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20/9/2022
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LA SCAPIGLIATURA non è una scuola o un movimento organizzato, ma un gruppo di scrittori che operano nello stesso periodo (1860-70) e ambiente (principalmente Milano ma anche Torino e Genova). Questi scrittori sono accomunati da un impulso di rifiuto e rivolta, nell'arte come nella vita, per i principi e i costumi della società borghese e da un'insofferenza per le convenzioni della letteratura contemporanea. Il termine "Scapigliatura" è un equivalente del francese bohème (zingaro), fu impiegato come autodefinizione da questi scrittori per designare un gruppo di anticonformisti ribelli alla loro classe di provenienza. Con gli scapigliati, compare in Italia in forma estesa e violenta il conflitto tra artista e società. Avviatosi il processo di modernizzazione economica e sociale, con l'Unità in Italia, gli artisti vengono declassati ed emarginati e sviluppano un atteggiamento ribelle ed antiborghese come rifiuto delle norme morali e delle convenzioni correnti. Di fronte alla modernità, gli scapigliati assumono un atteggiamento ambivalente: da un lato, il loro impulso originale è di repulsione e orrore (impulso proprio dell'artista che si aggrappa ai valori del passato come la bellezza, la natura, il sentimento che il progresso distrugge); dall'altro lato si rendono conto che quegli ideali sono ormai perduti e si rassegnano, delusi e disincantati, a rappresentare il vero nei suoi aspetti più materiali e bruti e ad accettare...
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la scienza positiva (che si basa su elementi concreti verificabili attraverso l'esperienza). Questa ambivalenza manifesta un'età di crisi violenta, che lascia gli scrittori smarriti e lacerati. Questo atteggiamento è definito dagli scapigliati come "Dualismo": essi si sentono divisi tra ideale e vero, bene e male, virtù e vizio, bello e orrendo, senza possibilità di conciliazione. La loro opera costituisce un'esplorazione di questa condizione di incertezza. La disperazione esistenziale non si limita alla scrittura, ma anche nella vita vissuta: Praga muore distrutto dall'alcol, Tarchetti dalla malattia e dalla miseria. Questa situazione di disagio, di rivolta e protesta, accomuna gli scapigliati agli scrittori romantici europei. Infatti, la Scapigliatura recupera una serie di temi romantici (esplorazione dell'irrazionale, del sogno, il "nero", il satanismo, la bellezza, l'esotismo, l'atteggiamento ironico). Tutto questo, in Italia, ha inizio grazie alla costituzione dello Stato unitario e tra le pagine degli scapigliati affiorano queste tematiche. I modelli a cui si ispirano gli scapigliati, sono i romantici tedeschi ma soprattutto Baudelaire che metteva in versi l'angoscia della vita moderna e il vuoto di questa vita. Vengono influenzati anche dai poeti del Parnasse per quanto riguarda il culto estetizzante dell'arte, perché essi miravano alla raffinatezza e alla perfezione della forma. La posizione della Scapigliatura nell'800 è di un grande crocevia intellettuale, attraverso cui filtrano temi e forme di letterature straniere che sprovincializzano il clima culturale italiano. Con il loro culto del vero e il proposito di analizzarlo con crudeltà, gli scapigliati introducono in Italia il Naturalismo. La tensione verso il mistero e l'esplorazione del buio della psiche, ma anche la fusione dei diversi linguaggi artistici ed il culto per la bellezza e per la forma, anticipano i temi del Decadentismo. Nella Scapigliatura, quindi, vi sono le potenzialità di un gruppo di avanguardia. Queste potenzialità, però, non vengono realizzate completamente per mancanza della necessaria chiarezza di visione, di coraggio, di profondità di pensiero. Gli scapigliati non arrivano ad aprire nuove dimensioni conoscitive né ad elaborare una lingua poetica che possa esserne lo strumento. Puntano ad ottenere effetti cromatici e musicali, ma non caricano la parola poetica di infiniti echi e suggestioni, rompendo il rapporto razionale tra parola e significato codificato. Gli scapigliati si accontentano della facile provocazione del linguaggio prosaico, riproducono modalità espressive e forme metriche del Romanticismo.