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LETTERATURA ITALIANA: Leopardi

24/6/2022

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GIACOMO LEOPARDI
• 29 giugno 1798: Giacomo Leopardi nasce a Recanati, nelle Marche, suo padre era il conte Monaldo e la madre era la marches

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• 29 giugno 1798: Giacomo Leopardi nasce a Recanati, nelle Marche, suo padre era il conte Monaldo e la madre era la marches

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GIACOMO LEOPARDI • 29 giugno 1798: Giacomo Leopardi nasce a Recanati, nelle Marche, suo padre era il conte Monaldo e la madre era la marchesa Adelaide Antici. • 1809-1816: Studia i libri della biblioteca del padre (Leopardi chiamerà questo periodo «sette anni di studio matto e disperatissimo»). Impara il latino, il greco e l'ebraico; scrive le prime opere. • 1817: Pubblica i primi scritti. Inizia a scrivere lo Zibaldone (il suo diario personale). • 1818-1823: Scrive gli Idilli (l'Infinito, 1819; La sera del dì di festa, 1820) e le Canzoni. • 1819: Prova a fuggire da Recanati, ma viene scoperto dal padre. Cade in depressione e le sue condizioni di salute peggiorano. • 1822: Va a Roma, ma con tristezza torna a Recanati e abbandona quasi completamente la poesia. • 1823-1824: Scrive le Operette morali. 1825: Va a Milano, e poi Bologna. • 1827-1828: Va a Pisa, vive un periodo di maggiore serenità e ricomincia a scrivere poesie, come A Silvia. • 1828-1830: Torna a Recanati, sprofonda in depressione; compone Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, Il sabato del villaggio. • 1830: Si trasferisce a Firenze. Si innamora di Fanny Targioni Tozzetti, ma non è corrisposto, scrive il Ciclo di Aspasia. Amicizia con il napoletano Antonio Ranieri. • 1831: Esce la...

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Didascalia alternativa:

sua prima raccolta di poesie, i Canti. 1833: Le sue condizioni di salute peggiorano. Si trasferisce a Napoli con l'amico Ranieri. • 1836-1837: Compone La ginestra e Il tramonto della luna. 1837: Muore tra le braccia dell'amico. OPERE: • Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica: (1818) espone alcuni punti base della sua poetica • Zibaldone: (1817-1832) raccolta di appunti e annotazioni di carattere filosofico, letterario, linguistico, sociale ed etico. È un'opera fondamentale per la filosofia del 1800 e per la sua vicinanza alle posizioni di Schopenhauer. Leopardi si può definire come l'iniziatore del nichilismo. • Gli idilli: (1819-1821) serie di componimenti lirici brevi che trattano di vicende relative alla vita campestre e contadina. esprimono l'interiorità del poeta, con modernità. I più famosi sono L'Infinito, Odi, Alla Luna, La sera del dì di festa, Il sogno e La vita solitaria. • Operette Morali: (1824-1832) 24 brevi scritti sotto forma di dialoghi tra personaggi reali o immaginari, tra cui il Dialogo della Natura e di un Islandese. • I Canti: (1828-1830) raccolta di idilli. Conosciuti con il nome di Grandi idilli, contiene alcune delle poesie più celebri, tra cui A Silvia, Il passero solitario, La quiete dopo la tempesta, Il Sabato del Villaggio e Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. • Pensieri: (1831-1835) raccolta di 111 pensieri in cui Leopardi riprende molte affermazioni poetiche e filosofiche. Produzione poetica: tre fasi di composizione dei Canti 1) 1818-1822: primi idilli e canzoni civili ricerca di uno stile personale. Uso della lingua petrarchesca nelle canzoni. Tema indefinito e infinito. 2) 1828-1830: i grandi canti pisano-recanatesi. tema dell'universalità, con riflessione filosofica, e volontà di distruggere tutte le illusioni. 3) 1831-1837: dal Ciclo di Aspasia alla ginestra. lessico innovativo, sensibilità moderna, e metrica rinnovata. PESSIMISMO: • Individuale: ritiene che la morte possa essere migliore della vita, a causa delle sue precarie condizioni fisiche e per la tematica romantica della morte eroica di fronte a una vita senza molte aspettative. • Storico e Universale: la vita umana non ha uno scopo e tutti gli uomini sono condannati all'infelicità terrena. Solo nell'età primitiva, l'uomo viveva in uno stato di felicità illusoria, quando non era condizionato dall'incivilimento dovuto alla ragione. La ragione ha fatto evolvere l'uomo, portandolo alla scoperta del male, del dolore e dell'angoscia. L'infelicità è un prodotto della ragione moderna, e le epoche passate sono migliori delle presenti. • Cosmico: l'infelicità é legata alla vita stessa dell'uomo. La natura, precedentemente vista come benigna, diventa maligna poiché, dopo avere generato l'uomo, tende a eliminarlo per generare altri individui, condannando ogni singolo a vivere un'esistenza infelice. La natura ha creato l'uomo con l'illusione della felicità, ed è quindi sua la colpa della miseria umana. Il dolore è cosmico perché non riguarda solo gli uomini, ma anche gli animali e le piante. TEORIA DEL PIACERE: nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l'uomo può figurarsi infiniti piaceri attraverso l'immaginazione. • immaginazione: 1) compensazione di una realtà di infelicità e di noia. 2) costruire una realtà parallela dove l'uomo ha un illusorio appagamento. • l'immaginazione è stimolata dal vago, l'indefinito, il lontano, l'ignoto. • poesia: recupero della visione immaginosa della fanciullezza attraverso la memoria. LA NATURA E LA CIVILTÀ: evoluzione del pensiero leopardiano (Zibaldone) • 1º brano: sistema della natura e delle illusioni la natura aveva creato l'uomo che può illudersi (forma di felicità illusoria). La civiltà ha distrutto le illusioni naturali e accresciuto l'infelicità. • 2º brano: crisi del sistema leopardiano della natura bisogno del piacere e naturale impossibilità assoluta di ottenerlo, colpa alla natura. • 3º brano: affermazione della negatività organica dell'universo descrizione del giardino percorso da infinita sofferenza, allegoria della condizione umana. DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE: (Operette, 1824) • Un islandese è insofferente e infelice e inizialmente crede che questo stato d'animo sia dovuto ai mali rapporti con i vicini. Per questo decide di isolarsi ulteriormente. Ma ancora una volta è insofferente e attribuisce la sua infelicità al clima. In casa è costretto a stare vicino al fuoco ma qui soffre per l'ambiente secco e pieno di fumo, all'esterno il clima è troppo rigido. Decide di girare il mondo convinto di trovare un luogo adatto a lui. Ma trova luoghi troppo caldi, troppo freddi, troppo piovosi, con venti forti, terremoti. Arrivato in Africa, incontra la Natura a cui rivolge domande esistenziali, dopo aver mostrato incomprensione verso il suo comportamento. La Natura risponde che nel suo agire vi è totale indifferenza per la condizione umana. L'islandese chiede a chi giova la vita infelice dell'universo ma non c'è risposta. Islandese divorato dai leoni. • concezione della natura: testimonia il passaggio a una concezione negativa della Natura, vista come matrigna. • concezione materialistica: il rapporto tra uomo e Natura è concepito come un ciclo perpetuo di creazione e distruzione, del tutto fine a se stesso. • concezione meccanicistica: La Natura è incurante rispetto alle sorti dell'uomo. Il suo unico interesse è di perpetuare il meccanismo della vita, di cui sofferenza fisica, malattia morte sono condizioni