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Il Romanticismo: Ugo Foscolo

30/11/2022

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Il Romanticismo Il termine "Romanticismo Il Romanticismo è il movimento letterario più importante dell'inizio dell'Ottocento: il termine "romanticismo" era stato utilizzato nel Seicento in modo dispregiativo e indicava le avventure d'amore, da esso deriva, inoltre, il termine "romance" che indica i romanzi cavallereschi. "" Nel Settecento questo termine inizia ad essere utilizzato con un'altra accezione e indicava l'evasione dalla realt Successivamente il termine "romanticismo" viene utilizzato in francese per indicare il rapporto che intercorre tra la natura e il paesaggio circostante (→ Rousseau). Infine, questo termine, viene utilizzato per indicare il movimento culturale nato in Germania alla fine del Settecento (1798) → Schlegel e il gruppo di Jena (= Gruppo di poeti che gestiva un giornale chiamato Ateneum). . La rivoluzione industriale Durante il periodo del romanticismo si avviò la rivoluzione industriale che aveva modificato il modo di vivere delle persone: erano cambiati i rapporti tra le classi sociali, era cambiato il ruolo dell'intellettuale, vi era stata la diffusione dei giornali, era migliorata la conoscenza generale. Questi cambiamenti avevano influenzato tutta l'Europa e si diffuse il Romanticismo che, però, non è un movimento univoco → Romanticismo Russo, Francese, Italiano, Americano. . Le caratteristiche del Romanticismo Il Romanticismo implica una ricerca dell'infinito, dell'irrazionale: viene rivalutata la natura e il rapporto che essa ha con l'uomo e alcuni elementi che non venivano descritti prima ora prendono importanza. (= il mistero, l'inspiegabile, il macabro...

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Didascalia alternativa:

→ romanticismo nero) o La natura: Viene considerata come un organismo vivente che ha un ruolo che l'uomo non sa spiegare, per questo essa ppresenta anche l'inspiegabile ed è poco comprensibile. A volte assume caratteristiche antropomorfizzate (= Assume caratteristiche proprie dell'uomo, ad esempio la spontaneità e la genuinità). o Il tempo e lo spazio ci vengono presentati con delle caratteristiche tipiche dell'uomo e in maniera soggettiva. o Contrasto tra individuo e il mondo circostante: l'individuo dotato di una certa capacità di analisi entra in contrasto con il resto del mondo; questo contrasto viene definito con il termine Sehnsucht. o L'esasperato individualismo: il poeta si ribella al modo di vivere proprio della società in cui vive e ciò comporta che egli si isoli dalla sua realtà. Questa ribellione sfocia poi nell'introspezione e nella solitudine, nella morte, nella bellezza vista in chiave negativa, nel titanismo (= La ribellione totale dell'individuo nei confronti della società circostante). Secondo il romanticismo il poeta è l'unico che sa comprendere e interpretare la natura, perciò è visto come genio creatore. o Amore: Esso è visto in maniera diversificata e come una passione che ha una valenza sia positiva che negativa. L'amore ispira il poeta e grazie ai sentimenti il poeta si pone nei rispetti dell'amore in maniera ideale. L'amore, quindi, deve essere seguito ma viene anche concepito come forza devastante negativa, che può spingere chi ama a compiere azioni negative (romanticismo nero). → Il modo di concepire l'amore da parte del Romanticismo è contro la società, infatti esso è libero da ogni vincolo ed esce dagli schemi conformisti. o La concezione della storia, del popolo e della nazione: secondo il romanticismo nella storia si realizza in maniera graduale lo spirito nazionale degli uomini, che via via si rendono conto di far parte di una nazione e quindi del ruolo che possono avere nella nazione. Il popolo ha un peso nella storia e ha il compito di passare da una condizione di schiavitù ad una di libertà. → Può farlo solo se si rende conto del suo ruolo. o Rivalutazione del Medioevo: Prima era considerato come un periodo buio, ora diventa un'epoca in cui prevale l'istinto alla ragione con cui vi è un ritorno al passato, e si affaccia il concetto di nazione, in forma primitiva. o L'equilibrio del mondo classico: Durante il Romanticismo si sente molto la divisione che l'uomo prova rispetto all'equilibrio che caratterizzava il mondo classico, per questo vi è il volere di recuperare il mondo moderno, ovvero rivendicare