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Le novelle di Verga

24/9/2022

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Le novelle di Verga
Verga scrive i Malavoglia nel 1881 e Mastro Don Gesualdo nel 1889. Tra i due vi sono 8 anni
durante i quali scrive Novel

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Verga scrive i Malavoglia nel 1881 e Mastro Don Gesualdo nel 1889. Tra i due vi sono 8 anni
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Le novelle di Verga Verga scrive i Malavoglia nel 1881 e Mastro Don Gesualdo nel 1889. Tra i due vi sono 8 anni durante i quali scrive Novelle Rusticane e Per le vie, entrambe formate da 12 novelle ciascuno e scritte nel 1883. Novelle rusticane Sono ambientate in Sicilia, ma, a differenza della raccolta precedente (Vita dei campi), i protagonisti non sono pastori o persone sfruttate, ma vi sono anche borghesi, membri della nobiltà caduta o del clero arricchitosi. In Novelle dei campi vengono idealizzati i valori puri del mondo arcaico. Ora Verga ha compreso che la lotta per la vita vale per tutte le classi sociali. Vi è un desiderio di accumulazione, come ne "La roba", la più importante di questa raccolta, che anticipa Mastro Don Gesualdo così come Fantasticherie anticipava i Malavoglia. Il protagonista de "La roba" è Mazzarò, che in tutta la sua vita ha accumulato roba come campi, terreni e possedimenti materiali. Mazzarò impazzisce quando sente di dover lasciare la roba essendo diventato vecchio e vicino alla morte. All'inizio l'attenzione di Verga si concentra su un viandante che passa sui campi di Mazzarò senza sapere di chi siano. Sente sempre dire che appartengono a Mazzarò. Vi è un'accumulazione di termini che indica la vastità dei campi che sembrano non avere fine. I luoghi...

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Didascalia alternativa:

in cui si svolgono i fatti sono città della Sicilia, in provincia di Siracusa. Il narratore è un personaggio interno, anonimo, che fa suo il punto di vista di Mazzarò. "La roba" da Novelle rusticane Il racconto si apre con un passante straniero, il quale vedendo tanta distesa di terra continuava a chiedere di chi fosse, e tutti rispondevano Mazzarò, un bracciante siciliano di umili origini, il quale dopo aver lavorato sodo per un lungo periodo della propria vita alle dipendenze di un padrone, riuscì ad accumulare una ricchezza considerevole tanto da diventare lui stesso padrone delle terre che prima lavorava giorno e notte, diventando più ricco del barone, oramai spodestato da Mazzarò stesso. Egli possedeva fattorie, grandi come piccoli villaggi, con magazzini simili a chiese, aveva un numero incredibile d' uliveti, di vigne, talmente tanta terra che persino il sole che tramontava e gli uccelli che volavano sembravano essere suoi. Il proprietario, prima preso a bastonate, successivamente rispettato da tutto il paese e persino usuraio del paese stesso, divenne noto, oltre che per la sua ricchezza, per la sua avidità: per lui i soldi non erano un mezzo per migliorare la propria condizione di vita, ma solamente un continuo accumulare di terre e ricchezze senza godersele; infatti, nonostante fosse ricchissimo, mangiava solo pane e cipolle, inoltre per non spendere troppi soldi non aveva alcun tipo di vizio. Per tutta la sua vita aveva lavorato duramente per accumulare tutte quelle terre e quelle ricchezze, a volte con il lavoro onesto, altre invece imbrogliando gli acquirenti. Proprio per questo motivo il proprietario terriero cercava di racimolare il più possibile ricchezze, perché era consapevole delle numerose fatiche che aveva fatto per ottenerle, ed ora dunque non vi si voleva più distaccare, nemmeno per un momento, tanto che spendere era diventato una specie di incubo, sia quando doveva pagare le tasse ma persino quando pagò a sua madre il funerale. L'unico problema di Mazzarò era quello di non avere nulla oltre alla sua roba, nessun affetto, né figli, né cugini, né parenti, a cui donare le terre dopo la sua morte e visto che per lui si stava avvicinando il periodo della vecchiaia, il solo pensiero di dover abbandonare le sue terre lo faceva diventare matto, talmente fuori di sé che arrivò ad ammazzare le sue bestie a colpi di bastone piuttosto che lasciarle lì, strillando:" Roba mia vientene con me". Per le vie Nel 1883 Verga scrive anche la raccolta Per le vie, formata da 12 novelle. "L'ultima giornata" da Per le vie Si parla del suicidio di un uomo sconosciuto a Milano. Forse si tratta di un immigrato. Non ha soldi per vivere e si suicida. Prima si parla del suo suicidio sotto un treno, mentre poi vi sono le indagini e si capisce che aveva difficoltà economiche. Muore tra l'indifferenza generale. Forse con gli ultimi soldi aveva provato a vincere la lotteria. Differenze tra Novelle rusticane e Per le vie: Mentre N.R. sono ambientate nella campagna siciliana, P.L.V. nella Milano industriale; N.R. ha come protagonisti personaggi umili e sfruttati, mentre P.L.V. borghesi che subiscono isolamento e vivono in una condizione di disagio economico. Giacché Verga parla di borghesi cambiano le tecniche narrative; In P.L.V. non si ha più la regressione (anche in M.D.G.), perché si parla di borghesia. Non rinuncia, però, all'impersonalità o all'eclissi. Non ci dà antefatti e il narratore è una voce anonima che appartiene a quel mondo. Anche qui si ha il discorso indiretto libero.