Il periodo dall'erudizione al bello del 1816 fino alla grande crisi del 1819 è ricco di esperimenti letterari: Idilli pastorali, e leggi e, canzoni su argomenti moderni e cronachistici, tragedie pastorali, inni, un romanzo autobiografico.
Pascoli compone 10 canzoni tra il 1818 e il 1823 che pubblica in un opuscolo a Bologna e stamperà poi la raccolta di Versi che comprende due Elegie un'epistola in versi e 6 componimenti riuniti sotto il titolo di Idilli. Nel 1831 raccoglie le canzoni, i testi dei Versi e alcuni lavori giovanili con altri testi ed da il titolo complessivo di canti.
Le prime edizioni del 1828, 1835, e 1845 sono significative per la compilazione delle poesie. Il titolo canti rimanda il carattere lirico di queste poesie, che traggono alimento dall' intima soggettività dell'autore anche quando trattano temi civili o filosofici.
Le Canzoni
Le canzoni sono componimenti di impianto classicistico, impiegano un linguaggio Aulico, sublime ed denso della tradizione. Le canzoni civili composte tra il 1818 e il 1821 trattano tematiche civili come il pessimismo storico che caratterizza la visione di Leopardi in questo periodo. Esse presentano spunti polemici contro l'età presente, inerte e corrotta, incapace di azioni eroiche e affogata in una nebbia di tedio.
Altre canzoni come l'Ultimo Canto di Saffo e Bruto Minore presentano caratteristiche diverse, passando dal pessimismo storico a quello cosmico, delinearando l'infelicità umana non solo per ragioni storiche, ma per una condizione assoluta. Si passa a incolpare non solo la natura ma gli dei e il fato, visti come forze malvagie che si compiacciono di perseguitare l'uomo.
Gli Idilli 1819-1821
Gli Idilli presentano tematiche intime e autobiografiche, con un linguaggio colloquiale e di limpida semplicità. Non hanno nulla a che vedere con la tradizione bucolica classica di Virgilio, né a che fare con la nazione moderna di idillio. Per Leopardi, gli Idilli sono espressione dei suoi sentimenti, affezioni, e avventure storiche del suo animo.
Dopo la stagione delle canzoni e degli Idilli, comincia per Leopardi un silenzio poetico che durerà fino alla primavera del 1828. Non scrive più in poesia e si dedica soltanto all'investigazione dell'arido-vero. La svolta a Pisa nel 1828 lo riporta alla composizione, con componimenti legati al Risorgimento, riprendendo temi, atteggiamenti, e linguaggio degli Idilli del 1819-1821.
Grandi Idilli
I Grandi Idilli presentano la fine delle illusioni giovanili, l'acquisizione della consapevolezza del vero, la costruzione di un sistema filosofico fondato su un pessimismo assoluto, un linguaggio più misurato ed equilibrato, con versi endecasillabi alternati con settenari. Si tratta di una ripresa, attraverso la memoria, del passato, accompagnata dalla consapevolezza del vero e dalla vanità di quegli Inganni. Presentano immagini liete rarefatte, assottigliate, e accompagnate dalla consapevolezza del dolore, del vuoto e della morte.
Il ciclo di Aspasia 1833-1835
Dopo l'allontanamento definitivo da Recanati, Leopardi si stabilisce un contatto diretto con gli uomini, le idee e, i problemi del suo tempo, presentandosi più orgoglioso di sé, della sua propria grandezza spirituale è più pronto e combattivo nel diffondere le proprie idee, nel contrapporle polemicamente alle tendenze dominanti dell'epoca. La poesia diventa nuda, severa, quasi priva di immagini sensibili, e si accompagna da atteggiamenti energici, combattivi, e eroici, con un linguaggio aspro, anti musicale e la sintassi complessa spezzata.
La critica di Leopardi si indirizza contro tutte le ideologie ottimistiche che esaltano il progresso miglioramento indefiniti uomini, contro le tendenze di tipo spiritualistico e neo cattolico che si vanno ad affermare nel periodo della restaurazione. La sua visione del progresso è in netta opposizione a quelle ottimistiche, presentando una visione pessimista e materialista che nega la speranza in un'altra vita.
La Ginestra è un'opera che fa parte del ciclo di Aspasia e rappresenta l'idea leopardiana di progresso. La lirica è un esempio della poetica di Leopardi e della sua visione del mondo, che si manifesta come un'opposizione e una critica al pensiero ottimistico e spiritualistico dell'epoca.