l'importanza che la poesia romantica ha rispetto a quella classica. • La divisione della poesia e la nascita di nuovi generi letterari Nell'opera "Sulla poesia ingenua e sentimentale" (1796) di Schiller, si introduce una divisione tra poesia ingenua dell'età classica e la poesia sentimentale dei romantici. Questa divisione viene ripresa da Sleghel in maniera differente parlando di poesia oggettiva, poesia degli antichi e di poesia interessante dei romantici. Questa scissione all'interno dell'io comporta che si sviluppino molti generi letterari: o Romanzo storico ("I promessi sposi" di Manzoni) o Romanzo sociale (Balzac) o La novella in versi e non più in prosa o Racconto fantastico (Mary Shelley) Il Romanticismo in Italia • Il romanticismo italiano → Il risorgimento Il romanticismo in Italia si collega con il concetto di risorgimento, ovvero il romanticismo italiano, che si colloca in ambito civile, perciò si ricollega alla storia passata del paese. Al contrario, in Germania, quando si parla di risorgimento civile vi è una rottura con la sua storia. → La città più importante per il romanticismo è Milano. . Le caratteristiche del risorgimento "Rinascono" alcuni aspetti come l'interesse per il medioevo, il prendere in considerazione la Rivalutazione della religione cristiana (= solo in Italia), vi è una polemica classicista (= I classici sono solo più pura imitazione, avendo raggiunto i massimi livelli di perfezione), concetto di popolo e nazione. • I generi letterari Per la nascita di alcuni generi letterari l'Italia è in ritardo rispetto l'Europa: ad esempio il primo romanzo storico di cui si parla è nell'Ottocento con "I promessi sposi", però esso è fondamentale perché è espressione di un popolo. • La storia non viene più presentata come svolta solo dai grandi personaggi, ma è concepita come "storia degli umili” Renzo e Lucia). Anche Leopardi è influenzato da degli ideali romantici, (→ Il senso dell'infinito) anche se Recanati, dove viveva, era ancora molto influenzata dalla Chiesa perciò era così arretrato. Ugo Foscolo Ugo Foscolo si impegna molto politicamente infatti, nascendo nel 1778 a Zante (o Zacinto), si ritrova nel pieno della Rivoluzione Francese e lui crede in essa sperando che la Francia potesse liberare l'Italia dalle dominazioni straniere. Quando, nel 1796, l'esercito francese giunge in Italia lo sostiene, però la Repubblica Veneta (dove viveva) non vedeva bene le sue idee: viene arrestato due volte per poi trasferirsi a Bologna, dove assiste alla creazione della Repubblica Cispadana da parte dei francesi. Ha successivamente la possibilità di tornare a Venezia, dove i francesi avevano creato un governo rivoluzionario e ottiene l'incarico di segretario, ma verrà deluso quando, nell'ottobre del 1797, verrà firmato il trattato di Campofornio, secondo il quale Venezia venne ceduta all'Austria. Si trasferisce così a Milano, ma per le sue idee si trova costretto ad andarsene da Milano e ritorna a Bologna dove ricomincia a lavorare. Quando si forma una coalizione antifrancese, formata da austriaci e russi, Foscolo decide di arruolarsi come volontario per la guardia nazionale, ma viene arrestato dai nemici e successivamente riesce a fuggire rimanendo, però ferito. Quando Napoleone Bonaparte riprende il potere in Italia Foscolo rimane nell'esercito e si sposta tra Toscana, Lombardia ed Emilia, ma si rende conto che l'Italia per Napoleone era un luogo da conquistare e comandare. Successivamente decide di arruolarsi (per soldi) per due anni nell'esercito francese di André contro gli inglesi. Gli anni dopo li trascorre tra la Francia e l'Italia, quando tornerà nel 1813 (sconfitta di Napoleone a Lipsia) a Milano per difendere il Regno d'Italia dell'offensiva austriaca. Ricomincia a sperare nel ritorno degli austriaci e, quando essi ritornano effettivamente a Milano, gli chiedono una collaborazione per un giornale, ma egli si rifiuta per cui fugge in Svizzera a Zurigo, dove trascorre un periodo difficile, poi si reca in Inghilterra dove viene ben accolto dagli intellettuali inglesi, ma poi si crea molti nemici a causa del suo modo di fare. Negli ultimi anni della sua vita rimane in Inghilterra dove nel 1827 e le sue spoglie per un rimangono sepolte in un sobborgo di Londra, ma nel 1871 vengono portare a Firenze nella chiesa di Santa croce. Opere Ultime lettere di Jacopo Ortis • Le "Ultime lettere di Jacopo Ortis" è un romanzo scritto nel 1802 