La letteratura italiana del primo Novecento è segnata da due grandi figure: Italo Svevo e Luigi Pirandello, entrambi maestri nell'analisi della psicologia dei personaggi e della crisi dell'uomo moderno. Le loro opere principali, "La coscienza di Zeno" e "Sei personaggi in cerca d'autore", rappresentano pietre miliari della letteratura italiana.
Italo Svevo: vita e opere si intrecciano con la cultura mitteleuropea triestina. La sua formazione autodidatta e l'influenza delle teorie freudiane si riflettono nelle sue opere, dove emerge la figura dell'inetto, personaggio incapace di adattarsi alla vita sociale e tormentato da conflitti interiori. Il suo capolavoro, "La coscienza di Zeno", esplora attraverso il monologo interiore e la tecnica del flusso di coscienza i meccanismi della psiche umana. Il pensiero e la poetica di Svevo si concentrano sull'analisi dell'inconscio e sulla critica della società borghese.
Pirandello, con "Sei personaggi in cerca d'autore", rivoluziona il teatro moderno introducendo il tema del metateatro e della frantumazione dell'io. La trama dell'opera ruota attorno a sei personaggi che irrompono durante le prove di una compagnia teatrale, chiedendo di rappresentare la loro storia. La psicologia dei personaggi è complessa e stratificata, riflettendo la teoria pirandelliana delle "maschere" che ogni individuo indossa nella società. Gli elementi in comune tra Svevo e Pirandello includono l'attenzione alla psicanalisi, la critica alla società borghese e la rappresentazione dell'alienazione dell'uomo moderno. Entrambi appartengono alla corrente letteraria del modernismo italiano, caratterizzata dalla rottura con la tradizione narrativa ottocentesca e dall'innovazione delle tecniche narrative.