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Le origini della lingua italiana

26/8/2022

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LE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA
Dal latino al volgare
L'uso del latino si era affermato nell' VIII secolo a.C. e, grazie alla sua
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LE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA Dal latino al volgare L'uso del latino si era affermato nell' VIII secolo a.C. e, grazie alla sua concretezza, si diffondeva rapidamente nell'impero, sovrapponendosi alle lingue autoctone (del luogo). La lingua latina non era mai stata una lingua parlata in modo uniforme in tutto l'impero romano perché spesso non riusciva a sostituirsi completamente alle lingue native dei popoli conquistati ed, unendosi con queste, finiva per dar luogo a "dialetti" specifici di quella area geografica. Il lungo dominio romano aveva unificato l'Europa occidentale non solo a livello politico e amministrativo, ma anche linguisticamente. Il latino era (un po' come l'inglese oggi) la lingua usata per gli scambi commerciali e culturali. Alcune fonti classiche distinguevano un latino letterario (usato per la scrittura) e un latino parlato dal popolo, usato anche dalle persone colte nelle loro occupazioni quotidiane. Nel V secolo le invasioni barbariche provocarono continui cambiamenti nella lingua parlata, dovuti alla progressiva integrazione tra i conquistatori e gli abitanti delle regioni occupate. Nascono così nuove lingue, chiamate appunto volgari. Questa fase fu caratterizzata da una situazione di diglossia (bilinguismo), cioè una condizione nella quale una stessa comunità utilizza due lingue diverse per funzioni distinte. Si verifica pertanto la presenza contemporanea di più lingue: 1) il Latino: lingua utilizzata dalla Chiesa nei documenti ufficiali e per l'insegnamento. 2) I Volgari: lingua del popolo...

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Didascalia alternativa:

("vulgus"), nata dalla fusione del latino con le altre lingue degli invasori. I volgari sono diversi in ogni regione. Mentre il latino rimase ancora per secoli la lingua della cultura e dei dotti, nelle diverse regioni colonizzate da Roma, il latino volgare iniziò ad evolversi e a diversificarsi. Si formarono così due ceppi linguistici principali: 1) Lingue Romanze o neolatine ("nuove lingue" di origine latina parlate nella Romania): si svilupparono nel sud Europa e in esse prevalse l'origine latina. Da questo ceppo linguistico si originarono l'italiano, il francese, lo spagnolo. Nota: la Romània (da non confondere con lo stato rumeno) è l'area in cui si svilupparono, dopo la caduta dell'impero romano, le lingue figlie del latino, cioè le lingue romanze o neolatine. 2) Le lingue Germaniche: si svilupparono nel nord Europa e in esse prevalsero le caratteristiche delle lingue nordiche. Da questo ceppo linguistico derivarono le lingue anglosassoni, il tedesco, le lingue scandinave. Le prime testimonianze del volgare in Europa In Francia e Germania il volgare locale viene usato più di un secolo prima rispetto all'Italia. Si tratta dei Giuramenti di Strasburgo (842), in cui si consente al soldato di fare giuramenti in volgare. I primi documenti del volgare in Italia La storia della lingua italiana nasce come evoluzione della lingua latina. L'Italiano che noi conosciamo deriva direttamente dal latino Volgare, cioè dal latino parlato dal popolo (il vulgo). Il latino volgare è sopravvissuto nell'uso quotidiano, trasformandosi e dando vita alle lingue romanze. Il latino classico, invece, ci è giunto grazie al lavoro di copiatura dei testi scritti da parte dei Copisti Amanuensi. COPISTI AMANUENSI Il passaggio dal latino volgare all'italiano è stato sicuramente un processo lento e graduale come dimostrato da alcune fonti storiche di seguito riportate. Queste testimonianze dimostrano che a un certo punto il volgare comincia ad essere non soltanto parlato, ma, in certe circostanze, anche scritto. 1) Appendix Probi Uno dei documenti più importanti che ci permette di conoscere questo passaggio dal latino volgare alla nuova lingua è la cosiddetta Appendix Probi, una sorta di manuale di grammatica redatto da un certo Valerio Probo. Latino classico Latino volgare DOMINA CALIDUM OCULUM NEBULA IGNIS EQUUS OS DOMNA CALDUM OCLUM NEBLA FOCUS CABALLUS BUCCA Italiano DONNA CALDO OCCHIO NEBBIA FUOCO CAVALLO BOCCA 2) Affresco della Basilica di San Clemente L'affresco si trova a Roma e ricorda il passaggio dal latino all'italiano, passando attraverso l'uso del volgare. Leggendolo potremmo definire questo affresco come una sorta di fumetto, dato che il pittore aveva aggiunto alle immagini anche delle brevi didascalie che indicavano i discorsi dei personaggi dell'affresco. In questo affresco, così come doveva accadere nella realtà quotidiana, il latino è usato dai personaggi più nobili, il volgare, invece,dai plebei. 3) L'indovinello Veronese L'Indovinello Veronese Se pareba boves, alba pratàlia aràba et albo versòrio teneba, et negro semen seminaba 3) Il Placito di Capua Teneva davanti a sé i buoi, arava bianchi prati, e un bianco aratro teneva e un nero seme seminava. Qual è la soluzione? Ⓒ Il primo documento conosciuto in lingua italiana è l'indovinello veronese, contenuto in un codice (libro). Questo brevissimo testo sembra descrivere il lavoro di un aratore, ma si riferisce in realtà a quello del copista. L'indovinello è infatti sviluppato attraverso il paragone tra la semina e lo scrivere: i buoi che arano un prato bianco corrispondono alle dita della mano che tendono verso la pagina bianca; il bianco aratro è la penna (bianca perché fatta con una piuma d'oca), il seme nero l'inchiostro. Il Placito di Capua «Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedictin. So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent'anni l'abbazia di San Benedetto. form for koll af for alle porque la Constner fosse Le pofferter poter for hending Un altro importantissimo documento per le origini della lingua italiana è il Placito Capuano. Si tratta di un documento notarile, scritto nel 960 d.C. a Capua, su pergamena, e serviva per risolvere una questione legata al possesso di alcune terre. L'abate di Montecassino affermava che quelle terre erano utilizzate dal monastero da più di trent'anni e che quindi erano entrate nei loro domini, mentre Rodelgrimo di Aquino rivendicava le sue terre, occupate abusivamente dai monaci. La trasmissione dei testi latini Grazie a quale affascinante percorso sono giunte fino a noi le opere latine dell'antichità e del medioevo? Se noi oggi possiamo leggere opere scritte nell'antichità o nel medioevo, cioè prima dell'invenzione della stampa, lo dobbiamo al fatto che di queste opere ci sono state tramandate delle copie manoscritte, tutte inevitabilmente diverse l'una dall'altra, dato che la copiatura a mano era un lavoro artigianale che ogni volta produceva un risultato poco o tanto diverso. Delle opere latine dell'antichità classica, ad esempio, non possediamo nessun manoscritto d'autore; nella maggior parte dei casi, le copie che ci sono rimaste sono pienamente medievali, scritte cioè parecchi secoli più tardi, in contesti storici e sociali molto diversi da quelli originari Ma quanti mutamenti si sono prodotti in questi passaggi per noi sconosciuti? Quanto il testo originale è diventato diverso? Con quali metodi critici i filologi di oggi analizzano quanto è tramandato nei manoscritti, alla ricerca delle forme primitive? Chi legge un'opera che fu scritta nell'antichità o nel medioevo non sempre è consapevole del fatto che il testo che ha davanti è frutto di una lunga e difficile indagine critica. L'indagine è necessaria perché della massima parte di questi testi praticamente di tutti quelli antichi, e della gran parte di quelli medievali - non ci è giunto il manoscritto prodotto dall'autore, ma soltanto delle copie, tutte diverse l'una dall'altra; se vogliamo conoscere la forma originale, o quanto meno avvicinarci ad essa, è necessario affidarci alla FILOLOGIA, una vera e propria scienza nata nel III sec. a.C. che analizza queste copie per individuare quali di esse riportano un testo più vicino a quello primitivo. Per effettuare questa indagine ci si basa soprattutto sull'analisi delle varianti presenti nei codici, che permettono di ricostruire i percorsi di copiatura. Se ad esempio in un certo numero di manoscritti si ritrova una medesima lacuna nel testo, è evidente che quei manoscritti sono fra loro collegati: quel guasto si sarà prodotto in un particolare codice, ed è stato poi ereditato da tutti gli altri che sono stati copiati da quello. Naturalmente i margini di incertezza restano molti, e raramente si può giungere a ricostruire un testo 'sicuro'; ma il risultato di questo lavoro permette comunque di avvicinarsi all'originale; se vi rinunciassimo, saremmo costretti ad accontentarci di testi molto meno conformi a quanto avevano scritto gli autori antichi e medievali, con la conseguenza di un generale travisamento della nostra conoscenza di quei periodi. COMPITI DA SVOLGERE A) LEGGI LA LEZIONE SOPRA ESPOSTA, SOTTOLINEA LE PARTI CHE REPUTI IMPORTANTI E REALIZZA UN RIASSUNTO. B) DI SEGUITO REALIZZA UNA SCALETTA ED UTILIZZALA PER LA RIPETIZIONE DEGLI ARGOMENTI STUDIATI.