da Ugo Foscolo ed è considerato uno dei suoi capolavori. È un'opera autobiografica dove parla di avvenimenti significativi della sua giovinezza. • Probabilmente un primo rimando risale al 1796 perché lui stesso dice che vuole scrivere un testo epistolare, e nel 1798 esce una prima versione a Bologna non curata dall'autore, infatti Foscolo, prima di fuggire, aveva dato l'opera ad una redazione e loro l'avevano pubblicata. → Foscolo afferma che l'edizione non è sua e autorizza; la prima versione ufficiale del 1802 che è un po' diversa rispetto alla prima versione: sono cambiati alcuni personaggi e parte della trama, vi sono anche lettere per Isabella Roncioni e Antonella Fagnani Arese e si parla di argomenti politici. Vi saranno poi altre edizioni a Zurigo nel 1816 e 1817 quasi identiche rispetto a quella del 1802. • Le fonti di ispirazione o La Nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau o I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe • Trama Foscolo scrive le lettere dal punto di vista del protagonista: Jacopo Ortis. Esse sono indirizzate a un suo amico, Lorenzo Alderani, che però non risponde. Il romanzo è, quindi, un monologo interrotto, e sceglie il genere epistolare perché, così, può utilizzare una lingua più colloquiale che fa uso della retorica. Foscolo racconta di vicende di amore e morte (→Ambito preromantico). "Jacopo" è in onore di Jean-Jacques Rousseau, mentre "Ortis" è il nome di uno studente che si era suicidato. Jacopo Ortis è uno studente universitario veneto di passione repubblicana, il cui nome è nelle liste di proscrizione. Jacopo, come Foscolo, deve scappare e si ritira sui colli Euganei, dove vive in solitudine. Passa il tempo leggendo Plutarco, scrivendo al suo amico Lorenzo Alderani e trattenendosi a volte con il sacerdote curato, con il medico e con altre brave persone. Jacopo conosce il signor T., le figlie Teresa e Isabellina, e Odoardo, che è il promesso sposo di Teresa, e comincia a frequentare la loro casa. → È questa, per Jacopo, una delle poche consolazioni. Jacopo un giorno, con Teresa e i suoi, visita la casa di Petrarca ad Arquà e successivamente la Tomba di Dante. I giorni trascorrono e Jacopo sente che il suo amore impossibile Teresa diventa sempre più grande. per Jacopo viene a sapere dalla stessa Teresa che essa è infelice perché non ama Odoardo, al quale il padre l'ha promessa in sposa per questioni economiche, nonostante l'opposizione della madre che ha perciò abbandonato la famiglia. Ai primi di dicembre Jacopo si reca a Padova, dove si è riaperta l'Università e, dopo due mesi, ritorna da Teresa. Odoardo è partito ed egli riprende i dolci colloqui con Teresa e sente che solo lei, se lo potesse sposare, potrebbe dargli la felicità. I giorni passano nella contemplazione degli spettacoli della natura e nell'amore per Jacopo e Teresa, i quali si baceranno per la prima e unica volta in tutto il romanzo. Egli sente che lontano da lei è come essere in una tomba e invoca l'aiuto della divinità. Si ammala e, al padre di Teresa che lo va a trovare, rivela il suo amore per la figlia. Appena può lasciare il letto scrive una lettera d'addio a Teresa e parte. Si reca a Ferrara, Bologna e Firenze. Qui visita i sepolcri dei "grandi" a Santa Croce, tra cui Dante. Poi, portando sempre con sé l'immagine di Teresa e sentendosi sempre più infelice e disperato, viaggia fino a Milano dove incontra Giuseppe Parini. Vorrebbe fare qualcosa per la sua infelice patria, ma Giuseppe Parini in un ardente colloquio lo dissuade da inutili atti d'audacia, affermando che solo in futuro e con il sangue si potrà riscattare la Patria, ma chi lo farà rischierà a sua volta di divenire un tiranno; anche uccidere il tiranno è divenuto però inutile, benché il popolo possa sperare ormai solo in questo. Quando viene a conoscenza che Teresa si è sposata sente che per lui la vita non ha più senso. Ritorna ai colli Euganei per rivedere Teresa, va a Venezia per riabbracciare la madre, poi ancora ai colli e qui, dopo aver scritto una lettera a Teresa e l'ultima all'amico Lorenzo Alderani, si uccide, piantandosi un pugnale nel cuore. La sconfitta di Jacopo e questo fallimento personale è visto da Foscolo come lo specchio di una più vasta delusione storica di quel periodo, infatti coincide con il venir meno delle speranze di libertà dell'Italia. → La natura riflette le ansie e le inquietudini di Jacopo: da un lato è un rifugio dalle