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Paradiso - Dante Alighieri

30/9/2022

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Introduzione al Paradiso
همممهمه
Nel paradiso non vi è la dimensione del tempo, questo è eterno, un bene
per sempre. Tutte le anime del para

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Introduzione al Paradiso همممهمه Nel paradiso non vi è la dimensione del tempo, questo è eterno, un bene per sempre. Tutte le anime del paradiso, dopo essersi lavati dei peccati, possono accedere ai nove cieli concentrici. Il nono cielo si chiama "primo mobile" o Cielo cristallino, perché dà movimento agli altri, essendo il più veloce. I cieli sono una sostanza cristallina e gassosa. I restanti cieli prendono il nome dei pianeti incastonati in esso (es. cielo di Mercurio). Fuori dei cieli abbiamo l'empireo che è la sede di Dio, poi abbiamo la candida rosa, che è un immenso anfiteatro dove i posti a sedere sono petali di una rosa, lì hanno di sede tutti i santi e tutte le anime del paradiso. Tra queste anime vi è Beatrice, che diventa la guida di Dante per quasi tutto il paradiso. Qui Dante non si accorge della fatica che prova passando da un cielo all'altro questo perché guarda gli occhi di Beatrice che si fanno sempre più luminosi, fino a quando non dovrà essere accompagnato da San Bernardo fino a Dio. Dante immagina che Dio decida di spostare le anime dalla rosa ai cieli, dove si dividono in base a quella particolare caratteristica che hanno avuto in vita (es. colui che ha combattuto per la religione viene posto...

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Didascalia alternativa:

nel cielo di Marte). Nel paradiso Dante non riesce a vedere chiaramente le anime, perché diventano sempre più dei fasci di luce, non hanno volto, perché le anime tendono a perdere sempre di più se stessi. Si parla di ADEGUATIO VOLUNTATUM cioè la volontà unica che coincide con quella di Dio. Gli angeli sono queste percezioni che vanno dall'empireo fino a tutti i cieli, per collaborare al disegno di Dio, ogni cielo al proprio schieramento di angeli. ga Dante capisce che le anime vogliono parlare con lui perché si accendono, si illuminano di più. Nel paradiso ci sono gli angeli (di diverso tipo), sono presenze che vanno in continuazione dall'empireo verso gli altri cieli, ogni cielo ha il suo schieramento di angeli, portano il "nettare" -> bene di Dio. Dante viene rimproverato da Beatrice perché non ha ancora completato la sua purificazione, quindi si deve immergere in due fiumi: Lete(cancelle i suoi peccati), e l'altro Eunoe. Empireo: sede di Dio (luogo a 9 cerchi angelici), perché ciascun angelo va in un preciso cielo Beatrice torna sulla cima del purgatorio e sarà la sua nuova guida (si comporta come guida, amante e madre). Fanno il primo passaggio che avviene senza fatica si trova nel cielo della luna. Dante è sempre sostenuto dagli occhi di Beatrice . CANTO I Dove: dal paradiso terrestre verso i cieli del paradiso Personaggi: Dante e Beatrice 1-36 Proemiò al Paradiso Dante dichiara di essere stato nel più alto dei cieli, l'Empireo, dove ha visto "cose" che la mente umana non è in grado di ricordare del tutto. Materia del suo canto sarà ciò che la memoria ha potuto conservare e per questo invoca Apollo : se il dio della poesia lo aiuterà nel suo compito, egli potrà sperare nella corona d'alloro, il cui solo desiderio sarà tanto più gradito al dio quanto più raro è sulla Terra, per "colpa e vergogna" degli uomini i cui desideri sono rivolti a tutt'altro. 37-81 Trasumanazione e ascensione di Dante Riprende la narrazione del viaggio interroga dalla fine della seconda cantica. Indicato il momento cronologico dell'azione, Dante narra che, tornato dall'Eunoe, vede Beatrice girata a incisterà a fissare il sole. Anch'egli fa altrettanto e, riuscendo a guardarlo con intensità, scorge una grande luce. Tornato con lo sguardo a Beatrice si sente transumanare, ossia oltrepassar i limiti della natura umana: pur non accorgendosene, sta salendo con la sua donna verso il cielo. È colpito solamente da un fatto nuovo: una dolce armonia e una straordinaria luminosità che accende gran parte del cielo. 82-93 Primo dubbio di Dante La novità della dolce armonia e della grande luminosità suscita in Dante il desiderio di conoscere la ragione, poiché egli crede di essere ancora sulla Terra. Beatrice, che legge il dubbio nella mente di Dante, senza essere interrogata spiega a Dante che la sua supposizione è errata ell che essi stanno salendo in maniera estremamente veloce verso il cielo. L'ascesa è cosi rapida da superare la velocità di un fulmine che si abbatte sulla Terra. 94-142 Secondo dubbio e soluzione di Beatrice: l'ordine dell'universo. Appena dissolto il primo dubbio, ne sorge in Dante un secondo; come mai egli, corpo pesante, riesce ad attraversare "questi corpi levi" ossia l'aria e il fuoco? Ne chiede la ragione a Beatrice che, fissandolo come fa la madre con il figlio in preda alla febbre e che quindi non sa cosa dice, gli spiega come tutte le cose siano ordinate e dirette al proprio fine, secondo la condizione che ciascuna ha avuto in sorte, cosi come le navi nell'immenso mare, che tendono tutte alla riva anche se si dirigono ciascuna a un diverso porto; e per raggiungere questo fine una forza speciale, l'istinto, da loro l'impulso. Il fine dell'uomo è Dio, da cui pero la creatura può, ingannata da beni fallaci, deviare volontariamente. Ma Dante è. Purificato e libero da ogni legame terreno e per questa forza naturale tende verso Dio: ci sarebbe da meravigliarsi se in tale nuova e migliore condizione fosse rimasto sulla Terra, come se la fiamma viva non tendesse in altro verso la propria sfera. CAMPO • Dove: nel cielo della Luna • Beati: anime che in vita mancarono a un voto fatto • Personaggi : Dante, Beatrice e Piccarda Donati 1-33 Apparizione delle anime beate Dante alza il capo verso Beatrice per dichiarare di aver compreso la verità sulle macchie luminari, ma un'improvvisa visione lo distrae. Gli appaiono i volti di varie anime (spiriti difettivi), ma cosi tenui da sembrare immagini riflesse in un vetro trasparente o in acque nitide. Credono di vedere delle immagini riflesse, Dante si volta, ma non scorge nulla. Stupito, guarda Beatrice che, sorridendo, gli spenga che si tratta veramente di spiriti beati che gli appaiono nel cielo della Luna, il pianeta dell'incostanza, per non aver mantenuto fede ai voti fatti, e lo invita a parlare con loro. 34-57 Piccarda Donati Dante si rivolge a quell'anima che mostra più intensamente il desiderio di parlare e le chiede chi sia e quale sia la situazione dei beati in quel Cielo. L'anima dichiara di essere Piccarda Donati e spiega come essa e gli altri spiriti che la circondano siano in quel cielo, che è il più basso di tutti, per non aver adempiuto sino alla fine ai voti fatti. 