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San Francesco d'Assisi e Jacopone da Todi

22/6/2022

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San Francesco d'Assisi
La vita
Il più alto esponente della spiritualità religiosa del XIII secolo nasce ad Assisi nel 1181 o
1182 da una fam

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San Francesco d'Assisi La vita Il più alto esponente della spiritualità religiosa del XIII secolo nasce ad Assisi nel 1181 o 1182 da una famiglia Borghese e Mercantile impara il latino, il francese e mostra propensione per le il mestiere delle armi. Nel 1204 cadde prigioniero nella Guerra tra Assisi e Perugia cercando di raggiungere le truppe alleate, ammalatosi dovete tornare ad Assisi iniziando un travaglio interiore che lo porta nel 1206 A mutare le sue abitudini ritirandosi in un eremo dedicandosi alla cura dei lebbrosi. L'anno dopo il padre lo accusa di fronte al Vescovo per indurlo a rinunciare ai suoi propositi ma lui si spoglia degli abiti che indossa e glieli restituisce dichiarando di riconoscere Come padre solo Dio. è un episodio con un valore emblematico che segna un rovesciamento del rifiuto dei valori della società borghese del tempo a cui era appartenuto e a cui aveva preferito la via della povertà e della cura degli altri. La regola Stabilisce con i primi discepoli nel 1209 una regola andata perduta approvata l'anno successivo Dalla Chiesa ufficiale. Era animato dal desiderio di diffondere il Vangelo anche tra Gli infedeli e raggiunse l'Egitto dove fu trattato benevolmente dal sultano che gli consentì di recarsi in terra santa. Tornato a casa elaborò nuova regola, che riassunta e abbreviata fu approvata...

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Didascalia alternativa:

dal Pontefice. Gli ultimi anni della sua vita la trascorse in solitudine in preghiera nei conventi dell'Italia centrale segnato dai dolori fisici dalle preoccupazioni per i contrasti all'interno dell'ordine. Le opere Ricordiamo tra i fatti giunti a noi grazie alle biografie, e le "stimmate" ricevute sul Monte Verna e la "certificatio" (certificazione) una visione in cui Dio approvava il suo operato e per annunciava la salvezza eterna. Il mattino seguente avrebbe composto il Cantico del Frate sole o delle creature. Prima di morire si congedò dai suoi seguaci con un testamento che integrava la regola. Restano altri suoi scritti in latino, oltre alla regola e al testamento, legati all'insegnamento e alla Pietà religiosa: consigli e ammaestramenti spirituali, 6 lettere e 5 orazioni. Il Cantico è il più importante testo giunto a noi perché per la sua carica di altissima testimonianza spirituale e per l'intensità del messaggio poetico, un esempio straordinario di poesia religiosa che inaugura la nostra letteratura in volgare. Jacopone da Todi La vita Nasce tra il 1230 il 1236 Jacopo dei benedetti a Todi, studia diritto e si dedica all'attività di procuratore legale conducendo una vita gaudente e spregiudicata, la moglie Vanna dei conti di Coldimezzo morì per il crollo del pavimento durante una festa e dal marito fu scoperta la presenza di un cilicio sotto le sue vesti (strumento di penitenza e dolore). L'episodio cambia radicalmente l'uomo che per un decennio condusse una vita ascetica mendicando e sottoponendosi a dure fatiche e umiliazioni prima di entrare nell'ordine Francescano dei minori dove si schiera a favore degli spirituali che difendono la purezza della regola e prende posizione contro la politica temporale della curia romana. Con l'elezioni di Bonifacio VIII e il disfacimento dell'ordine dei "poveri Eremiti di Celestino" fondati da Jacopone Determina un precipitarsi della situazione. Jacopone contrasta il pontefice e la sua validità e viene colpito dalla scomunica e da l'assalto alla rocca di Palestrina che capitolò dopo un anno e mezzo di assedio e fu condannato al carcere a vita ma nel convento dove è rinchiuso non smette di scrivere e di difendere le proprie idee, si umilia perché gli venga tolta la scomunica ma non ottiene ascolto dal Pontefice, sarà liberato dalla scomunica nel 1303 con l'elezione