anime oppresse, dall'altro viene presentato come qualcosa di selvaggio e ostile per l'uomo, anche la fusione tra l'uomo e la natura è un'illusione. • Lo Stile Il protagonista racconta in prima persona con la forma epistolare, il suo modo di scrivere non è banale: Jacopo ha la necessità di esprimere i suoi sentimenti e Foscolo cerca di dare una forma ad essi. La prosa presenta periodi lunghi, periodi ipotattici, e vi è un'alternanza di registri linguistici. "Notizie intorno a Vidimo Chierico" • Nel 1813 Foscolo pubblica un'opera di Stern, scrittore inglese, chiamato "Viaggio sentimentale attraverso l'Europa e la Francia". Foscolo afferma che la traduzione dell'opera è stata fatta da Vidimo che, nel 1805, quando lui era militare in Francia, gli aveva dato le pagine tradotte dell'opera di Stern. Questo è un espediente già utilizzato, (es. Manzoni ne "I promessi sposi"), Vidimo è una figura di fantasia ed è una sorta di autoritratto di Foscolo ed è opposto all'alter ego di Foscolo, ovvero Jacopo Ortis. Questo ritratto di Foscolo è fornito da Stern stesso che tende a presentarsi come saggio, ironico, elegante, distaccato e, quindi, diametralmente opposto a Jacopo. o Jacopo e Vidimo hanno un punto in comune: il disinganno (si renderanno conto di quella che è la realtà) ▪ Ortis si suicida quando lo scopre ▪ Vidimo prende il mondo con ironia. "Le Odi" • Foscolo si dedica alla stesura e alla raccolta delle sue poesie nel periodo in cui stava lavorando a "Le ultime lettere di Jacopo Ortis". Nel giugno del 1803 esce l'edizione definitiva de "Le Odi". • Foscolo viene influenzato dal preromanticismo e dal neoclassicismo, ciò viene espresso nel "Le Odi" e ne "Le Grazie". "L'ode a Luigia Pallavicini caduta da cavallo" e "All'amica risanata" di Ugo Foscolo Tra le odi la più conosciuta è "L'ode a Luigia Pallavicini caduta da cavallo" composto nel 1800, questa è un invito alle Grazie affinché aiutino questa donna a guarire dalla caduta. Un'altra guarigione ci viene presentata nella seconda ode (di 13 strofe), intitolata "All'amica risanata" del 1802, in questa ode Foscolo si rivolge Antonietta Fegneni Arese, e descrive la bellezza femminile, esaltandola e divinizzandola. • I Sonetti I sonetti sono 12 e hanno una forma tradizionale: sono epigrafi (senza titolo), Foscolo non ha dato un titolo ai sonetti perché vuole che formino un racconto. → Subisce l'influenza di Petrarca, Alfieri e Giovanni della Casa. o All'interno dei sonetti vi sono diverse tematiche, un approfondito aspetto psicologico, in maniera molto soggettiva rispetto a certe tematiche, infatti l'autore descrive determinate vicende in maniera personale. o Tematiche: amorose, politiche, culturali, descrizione di sé stesso, il suo modo di vedere il mondo → discorso evidenziato in particolar modo negli ultimi quattro sonetti: "Alla sera", "A Zacinto", "Alla musa", "Morte del fratello Giovanni". "Alla Musa": si rivolge alla musa invocata come fonte di ispirazione. Per scrivere poesie lui si duole, perché a causa di ciò che ha vissuto si è allontanato dal parlare della bellezza che la Musa gli aveva ispirato. "Morte del fratello Giovanni": si rivolge direttamente al fratello, e richiamando Catullo, esiliato come lui, si sfoga perché non può tornare a casa per piangere il fratello. • "Alla sera" Testo Forse perché della fatal quïete Tu sei l'immago, a me sí cara vieni, O Sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, E quando dal nevoso aere inquïete Tenebre e lunghe all'universo meni, Sempre scendi invocata, e le secrete Vie del mio cor soavemente tieni. 8 4 Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge Questo reo tempo, e van con lui le torme 11 Delle cure onde meco egli si strugge; E mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. 