e "Tusculanae Disputationes".