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Ugo foscolo: vita e opere

12/10/2022

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Ugo Foscolo nasce in Grecia nel 1778 e muore in esilio nel 1827 nel Regno Unito, a cavallo
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Ugo Foscolo nasce in Grecia nel 1778 e muore in esilio nel 1827 nel Regno Unito, a cavallo quindi tra due epoche: il Settecento, contrassegnato da classicismo, razionalismo illuministico e materialismo, e il primo Ottocento romantico caratterizzato dalla crisi della ragione e dall'imporsi dei sentimenti, dall'affermazione della soggettività in tragico conflitto con la realtà oggettiva e dal fascino della morte Foscolo si reca a Venezia per gli studi dove scrive la sua prima tragedia, Tieste, ma pochi anni dopo si vide costretto ad abbandonare la città a causa della cessione di Venezia alle mani austriache per il Trattato di Campoformio. Fu proprio questo evento che segnò in lui una delusione e un senso di sradicamento che si traduce nel tema dell'esilio e nella costruzioni di un'immagine di sé senza patria. L'impossibilità di trovare alternative al negativo della storia introduce il poeta a vagheggiare la morte come unico scampo e come porto di quiete, ma il suo ideale eroico e il suo rifiuto di ogni atteggiamento passivamente rinunciatario non gli consentono di adagiarsi in questa soluzione nichilistica e lo spingono a lottare comunque per trovare soluzioni positive Insieme alla delusione storica e politica Foscolo patisce anche la crisi del materialismo settecentesco: vi è in lui il bisogno di certezze che offrono un riparo alla angosciosa percezione della...

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Didascalia alternativa:

precarietà dell'esistenza umana; A questa risponde affermando il potere delle illusioni: La sepoltura lacrimata, la memoria storica dei grandi del passato, e la bellezza e l'arte, che rasserenano l'animo umano. Ugo Foscolo è considerato il primo intellettuale moderno, e si inserisce nel movimento del Neoclassicismo, caratterizzato da pulsioni verso il ritorno ai modelli puri greci, città Zacinto, attorno alla quale crea una vera e propria leggenda come testimonia il sonetto a Zacinto, testo dedicato proprio alla sua isola nativa, facendo riferimento anche alle vicende di Ulisse. Foscolo appare anche ossessionato dalla morte, in particolare la sepoltura, che vuole che avvenga nella sua patria "I sepolcri" composti nel ritorno a Venezia per creare una connessione tra i vivi e i morti, infatti la pietas diventa il legame di una nuova civiltà moderna. Lettere di Jacopo Ortis→ fine del 1700 E' un romanzo epistolare a cui Foscolo lavora per una ventina d'anni, un'opera di finzione narrativa dove non c'è un narratore che narra le vicende e si compone di una successione di lettere scritte da un personaggio, Ortis, a Lorenzo Alderani e Teresa, quindi la narrazione avviene attraverso le lettere di Ortis a un destinatario, quindi le vicende vanno ricostruite man mano; tuttavia non sono un vero e proprio romanzo anche se fanno riferimento a questo genere. Foscolo pensa a quest'opera a 18 anni, infatti tra le sue carte appare il progetto di un'opera Laura, lettere che però non possediamo e che comincia a realizzare nel '98 e pubblicata una prima parte a Bologna, la cui stesura fu poi completata a insaputa di Foscolo da un altro scrittore. È un'opera non attribuibile totalmente a Foscolo e sconfessata da lui stesso, ma ottiene un discreto successo. Foscolo ricomincia i lavori anni dopo (1801-2) e in questo periodo escono due nuove edizioni ma solo molti anni dopo, nel '17, esce l'edizione definitiva, opera che ha una gestazione molto lunga ed espressione di contesti differenti. Il protagonista delle lettere, datate in un periodo tra l'11 ottobre 1797 e il 25 marzo del 1799, è