14 Parafrasi Forse perché tu sei l'immagine della quiete voluta dal fato, a me giungi così gradita, Sera! Sia quando le nubi estive e gli zefiri sereni ti accarezzano con dolcezza, sia quando nel cielo nevoso rechi con te all'universo tenebre lunghe e inquiete, sempre scendi invoc e le vie nascoste del mio cuore governi soavemente. Mi fa vagare di pensiero in pensiero sulle orme che conducono al nulla eterno; e intanto fugge questo tempo malvagio, e con lui se ne vanno tutte le ansie, nelle quali esso si distrugge con me; e mentre contemplo la tua pace, si placa quello spirito guerriero che in me ruggisce. All'interno di questo sonetto sono affrontate varie tematiche fondamentali: Foscolo quando scrive questo sonetto è nel mezzo di una crisi, inoltre si avvicinò molto a Lucrezio e ad altri autori, infatti la loro influenza è presente nell'opera. Nel sonetto vi è un'unione tra il modo di porsi del poeta e il mondo circostante, infatti parte facendo riferimento alla sera, il buio che cala sulla terra → Presentata in chiave positiva, infatti questa sera che scende porta tranquillità, anche se non è duratura. È significativo il termine "quiete" che caratterizza l'opera, perché si ricollega alla parola "pace" che ritroviamo alla fine (v. 13), quindi vi è una circolarità: la quiete simboleggia sia la fine del giorno ma anche l'immagine della fine della vita, che Foscolo attende ed è vista in chiave positiva perché porterà la sospensione dagli affanni. Si rende conto che questo è il percorso che indica al poeta "il nulla eterno" (v. 10), qui Foscolo entra in contrasto con la tradizione (Virgilio, Petrarca) che concepisce lo scorrere del tempo negativamente, Foscolo, invece, concepisce l'arrivo della sera come qualcosa di rasserenante, un momento di silenzio e pace in cui riecheggiano le domande e gli interrogativi che l'uomo si pone. Il giorno è solo un reo tempo per Foscolo, e le inquietudini del poeta si possono annullare solo nella sera attraverso la natura. Già dall'inizio la sera è personificata in una divinità, una dea che scende dal cielo attraverso la natura (→ si ispira al neoclassicismo), per il resto della poesia il sonetto è più romantico che neoclassico e richiama Yang e Gray (anche se questi ultimi erano più cupi), alla fine del sonetto riemerge l'inquietudine del poeta ed è evidenziata dalla metafora "quello spirto guerrier che entro mi rughe". Il testo si può suddividere in due parti: o Nelle prime due quartine prevale la contemplazione e la sera come una pace raggiungibile e vi è un ritmo lento. o Nelle ultime due terzine hanno un ritmo più serrato e viene evidenziato dall'uso della paratassi e dagli enjambement che serve per rendere l'idea del tempo che scorre; i verbi sono tutti verbi di movimento. Figure retoriche personificazione della sera ✓ V. 1 quiete fatale metafora per morte ✓ V. 7 allitterazione s ✓ V. 10 nulla eterno ossimoro ✓ V. 14 spirto guerriero... metafora per l'inquietudine ✓ V. 14 allitterazione r Enjambement • "A Zacinto" Testo Né più mai toccherò le sacre sponde Ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde Del greco mar, da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde Col suo primo sorriso, onde non tacque Le tue limpide nubi e le tue fronde L'inclito verso di colui che l'acque Cantò fatali, ed il diverso esiglio Per cui bello di fama e di sventura Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, O materna mia terra; a noi prescrisse Il fato illacrimata sepoltura. Parafrasi Non toccherò mai più le rive sacre dove abitò il mio corpo di bambino, Zacinto mia, che ti rifletti sulle onde del mare greco, da cui purissima nacque Venere, e con il suo primo sorriso rese quelle isole feconde, per cui glorificò le tue chiare nubi e i tuoi boschi l'opera gloriosa del poeta che cantò il fatale naufragio, e l'esilio diverso, attraverso il quale, bello di fama e sventura, Ulisse infine baciò la pietrosa Itaca. Tu solo la poesia avrai del figlio, mia terra materna: per noi il fato stabilì una sepoltura senza lacrime. "A Zacinto" è un sonetto che fu scritto nel 1802 ed è rivolto all'isola in cui nacque Foscolo: vengono presentate come tematiche l'esilio, la sepoltura e la funzione della poesia, e ci sono anche accenni a miti. Esso è un sonetto autobiografico come si capisce da "Zacinto Mia", "Mio corpo fanciulletto”, “Mia terra”. Il poeta quando descrive qualcosa autobiografico lo fa riferendosi ad Ulisse e ai luoghi della classicità. → Foscolo intreccia passato e presente e si identifica con i valori della civiltà greca. Sia Ulisse che Foscolo sono esuli, ma mentre Ulisse riuscì a tornare ad Itaca, Foscolo non avrà questa possibilità, al v. 1 dice, infatti, "ne più mai toccherò le cre onde". Ulisse rappresenta l'eroe classico che trionfa sulle avversità il poeta, invece, incarna di più un personaggio presentato in maniera negativa e malinconico, dovuta dalla divisione dalla sua terra natale. Quando ricorda la sua terra utilizza immagini idilliache ed esaltanti (v. 5 isole feconde, v. 7 le tue limpidi nubi e le tue fronde). Foscolo non condivide il destino