VITA
Giacomo Leopardi nasce a Recanati nelle Marche il 29 Giugno del 1798 in una famiglia nobile decaduta, il padre Monaldo Leopardi e la madre Adelaide. Questo luogo, Recanati, è considerato da Leopardi una tomba dei vivi e l'unico modo per evadere è lo studio. Per questo si rifugia nella biblioteca paterna dove inizia il suo studio matto e disperato, solo lì poteva trovare se stesso dato che era lontano dai genitori. Iniziò quindi un incontro con i classici.
Nel 1816 inizia il periodo definito "dall'erudizione al bello". Iniziò prima di tutto a erudirsi, quindi a istruirsi traducendo e leggendo Omero, Dante, Alfieri, Foscolo e anche Goethe e De Stael. Conosce quindi anche la letteratura moderna.
Nel 1816 iniziano le corrispondenze con Pietro Giordani. Leopardi nella polemica classica romantica si schiera quindi con l'amico a fianco dei classicisti. Le corrispondenze con altri autori aumentano il suo desiderio di evadere e tenta anche la fuga da Recanati nel 1819.
Entra quindi in crisi e dal 1819 inizia un momento diverso definito "dal bello al vero". È il periodo in cui i critici descrivono di filosofia materialistica, la realtà è vista quindi come una relazione di causa-effetto e tutto si consuma e termina materialmente.
Tra il 1817 e il 1832 scrive lo Zibaldone, un insieme di pensieri sparsi dell'autore, una sorta di diario. Esso lo accompagnerà tutta la vita e vi annoterá tutte le sue riflessioni e sensazioni.
Tra il 1819 e il 1821 scrive i Canti in particolare gli Idilli, il primo che scrive a 19 anni è "I'Infinito", seguono "La sera del dì di festa" e "Alla Luna".
Lascia Recanati per un viaggio a Roma nel 1822 presso uno zio. Inizia un momento di silenzio poetico di Leopardi nel quale in realtà scrive le Operette Morali. Fa esperienza degli aspetti mondani di questa città, ma viene deluso fortemente.
Nel 1828 scrive i Grandi Idilli o Canti Pisano Recanatesi (A Silvia, il Risorgimento, la Quiete dopo la Tempesta, il Sabato del Villaggio, Il Passero Solitario).
Nel 1830 va a Firenze e inizia a frequentare i salotti letterari dopo 16 mesi di notte terribile passati a Recanati e esce quindi dall'isolamento. A Firenze inizia una relazione culturale con Fanny Targioni Tozzetti, Giacomo se ne innamora, ma lei lo apprezza solo come artista.
In questi anni scrive il Ciclo di Aspasia. Nel 1833 deluso perché Fanny non ricambiava, insieme all'amico Ranieri si rifugia a Napoli che diventa per lui luogo importante soprattutto per il clima salutare. Morirà a Napoli nel 1837.
LA POETICA
Gli storici per definire la poetica leopardiana la dividono nel momento del Pessimo Storico e, tramite la teoria del piacere, del Pessimismo Cosmico.
Nel pessimismo storico, 1816-1819, Leopardi ha la visione della natura benigna e dice che essa lo è, ma nel corso della storia c'è stata una degenerazione e bisogna quindi ritornare alla civiltà classica e all'impegno del poeta nella poesia civile. Si parla quindi di pessimismo storico perché solo recuperando i valori della civiltà passata si poteva tornare felici.
Nel 1819 va in una crisi profonda, tutto si basa sul concetto del materialismo, tutto nasce e tutto muore. Ciò giunge in una grande delusione storica e cambia anche il suo impegno poetico, non ci sono più poesie di impegno civile, ma è presente la necessità di utilizzare la poesia per evocare un ricordo o l'attesa del piacere che è l'unica felicità possibile per Leopardi. Gli unici momenti di felicità per l'uomo sono quelli dell'attesa, e questa è la teoria del piacere.
Dal 1824 dopo aver elaborato la "teoria del piacere", Leopardi entra di nuovo in crisi perché cambia il suo concetto di natura la quale diventa matrigna e come tale il pessimismo non è solo relegato al periodo storico, ma diventa cosmico e legato a tutta l'umanità che è nata per soffrire.
Nasce un nuovo tipo di poesia, Le Operette morali, la necessità di una poesia che non sia più evocativa ma la necessità della prosa per avere uno sguardo più lucido e razionale. Nella vita dell'uomo la sofferenza è ineluttabile, l'ineluttabilità della sofferenza sarà rivalutata negli ultimi anni da Leopardi il quale affermerà la necessità di una catena sociale tra gli uomini che devono unirsi. In un passaggio finale della Ginestra, infatti, Leopardi dirà proprio ciò, dato che nel mondo c'è la sofferenza e gli uomini devono creare una catena sociale per sopravvivere.
LO ZIBALDONE
Nello Zibaldone, Leopardi espone le teorie letterarie e filosofiche sulle quali si fonda tutta la sua produzione. Si tratta di una sorta di diario intellettuale, pubblicato sessanta anni dopo la sua morte. Il termine significa mescolanza data anche la diversità degli argomenti trattati dall'autore.
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