Jacopo Ortis, e il destinatario e narratario è Lorenzo Alderani che assume il ruolo di narratore alla fine perché sono le lettere che Jacopo scrive prima di suicidarsi. Alcune lettere però sono indirizzate anche a Teresa, la donna da lui amata. La sua vicenda è complessa, 2 piani: ● politico →→ giovane patriottico deluso dal trattato di Campoformio amoroso con Teresa TRAMA Ortis è un patriota veneziano e la vicenda inizia con il trattato di Campoformio; il protagonista, deluso dalla decisione di Napoleone, vissuta come tradimento, decide di ritirarsi sui colli Euganei e proprio durante questo esilio volontario si innamora di Teresa ma il loro amore è molto tormentato e impossibile perché la donna è promessa sposa a Odoardo, borghese che incarna una tipologia d'uomo opposta a Ortis. Nonostante l'innamoramento Teresa è ferma nell'obbedienza al padre, Ortis decide di allontanarsi e compie una serie di peregrinazioni per l'italia come a Milano dove incontra Parini a Milano e poi va a Ventimiglia. Dopo questa serie di viaggi torna sui colli e viene a sapere delle nozze di Teresa, le strappa l'ultimo bacio e infine si pugnala dandosi la morte. La vicenda è tragica e sviluppandosi su dei piani rappresenta un duplice fallimento: Napoleone e la realizzazione dell'amore per Teresa. Al centro del romanzo ci sono riflessioni e sentimenti del protagonista più che una vicenda lineare con una propria struttura, ma sembra riprendere la trama di un'altra opera: / dolori del giovane Werther di Goethe, romanzo a cui si ispira→ giovane innamorato di Carlotta promessa sposa di Alberto, ancora una volta un amore impossibile che porta al suicidio. Le divergenze invece sono due: ● L'aspetto politico, in quanto nell'Ortis è molto presente mentre nel Werther è assente dovuta ai diversi contesti Il taglio autobiografico dell'Ortis rispetto a Werther, in quanto Ortis è una sorta di alter ego dell'autore, è una proiezione di alcuni aspetti della vita e della personalità di Foscolo, nonostante non rappresenti in toto la sua figura. Questo legame è stato costruito dall'autore, non è solo evidente, perché ha costruito un'immagine pubblica di sé attraverso le sue opere letterarie talvolta distorcendo la realtà biografica→ in alcune lettere a delle amanti si firmava con il nome del suo personaggio e ci sono alcune frasi che compaiono sia nell'opera che nelle lettere personali. Il sacrificio della patria nostra è consumato p.63 La lettera si apre con una riflessione storico-politica dell'italia condotta con termini molto amari e pessimistici introducendo i temi principali del romanzo e della produzione letteraria di Foscolo. Già la prima frase spiega il senso intero del romanzo perché compaiono due parole chiave: il tema della morte, intesa come unica alternativa dell'eroe di fronte a una situazione politica senza via d'uscita. La morte è vista anche in positivo: una forma di sopravvivenza della memoria e terreno sicuro nell'incertezza angosciosa di una condizione precaria, quella del "senza patria"→ da un lato il nichilismo disperato, dall'altro il recupero di valori positivi attraverso l'inclusione. L'altra parola chiave è "patriottismo" il sacrificio politico, identificando il destino della patria come il destino personale; effetto dato dalla forma epistolare che fa sì che il protagonista sia anche il narratore, e che il suo atto coincida cronologicamente con lo svolgimento della vicenda→ narrazione pervasa da sentimenti e passioni che fanno sembrare il racconto il monologo di un eroe tragico per lo stile fortemente retorico e ricco di pathos. L'effetto è dato anche dalla sintassi: prevalgono frasi brevi e lapidarie che esprimono in modo efficace e sintetico un concetto anche attraverso procedimenti retorici come climax, antitesi (salvare-opprimere, consegnarsi-tradire, perdere-concedere), ossimori, ripetizioni, riprese, anafore, parallelismi