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Verismo (esame di maturità)

3/10/2022

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Verismo DIFFUSIONE DEL MODELLO NATURALISTA Vediamo non è altro che il nome che tale movimento prende in Italia, con anche ideali che si adattano al posto L'immagine di Zola in Italia fu quella del romanziere scienziato e sociale che in nome del progresso lotta contro le piaghe dell'umanità. La sua opera fu esaltata sin da subito dagli ambienti culturali milanesi di sinistra, città molto vicina agli ambienti stranieri per il suo sviluppo economico e sociale, perciò più disposta a capire un prodotto della realtà mixer,a quale il naturalismo. La sinistra milanese rimase però prigioniera delle proprie aspirazioni confuse, dimostrando di non avere la forza culturale per dare vita a opere con un nuovo linguaggio letterario. Le formulazioni teoriche rimasero vaghe ed approssimative e le loro opere si limitarono alla ricerca di effetti scandalistici o enfatizzano una protesta che insisteva sugli orrori della vita degli emarginati. LA POETICA DI CAPUANA E VERGA erano due intellettuali conservatori che elaborarono una teoria coerente e un nuovo linguaggio, condividevano l'ammirazione per Zola. Nonostante le loro diverse perspective. LUIGI CAPUANA: Luigi Capuana era un critico letterario del "Corriere della Sera" che diffusa in Italia la conoscenza di Zola tramite la recensione delle sue opere. Nonostante l'esaltazione dell' operato di Zola, si vede un modo di intendere della letteratura diversa da quella del...

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Didascalia alternativa:

naturalismo francese. Capuana respinge la subordinazione della letteratura con scopi esterni ad essa come la dimostrazione delle tesi scientifiche e l'impegno politico e sociale, concorda con l'amico Verga che le traduce nelle sue opere concretamente. Il naturalismo per Capua perde il suo impegno diretto politico e la sua volontà di fare scienza ma è un modo particolare di fare letteratura. Verga è d'accordo con questo ideale, che non interviene direttamente nel dibattito letterario con pubblicazione di saggi e articoli, piuttosto traduce le sue idee concretamente nelle sue opere. Nel recensire i malavoglia afferma che il positivismo, il naturalismo esercitano una vera e radicale influenza nel romanzo contemporaneo, ma soltanto nella forma, questa influenza si traduce nella perfetta in personalità di quest'opera d'arte. Per cui Capuana afferma che naturalismo perde la sua volontà di fare scienza e il suo impegno politico diretto e si traduce nella letteratura con la scientificità, non consiste nel trasformare la narrazione in un esperimento per dimostrare che scientifiche, bensì è il mezzo con cui lo scrittore rappresenta realtà. La scientificità, la vediamo solo nella forma artistica nella maniera con cui l'artista crea le sue figure, organizza i suoi materiali espressivi. Questa tecnica si riassume nel principio dell'impersonalità dell'opera d'arte: intesa come eclisse dell'autore, ovvero la scomparsa del narratore onnisciente del testo, che interviene e giudica. L'ASSENZA DI UNA SCUOLA VERISTA L'impersonalità è l'elemento centrale della poetica di Capua e Verga. Il verismo e solamente un'etichetta generale che copre manifestazioni tra loro molto diverse, non è paragonabile invia un pavimento organizzato, infatti gli scrittori che vengono l'Cad intorno a questa corrente letteraria non hanno una visione comune della realtà o della concezione del letteratura o del ruolo dell'intellettuale bensì hanno idee diverse, sono solo i portavoce di tale corrente. Non c'è neanche una tendenza generale del gusto perché vi è il descrittivismo superficiale di Matilde Serao, la polemica provocatoria di Paolo Valera, il moralismo religioso di Pratesi e il compiacimento sensuale e perverso di D'Annunzio. In comune vi è solo un riferimento a una realtà non ben definita, ad un interesse per figure ambienti popolari, per la rappresentazione delle loro miserie. Molto importante è anche il romanzo “Una Donna” di Sibilla Alerano che affronta la condizione femminile in una società maschile VERGA: Compie invece degli esperimenti, Haley, oltre a studiare i meccanismi sociali, imposta una rivoluzionaria tecnica narrativa, come espressione di una visione della realtà pessimistica e materialistica. Non ha dietro di se un movimento e resta uno scrittore isolato. Accanto a lui per