Italo Svevo, figura centrale della letteratura italiana del Novecento, rappresenta un punto di svolta fondamentale nella narrativa moderna.
Nato a Trieste come Aron Hector Schmitz, scelse il nome d'arte di Italo Svevo per sottolineare la sua duplice identità culturale. La sua opera più celebre, "La coscienza di Zeno", introduce tecniche narrative innovative come il monologo interiore e il flusso di coscienza, elementi che condivide con il suo amico e mentore James Joyce. Il romanzo esplora temi fondamentali come la malattia, la psicanalisi e l'inettitudine dell'uomo moderno, temi che caratterizzano il suo pensiero e poetica. Le sue opere principali includono anche "Una vita" e "Senilità", che formano una trilogia fondamentale nella sua produzione letteraria.
La corrente letteraria di Svevo si colloca tra naturalismo e modernismo, con una forte influenza della psicoanalisi freudiana. Il suo stile narrativo innovativo ha influenzato profondamente la letteratura del XX secolo. La sua vita si concluse tragicamente con un incidente automobilistico nel 1928 vicino a Motta di Livenza. Il rapporto tra Svevo e Joyce fu particolarmente significativo: i due scrittori si conobbero a Trieste, dove Joyce insegnava inglese, e svilupparono un'amicizia basata sulla reciproca stima intellettuale. L'influenza di Joyce sul lavoro di Svevo è evidente nell'uso di tecniche narrative moderne e nell'attenzione alla psicologia dei personaggi. Il suo contributo alla letteratura italiana è stato fondamentale per lo sviluppo del romanzo moderno, introducendo temi come l'alienazione dell'individuo nella società moderna e l'esplorazione dell'inconscio, elementi che lo rendono un autore ancora attuale e studiato nelle scuole.