e domande retoriche che rendono tragicità e delusione Il colloquio con Parini: la delusione storica p.65 L'incontro avviene negli ultimi anni di vita di Parini in un boschetto di tigli vicino a Milano. Egli si reggeva al braccio di Ortis e al bastone. L'autore definisce Parini il personaggio più dignitoso ed eloquente, e il tema del discorso è quello patriottico: lo scrittore si lamentava per la letteratura che si vende ed è asservita al potere napoleonico; Parini esprime il suo lamento deprecando la situazione attuale dell'Italia. A quelle parole patriottiche e quel quadro negativo Ortis rappresenta uno spirito energico dominato da una forte passione verso l'azione, e la morte viene vista come necessaria per indurre un cambiamento. Parini replica dicendo che i suoi lamenti non derivano dalla vecchiaia, ma dalla considerazione dell'impossibilità di ogni tipo di azione diventando consapevole del suo stato, e riconosce Ortis come degno di una patria più grata. Ortis incarna la posizione del giovane rivoluzionario animato da una profonda passione per la patria ed è disposto anche al sacrificio della vita per combattere per gli ideali di libertà in cui crede. Parini rappresenta una posizione più disincantata che mostra l'impossibilità di un cambiamento storico reale Anche qui è evidente l'intreccio tra il piano personale e il piano politico: si parla di Teresa (paragonata a una figura celeste che illumina la vita terrena), dice che più volte si è trovato a un passo di una scelta estrema, ma ciò che lo tiene in vita è l'amore per la patria. Le convinzioni ideologiche e politiche di Ortis ricalcano alcuni episodi giovanili di Foscolo, animati da ideologie rivoluzionarie nel contesto post-rivoluzionario e delle repubbliche Giacobine. Le vicende però sono opposte: Ortis è negativo, in quanto accetta il fallimento politico e amoroso che sfocia nel suicidio inteso come fallimento totale, distruggendo anche i suoi scritti prima di uccidersi, rinunciando alla possibilità di essere ricordato successivamente. Questo aspetto non si ritrova in Foscolo: la letteratura è intesa come impegno, assegnando una funzione civile e sceglie di collaborare col regime napoleonico e dopo il trattato di Campoformio scegliendo di essere un mediatore, al contrario di Ortis (dialogo con Parini). Questo legame tra letteratura e biografia è molto complicato, Ortis è una proiezione ideale ed estremizzata di Foscolo, che costruisce un'immagine idealizzata di sé tramite i suoi scritti. La posizione così radicale di Ortis nei confronti di Napoleone è opposta ai compromessi fatti da Foscolo, che addirittura si arruolerà con le sue truppe. Anche sul versante amoroso vi è un rispecchiamento: lo stesso nome di Teresa era il nome della moglie di Vincenzo Monti e amante di Foscolo, e Antonietta, che viene citata nell'opera con alcuni passi di lettere inviate alla donna da Foscolo- confluiscono aspetti tratti dalle amanti di Foscolo in quel periodo. Nell'ultima scena Parini alza gli occhi al Cielo, gesto che rivela l'aspetto religioso della sua prospettiva: trova conforto alle miserie della vita nelle speranze che ripone in una vita ultraterrena, cosa che Ortis come Foscolo non può fare in quanto la sua prospettiva è atea e materialista, dunque non ha la possibilità di conforto. Come Ortis è un alter ego di Foscolo, si può dire che Parini, patriottico e rinascimentale, è una sorta di proiezione di Jacopo e del sentire di Foscolo: egli proietta su Parini alcune caratteristiche proprie molto distanti dalla figura storica, in quanto Parini non era mai giunto a conclusioni così pessimistiche sull'uomo e la società; al contrario in quest'opera Parini lascia intendere che l'unica situazione possibile sia quella che compirà Ortis, solo che egli è trattenuto dalla sua fede religiosa. Quindi questa