discutere i nuovi problemi letterari e a condividere le posizioni teoriche vi è l'amico Capua e più tardi Federico De Roberto. Il Verismo dotato di consapevolezza teorica si restringe infatti a questi 3 nomi. Verga non influenzò un'influenza sulla cultura contemporanea, non nascerà mai una scuola, non un modello a lungo imitato, come invece nel caso di Manzoni. Ci sono tracce di imitazioni dei temi e della particolare tecnica narrativa di Verga, ma hanno perso quella concezione di pessimismo materialistico ovvero il tema più profondo per questo autore. Negli anni Novanta il romanzo veristico che rappresenta quadri sociali collegandoli a psicologie individuali agli ambienti viene soppiantato dal romanzo psicologico: non ci si concentra più all'ambiente sociale ma l'attenzione si concentra sulla psicologia complicata di personaggi di alta considerazione sociale ed intellettuale. Trionferanno i romanzi di D'Annunzio. Luigi Capuana Nato A Catania nel 1839, agiato possidente agrario Esperienze letterarie: Con lavoro come critico letterario e teatrale per vari giornali e riviste, prima a Firenze per la nazione poi a Milano per il Corriere della Sera e diresse a Roma il Fanfulla della domenica, uno dei più prestigiosi fogli letterari dell'epoca. A Milano divulgava le idee del naturalismo francese e con Verga elaborarono la poetica del verismo italiano, raccogliendo i suoi vari articoli su Zola i fratelli Goncourt, Verga eccetera, in due volumi di studi sulla letteratura contemporanea. Si dedicò anche l'attività dove voleva studiare, sulle or me di Zola, in caso di psicologia patologica, ma fallì la sua ambizione di proporsi come modello di una nuova narrativa impianto naturalistico, restando prigioniero della tradizione del romanzo psicologico romantico. Scrisse inoltre numerose novelle che si distinguono in due tendenze: -nella prima vi sono bozzetti di imitazione verghiana -analisi di casi amorosi patologici. Si allontanò progressivamente dal naturalismo, evitando il legame tra arte e scienza, esaltando sempre di più l'autonomia dell'arti facendosi influenzare dal nuovo clima antipositivista che caratterizza la fine del secolo. Lui è il mio all'Università di Catania e morì infine nel 1915 Giovanni Verga Nasce a Catania da una famiglia di agiati proprietari terrieri e avrà un maestro privato (Antonino Abate) che gli trasmesse patriottismo e il gusto letterario romantico. : scrisse infatti il primo romanzo "Amore e patria". Si iscrisse alla facoltà di legge ma l'abbandono per il lavoro letterario e il giornalismo politico. Scrisse il secondo romanzo "I carbonari della montagna" grazie al sostegno economico della famiglia. Si forma su testi di scrittori francesi moderati e romanzi storici italiani ("Sulle Lagune" racconta una storia di amore e patriottismo). Verga andò poi a Firenze dove dove entra in contatto con la vera società letteraria italiana e incontra molti intellettuali tra cui Capuana. Si trasferì poi a Milano dove entrò in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Lasció Milano per tornare a Catania dove, dopo aver presentato il suo ultimo dramma "Dal tuo al mio", si chiuse in un silenzio totale dedicandosi alle sue proprietà agricole. Le sue posizioni politiche divennero conservatrici e nella Prima Guerra Mondiale fu un interventista. Si schierò dalla parte dei nazionalisti nel dopoguerra. Morì a gennaio 1922 poco prima della marcia su Roma e della salita del fasciamo al potere. OPERE scrisse molte opere con un linguaggio enfatico ed emotivo: Eva: giovane littore siciliano che rinnega l'arte per l'amore di una ballerina che lo tradirà. Una peccatrice: narra la storia di un piccolo borghese siciliano che conquista la ricchezza ma vede scomparire l'amore per la donna sognata e si suicida. Eros: giovane aristocratico corrotto dalla società vuota Tigre Reale: traviamento di un giovane innamorato di una donna fatale. Rosso Malpelo: prima opera della nuova maniera verista e narra la storia di un ragazzo che lavora in miniera, vive in un ambiente duro e il tutto viene narrato con un linguaggio semplice che assomiglia al modo di raccontare una narrazione popolare. Il cambio dei temi e del linguaggio è stato definito una conversione. L'approdo al Verismo è una progressiva conquista di strumenti stilistici più maturi come la concezione materialistica della realtà e l'impersonalità. Malavoglia: nella prefazione afferma di voler tornare a studiare l'ambiente