del nuovo Papa Benedetto XI, morì nella notte di Natale nel 1306 in un convento. Le opere La sua opera contiene un gruppo di laude un trattato sull'Unione mistica, lo "Stabat Mater" (sequenza liturgica Sulla passione di Cristo), come i "detti," osservazioni morali. L'aspetto che colpisce del "laudario" di Jacopone è l'ossessiva presenza del corpo che ha guardato con odio e paura come un nemico insidioso da cui provengono il male e il peccato. La sua visione è ispirata un crudo pessimismo, egli insiste sull'infelicità della condizione umana con immagini cupe e forti. Sceglie gli aspetti negativi, le sofferenze fisiche, i vizi, i peccati, la morte, utilizza un linguaggio con molti termini che si riferiscono al concreto, rifiuta anche la vita sociale che gli appare dominata dall'egoismo dall'ambizione dalla sensualità peccaminosa, nega e rovescia le convenzioni della vita associata e si compiace di ciò che il mondo respinge: (la povertà, la malattia, la follia) si riduce oggetto di derisione e di beffa. Polemizza aspramente contro ogni forma di cultura e intellettualismo, opponendosi alla speculazione sofisticate della cultura teologica universitaria di cui francescani erano protagonisti perché riconosce una negazione degli ideali umili di Francesco, polemizza anche contro la chiesa come istituzione che sembra protesa solo a fini di ambizione. Scaturisce una posizione ascetica, il corpo deve essere mortificato per arrivare a una liberazione che riscatti l'uomo dal suo peso insopportabile, persegue la purificazione dell'anima, la tensione verso il trascendente nel laudario, è caro il tema dell'amore divino che si presenta come con un ardore passionale e violento come l'eros umano e spinge a cantare e a gridare senza vergogna come un impulso irrefrenabile. Questo amore non può essere reso con parole umane ma con la confessione dell'impotenza di parlare riuscendo a rendere il senso dell' "esmesuranza" della dismisura della sproporzione incolmabile tra i due piani, quello umano e quello Divino. Il linguaggio ha un'originalità e un'intensità straordinarie respinge il volgare illustre e si rivolge nel nativo dialetto Umbro esaltando i caratteri scabrosi, i suoni, la morfologia il lessico non è una una lingua rozza incolta ma ricorrono anche provenzalismi e latinismi. La poesia dell'età comunale lingua generi letterari e diffusione della lirica Il volgare come lingua letteraria - il policentrismo linguistico La letteratura volgare nasce in corrispondenza dei fenomeni economici, politici, sociali e culturali e l'affermazione dell'economia Mercantile, la formazione di regni, corti signorili, comuni, creazioni di università la trasformazione del ruolo e la funzione dell'intellettuale del letterato. Viene utilizzato il volgare nella produzione centro nord perché la lingua d'uso della classe in ascesa, la borghesia Mercantile. Non esiste un volgare nazionale, a seconda del luogo Si esprimono in lingua locale dando origine a un fenomeno di policentrismo linguistico Nel "vulgari eloquentia" Dante riconosce 14 volgari che si differenziano al loro interno e danno origine generi letterari diversi: La lirica: la poesia lirica nasce in Sicilia e si sviluppa in Toscana la poesia comico parodica e allegorica: in Toscana La poesia religiosa: si sviluppa in Umbria, Attenta agli aspetti didattici nella pianura padana ◆ Testi in prosa di tipo trattatistico, storico e narrativo: prevalentemente bolognese e Toscana Origini della lirica italiana Nel duecento in Italia si sviluppa un'esperienza poetica in volgare confinata esclusivamente all'arte che cerca un livello espressivo alto, una raffinata elaborazione formale, usato dalle Élite. Appartiene al genere lirico in cui il soggetto esprime se stesso e tratta delle proprie esperienze, dei propri sentimenti. L'espressione non è immediata ma è filtrata attraverso precise convenzioni letterarie. la tradizione lirica italiana si è sviluppata dalla poesia Cortese provenzale, i trovatori dopo aver abbandonato la Provenza in seguito alla crociata di Innocenzo III contro gli albigesi si diffusero nel nord Italia prima del 200 stabilendosi