di Ulisse, perché egli è più fortunato, ma nonostante ciò si rispecchia in Omero (nel v. 9 canta le imprese di Ulisse). Foscolo, nel v. 12, offre alla propria terra il dono del canto, per poi evidenziare il suo destino tragico perché, come dice al v. 14, sul suo destino grava il fatto che nessuno potrà piangere sulla sua tomba anche se quel momento sarà glorioso poiché sarà reso immortale dalla sua poesia. → La poesia infatti è l'unica cosa che consola la sua perdita. In questa poesia sono importanti anche i tempi verbali: o Il passato indica il tempo della dimensione mitica. o Il presente è il tempo che riguarda la descrizione dell'isola. o Il futuro riguarda il suo tragico destino che troviamo sia all'inizio della poesia che alla fine (→ evidenzia la circolarità dell'opera). Figure retoriche ✓ V. 1 sponde = sineddoche ✓ V. 3 Zacinto = personificazione e apostrofe ✓ V. 3-4, 7-8, 13-14 = enjambement ✓ V. 4 greco mar = anastrofe e perifrasi per il mar Ionio ✓ V. 6 non tacque = litote ✓ V. 7 limpide nubi = ossimoro ✓ V.7 fronde = sineddoche per metonimia ✓ V. 8 acque = ✓ V. 9-10 = perifrasi per Omero bosco "I Sepolcri" • Tra le opere di Foscolo i Sepolcri sono molto importanti. È un'opera conclusa dato che non è stata ripresa e modificata. Fu scritta tra l'estate e l'autunno del 1806 ed è nata da una serie di discussioni avute dal poeta. Le fonti di ispirazione: o Pindemonte, un amico di Foscolo, che nello stesso periodo aveva scritto "i cimiteri", che aveva discusso con Foscolo stesso. o Albrizzi, nobildonna, parlando dei cimiteri e della decisione dell'esito di Saint Cloud (1804) con cui i francesi avevano deciso che i morti dovevano essere seppelliti fuori dalle chiese e fuori dai paesi e in luoghi specifici e, per aver maggior uguaglianza, le tombe dovevano essere tutte uguali; questo editto era stato attuato in Italia nel 1806 e aveva causato una serie di discussioni: secondo Albrizzi e Pindemonte erano regole troppo rigide che non considerano l'aspetto religioso e umano; anche Foscolo era in disaccordo, ma per motivazioni diverse: (infatti non era d'accordo con quanto sostenevano i suoi amici avendo avuto un'educazione laica) Secondo Foscolo erano luoghi frequentati perciò metterli fuori dai villaggi sarebbe stato molto scomodo. Nel 1807, poco prima che uscissero i sepolcri, Foscolo invia una copia de "I sepolcri" a Monti, un suo amico, per avere il suo parere, Monti, quindi, gli manda delle correzioni non molto significative e l'opera viene pubblicata, verrà poi ristampato e ripubblicato con l'opera "i Cimiteri". Il genere de "I sepolcri" Foscolo definisce l'opera come un lungo carme (295 versi endecasillabi sciolti), può essere anche definita una epistola, dato che l'opera ha un destinatario (= Foscolo ci dice che l'opera è indirizzata a Pindemonte), si può inoltre considerare un poemetto filosofico dato che sono trattati argomenti filosofici. • È molto innovativo il fatto che Foscolo colloca l'opera tra il presente e il passato: vi sono, infatti, riferimenti sui modi di vivere di popoli del passato riprendendo però anche quelli del presente. • L'opera ha 295 endecasillabi sciolti, ed è suddivisa in 4 parti: → L'opera è laica per cui ottiene subito le critiche di Aimé Guillon, letterato francese. o V. 1-90 = Viene affrontata la questione dell'utilità delle tombe e dei riti. Per i laici il culto dei morti non ha senso (v. 1-23), infatti i morti non possono tornare in vita. Nei versi 23 - 50 viene rivalutata la sua idea, infatti grazie alle tombe i vivi ricordano i morti e si possono tenere in contatto con le persone morte e, quindi, far rivivere la loro memoria. Nei versi 51-90 si parla delle idee francesi: la morte non è uguale per tutti e non rende tutti uguali. Chi si è comportato male in vita non verrà trattato bene dai cari da morto; al contrario chi ha vissuto con bontà sarà ricordato. Successivamente Foscolo critica l'idea dei francesi e si parla di Parini che fu sepolto in una fossa comune con molte altre persone, anche assassini. o V.91-150 = Viene esplicitata la funzione civile della tomba: Foscolo prende in considerazione gli usi utilizzati nei vari periodi storici per seppellire i morti. Secondo l'autore le civiltà sono connesse ai morti e parla di del modo di prendersi cura delle tombe. Successivamente Foscolo parla del rapporto con la morte dei cattolici (che vede in modo negativo), in base alla concezione medioevale i vivi