dell'alta società con degli strumenti più maturi. Gli strati popolari sono il punto di partenza del suo studio dei meccanismi della società. Vagabondaggio Mastro-don Gesualdo Cavalleria Rusticana Novelle rusticane POETICA E TECNICA NARRATIVA basata su impersonalità e la regressione del l'unto di vista. ! impersonalità: la letteratura per Verga deve avere un fatto reale raccontato in modo tale che il lettore abbia l'impressione di viverlo in prima persona. Lo scrittore deve eclissarsi e mettersi nei panni dei suoi personaggi vedendo le cose con i loro occhi ed esprimendosi allo stesso modo. Il lettore deve essere introdotto negli avvenimenti senza che nessuno gli fornisca informazioni dettagliate ma deve procedere come se il lettore appartenere a quell'ambiente. Può sembrare confuso ma si semplificherà man mani che i personaggi si fanno conoscere. È un nuovo procedimento tecnico che da forma all'opera. ! regressione punti di vista: è una tecnica narrativa originale dove le vicende non sono più raccontate dal narratore ma la voce narrante è all'interno del mondo rappresentato, come se fosse un personaggio che non compare direttamente nella vicenda e resta anonimo. Il punto di vista dell'autore non c'è mai e questo emerge molto in: • Malavoglia: autore presenta ambienti popolari con personaggi rossi e la mentalità e linguaggio sono ben diversi da quella dello scrittore borghese. • Rosso Malpelo: il fatto che i suoi capelli siano rossi lo definiscono una persona cattiva perché è come se a raccontare il tutto fosse uno dei minatori che lavorano con Malpelo, dato che era una credenza popolare. Il linguaggio è povero e tipico della conversazione popolare. VISIONE REALTÀ Verga ha una visione pessimistica della realtà perché secondo lui la società umana è dominata dal meccanismo della lotta per la vita dove il più forte schiaccia il più debole e gli uomini sono mossi soltanto dall'interesse economico, dall'egoismo e dalla voglia di sopraffare gli altri. È una legge di natura valida in ogni luogo e tempo e che non si può modificare. Verga ritiene che l'autore debba eclissarsi dall'opera perché non ha diritto di giudicare la materia che rappresenta e deve riprodurre la realtà così com'è dato che la letteratura non può modificarla. Il pessimismo presente ha una connotazione conservatrice e Verga rifiuta le ideologie progressiste contemporanee perché le ritiene pericolose per la società. La realtà viene rappresentata con la massima oggettività, cogliendo gli aspetti negativi senza lasciarsi ingannare dal mito del progresso e del popolo. Molte opere di Verga descrivono la vita del popolo ma non ci sono atteggiamenti populistici che mostrano pietà per le miserie degli umili. Inoltre non contrappone la negatività del progresso nelle grandi città al mito della campagna contadina concepita come un paradiso perduto dato che per lui il pessimismo vi è anche li e dunque è presente la legge della lotta per la vita CONFRONTO VERISMO E NATURALISMO ci sono delle differenze ben evidenti! tecnica narrativa: in Zola la voce narrante riproduce il punto di vista dell'autore e interviene con commenti e giudizi. In Verga il narratore si immedesima nei personaggi stessi e adotta il loro modo di pensare. impersonalità: in Zola significa assumere il distacco dello scienziato e allontanarsi dall'oggetto per osservarlo dall'esterno. Il Verga significa immergersi, eclissarsi nell'oggetto. realtà: in Zola la letteratura può promuovere il progresso. In verga vi è la convinzione pessimistica che la realtà sia immodificabile. atteggiamento: quello di Zola è determinato dal fatto che egli è uno scrittore borghese democratico trova davanti a sé una società sviluppata industrialmente e si rivolge a un pubblico in grado di capire il suo messaggio. Verga è un proprietario terriero conservatore e vive in un contesto basato sull'agricoltura, caratterizzato da una borghesia pigra con enormi masse contadine rassegnate. ROSSO MALPELO Malpelo è un ragazzino con i capelli rossi (indice di malizia e per questo motivo il ragazzo viene trattato male dai concittadini). Preferisce, quindi, starsene per conto suo. Neanche la madre lo ama molto: non ha mai accettato il fatto che abbia deciso di andare a lavorare nella cava e non si fida di lui, pensa che rubi i soldi dello stipendio che porta a casa. La sorella lo accoglie sempre picchiandolo. L'unico con cui sembra andare d'accordo è il padre, Mastro Misciu, il cui soprannome è