nelle Corti feudali nelle regioni settentrionali, iniziarono a sorgere imitatori che riprendevano fedelmente i temi, le forme metriche e la lingua. La scuola siciliana Alla corte siciliana sorgono imitatori della poesia trobadorica che non utilizza la lingua d'oc ma il loro volgare. I poeti siciliani creano così la prima poesia d'arte in volgare italiano.L'unico testo che ci è pervenuto in siciliano illustre è la canzone "Pir Meu Cori alligrari" Di Stefano Protonotaro da Messina. La poesia siciliana riprende i temi Amorosi, i procedimenti stilistici, le forme metriche dei modelli provenzali e rinuncia solo all'accompagnamento musicale: introduce il sonetto. I poeti siciliani sono funzionari dello Stato (notai come Jacopone da Lentini, esperti delle Arti cavalleresche come Pier Della Vigna, giudici come Guido delle colonne) e trattano esclusivamente dell'amore, chiusura che si può comprendere tenendo conto dell'ambiente sociale e politico da cui nasce la poesia siciliana. È un mondo ricco di contrasti tra Guelfi e Ghibellini e comuni, c'è una vita sociale intensa nei comuni dove l'intellettuale partecipa attivamente mentre in Sicilia c'è un forte potere monarchico assoluto, la poesia per questi funzionari è solo un evasione dalla realtà, un elegante segno di appartenenza a un Elite. L'amore è un gioco aristocratico e raffinato, I valori dell'amore Cortese sono stilizzati, privati di ogni legame con situazioni comuni e concrete, immersi in un'atmosfera rarefatta. Jacopo da Lentini Nato a Lentini (vicino a Siracusa) nel 1210 morì nel 1260. Fu notaio alla corte di Federico Il e fu citato come autore autorevole rappresentante della scuola siciliana da Dante. Codifica le forme metriche della canzone e fu probabilmente l'inventore del sonetto. I rimatori toscani di transizione Il modello della poesia siciliana acquistò grande prestigio e si diffuse soprattutto in Toscana, molti dei testi dei Poeti siciliani ci sono arrivati attraverso la trascrizione di copisti toscani, che li hanno modificati sovrapponendone il loro volgare. I poeti toscani riprendono i temi dell'amore, le convenzioni stilistiche dei poeti della Magna Curia, utilizzando il volgare e introducendo un allargamento tematico. L'ambiente politico e sociale è diverso da quello della monarchia dove la vita civile è dinamica, è percorsa da conflitti, il poeta non è più alla corte di un re Ma è un cittadino che vive intensamente la vita della città. La tematica civile e morale che era ignota ai poeti siciliani si sviluppa. Guittone D'Arezzo Nasce ad Arezzo intorno al 1235 e morì a Bologna Nel 1294, figlio di una famiglia della agiata borghesia, Si recò in esilio nel 1263 per l'inasprimento dei contrasti cittadini; nel 1965 entrò nell'ordine dei Cavalieri di Santa Maria( i frati Gaudenti) che si richiamavano un francescanesimo piuttosto moderato e permissivo. Nelle 50 lettere che scrive sviluppa le preferenze riguardo il conflitto in una ricerca retorica complessa ed elaborata parlando di argomenti di tipo edificante e morale. Le "rime" sono 50 canzoni più 250 sonetti, hanno tre distinti filoni tematici: i componimenti politici, le liriche d'amore e le poesie religiose. Scegli uno stile Arduo e complesso, spinge fino all'oscurità il gioco delle allusioni degli effetti verbali, accantonato da Dante perché lontano dall'idea di armonica musicalità dello Stil novo. L'attività di Guittone è stata accusata di astrusità e intellettualismo. E il più alto rappresentante del "trobar clus" nella poesia italiana delle origini. Il "dolce stil novo" Una nuova tendenza poetica Firenze si avvia a diventare il nuovo centro guida della cultura italiana con la formazione del nucleo più importante di una tendenza poetica, Il dolce stil novo in cui la lirica amorosa di ispirazione Cortese tocca la sua fase culminante in Italia, gli esponenti sono: Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Dino Frescobaldi e Lapo Gianni, che si distaccano nettamente dagli orientamenti dei rimatori Toscani e dalla tradizione siciliana e provenzale, i poeti hanno una forte e spiccata personalità per cui è difficile fissare i