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LA SCAPIGLIATURA

26/9/2022

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CAPITOLO 1 ---> da pag. 26 a pag. 41
La scapigliatura non è una scuola o un movimento organizzato ma, è un gruppo di scrittori che operano n

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CAPITOLO 1 ---> da pag. 26 a pag. 41 La scapigliatura non è una scuola o un movimento organizzato ma, è un gruppo di scrittori che operano nello stesso periodo (anni '60-'70 dell'Ottocento), ambiente (Milano, Torino e Genova) e sono accomunati da un impulso di rifiuto e di rivolta per i principi e costumi della società borghese. Il termine <<scapigliatura>> fu proposto per la prima volta da Cletto Arrighi nel suo romanzo "La Scapigliatura e il 6 febbraio" a designare un gruppo di anticonformisti e ribelli alla loro classe di provenienza. I temi che vengono affrontati da questo gruppo di scrittori sono: • disagio • rivolta insofferenza LA SCAPIGLIATURA . disincanto • rassegnazione • disgusto della vita • dissacrazione dei valori • provocazione Con gli scapigliati compare, per la prima volta in Italia, il conflitto tra artista e società e, avviatosi il processo di modernizzazione con l'unità dello Stato che tende a emarginare i poeti, nascono, da parte loro, atteggiamenti ribelli e antiborghesi. Di fronte agli aspetti principali della modernità, gli scapigliati assumono un atteggiamento ambivalente: ● da un lato, hanno l'impulso di repulsione e orrore poiché si aggrappano ai valori del passato quali la bellezza, l'arte, la natura, l'autenticità dei sentimenti; dall'altro, si rendono conto che quegli ideali sono ormai perduti e così si rassegnano a rappresentare il <<vero>>. Gli scapigliati definiscono questo...

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atteggiamento <<dualismo>>. IL ROMANTICISMO STRANIERO Questa situazione di disagio e di rivolta accomuni gli scapigliati agli scrittori romantici europei, infatti, la scapigliatura deriva una serie temi romantici: ● l'esplorazione estrema del fantastico, del sogno e dell'allucinazione; il "nero"; il satanismo; l'esotismo. Non può essere un caso che queste manifestazioni estreme compaiano dopo l'unificazione: il "nero" nasceva dalla percezione delle forze terribili scatenatesi nel mondo moderno. I modelli a cui si ispirano gli scapigliati sono in primo luogo i poeti tedeschi ma, i loro veri e propri maestri sono Baudelaire e Edgar Allan Poe. Evidente influenza ce l'hanno anche i <<poeti del Parnasse>>, movimento affermatosi in Francia nel decennio 1866-1876. La posizione della scapigliatura nella storia della cultura dell'Ottocento è quella di un grande crocevia intellettuale, attraverso cui filtrano temi e forme delle culture straniere che contribuiscono a svecchiare il clima culturale italiano. Gli scapigliati introducono in Italia il Naturalismo. Vengono, poi, anticipati dei temi che saranno propri della letteratura decadente. In questa direzione va anche la sensibilità degli scapigliati per la mescolanza delle sensazioni, che porta alla fusione dei diversi linguaggi artistici. Nella scapigliatura vi sono quindi le potenzialità di un gruppo di avanguardia ma, purtroppo, queste potenzialità non vengono realizzate per la mancanza di chiarezza di visione. EMILIO PRAGA Nato a Gorla nel 1839 da una famiglia agiata, negli anni giovanili viaggiò a lungo per l'Europa, venendo in contatto con l'ambiente parigino. Dopo la morte del padre, però, si diede all'alcool e ad una vita disordinata, infatti, tra gli scapigliati fu quello che visse più autenticamente il modello del <<maledettismo>> derivato da Baudelaire. Morì in miseria a soli 36 anni, nel 1875. Praga si affermò sin da giovane con la raccolta "Tavolozza" in cui vi sono descrizioni di paesaggio che rivelano un vivo senso di colore, di stile impressionistico. Vi si trovane, però, anche poesie di importanza sociale, di polemica contro la borghesia e poesie "maledette" contro il sesso e l'alcool. Il <<maledettismo>> assume il predominio in "Penombre". Il linguaggio si fa esasperato, con l'uso di termini realistici. Con la successiva raccolta "Fiabe e leggende", egli attenuò la provocazione, tornando a temi di tipo romantico. Postume furono pubblicate le poesie di "Trasparenze" in cui compare un tono di rassegnazione e di confessione intima. Negli ultimi anni lavorò anche ad un romanzo "Memorie del presbiterio" che fu completato dall'amico Roberto Sacchetti. È un romanzo in cui si esprime un bisogno di purezza ed è proiettato nella pace della campagna e nella figura del vecchio prete, ma presente anche intrighi romanzeschi complicati. ARRIGO BOITO Nato a Padova nel 1842, ebbe una formazione musicale. L'amicizia con Praga lo accostò alla Scapigliatura. Nel 1863 cercò la fortuna scrivendo un dramma "Le madri galanti" (che fecero fiasco) e una rivista "Figaro". Dopo il 1866 allentò i legami con la scapigliatura tornando alla musica. Scrisse libretti per Verdi e un melodramma proprio "Mefistofele" che, nonostante l'insuccesso di Milano, trionfò a Bologna nel 1876. Lasciò incompiuto anche un altro dramma "Nerone". Nel 1912 fu nominato senatore e morì a Milano nel 1918. La scapigliatura per Boito fu quindi una parentesi giovanile. I frutti furono la favola "Re Orso", "Il libro dei versi" e tre novelle. "Re Orso" è una fiaba che recupera i temi del fantastico, dell'orrido e del macabro, propri del Romanticismo tedesco e presenta uno sperimentalismo di forme metriche e verbali, alternando versi e prosa. Anche le poesie del "Libro dei versi", scritte tra il 1862 e il 1867, rivelano una particolare attenzione per la forma e per le costruzioni verbali. Esse insistono sul concetto di <<dualismo>>. IGINO UGO TARCHETTI Nato nel 1839 a San salvatore Monferrato, intraprese la carriera militare, ma la abbandonò nel 1865 per motivi di salute, stabilendosi a Milano. Qui si dedicò all'attività letteraria, in contatto con ambienti della scapigliatura. Stremato da questa attività morì a Milano nel 1869, a soli trent'anni. Ha lasciato numerose opere tra cui "I canti del cuore", scritti prima dei vent'anni, prose liriche che si ispirano ai canti popolari tedeschi e a Byron. Nel 1866 esce "Paolina", romanzo di impianto sociale, che tratta di una fanciulla povera sedotta da un nobile malvagio. Nel 1867 viene pubblicato il romanzo "Una nobile follia" che si scaglia contro la guerra ed espone tesi antimilitariste. Nell'anno della morte escono raccolte di racconti già pubblicati in precedenza: ● i "Racconti fantastici", si incentrano sull'interesse per lo spiritismo, il "nero" e il macabro. Sono tutti temi del Romanticismo nordico; "Amore nell'arte", con cui vuole mostrare che l'amore e l'arte, soprattutto la musica, possono infrangere le barriere fra la morte e la vita; Nello stesso anno esce anche la sua opera più importante, il romanzo "Fosca", lasciato incompiuto. Qui il protagonista, Giorgio, è diviso tra due immagini femminili: Clara, con la quale ha una relazione felice, e Fosca, bruttissima e isterica. A poco a poco Giorgio subisce il fascino di Fosca, senza potersene più liberare. La donna muore dopo una spaventosa notte d'amore con lui e il protagonista resta come contaminato dalla malattia della donna. Postumi, nel 1879 furono pubblicati i versi con il titolo di "Disiecta".