Bestia. Anche il padre lavora alla cava ed è l'unico ad avergli dimostrato un po' di affetto e quando gli altri operai cercano di prendere in giro il padre, Malpelo lo difende sempre. Un giorno Mastro Misciu accetta di abbattere un vecchio pilastro inutile: il lavoro è pericoloso ma ha bisogno di soldi. Il pilastro cade addosso all'uomo e Malpelo, disperato, comincia a scavare a mani nude sotto le macerie, si spezza le unghie, chiede aiuto, ma quando gli altri arrivano il padre è ormai morto. Malpelo era scorbutico e ringhioso ma dopo la morte del padre il suo carattere peggiora e comincia a lavorare proprio nella galleria dove il padre era morto. Un giorno alla cava arriva a lavorare Ranocchio, un ragazzino che si è lussato il femore e che non può più fare l'operaio a causa della sua zoppia. Malpelo lo prende subito di mira e cerca di farlo reagire a suon di insulti e botte. Ranocchio non si difende e Malpelo lo picchia sempre di più: in realtà Malpelo si è affezionato a Ranocchio e spesso gli dà parte del suo cibo e lo aiuta nei lavori più pesanti. Finalmente viene recuperato il cadavere di Mastro Misciu e Malpelo tiene come un tesoro i pochi oggetti posseduti dal padre. Anche Ranocchio muore, di tisi, Malpelo è sempre più solo (la madre si è risposata e non vuole avere a che fare con lui e anche la sorella si è trasferita in un altro quartiere) e finisce per scomparire nella cava dopo che gli era stato assegnato il compito di esplorare una galleria sconosciuta Nessuno avrebbe mai accettato un compito così pericoloso, ma Malpelo ormai non ha più niente da perdere: prende pane, vino, attrezzi e vestiti del padre ed entra nella galleria per non uscirne mai più. La sua unica vendetta da morto è aver instillato il terrore negli altri operai che hanno sempre paura di vederlo spuntare fuori all'improvviso con i suoi capelli rossi e i suoi occhiacci. Commento Rosso Malpelo è una novella in cui il narratore è imparziale e si limita a presentare i personaggi facendoli agire e a scrivere in maniera indiretta i dialoghi, in modo da dare un più crudo realismo. In questa novella si apprezza la tecnica dello straniamento: Verga fa coincidere il suo punto di vista con l'opinione degli abitanti del villaggio nei confronti di Malpelo, sfruttando una sorta di regressione culturale ma il lettore può capire che la vera opinione dello scrittore è un'altra grazie al fatto che Verga usa proposizioni consecutive e conclusive che suonano strane al lettore e gli fanno capire come Verga la pensi in realtà diversamente. Tecnicamente essendo uno scrittore verista, vige nella novella il principio dell'impersonalità anche se alla fine Verga non può non far notare tutta la pietà che prova verso Malpelo, una persona che non può in nessun modo sottrarsi al suo destino. Altro dettaglio importante è che Verga spiega che trattare male ragazzi come Malpelo fa sì che poi loro si comportino nello stesso modo nei confronti degli altri. Si trattano i temi dello sfruttamento della classe povera e dell'infanzia negata. Il linguaggio della novella è estremamente realistico, compare il dialetto e di modi di dire popolari. Il tutto deve far riflettere il lettore sulle condizioni di vita dell'epoca. Inoltre Verga ci trasmette il suo messaggio: se nasci povero non importa quanti sforzi farai per migliorarti, alla fine sempre povero sarai. STRANIAMENTO È un processo narrativo che consiste nell'adottare per narrare un punto di vista esterno all'oggetto in modo che le cose abituali appaiono strane ed insolite: un esempio è Tolstoj con l'opera "Cholstomer" dove le vicende sono bastate dall'ottica di un cavallo. Verga applica questa tecnica nei suoi romanzi nei "Malavoglia" i sentimenti della famiglia Toscano sono spesso filtrati attraverso il punto di vista del villaggio che è insensibile e giudica in base all'interesse economico. Ciò che è normale secondo la scala di valori universali finisce per apparire strano: quando padron 'Ntoni lascia che la sua casa venga pignorata per saldare il debito con zio Crocifisso, anche se non c'era un contratto scritto, viene giudicato incapace di badare ai suoi affari. Invece quando ci sono personaggi meschini lo straniamento viene rovesciato e il punto di vista di chi racconta in armonia con quello dei personaggi descrivendo il loro comportamento come se fosse normale: quando la casa del nespolo viene pignorata Piedipapera vai in giro a dire che i Malavoglia sono disonesti e il