tratti distintivi di una vera e propria scuola, si possono individuare però le tendenze comuni come il rifiuto degli astrusi artifici stilistici e la scelta di uno stile più limpido e piano definito come dolce. Nei contenuti si sostituisce all'omaggio feudale rivolta alla dama una visione più spiritualizzata della donna che viene esaltata come Angelo in terra e dispensatrice di salvezza. La Corte ideale - Il binomio amore e gentilezza E più sensibile lo stacco dalla tradizione in due altri aspetti: l'attenzione concentrata con più rigore sulle e interiorità dell'amante con l'esclusione di Ogni riferimento a situazioni esterne e il fervore intellettualistico che si rifà un bagaglio filosofico e scientifico di provenienza universitarie. Si coglie l'aspirazione a sostituire la corte reale con una corte ideale composta da una cerchia ristretta di spiriti eletti di alta cultura e disdegnosi del volgo villano, Uniti fra loro da un vincolo geloso ed esclusivo; questa sostituzione di una corte ideale a quella reale risponde al nuovo ambiente sociale cittadino in cui si sviluppa questa nuova poesia. Lo Stilnovo si rivela l'espressione dello strato più elevato delle nuove classi dirigenti comunali che aspirano a presentarsi come una nuova aristocrazia fondata non sulla nobiltà di sangue ma sull' altezza di ingegno e sulla raffinatezza per distinguersi dai ceti inferiori. Uno dei temi centrali è l'identificazione di amore e gentilezza che senso di nobiltà il sapere amare finalmente è indizio di una superiore nobiltà d'animo. La gentilezza è un dato di natura legato alle qualità personali, non alla nascita e al titolo ereditario questi motivi erano già presenti nella tradizione Cortese precedente ma il contesto in cui sono ripresi né modifica il senso. Nella lirica tardo barica la rivendicazione della nobiltà dello spirito contro quella del sangue rispondeva alla visione di un aristocrazia Inferiore che voleva far parte a pieno diritto dell'aristocrazia feudale; Negli stilnovisti invece è una rivendicazione dei Ceti emergenti nel contesto urbano si vogliono collocare al posto della vecchia aristocrazia e ottenerne la posizione egemone nella società. L'origine nell'espressione dolce stil novo La formula "dolce stil novo" usata per designare il gruppo è stata coniata da Dante nel XIV canto del Purgatorio. I protagonisti dello stilnovismo Precursore del gruppo degli stilnovisti è il bolognese Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e il giurista Cino di sigibuldi da Pistoia che presenta già la fisionomia dell'epigono: si ripetono in lui, ridotti a schemi, tutti i motivi dello stilnovismo. Dante Alighieri nella sua giovinezza fa parte del gruppo e scrive liriche in cui riprende i temi e forme di Guinizzelli e Cavalcanti ma ben presto si distacca per seguire altre direzioni. La contraddizione tra amore e religione che attraversa tutta la tradizione della poesia Cortese è risolta da Dante a favore della religione, con il rifiuto di ogni ambigua contaminazione. Nella commedia la trasfigurazione teologale dell'amore per cui la donna diviene allegoria della teologia si accompagna la condanna senza remissione dell'amore Cortese e stilnovistico visto come sentimento peccaminoso. Guido Guinizzelli Un giudice di Bologna intorno al 1235 attivamente impegnato nelle vicende politiche della sua città, di famiglia Ghibellina si schiera dalla parte dei Lambertazzi, quando questi vennero sconfitti dai Geremei nel 1274 si rifugiò in esilio sui Colli Euganei a Monselice vicino a Padova dove morì nel 1276. Gli si può attribuire con certezza 5 canzoni e 15 sonetti. Inizialmente era legato allo stile artificioso Guittoniano Ma se ne staccò facendosi iniziatore della nuova poesia e fornendo ad essa con la canzone "Al cor gentile rempaira sempre amore" un "manifesto" programmatico esemplare., la critica ha limitato l'originalità di questo suo ruolo però Restano i riconoscimenti attribuiti a lui da Dante che definisce il suo maestro. Nel Canzoniere Guinizzelliano ci sono testi ancora legati a Guittone ma la maggior parte dei componimenti è impostata su nuove tonalità stilistiche e