Il decadentismo pascoli e d'annunzio rappresenta uno dei momenti più significativi della letteratura italiana tra Ottocento e Novecento.
Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunzio sono due figure centrali del decadentismo italiano, sebbene lo interpretino in modi profondamente diversi. Pascoli sviluppa una poetica incentrata sul "fanciullino", sulla memoria e sul dolore, con uno stile che privilegia simbolismi e fonosimbolismi. La sua visione della natura è intimista e simbolica, popolata di presenze misteriose e significati nascosti. D'Annunzio, invece, elabora una poetica dell'estetismo e del superomismo, celebrando una vita inimitabile e straordinaria. La sua rappresentazione della natura è sensuale e panica, vista come forza vitale con cui il poeta si identifica in un'estasi dionisiaca.
Il rapporto tra Pascoli e D'Annunzio fu complesso e caratterizzato da stima reciproca ma anche da profonde differenze. Nonostante le analogie e differenze evidenti nella loro opera, i due poeti mantennero una relazione di rispetto professionale. Le loro divergenze emergono chiaramente nell'approccio alla poesia: Pascoli ricerca l'essenzialità e il mistero delle piccole cose, mentre D'Annunzio persegue la magnificenza e l'eccezionalità. Nella loro interpretazione del decadentismo, Pascoli privilegia l'aspetto simbolico e la dimensione del ricordo doloroso, mentre D'Annunzio enfatizza l'estetismo e la ricerca del piacere. La loro amicizia, seppur non intima, si basava sul riconoscimento reciproco del valore artistico, come dimostrano le occasioni in cui si sono pubblicamente elogiati. Le loro opere, pur nella diversità di stile e temi, hanno profondamente influenzato la letteratura italiana del Novecento, rappresentando due vie diverse ma ugualmente significative del decadentismo italiano.