opera mette in scena un conflitto interno all'Ortis e Foscolo che si dibatte tra la smania e l'ardore verso l'azione, e la consapevolezza e il rischio del fallimento e dell'impossibilità d'azione. L'opera occupa una posizione molto importante nella letteratura dell'800, ma ebbe successo già al momento della sua pubblicazione. Contiene molte riflessioni del pensiero di Foscolo e per questo da lui ripreso più volte nel corso della sua vita fino all'edizione del '17: si può dire che è la prima opera, ma anche l'ultima del poeta. L'aspetto interessante è che convivono gusti neoclassici con elementi pre-romantici. Dei sepolcri p.103 Poemetto scritto in endecasillabi sciolti nato nel 1806 e concluso l'anno successivo, di non immediata lettura, dedicato al tema delle sepolture, che si inserisca nel filone della poesia cimiteriale all'interno di una sensibilità romantica e pre-romantica. Rispondendo alle critiche riguardo al poemetto, per meglio illustrare lo sviluppo tematico, lo suddivise in 4 parti procedendo per salti pindarici passare da un concetto ad un altro senza che ci sia un apparente legame logico. Parti: 1. Valore affettivo → utilità per i vivi perché mantengono vivo il legame affettivo 2. Valore civile→ passa in rassegna diversi culti che si sono succeduti nella storia 3. Valore storico e politico→ riferimenti ai grandi uomini sepolti nella Chiesa di S.Croce 4. Funzione della poesia facendo riferimenti all'antichità, per Foscolo la poesia assume la medesima funzione riservata ai riti e in più non è soggetta la decadimento dovuto al tempo L'opera viene definita un carme ma con un'impostazione originale: può essere considerata anche un'epistola in versi, perché vi è un destinatario (Pindemonte) a cui Foscolo si rivolge. Il tema sepolcrale è innovativo, ed è nuovo anche l'intento dimostrativo e argomentativo: nel procedere di argomentazioni, riflessioni ed esempi egli afferma alcune idee. Innovativo è anche il modo con cui procede nella scrittura: i salti pindarici che tendono ad allargare l'orizzonte della riflessione. Scrivendo sepolcri il poeta dichiara di ritrattare le sue idee, tanto che nell'opera fa riferimento dell'Editto di Saint Cloud del 6 ottobre che prevedeva il divieto seppellire i morti all'interno delle mura cittadine per motivi igienici-sanitari, e introduceva un forte controllo sulle iscrizioni funerarie che non dovevano contenere riferimenti a titoli nobiliari e dovevano essere anonime per il principio dell'egualitarismo sociale promosso dai rivoluzionari. Critica così la legislazione francese, anche se per ragioni diverse da quelle di Pindemonte, all'interno di una prospettiva atea e materialista; quindi questo carme affronta la tematica della funzione della sepoltura da una prospettiva originale. Per Piedimonte, che scrisse i cimiteri, e Isabella Albrizzi, l'editto non teneva conto della funzione umana e religiosa dei cimiteri. Prima parte L'opera inizia con una citazione delle XII tavole che sancisce il dovere del rispetto nei confronti dei morti. Seguono due domande retoriche che pongono la medesima questione. Egli si chiede se la sepoltura rende il sonno della morte meno doloroso; e da questa emerge la concezione materialista di Foscolo: per lui oltre la vita c'è il nulla eterno perché essa coincide con il suo aspetto materiale. La seconda domanda invece, più lunga che termina al v.15, sviluppa meglio la questione della prima: egli si chiede quale consolazione potrà dargli un sepolcro nei confronti della morte. Successivamente l'autore si rivolge direttamente a Pindemonte rispondendo, il destinatario, dicendo che non vi è speranza di sopravvivere oltre la morte, non vi è alcuna consolazione, perché la morte è un momento di un ciclo naturale di perpetua trasformazione in cui la materia di un essere va a formare altri esseri, e questa continua trasformazione