hanno timore di essa; le civiltà classiche, invece, si basavano su riti rasserenanti e permettevano che si creasse un legame tra morti e vivi, infatti era normale andare sulle tombe per parlare con i defunti. Dopo parla dell'Inghilterra dove erano sorti cimiteri, in città, simili a giardini in modo che le persone potessero andare e parlare con i morti. Foscolo sa che questo modo di procedere è frutto dell'illusione, ma porta serenità e svolge una funzione civile portando un nuovo senso collettivo. Poi parla dell'Italia dicendo che vi era una differenza tra i morti ricchi e quelli poveri: questo sottolineava ancora di più quanto la morte potesse essere angosciosa. o V.151-212 = Viene affrontato il significato che ha la morte per il singolo individuo e per collettività. Si parla, inoltre, delle tombe dei "grandi", questi hanno un compito: fungono da esempio per i posteri e proprio per questo motivo chi Guarda le tombe dei "grandi" ne segue l'opera. In seguito riporta l'esempio della basilica di Santa Croce, dove sono sepolti molto personaggi importanti: Galileo, Machiavelli, Michelangelo. E secondo Foscolo il riscatto del popolo italiano deve partire dalla basilica di Santa Croce. Foscolo afferma che Alfieri si recava spesso nella basilica per avere l'ispirazione e poi lo stesso Alfieri fu sepolto lì. → Le tombe non hanno un significato sacro, ma laico. o V. 213-295 = Trae ispirazione dal mondo classico, infatti racconta di una leggenda dove si diceva che il mare aveva deposto sulla tombe di Aiace le armi di Achille, grazie a questo evidenzia che la morte rende giustizia. → La morte svolge una funzione positiva, perché questo possa avvenire però è necessaria la memoria e che quindi i vivi si dei chino al ricordo dei morti. Qui subentra la poesia, infatti perché venga conservata questa memoria è necessaria la poesia perché essa può ricordare ed esaltare ciò che le gesta degli avi. → Vi è l'incontro tra tombe e poesie, ma la poesia va oltre, infatti mentre le tombe si deteriorano con il tempo la poesia invece ha un compito poi ampio. Per spiegare ciò si riferisce al mondo classico e alla guerra di Troia: il ricordo della città è indelebile grazie ad Omero. (Inoltre è curioso che sia stato un greco a ricordare i Troiani e i loro valori fondamentali → Ettore). • Le fonti di ispirazione: o Poesia sepolcrale (= Gray e Yung) o Il Materialismo (è evidenziato nei primi versi dei sepolcri). Esso si ispira al razionalismo di Lucrezio, Epicuro e del Settecento. o Vico = Per riguarda l'importanza delle tombe, per vedere il livello di sviluppo di una città (v. 91-103) o Omero e la poesia classica • Lo stile: Lo stile è elevato e rimane uguale e costante per tutta l'opera e, proprio grazie a ciò, si ha un'unità nell'opera, benché sia suddivisa in 4 gruppi. → Vi è l'uso dei connettivi, ovvero vi sono espressioni che collegano le varie parti. Il lessico è ricercato (= Usa avverbi e sostantivi che non sono di uso comune), utilizza inoltre numerose figure retoriche e i periodi sono ampi e complessi. Come metro sceglie l'endecasillabi sciolto, che è adatto al genere dell'opera e spesso usa enjambement che spezzano il discorso. . Spiegazione dell'opera Vv. 1 - 40: I primi versi si aprono con due domande retoriche. (La prima, v. 2-3, la seconda, v. 3-15) È come se Foscolo continuasse il colloquio con Ippolito Pindemonte e la sua amica che parlavano del valore delle sepolture. Parla in maniera razionale ed evidenzia che nulla placa la durezza della morte, ovvero il sonno eterno non può essere cambiato da nessuno e che anche dalla tomba non può esserci nessuna consolazione (v. 16-17). Mentre all'inizio Foscolo ci diceva che anche il pianto può consolare qualcuno, successivamente questo mezzo di conforto viene meno (v. 13). All'inizio si parla del Sole che rappresenta la vita e del fatto che esso generi la vita, e successivamente (v. 18) si parla della notte, che si contrappone al Sole, e che avvolge nella dimenticanza le azioni umane. Al v. 23 vi è un "ma" che rappresenta una svolta per quanto riguarda il carme: mentre prima si parlava di natura ora si passa ad una della realtà che è vista in modo più sentimentale (con l'uso di sacro e celeste). Foscolo a questo punto corregge quella che era la sua logica materialistica e negativa che troviamo all'inizio con una logica più sentimentale e positiva. Foscolo sa che la sua è un'illusione di sopravvivenza, ovvero il fatto che