narratore lo descrive come se fosse una cosa giusta. Anche nella novella "La Roba" la voce narrante non esprime alcuna critica nei confronti di Mazzarò e dei metodi da lui usati per arricchirsi ma descrive il suo comportamento come se fosse un eroe. IL CICLO DEI VINTI Nel 1878 Verga concepisce il progetto di un ciclo di romanzi che riprende il modello dei Rougon-Macquart di Zola ma pone al centro del suo ciclo la volontà di tracciare un quadro sociale passando in rassegna tutte le classi. Il filo conduttore è il principio della lotta per la sopravvivenza ricavato da Darwin e sceglie come oggetto della sua narrazione i vinti, coloro che si sottomettono. Troviamo anche una prefazione che chiarisce gli intenti generali dello scrittore in primo romanzo, I Malavoglia, si analizza la lotta per i bisogni materiali che caratterizza l'ambiente popolare.nei romanzi successivi l'attenzione si sposta: 1. Mastro Don Gesualdo: avidità di ricchezza della borghesia di provincia 2. La duchessa de Leyra: la vanità aristocratica, verrà solo abbozzato 3. L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso: L'ambizione artistica e politica in questa scala lo stile e linguaggio si modificano, per esempio nei Malavoglia il linguaggio è semplice mentre in Mastro Don Gesualdo è del tutto differente. • Prefazione Malavoglia: Il romanzo de I Malavoglia viene introdotto da una prefazione dello stesso scrittore, datata 19 gennaio 1881, quindi scritta dopo aver concluso la stesura del romanzo. Nella prefazione troviamo il desiderio di cercare una vita migliore e una riflessione su come questo abbia portato a tragiche conseguenze. Si parla anche del rapporto fra classi sociali che alla fine sono tutte simili, sia nella lotta per la vita e sia nella sua sconfitta. Questa riflessione parte dai ceti più bassi, poiché meno complicati, per poterla allargare successivamente nel ciclo di romanzi che Verga aveva in progetto e che, purtroppo, non è mai stato terminato. Verga evidenzia il bisogno dell'umanità di voler avere il meglio e voler essere migliore, nonostante le difficoltà di riuscirlo a fare. Proprio per questo, il mondo si popola di sconfitti e di vinti. MALAVOGLIA viene narrata la storia di una famiglia di pescatori siciliani, i toscano chiamati "malavoglia" perché nell'uso popolare i soprannomi sono il contrario delle qualità di chi li porta. Vivono ad Aci Trezza (Catania) e hanno una casa "casa del nespolo" è una barca "provvidenza". Quando il giovane 'Ntoni, figlio di Bastianazzo e nipote di patron 'Ntoni, parte per il servizio militare la famiglia si trova in difficoltà perché viene privata delle sue braccia per lavoro. Inoltre è una cattiva annata per la pesca e la figlia maggiore Mena ha bisogno della dote per sposarsi. Padron 'Ntoni compra un carico di lupini a credito dallo zio Crocifisso per rivenderli ma la barca naufraga, nella tempesta il carico va perduto e Bastianazzo muore. Inizia una lunga serie di disgrazie: • Cosa pignorata • Il secondo genito Luca muore nella battaglia navale di Lissa • Maruzza, la madre, muore di colera • La barca recuperata e riparata naufraga ancora • 'Ntoni comincia a frequentare le cattive compagnie e viene coinvolto nel contrabbando ma, sorpreso, da una coltellata Don Michele (guardia doganale) spinto anche da un motivo d'onore dato che egli corteggia la sorella Lia. 'Ntoni Al processo ottiene una condanna mite perché agito con l'intenzione di proteggere la reputazione della sua famiglia ma Lia è ormai disonorata e finisce in una casa di malaffare in città. Pardon 'Ntoni, abbattuto dalle sventure, va a morire in ospedale. Il figlio minore Alessi riscatta la casa del nespolo e continua il mestiere del nonno mentre 'Ntoni torna a casa ma si rende conto di non poter più restare e si allontana per sempre. COMMENTO essi rappresentano un mondo rurale arcaico che si fonda sulla saggezza antica dei proverbi e il tutto viene sconvolto dalle vicende del Risorgimento italiano. Si mette in luce come il villaggio siciliano è investito dalle trasformazioni politiche e sociali e il primo cambiamento che annuncia l'irruzione della storia consiste nell'introduzione del servizio militare obbligatorio che sottrae braccia al lavoro. I Malavoglia sono costretti a diventare commercianti e abbandonano il lavoro di pescatori: subiscono un processo di declassazione. Inversamente ci sono anche processi di ascesa sociale come per esempio l'arrivista Don Silvestro che raggiunge