Analisi del sonetto "Tanto gentile e tanto onesta pare"
Questo sonetto di Dante Alighieri, tratto dalla "Vita Nuova", è un esempio sublime di poesia stilnovista. Il componimento esalta la figura di Beatrice, presentandola come una creatura celeste che incanta chiunque la incontri.
Struttura: Il sonetto è composto da due quartine a rima incrociata (ABBA, ABBA) e due terzine a rima invertita (CDE, EDC).
La prima quartina introduce l'immagine di Beatrice che saluta, descrivendo l'effetto che ha sugli altri: le lingue ammutoliscono e gli occhi non osano guardarla.
Figure retoriche: Nei primi versi troviamo un'endiadi ("Tanto gentile e tanto onesta pare") e un'iperbole ("ch'ogne lingua deven tremando muta").
La seconda quartina prosegue la descrizione, paragonando Beatrice a una creatura celeste discesa sulla terra per mostrare un miracolo.
Highlight: La metafora "d'umiltà vestuta" sottolinea la virtù morale di Beatrice.
Le terzine si concentrano sull'effetto che lo sguardo e il volto di Beatrice hanno su chi la osserva, trasmettendo una dolcezza indescrivibile al cuore.
Vocabolario: "Labbia" è una sineddoche che indica il volto.
Il sonetto si conclude con l'immagine di uno spirito d'amore che emana dal viso di Beatrice, invitando l'anima a sospirare.
Analisi: Questo componimento rappresenta perfettamente la concezione stilnovista della donna-angelo, intermediaria tra il piano umano e quello divino.
La parafrasi del testo aiuta a comprendere meglio il significato profondo del sonetto, mentre l'analisi delle figure retoriche rivela la maestria poetica di Dante. Gli esercizi svolti su questo testo sono fondamentali per gli studenti della scuola media per approfondire la comprensione della poesia dantesca.