ha un campionario dei più tipici temi stilnovistici: ● identificazione tra amore e gentilezza • l'equiparazione della donna a un angelo proveniente dal Regno di Dio la lode dell'eccellenza della donna paragonate alle bellezze più elette della natura il valore miracoloso del suo saluto che dona salute e salvezza ● gli effetti della passione dell'amore sull'amante che si consuma e strugge sono tutti i motivi che saranno poi ripresi dagli stilnovisti Un'altra caratteristica della poesia di Guinizzelli e che sarà poi tipica dello stilnovismo e il gusto per il sottile ragionamento filosofico nutrito della cultura della Scolastica, la sua poesia costituisce un esempio perfetto di stile dolce, leggiadro cioè uno stile limpido e piano in contrapposizione alla contorta e artificiosa oscurità di Guittone. La poesia comico parodica il ribaltamento dei canoni stilnovistici Con il termine poesia comico parodica o comico-realistica indichiamo L'esperienza di alcuni poetici che seguono un percorso diverso rispetto a quello della linea politica dominante. Questa poesia caratterizzata dal rifiuto delle convenzioni che caratterizzano lo Stilnovo usa uno stile basso, si occupa di elementi quotidiani di una realtà spesso volgare, degradata, i personaggi sono deformi, gli ambienti malfamati e corrotti 8per questo è l'uso del termine realismo) Propone di rovesciare gli schemi e convenzioni della poesia elevata con intento caricaturale e grottesco, il procedimento prevalente è quello della parodia, che consiste nel trattare Con linguaggio Nobile e sublimato soggetti che sono in realtà spregevoli, i valori della cortesia, dell'amore vengono capovolti con l'intento di mostrare il loro risvolto alternativo, deformato, ridicolo all'amore sublimante si sostituisce il desiderio sessuale, alla donna raffinata la donna plebea, all' Elogio della virtù quella del Vizio. E un genere letterario che si lega alla tradizione della letteratura comica come quella dei Chierici vaganti Gli autori Il significato ideologico di questa poesia consiste nel valore anticonformistico e alternativo che rifiuta le visioni del mondo gerarchiche e ufficiali e dà spazio alla voce della diversità e dell'emarginazione. Uno degli esponenti è Cecco Angiolieri: Nelle sue poesie Si delinea l'immagine di una vita irregolare e inquieta, i temi ricorrenti nel suo canzoniere sono l'amore sensuale per una fanciulla plebea, l'odio per il padre avaro, le imprecazioni contro la sorte avversa, una disposizione irosa e Cupa verso il mondo la sua poesia. È un gioco letterario che si rifà alla tradizione della poesia Latina dei Chierici vaganti da cui ricava temi, situazioni, caratteri stilistici. L'insistenza sui temi risponde a un intento di esagerazione parodistica in aperta polemica con i modi sublimanti dello stilnovismo. Nella poesia di Rustico di Filippo compare la vena satirica che si manifesta nel ritrarre in Toni grotteschi e caricaturali persone e scene dell'ambiente Borghese Fiorentino con linguaggio violentemente espressivo. Sono molto diverse le tematiche della poesia di Folgore da San Gimignano che scrive due "corone" di sonetti: nella prima augura per ogni mese gioie e piaceri a una Brigata nobile e cortese e nell'altra consiglia il modo più piacevole di trascorrere i giorni della settimana in cui vengono ritratti i momenti più tipici della vita cittadina, la sua poesia esprime un ideale di vita Cortese animato dalla liberalità, dalla gioia dalla magnificenza dalla prodezza documenta come la borghesia comunale faccia propri i valori della società feudale cavalleresca proiettandoli in un mondo ideale in cui è bello evadere ma proponendoli come modelli di vita effettivamente praticabili. Cecco Angiolieri Appartenente a una ricca famiglia nacque a Siena intorno al 1260 e morì nel 1313 quando i figli rinunciano alla sua eredità. Morì in miseria sperperando il patrimonio Paterno risulta che fosse stato coinvolto in risse e processi, questo stile di vita conferma i temi delle sue poesie ma è esagerata l'immagine del poeta Ribelle in lotta contro la famiglia, immagine creata dalla critica romantico positivistica.