Il Convivio rappresenta una delle opere più significative di Dante Alighieri, scritta tra il 1304 e il 1307 durante il suo esilio da Firenze.
Il trattato filosofico-dottrinale si compone di quattro libri, dove Dante espone le sue riflessioni sulla nobiltà dell'animo, sulla filosofia e sul volgare italiano. L'opera prende il nome dal latino "convivium" (banchetto), poiché l'autore paragona la condivisione del sapere a un banchetto dove il cibo rappresenta la conoscenza. Nel primo libro, Dante spiega le ragioni della sua scelta di scrivere in volgare invece che in latino, rendendo così accessibile la cultura a un pubblico più ampio.
Il Convivio significato più profondo risiede nel tentativo di Dante di diffondere la cultura filosofica oltre i confini delle università medievali. L'opera si struttura come un prosimetro, alternando poesie (canzoni) a commenti in prosa. Ogni canzone viene analizzata secondo quattro livelli interpretativi: letterale, allegorico, morale e anagogico. Particolarmente rilevante è il trattato 1 parafrasi, dove l'autore difende l'uso del volgare come lingua letteraria, anticipando temi che verranno poi sviluppati nel De vulgari eloquentia. L'opera rimase incompiuta, ma rappresenta comunque un importante documento del pensiero medievale e della maturazione intellettuale di Dante, che qui si presenta come maestro di sapienza e guida morale per i suoi lettori. La sua importanza si riflette anche nel fatto che molte delle idee qui espresse troveranno poi pieno sviluppo nella Divina Commedia, specialmente per quanto riguarda la concezione dell'amore, della nobiltà e del rapporto tra ragione e fede.