impedisce anche la sopravvivenza nel ricordo perché il Tempo cancella ogni traccia dell'esistenza. Così Foscolo esplicita le risposte alle domande precedenti professando materialismo e ateismo in linea con il razionalismo, parte importante del pensiero illuminista. Tuttavia Foscolo, partendo da queste premesse negative, continua la riflessione in una direzione differente. Il suo materialismo di stampo settecentesco non viene superato dal punto di vista teoretico, viene superato sul piano pratico attraverso l'illusione della sopravvivenza che viene affidata alle tombe. Infatti, nonostante il poeta affermi che sia impossibile la vita dopo la morte, egli si chiede perchè prima della morte l'uomo dovrebbe privarsi dell'illusione di poter vivere nell'oltretomba, perché, in fondo, è un modo per sopravvivere. La risposta a questa domanda arriva dopo: la corrispondenza di affetti tra morti e vivi è qualcosa di divino per l'autore, va oltre i limiti umani, e tiene in vita gli uomini anche dopo la morte. Tal rapporto è garantito dal luogo piacevole della sepoltura→ immagine idealizzata, luogo che serve a perpetuare la memoria di chi è morto e dare ai vivi l'idea di persistenza di un contatto Comincia così la rivalutazione delle tombe che rettifica le proposizioni iniziali, rimanendo però nella prospettiva atea. Il concetto appena espresso viene poi ripreso con una prova in contrario dicendo che chi muore senza legami affettivi ha dalla tomba poca gioia. Dal punto di vista stilistico lo stile è movimentato, dato dall'alternanza di frasi brevi e incisive con periodi più lunghi, articolati e complessi. Queste persone si vedranno l'anima o all'inferno o al paradiso, ma le ceneri saranno comunque lasciate in tombe non visitate e senza significato per i vivi→ interesse sul significato terreno e umano della sepoltura Foscolo fa poi riferimento al contesto storico, all'editto, definito come una legge che nega la fama e la vita nel ricordo ai morti. Nonostante sostenesse i principi ispiratori della rivoluzione, critica la legge per l'effetto che questa produce: l'omologazione, che ricadeva sui morti e sui valori del passato che le tombe contribuivano a tramandare il ricordo di uomini valorosi e virtuosi, svolgendo un ruolo civile e politico nell'animo dei vivi→ l'editto di Saint Cloud entra in contrasto con la funzione politica e civile che Foscolo attribuisce ai sepolcri. Per dimostrare questo assunto Foscolo utilizza un esempio che ha come protagonista la figura di Parini: inizialmente si lamenta del fatto che Parini non ha avuto una sepoltura degna della sua grandezza, e successivamente il lamento sfocia poi in un'invettiva (versi 72-73) contro la città di Milano che non ha saputo dare a Parini un degno riconoscimento paragonando Parini ad un ladro qualsiasi. L'invettiva si conclude al v.90 dove Foscolo dice che solo la cura degli uomini nei confronti della sepoltura può dare un senso alla morte. La civiltà, per Foscolo, coincide con il rispetto dei morti e le tombe acquistano importanza per i vivi, perché permettono ai vivi di ricordare i morti. Parini è citato attraverso una complessa perifrasi: un sacerdote della musa satirica in riferimento alla sua attività poetica. Nei versi successivi il poeta si rivolge direttamente alla musa criticando l'aristocrazia milanese, usando per antonomasia il re Sardanapalo, e i suoi vizi. Seconda parte Dal v.91 Foscolo cerca di dimostrare il valore civile delle tombe confrontando vari culti che si sono susseguiti nelle diverse civiltà, in particolare fa riferimento: contrapposizione civiltà classica che rappresenta un esempio positivo con il culto cattolico medievale dei morti come esempio negativo contrapposizione cimiteri inglese additati come esempio positivo e la situazione italiana, improntata sulla paura dell'inferno ● Questa parte inizia mostrando