i morti possano sopravvivere nella memoria dei morti. → Vi è un chiasmo. Il termine "sasso" ha un significato diverso perché rappresenta la tomba che ha un valore affettivo. La contrapposizione tra vita e morte viene resa attraverso l'uso di vari termini come "sole", "pianta", "ombra dei cipressi a dall'altra parte ossa", "sasso", "oblio" e "tempo". Vv. 151-197: È la terza parte, dove viene ripreso il dialogo con Pindemonte interrotto nella seconda parte. Introduce il concetto delle tombe dei "grandi" che spingono gli altri a fare grandi imprese, si parla ad esempio di Michelangelo, Galilei, Macchiavelli. I personaggi sono evocati attraverso le loro opere perciò Foscolo non dice mai in modo esplicito il loro nome. → Chi le vista sarebbe spronato a fare imprese egregie. Successivamente Foscolo evidenzia una parte della storia particolare abbastanza aristocratica in cui solo alcuni uomini illustri, secondo egli, possono fare la storia. Ad esempio Machiavelli ci viene presentato come colui che difende la libertà ed evidenzia la violenza del potere però ciò non è vero Foscolo ci dà una sua visione che è distorta. Dante, invece, rappresenta l'impegno civile e come l'individuo che da solo è preso dall'amore per la patria e dal desiderio di liberarla, si riferisce anche a Petrarca, ma, di fatto, né Dante né Petrarca sono sepolti a Firenze però entrambi sono inclusi come se facessero parte di questo pantheon di persone, come se dalla Toscana dovrebbe partire il desiderio di riscatto e di liberazione. → Firenze si può considerare ricca sia di eroi, ma anche grazie alle bellezze naturali (vv. 166 = aree piene di vita, le acque che dall'Appennino scendono a Firenze, la luce limpidissima). La rinascita dell'Italia, secondo Foscolo, deve proprio partire dall'ispirazione che la basilica di Santa Croce fornisce. L'idea fornita dell'Italia è la stessa che Jacopo Ortis aveva scritto nelle sue lettere, infatti anche lui aveva visitato questa basilica). → Qui il tono è declamatorio, ovvero elevato, (sembra quasi un'orazione) e ci sono molte figure retoriche, anche il lessico è elevato aulico. "Le Grazie" • Inizialmente Ugo Foscolo voleva stilare una sola opera e successivamente la suddivide in tre parti, e quindi in 3 inni ("A Venere", "A Vesta" e "A Pallade"). • L'opera è dedicata a Canova e rappresenta l'evasione dalla storia → Si era conclusa la disastrosa campagna di Russia e ciò aveva accentuato la visione negativa della storia. A causa della sconfitta degli italiani Foscolo deve scappare in Svizzera e poi in Inghilterra e "Le Grazie" rimangono, quindi, incompiute. Il fatto che sia un'opera frammentaria ed incompiuta, in realtà potrebbe rientrare nel volere del poeta, quindi le varie parti forse sono state scritte in maniera disordinata e poi sono state messe assieme nell'opera solo dopo, ciò da una certa unicità. Foscolo lavora a più riprese in modo che questi frammenti diventino omogenei. • Struttura dell'Opera: o Proemio o Inno a Venere: Viene rappresentata l'avvenuta di Venere, con le Grazie, nel mare e grazie a questa apparizione gli uomini passano da una condizione primitiva ad una di civiltà. Si parla della civiltà greca. ○ Inno a Vesta: È rappresentato il passaggio delle Grazie dalla Grecia all'Italia, durante il Rinascimento a Firenze nella villa di Bellosguardo; riescono a passare grazie a tre donne fiorentine che compiono un rito in onore delle Grazie. →Attraverso le tre donne fiorentine si parla della bellezza italiana. o Inno a Pallade: Ogni Grazia rappresenta un valore da trasmettere agli uomini. Le Grazie decidono di fuggire dalla Terra e vanno nel continente di Atlantide, perché la terra è imbarbarita e loro non vogliono rimanere lì. Così Pallade, dea dell'intelligenza, interviene per migliorare la condizione degli uomini e, dato che le Grazie non reggono la vista degli uomini, le rimanda sulla Terra con il volto coperto da un velo, infatti gli uomini non sono degni di vederle. Vengono esplicitati due concetti: ▪ La bellezza, rappresentata dalle Grazie e, quindi, è qualcosa che può essere raggiunto da pochi. ▪ La poesia, essa ha un valore insostituibile perché rende la bellezza eterna. Ciò comporta il fatto che la bellezza e la poesia occupino un posto marginale: Foscolo introduce il fatto che la poesia e i poeti hanno perso una parte del loro prestigio sociale perché non si possono rivolgere a tutti gli uomini ma solo a una piccola cerchia.