una posizione di potere attraverso intrighi. Le forze disgregatrici della modernità si trovano nel giovane 'Ntoni che esce dal paese ed entra in contatto con la realtà moderna, egli deve accettare le situazioni con un atteggiamento rassegnato. Il nonno rappresenta lo spirito tradizionalista. Alessi ricomprerà una parte dell'antico nucleo familiare ma non vi sarà un ritorno alla condizione iniziale. Il romanzo termina con la partenza di 'Ntoni dal villaggio ed è un finale carico di significato dove il personaggio che aveva messo in crisi i valori tradizionali se ne distacca per sempre. La famiglia interpretata come la celebrazione dell'antica civiltà contadina e dei suoi valori e segnano il superamento dell'atteggiamento romantico nei confronti della realtà arcaica della campagna poiché rappresenta la disgregazione di quel mondo. Verga afferma che il mondo rurale arcaico non è mai stato un luogo di serenità e l'ambiente contadino popolare in quest'opera viene descritto nei suoi aspetti più crudi e realistici. TECNICA NARRATIVA il romanzo ha un impianto "corale" perché ci sono molti personaggi senza che spicchi un protagonista. Questo coro si divide in due: • Malavoglia: caratterizzati dalla fedeltà ai valori puri e sono visti dall'interno • Comunità del paese: mossi dall'interesse e visti dall'esterno L'ha struttura narrativa del romanzo è caratterizzata da una costruzione bipolare perché si alternano costantemente due punti di vista opposti che hanno una funzione importantissima. Il paese ha il compito di straniare i valori ideali proposti da i Malavoglia come onestà e altruismo perché agli occhi della collettività appaiono strani. Verga afferma che quei valori sono impraticabili in un mondo dominato dalla lotta per la vita e tramite i Malavoglia analizza i meccanismi spietati che dominano l'ambiente del villaggio. Distinguiamo due componenti della visione di Verga: 1. Idealizzazione romantica: rappresentata dei valori puri dei Malavoglia 2. Verismo pessimistico: è rappresentato dall'ottica crudele della comunità I MALAVOGLIA cap. 1 "Il mondo arcaico e l'irruzione della storia" Ad Aci Trezza, un piccolo paesino presso Catania, in Sicilia, vive alla casa del nespolo una famiglia di pescatori, i Toscano, soprannominati da tutti Malavoglia. Capo famiglia è padron 'Ntoni, ci sono poi il figlio Bastianazzo con la moglie Maruzza e i figli: 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e la piccola Lia. Il quadro familiare è quindi variegato: se pardon 'Ntoni è il capofamiglia, Bastianazzo ne ha ereditato la forza e la dedizione al lavoro; 'Ntoni è da subito un giovane buono ma sfaticato. I Malavoglia, dal punto di vista sociale, sono dei "possidenti" poiché, oltre alla casa del nespolo, sono i proprietari della "Provvidenza", una barca da pesca. L'ordine della famiglia viene turbato quando 'Ntoni riceve la chiamata di leva: quest'evento priva la famiglia di una vitale forza- lavoro. Essendo in un periodo di ristrettezze e pensando di fare un affare, padron 'Ntoni, con la mediazione di Piedipapera, acquista a credito dal ricco zio Crocifisso, l'usuraio del paese, un carico di lupini e manda Bastianazzo con la Provvidenza a venderli. I MALAVOGLIA cap. 7 "I Malavoglia e la dimensione economica" Luca Malavoglia parte per il servizio militare. Nel frattempo la Provvidenza è finalmente riparata da compare Zuppidda e può di nuovo prendere il largo: i Malavoglia sperano quindi di far buona pesca e non dover vendere la casa. Pare anche che Mena possa sposarsi con il ricco Brasi Cipolla. 'Ntoni, scontratosi violentemente con Piedipapera per il debito da estinguere, chiede di sposare Barbara Zuppidda, ma padron 'Ntoni gli nega il permesso, sia a causa dei problemi economici sia perché prima deve sposarsi Mena. In paese invece si assiste a una ribellione contro la dirigenza (e in particolare contro Don Silvestro) per l'aumento il prezzo del sale della pece. I MALAVOGLIA cap. 15 "La conclusione del romanzo: l'addio al mondo pre-moderno" Padron 'Ntoni è ormai vecchio e malato, ma Mena e Alessi non vogliono portarlo in ospedale e farlo morire lontano da casa sua. Comprendendo la situazione padron 'Ntoni chiede ad Alfio Mosca, che è ritornato in paese, di portarlo in ospedale in un momento in cui i due nipoti sono assenti. Alessi si sposa con la Nunziata, che amava sin da ragazzino e riscatta la casa del nespolo, pur a prezzo di durissimi sacrifici. Padron 'Ntoni muore prima che