La Poesia Italiana del Primo Novecento: I Crepuscolari e I Vociani
Il panorama letterario del primo Novecento italiano si caratterizza per una ricca varietà di voci poetiche che si distaccano dalla tradizione precedente. I poeti crepuscolari, distribuiti in diverse aree geografiche dell'Italia, sviluppano modalità espressive originali che riflettono la crisi dei valori tradizionali e la trasformazione della società durante il primo novecento storia.
Definizione: Il Crepuscolarismo rappresenta una corrente poetica caratterizzata dal tono dimesso, malinconico e dalla predilezione per gli aspetti quotidiani della vita, in netta contrapposizione con la magniloquenza dannunziana.
A Torino emerge la figura di Guido Gozzano, che intrattiene rapporti con l'ambiente ligure e sviluppa una poetica complessa e ironica. La sua opera si distingue per la capacità di mescolare registri linguistici diversi, dalla tradizione letteraria più alta al linguaggio quotidiano, creando un effetto di straniamento che mette in discussione sia i valori borghesi sia le convenzioni letterarie.
Sergio Corazzini, operante a Roma, sviluppa invece un crepuscolarismo esistenziale, adottando il verso libero e incorporando influenze simboliste. La sua poesia si caratterizza per una profonda riflessione sulla condizione umana, presentandosi come "fanciullo malato" e mettendo in discussione la natura stessa della poesia.
Esempio: Nella poesia di Marino Moretti, originario dell'Emilia Romagna, gli ambienti provinciali e gli interni domestici diventano il teatro di una quotidianità monotona e soffocante. Le sue "Poesie scritte col lapis" rappresentano un esempio perfetto di regressione all'infanzia come fonte d'ispirazione poetica.