Luigi Pirandello e Svevo testimoniano il disagio dell'uomo, dovuto alla trasformazione culturale che caratterizza il periodo a cavallo tra Otto e Novecento: la crisi dell'io, di un soggetto forte, unitario, coerente; la crisi dell'idea di una realtà oggettiva, organica, definita, ordinata, interpretabile con certezza mediante gli strumenti della ragione.
Per Pirandello la realtà è multiforme e su di essa ognuno ha la propria verità (relativismo). Egli stesso sperimentò l'esperienza del declassamento, del passaggio da una vita borghese agiata a una piccolo borghese con i suoi disagi economici. Ciò esercitò una certa influenza sulle sue concezioni e sul suo atteggiamento verso la società, considerata come alienante, una "prigione" da cui l'uomo cerca inutilmente di liberarsi per recuperare la spontaneità e l'immediatezza originarie della vita.
La notizia del dissesto fece inoltre sprofondare la moglie in una irreversibile follia e ciò può avere influito sulla concezione della famiglia come "trappola" che imprigiona e soffoca l'uomo.
La guerra Pirandello si schierò a favore dell'intervento dell'Italia, occasione per portare a termine il processo risorgimentale. In seguito la guerra incise dolorosamente sulla sua vita: il figlio Stefano fu fatto prigioniero dagli austriaci, la malattia della moglie si aggravò ed egli fu costretto a farla ricoverare in una casa di cura.
I rapporti con il fascismo Nel 1924 si iscrisse al partito fascista, probabilmente per ottenere i finanziamenti per il Teatro d'Arte. La sua adesione al fascismo però ebbe caratteri ambigui. In un primo momento lo scrittore, che in politica aveva idee conservatrici e antiborghesi, sperò che il fascismo potesse garantire un ritorno all'ordine, ben presto però si rese conto del carattere di vuota esteriorità del regime e, pur evitando ogni forma di rottura o anche solo di dissenso, accentuò a poco a poco il suo distacco. Attraverso la critica delle istituzioni sociali e delle "maschere" da esse imposte Pirandello cominciò a prendere di mira il regime, che era diventato l'esempio più evidente della falsità del meccanismo sociale.
Pirandello influenzato dalle teorie di uno psicologo francese era convinto che all'interno dell'uomo esistessero più persone ignote a lui stesso che possono emergere inaspettatamente. Questa teoria della frantumazione dell'io riflette sia nei cambiamenti culturali dell'epoca sia nell'affermarsi di alcune tendenze: l'espandersi della grande industria dell'uso delle macchine che riducono l'individuo ad un insignificante ingranaggio di un gigantesco meccanismo e il formarsi delle grandi metropoli moderne in cui l'uomo smarrisce il legame personale con gli altri e si aliena nella folla anonima.
La presa di coscienza di non essere nessuno suscita nei personaggi pirandelliani smarrimento dolore e senso di tremenda solitudine. La trappola della cosiddetta vita sociale, l'individuo è come chiuso in un carcere. L'unica via di salvezza e la fuga nell'irrazionale, nell'immaginazione che trasporta verso un altro mondo fantastico oppure nella follia che diventa il principale strumento di contestazione della società. La filosofia del lontano consiste nel guardare la realtà come da un'infinita distanza con distacco in modo da acquisire una prospettiva straniata che ridimensiona le vicende del dolore. La poetica dell'umorismo chiarisce proprio la concezione della vita alla poetica.
Pirandello constata come frequentemente ci imbattiamo in cose e persone diverse secondo i nostri pregiudizi da noi. Ci accorgiamo che sono il contrario di quello che secondo noi dovrebbero essere e ci fanno ridere: questo momento è quello che Pirandello chiama avvenimento del contrario che genera comicità. Ma se ci sforziamo a riflettere capiamo che dietro una situazione apparentemente comica si nasconde un dramma umano. Allora saremo presi da un senso di pietà e la nostra vita si trasformerà in un amaro sorriso. Tramite la riflessione siamo passati quindi dalla comicità all'umorismo.
Lo scopo della letteratura dell'arte è dunque quello di cogliere attraverso la riflessione il carattere molteplice contraddittorio della realtà osservandola da diverse prospettive contemporaneamente e svolgere così una funzione critica. L'arte umoristica è quindi tipica della modernità: l'umorismo propone un atteggiamento critico ed eroi problematici prevalentemente di livello piccolo borghese, in crisi entità, alienati dalla realtà, privi di certezze che hanno scarsa fiducia in se stessi o difetti fisici che conducono ad un'esistenza soffocante. Il teatro per Pirandelle è il genere più adatto a rappresentare la sua visione del mondo, il contrasto tra forma e vita, realtà e finzione, persona e maschera. Il teatro di Pirandello si distacca nettamente dall'altro del tempo, Pirandello porta all'estremo i casi della vita normale deformandoli in modo artificioso, inoltre propone in scena personaggi scissi, sdoppiati, ambigui proponendo una visione della realtà alternativa.