una stretta correlazione tra il culto dei morti e la nascita della civiltà, che per Foscolo inizia con il culto dei morti perché elemento fondamentale che distingue l'uomo dagli animali come le altre istituzioni sociali, civili e la religione. La nascita della civiltà coincide perfettamente con la nascita delle istituzioni che la caratterizzano, come la sepoltura dei morti. Dal v.97 poi Foscolo ricorre alla prima contrapposizione: le tombe, nella religione classica, come testimonianza delle glorie familiari e altari per i figli. Il poeta ritrova nella religione degli antichi romani quegli elementi che fanno del culto dei morti, un aspetto fondamentale alla base della civiltà per tramandare i valori civili attraverso diverse generazioni. Al culto degli antichi viene contrapposto il culto dei morti di stampo cattolico medievale inteso in senso negativo in quanto insiste su un rapporto di paura e terrore della morte infondendo sentimenti negativi. Un differenza fondamentale tra questi due culti è il luogo della sepoltura: per il culto cristiano erano le chiese e cimiteri, mentre per il culto classico erano luoghi verdi, luoghi di tranquillità e pace. Dal v.130 segue una seconda contrapposizione: l'esempio positivo della contemporaneità dei cimiteri inglesi che si costituiscono come una continuazione del culto classico; i luoghi di sepoltura sono infatti giardini verdi in cui si può passeggiare. Per sostenere la positività di questo culto dei morti, Foscolo riporta l'esempio dell'ammiraglio Nelson che sconfisse la flotta francese nella battaglia di Trafalgar nel 1805; l'uomo morì in battaglia, e la sua bara fu ricavata dall'albero maestro della sua nave. A questo culto segue un'invettiva contro la situazione italiana: Foscolo accusa i gruppo dirigenti italiani tra cui intellettuali, ricchi e nobili, e li considera già morti all'interno del loro palazzi di potere. Alla condizione del ceto dirigenti l'autore contrappone la sua scelta di vita: un uomo appassionato, fedele alle virtù e ai legami autentici. Il poeta conclude poi questa contrapposizione con un riguardo verso le virtù: i cimiteri inglesi ispirano alla virtù, mentre quelli italiani sono dominati dalla viltà, dalla vigliaccheria e dall'opulenza, frutto della negligenza dei ricchi aristocratici italiani. Alla fine Foscolo spera che la sua eredità non sia di ricchezza, ma quanto di passioni e di una poesia libera. Terza parte v.151 La considerazione del valore civile delle tombe si allarga alla dimensione storica e politica: la tomba non è solo centro dei valori di un dato momento della civiltà, ma contemporaneamente un messaggio che travalica la successione del tempo. Infatti il poeta partendo da un esempio autobiografico, descrive alcune tombe di personaggi illustri le cui reliquie sono ospitate nella chiesa di Santa Croce a Firenze. I personaggi, che rendono sacra la terra che lì accoglie, sono descritti attraverso complesse perifrasi al fine di invitare e incitare gli uomini a imitarli compiendo grandi imprese: ● Machiavelli riferimento al Principe a cui diede un'interpretazione errata, opposta a quella di oggi • Michelangelo→ colui che costruì la cupola di San Pietro ● Galileo Galilei→ riferimento alle sue scoperte astronomiche Newton → continuatore degli studi astronomici di Galileo Dante Ghibellin fuggiasco ● ● Petrarca→ colui che ha purificato le tematiche erotiche dell'arte classica che erano affrontate in modo esplicito Lo stile è solenne ed enfatico perché Foscolo dice che Firenze è beata e felice, poiché può conservare le "glorie dell'Italia", glorie del passato, in contrapposizione all'Italia che è stata privata di tutto, tranne della memoria. Questo è il concetto fondamentale e centrale dei Sepolcri, cioè il riscatto dell'Italia tramite la memoria del suo passato nella cultura e nella letteratura→ questa è un'idea