La letteratura italiana del secondo Ottocento è caratterizzata da tre importanti movimenti: La Scapigliatura, il Naturalismo e il Verismo.
La Scapigliatura nasce a Milano negli anni '60 dell'Ottocento come movimento di ribellione artistica e letteraria. Gli Scapigliati italiani si oppongono alla cultura tradizionale e borghese, cercando ispirazione nei poeti maledetti francesi. Le caratteristiche principali includono il dualismo tra ideale e reale, l'interesse per il macabro e il fantastico, e una forte critica sociale. Tra le figure più importanti troviamo Emilio Praga, Iginio Ugo Tarchetti e Carlo Righetti. Le opere più significative esprimono disagio esistenziale e rifiuto delle convenzioni sociali.
Il Naturalismo e il Verismo rappresentano due facce della stessa medaglia, con importanti differenze contestuali. Il Naturalismo, di origine francese, si basa sul metodo scientifico e sull'osservazione oggettiva della realtà sociale. Il Verismo italiano, il cui massimo esponente è Giovanni Verga, si concentra sulla rappresentazione della realtà meridionale e delle classi più umili. Le caratteristiche del Verismo includono l'impersonalità dell'arte, la tecnica della regressione e lo straniamento. Il periodo storico di questi movimenti si colloca tra gli anni '70 e '90 dell'Ottocento. Verga sviluppa il concetto di "ideale dell'ostrica", secondo cui i più deboli devono rimanere attaccati alla loro condizione sociale per sopravvivere. Le sue opere più celebri, come "I Malavoglia" e "Mastro-don Gesualdo", rappresentano perfettamente i principi del Verismo in letteratura, mostrando la dura realtà della vita siciliana senza filtri o giudizi morali.