necessarie. • necessità della sofferenza: elemento necessario affinché la morte, e conseguentemente la legge naturale, possa continuare a operare. • conte philosophique: concetto filosofico di Natura personificata, attraverso un meccanismo letterario tipico del conte philosophique del 1700 francese. L'INFINITO: • vv. 1-8: sensazione visiva che dà l'input all'immaginazione. vv. 8-15: sensazione uditiva che dà l'input alla possibilità di percepire un infinito temporale • Il poeta si trova sulla sommità di una collina e osserva il cielo, soffermandosi a riflettere sul paesaggio che lo circonda e sugli elementi della natura. rumore del vento riporta alla mente suono degli anni che passano. L'immensità che avvolge l'autore è come una marea che travolge il suo corpo e spirito. • L'inizio della poesia è concreto e il colle è il monte Tabor. I pensieri del poeta sono stimolati da elementi esterni concreti che diventano occasione di riflessioni al di là della concretezza. La siepe non è un elemento negativo che limita la veduta perché permette al poeta di pensare con la fantasia che cosa ci sia al di là. La siepe rappresenta il limite della possibile conoscenza umana. • vago e indefinito: utilizzo di parole che evocano concetti sfumati e indeterminati. DIALOGO DI PLOTINO E DI PORFIRIO: (Operette, 1827) • Affrontato da il maestro Plotino e l'allievo Porfirio, sul tema della morte. • Porfirio: vuole suicidarsi per porre fine alle sofferenze. Crede che solo grazie al suicidio si possono evitare i sentimenti vani della vita. Non bisogna avere paura della morte, in quanto è l'unica medicina per i mali dell'uomo. • Plotino: 1) se tutti gli uomini tentassero il suicidio, non sarebbe garantita la continuità della specie umana. 2) ritiene che il dolore sia lecito nella vita dell'uomo, lo accompagnerà lungo tutto il corso della sua vita. 3) È utile solo per i mali personali ma accentua i mali dei propri cari. • Leopardi: 1) la morte è l'unica medicina capace di ridurre i mali terreni, ma questa deve avvenire spontaneamente in quanto il suicidio porta alla sofferenza di altre persone. 2) necessario confortarsi a vicenda tra gli uomini, in modo da affrontare la natura nemica, la responsabile di questi mali. CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA: (1829) • il poeta si rivolge alla luna, ponendole alcune domande che hanno a che fare col senso dell'esistenza. Leopardi fa una descrizione allegorica della vita umana: paragonata al viaggio insidioso di un vecchierello malato, esposto alle intemperie della natura, non ha altra destinazione che l'abisso orrido, ovvero la morte. • saggezza dei primitivi: Leopardi riflette sulla saggezza pura dei primitivi in antitesi a quella corrotta dei moderni. • canto: cantilena, lamento sommesso e rassegnato. ha una spiccata cantabilità dove si cerca di riprodurre il tono della lirica primitiva. • il pastore: è il protagonista del canto. è antico ma ha tutti i caratteri dell'uomo moderno. • luna: Interlocutrice del pastore e dotata di caratteri femminili, natura amica. • pessimismo cosmico: La conclusione alla quale giunge il pastore-filosofo è che la vita è male. DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE: (Operette) • un passeggere ed un venditore di almanacchi affrontano il problema di come l'uomo si mostra sempre più scontento degli anni passati. È evidenziata dal venditore la speranza che l'anno che viene non somigli assolutamente ad uno appena trascorso. • Emerge il tema del desiderio di una vita migliore, che viene riposto in un futuro sconosciuto, e di una felicità che però non avrà mai posto nell'esistenza umana. le considerazioni sulla irrimediabile infelicità umana sono pacate, quasi serene. • la vita futura è attraente, perché ce la fingiamo lieta con l'immaginazione. LA GINESTRA: (1836, Canti) • epigrafe: colloca una citazione del Vangelo di Giovanni. Leopardi capovolge il senso della frase dell'evangelista Giovanni: il buio rappresenta per il poeta l'illusione della religione e delle menzogne, la luce la ragione. • 1ª strofa: descritto il paesaggio alle pendici del Vesuvio, rallegrato dai fiori della Ginestra. Invito ai progressisti a visitare questo luogo per ricredersi, loro credevano nel continuo processo della società. 2ª strofa: definisce l'800 come il secolo superbo e sciocco, che nasconde la verità della piccolezza umana, l'uomo è illuso di essere la specie migliore. • 3ª strofa: l'uomo coraggioso è quello che ammette la sua debolezza la e povertà e la sua misera condizione. • 4ª strofa: il poeta si rende conto della piccolezza della Terra e quindi dell'uomo. • 5ª strofa: similitudine: come una piccola mela può distruggere il laborioso lavoro delle formiche, allo stesso modo un'eruzione vulcanica può ricoprire le città. • 6ª strofa: la paura di un contadino davanti alla potenza del Vesuvio si riflette nel tempi odierni. 7ª strofa: l'uomo deve prendere esempio dalla ginestra, che non si erge orgogliosa e non si prostra ad implorare la lava. soluzione nella solidarietà tra gli uomini. • Testamento lirico-filosofico: La posizione finale nella raccolta e la sua lunghezza conferiscono a 'La ginestra' l'aspetto di un testamento lirico-filosofico. • Ginestra: arbusto che, pur esposto alla furia distruttrice della natura, si rivela flessibile e resistente. Modello di condotta di fronte al destino avverso. • Stile e Tono: stile molto vario e intreccia in modo inestricabile toni diversi. • Solidarietà: consente agli uomini di reagire alle ingiustizie della natura.