molto forte nel Risorgimento italiano e Foscolo viene visto come un eroe Il discorso termina con un'esortazione del poeta a un riscatto morale, civile e politico nei confronti del passato al fine di creare un'identità dell'Italia per farla divenire uno Stato-Nazione. La letteratura non è più solo la lucida analisi di una situazione di sconfitta, ma assume la funzione di ammaestramento etico e di stimolo civile e politico. La funzione politica assegnata da Foscolo alla letteratura è una concezione opposta a quella dei poeti cimiteriali: i poeti inglesi propongono una rivalutazione di ciò che è umile e quotidiano, Foscolo invece ripropone una concezione eroica in chiave moderna. Con un altro salto pindarico, Foscolo al v.188 dice che Vittorio Alfieri traeva ispirazione per le sue opere proprio da quei monumenti rappresentando un alter ego di Foscolo, la sua passione civile, e il suo desiderio di riscatto politico della nazione, tanto che viene detto che le sue ossa, sepolte anch'esse a S.Croce, emanano amor di patria. Vi è poi un altro volo pindarico che segna il passaggio dalla tomba di Alfieri alla battaglia di Maratona, combattuta dai Greci contro i Persiani. Foscolo immagina un navigante che osserva e descrive la battaglia dal punto di vista nuovo, particolare e alternativo. Questo salto, con un collegamento molto debole dal punto di vista logico, è lo spirito patriottico che animava sia Alfieri sia i greci nella Battaglia di Maratona. Questo parallelismo presenta anche un collegamento temporale tra presente e antichità classica. La battaglia è descritta in termini patriottici, enfatici e retorici; il tono è concitato e incalzante, dato dalle allitterazioni e dagli enjambement, mentre si conclude invece con un ritmo più rallentato nonostante ritorni il tema del sacrificio (come nell'Ortis), della morte per la patria. Quarta parte Introdotta da un esempio tratto dal mondo classico: il mare avrebbe deposto sulla tomba di le armi di Achille che aveva ottenuto con l'inganno ritorna il tema della giusta gloria per coloro che erano morti in guerra, e la morte viene vista come dispensatrice di gioia. Dunque alla funzione delle tombe nel perpetuare la memoria storica e i valori di una civiltà, si affianca quello della poesia che assolve meglio la funzione eternatrice e civilizzatrice delle tombe in quanto non essendo materiale non è sottoposta all'opera di corrosione del tempo che tutto trasforma e cancella. La poesia non ha solo il compito di conservare la memoria delle azioni gloriose, ma deve sembrare anche il ricordo degli sconfitti, delle sofferenze e del sangue versato; non deve stimolare all'azione eroica attraverso l'emulazione, ma destare sentimenti miti come compassione e solidarietà per le sventure. In questo modo la poesia assolve la funzione civile: esalta i valori essenziali per la costruzione di una civiltà in opposizione agli istinti feroci e belluini tipici della natura umana Per dimostrare questo, Foscolo riporta diversi esempi tratti dalla classicità: ● Elettra e sepolcro di llo, che sentendosi avvicinare la morte invoca a Giove di poter essere ricordata in eterno. Il luogo della sua sepoltura diviene il centro di una lunga trafila storica che inizia dalla città di Troia Cassandra, la cui pena era essere una profetessa obbligata a dire sempre la verità senza mai essere creduta ● ● Omero, simbolo per eccellenza della poesia, che grazie alla sua opera ha reso eterna la memoria di alcuni grandi uomini assumendo il ruolo che le tombe non possono assolvere, eternando i valori. Ettore, interessante perché fa parte dei vinti, e viene ricordato per le sue virtù anche se un nemico La meditazione sulle tombe e sulla poesia nei Sepolcri non è quindi la ripetizione di luoghi comuni retorici, ma lo strumento per mettere a fuoco problemi vivi in un'età travagliata e difficile.