Nel periodo medievale, i Comuni nel Medioevo rappresentarono una delle più significative trasformazioni politiche e sociali della storia italiana. La nascita dei comuni avvenne principalmente tra l'XI e il XII secolo, quando le città iniziarono a sviluppare una propria autonomia amministrativa e politica, staccandosi gradualmente dal controllo feudale.
Le città medievali italiane videro l'emergere di nuove classi sociali, in particolare i mercanti e gli artigiani, che si organizzarono in corporazioni o Arti. Le Arti Maggiori e Minori nel Medioevo costituivano il tessuto economico e sociale della città: le Arti Maggiori includevano attività come i Lanaioli della Firenze medievale e l'Arte dei Medici e Speziali, mentre le Arti Minori raggruppavano mestieri di minor prestigio. Queste organizzazioni regolavano minuziosamente la produzione, i prezzi e la qualità dei prodotti attraverso precisi statuti corporativi medievali. La vita politica dei comuni era caratterizzata da una partecipazione limitata: contadini, servi e spesso le classi più povere erano esclusi dal governo cittadino.
Lo sviluppo dei comuni portò alla creazione di istituzioni complesse, con magistrature e consigli che gestivano l'amministrazione cittadina. Questo sistema politico si diffuse in gran parte dell'Italia centro-settentrionale, dando vita a importanti centri urbani come Milano, Firenze, Bologna e Venezia. La struttura comunale favorì lo sviluppo economico e culturale, trasformando le città in centri di commercio, arte e cultura. Le corporazioni giocarono un ruolo fondamentale in questo processo, garantendo la qualità della produzione e proteggendo gli interessi dei loro membri attraverso una gestione accentrata delle attività economiche.