58-90 Piccarda spiega a Dante i vari gradi di beatitudine Dante, dopo aver dichiarato che la nuova bellezza di Piccarda gli aveva impedito un pronto riconoscimento, chiede se queste anime, colliate nel più basso dei cieli, non sentavano il desiderio di stare in un cielo più alto. Piccarda, insieme con le altre anime, sorride e poi risponde che i beati vogliono ciò che Dio vuole, e proprio in tale adeguarsi della loro volontà, alla volontà divina sta la loro beatitudine. 91-108 Spiegazione dell'inadempienza del voto Dante ringrazia della spiegazione ottenuta, e chiede ancora a Piccarda quale sia stato il voto d lei non adempiuto. Essa narra allora di essersi da giovane ritirata dal mondo, facendosi suora nell'ordine di Santa Chiara; ma purtroppo uomini malvagi la rapirono dal chiostro e solo Dio sa la tristezza della sua vita successiva. 109-120 Piaccrda addita lo spirito di Costanza imperatrice Piccarda indica un'anima luminosa alla sua destra, che comprende bene ciò che essa dice di se, perché anche lei vittima della violenza: monaca, fu con I forza strappata al convento, anche se rimasta nel cuore fedele alle "sacre bande". È l'imperatrice Costanza, madre di Federico II di Svezia, l'ultima "possanza" dell'impero 120-130 Sparizione delle anime Terminato il suo discorso, Piccarda intona l'Ave Maria e cantando svanisce a poco a poco insieme con le altre anime, come fa una cosa pensate nell'acqua profonda. Dante la segue con lo sguardo fin dove può, poi volge gli occhi a Betraice, ma il fulgore di lei lo sopraffa tanto che non riesce neppure a rivolgere la domanda che intendeva farle. CANTO VI • Dove: nel cielo di Mercurio • Beati: anime che operano per ottenere la gloria terrena Personaggi: Dante, Beatrice, Giustiniano e Romeo di Villanova . 1-27 Risposta alla prima domanda: Giustiniano narra la sua vita Rispondendo alla prima domanda del poeta, l'anima dichiara di essere Giustiniano, che governo l'impero oltre duecento anni dopo che Costantino ne aveva trasferito la sede in Oriente. Parla poi della sua conversazione alla fede e della sua opera legislativa. 28-36 Ragioni della digressione sull'impero Giustiniano afferma che la natura stessa di tale risposta, con l'accenno all'aquila romana, lo obbliga a indicare le erronee azioni dei guelfi e dei ghibellini: gli uni infatti combattano l'aquila imperiale, gli altri indebitamente sene appropriano. 37-54 Storia dell'Aquila roman: l'età dei re e della repubblica Giustiniano comincia il racconto della storie dell'aquila imperiale: rimasta in Alba per piu di trecento anni, essa passo nelle mani di Roma con la lotta fra Orazi e Curiazi. Vinse i nemici vicini durante il periodo dei sete re e successivamente debello i Galli e i Tarentini, e atterrò l'orgoglio dei Crataginesi, per pure dietro ad Annibale, erano giunti sino in Italia. Sotto il segno dell'Aquila trionfarono, ancora giovani, Scipione e Pompeo, come prima erano rifulse le gesta di Torquato, di Cincinnato, dei Dieci e dei Fabi. ROMA NOVA ROMA AETERNA 55-96 Storia dell'aquila romana: l'età imperiale Giustiniano sintetizza poi le gesta dell'aquila affermando che, quando il cielo stabilí che tutto il mondo fosse in pace, Cesare prese in mano il "sacrosanto segno". Però la massima gloria tocco al terzo Cesare, Tiberio, sotto il cui regno avvenne la redenzione, anche la vendetta dell'uccisone di Gesù fu opera del "sacrosanto segno", tenuto allora da Tito, e infine esso dette protezione, tramite Carlo Magno, alla Chiesa, attaccata dal "dente longobardo". 97-111 Invettiva contro i guelfi e i ghibellini Giustiniano conclude la digressione ribadendo il rimprovero contro guelfi e ghibellini: i primi contrappongo al "sacrosanto segno" i gigli gialli di Francia, i secondi si appropriano di quel "segno", simbolo di giustizia, per interessi di parte. 112-126 Risposta alla seconda domanda: condizione degli spiriti del cielo di Mercurio Rispondendo alla seconda domanda, Giustiniano afferma che nel cielo di Mercurio sono apparse a Dante le anime di colore che oprano il bene, ma per ambizione di gloria e di fama. Ciò diminuisce i loro meriti, ma del grado della loro beatitudine essi sono contenti, perché vedono he la ricompensa è perfettamente pari a ciò che hanno meritato. 127-142 Giustiniano indica lo spirito di Romeo di Villanova Giustiniano conclude dicendo che e in questo cielo vi è anche l'anima di Romeo di Villanova che, giunto alla corte di Raimondo Berengario, seppe giovare grandemente al suo signore. Ma poi l'invidia dei cortigiani lo rese sospetto a Raimondo, per cui, vecchio e poccerò, si allontanò dalla corte andò mendicando, ma conservo un animo saldo e dignitoso.