possano portarlo a casa. Alfio Mosca chiede la mano di Mena ma la ragazza rifiuta perché ormai ha già ventisei anni e la storia di Lia ha fatto sprofondare la famiglia nel disonore. Mena si ritira a curare i figli di Alessi e Nunziata. Una notte si presenta a casa 'Ntoni, da poco uscito dal carcere, Alessi gli propone di restare ma lui sceglie di andarsene prima del sorgere del sole. MASTRO DON GESUALDO esce il secondo romanzo del ciclo dei Vinti Dove le vicende narrate si svolgono a Vizzini in provincia di Catania nei primi dell'ottocento. Il protagonista è Gesualdo Motta, ex muratore che è diventato molto ricco grazie alla sua intelligenza. All'inizio del racconto ascesa sociale dovrebbe essere coronata dal matrimonio con Bianca Trao, Proveniente da una famiglia nobile, ma secondo i calcoli del protagonista il matrimonio può aprire le porte del mondo aristocratico ma nonostante il matrimonio egli non entra a far parte della società nobiliare perché lo disprezzano per le sue origini. Viene utilizzato l'appellativo "don" che era destinato ai signori ma viene accoppiato con "mastro" che indica la provenienza umile dell'uomo. Anche la moglie non lo ama più e lo disprezza. Nasce una bambina di nome Isabella che è frutto di una relazione di bianca con un cugino prima del matrimonio: la bambina crescendo respinge il padre vergognandosi delle sue origini. Inoltre Gesualdo altre amarezze da parte del padre e della sua famiglia in quanto gelosi della sua fortuna e lo vogliono spogliare dei suoi averi. Durante la rivoluzione del 1848 i nobili dirottarono l'odio popolare contro Gesualdo che si salva a stento dall'ira della folla. La figlia Isabella gli crea un alto dolore innamorandosi di un cugino povero e fuggendo con lui e Gesualdo per porre rimedio questo scontro si accorda con il duca de Leyra, nobile squattrinato, che accetta di sposare Isabella in cambio di una dote. Dopo questi dispiaceri Gesualdo si ammala di cancro e viene accolto a Palermo nel palazzo del genero e della figlia ma verrà poi messo in disparte a causa delle sue maniere rozze. Gesualdo trascorre suoi ultimi giorni solitudine e muore solo. TECNICA NARRATIVA Verga resta fedele Al principio dell'in personalità secondo cui il narratore deve essere interno al mondo rappresentato ma in questo romanzo il livello sociale si è elevato rispetto ai malavoglia: si tratta di un ambiente borghese aristocratico. Di conseguenza anche a livello culturale del narratore sin alza e non si verificano più gli effetti di straniamento. Il narratore in quest'opera ha uno sguardo critico e un sarcasmo implacabile che mette in luce la meschinità del protagonista e degli altri personaggi. Egli non fornisce informazioni sui personaggi ma ne parla come se li conoscessi già, proprio come nei malavoglia. E il racconto al centro una figura di protagonista che spicca rispetto alle altre figure e la narrazione è focalizzata su lui: noi vediamo i fatti come li vede lui e lo strumento per eccellenza è il discorso indiretto libero mediante cui sono riportati i pensieri del protagonista. Conflitto tra valori e interesse egoistico Questo conflitto si interiorizza, si trasferisce all'interno del protagonista. Gesualdo muore di caldo tutta la sua vita alla conquista della "roba" conserva infatti un bisogno di relazioni umane autentiche che finiscono sempre per essere soffocati dall'interesse economico. La "roba" è il fine primario della sua esistenza e ciò che lo porta ad essere disumano come quando sfrutta i suoi lavoranti o sposa bianca per farsi che si aprano le porte della società aristocratica. Il personaggio stesso, che potrebbe essere il portatore, nega i valori In verga non c'è alcuna tentazione idealistica e la logica dell'interesse egoistico della forza diventa il modello unico di comportamento ed occupa tutto il quadro. Il suo pessimismo è diventato assoluto. Critica alla "religione della roba" la scelta di Gesualdo in favore della logica del "roba" è una sconfitta umana totale. Gesualdo è deluso dalle sue aspirazioni a relazioni umane autentiche e non ho ricevuto altro che odio e dolore dalla sua lotta eroica per la "roba". Proprio per questo si ammala di cancro allo stomaco. Conserva in sé un'esigenza di affetti autentici. Gesualdo appare molto diverso rispetto al Mazzaró della novella "la roba" che a causa della sua alienazione logica di interesse e non si rende conto della sconfitta di fronte la morte tanto da voler portare con sé la "roba" nella aldilà. Il critico Luigi Russo parla di celebrazione di una nuova "religione" di Gesualdo ma non diverga perché quest'ultimo non celebra l'accanimento del suo eroe nell'accumulare ricchezza ma lo presenta in una luce critica e negativa. Verga non mostra un atteggiamento moralistico ma si colloca in modo problematico davanti alla materia e descrive la storia della scalata sociale di Gesualdo riconoscendo in egli numerose qualità ma rappresenta soprattutto il rovescio negativo del suo progetto. Il tutto si conclude con un totale fallimento esistenziale perché Gesualdo è un vincitore materiale ma è un vinto sul piano umano. Verga mette in scena con "mastro Don Gesualdo" un eroe tipico di quel progresso, un Self made Men chi costruisce da solo il proprio destino: evidenzia quanto via di grande in questa figura ma il suo giudizio sul meccanismo del progresso rimane negativo. MASTRO DON GESUALDO IV, cap. V "la morte di mastro Don Gesualdo" Vista la malattia, il duca de Leyra decide di trasportarlo a Palermo per farlo visitare da specialisti. La figlia lo va a trovare ogni mattina in un palazzo sfarzoso e durante il loro ultimo saluto c'è una complicità che viene spezzata dalla loro differenza sociale. Gesualdo come ultimo desiderio chiede alla figlia di dare dei soldi a Diodata e ai suoi figli ma il genero non vuole. Alla fine Gesualdo muore da solo con i servi che non gli danno nessuna importanza perché non aiutano un arricchito dato che egli aveva ancora le mani sporche di calce. Tutti gli averi dell'uomo verranno acquisiti dal genero. ULTIME OPERE dopo "mastro Don Gesualdo" Verga si dedica alla stesura del terzo romanzo del ciclo dei Vinti: " la duchessa de Leyra". Il lavoro non sarà mai portato a termine e ci resta solo il primo capitolo che appare mediocre. "L'Onorevole Scipioni" e "l'uomo di lusso” non saranno mai abbozzati: le ragioni di questa interazione non sono facili da definire un probabilmente centrano con la stanchezza dello scrittore ormai vecchio e la difficoltà di applicare il principio dell'impersonalità negli ambienti dell'alta società. Verga lascerà Milano per tornare a vivere a Catania e questa è una sostanziale rinuncia alla letteratura dato che ne so più importanti erano state ideate Milano. Pubblica ancora due raccolte di novelle: 1. "I ricordi del capitano d'Arce": di ambiente mondano 2. "Don Calendoro & C.": sul mondo degli attori girovaghi lavoro anche per il teatro adattando per le scene la novella "La lupa" si fece rappresentare "dal tuo al mio": dramma incentrato sullo sciopero di solfatare e sulla figura di un operaio che sposa la figlia del padrone e tradisce i suoi compagni di sopra per difendere i suoi. interessi Sono opere che non aggiungono nulla alla sua produzione. LA FIUMANA DEL PROGRESSO concepita come prefazione ai malavoglia, funge da prefazione all'intero ciclo dei vinti, di cui spiega temi principali. Il primo paragrafo dedicato specificamente al primo romanzo del ciclo, i malavoglia. Indica il tema di fondo: L'equilibrio di un mondo tradizionale, quello di una famiglia di un piccolo villaggio di pescatori, rotto dall'insoddisfazione della propria condizione di vita. Nel paragrafo successivo Verga allarga il suo sguardo verso tutti i romanzi del ciclo. Attenzione si fonda Sulla fiumana del progresso, cioè quel processo di trasformazione della realtà economica e sociale, in particolare dell'Italia post unitaria. La forza motrice di questo processo è data dei bisogni dell'uomo, dalla lotta per l'esistenza al bisogno di beni materiali. Il terzo paragrafo invece contiene le fondamentali prese di posizioni ideologiche dello scrittore du for te alla fiumana del progresso. Verga esprime la sia ammirazione per la grandiosità del processo arrivando persino a ripetere uno dei principi basilari dell'ideologia borghese moderna formulato da Adam Smith: l'individuo, perseguendo il suo interesse personale, coopera inconsapevolmente al benessere di tutti. Lungi da levare inni, Verga insiste proprio sugli aspetti negativi: l'avidità, l'egoismo, i vizi, la meschinità, ... Difatti i protagonisti dei cinque romanzi sono proprio dei "vinti". Alla fine Verga aggiunge che ogni scena va rappresentata con colori adatti, cioè che ogni forma deve corrispondere al livello sociale rappresentato. Nei Malavoglia il narratore si adegua all'ambiente popolare, nel Mastro Don Gesualdo il inguaggio S'innalza in corrispondenza dell'ambiente sociale.