Materie

Materie

Di più

Boccaccio - Sintesi approfondita

9/12/2022

1661

73

Condividi

Salva

Scarica


BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA
Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di
diventare un mercante come suo pa

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

BOCCACCIO - VITA Boccaccio nasce nel 1313 probabilmente a Firenze o Certaldo. Il suo destino era quello di diventare un mercante come suo padre, ma la sua forte vocazione letteraria lo porta ad abbandonare questa strada. In ogni caso, sappiamo che Boccaccio frequentò per alcuni anni la corte Angioina a Napoli, insieme al padre, e lì viene considerato al pari degli aristocratici e avrà la possibilità di leggere diverse opere e di imparare, quindi, molto sulla letteratura, come del resto anche della natura umana ecc. Poi, sempre a Napoli, Boccaccio incontrerà quella che sarà la sua donna amata (cioè Fiammetta) e l'autore racconterà dell'incontro con lei nel "Filocolo", una delle sue opere. Nel 1340 circa, Boccaccio è costretto a tornare a Firenze (e abbiamo quindi questo passaggio dal contesto aristocratico alla vita da borghese che d'ora in poi compirà), ma sappiamo che poi andrà anche a Ravenna e poi a Forlì, per poi tornare di nuovo a Firenze dove andrà a contatto con i terribili effetti provocati dalla peste, e questo evento è importante perché da qui prenderà spunto per la scrittura del Decameron, che è considerata la sua opera più importante. OPERE Come abbiamo visto nella sua vita, sappiamo che possiamo distinguere le opere di Boccaccio nel periodo napoletano (quando frequentava la corte degli Angioini) e...

Non c'è niente di adatto? Esplorare altre aree tematiche.

Knowunity è l'app per l'istruzione numero 1 in cinque paesi europei

Knowunity è stata inserita in un articolo di Apple ed è costantemente in cima alle classifiche degli app store nella categoria istruzione in Germania, Italia, Polonia, Svizzera e Regno Unito. Unisciti a Knowunity oggi stesso e aiuta milioni di studenti in tutto il mondo.

Ranked #1 Education App

Scarica

Google Play

Scarica

App Store

Knowunity è l'app per l'istruzione numero 1 in cinque paesi europei

4.9+

Valutazione media dell'app

13 M

Studenti che usano Knowunity

#1

Nelle classifiche delle app per l'istruzione in 11 Paesi

900 K+

Studenti che hanno caricato appunti

Non siete ancora sicuri? Guarda cosa dicono gli altri studenti...

Utente iOS

Adoro questa applicazione [...] consiglio Knowunity a tutti!!! Sono passato da un 5 a una 8 con questa app

Stefano S, utente iOS

L'applicazione è molto semplice e ben progettata. Finora ho sempre trovato quello che stavo cercando

Susanna, utente iOS

Adoro questa app ❤️, la uso praticamente sempre quando studio.

Didascalia alternativa:

nel periodo fiorentino (quando torna, con il padre, a Firenze). Del periodo napoletano, riscontriamo molte produzioni sia in versi che in prosa e sappiamo anche che lui scrisse sia in latino che in volgare. Alcune opere di questo periodo sono il Filocolo (che èè la prima opera in prosa di Boccaccio e il titolo vuol dire letteralmente "fatica d'amore", e possiamo dire che come temi si avvicina molto al romanzo greco e latino perché presenta l'avventura, il viaggio, e quello che muove tutto è la passione amorosa. Sappiamo che i protagonisti saranno Florio, un saraceno, e Biancifiore, che è cristiana e discende da una famiglia nobile), poi un'altra opera importante è "la caccia di Diana" (un poemetto in cui è fondamentale il tema dell'amore e le protagoniste sono Diana e Venere, oltre che le varie ninfe che prima sono dalla parte di Diana ma poi seguiranno il pensiero di Venere) e poi abbiamo il "Filostrato" (si tratta di un poemetto in ottave che richiama un po' la letteratura cortese ma con argomenti classici e racconta dell'amore tra Troilo e Criseide, e sappiamo che quest'ultima verrà portata in Grecia e Troilo verrà ucciso da Achille, quindi il tema è sempre quello dell'amore). Del periodo fiorentino, riscontriamo prima di tutto una maggiore influenza della letteratura toscana ma anche una maggiore maturità espressiva, e un'opera importante di questo periodo è il prosimetro "Commedia delle ninfe fiorentine", la quale è composta da diverse storie d'amore raccontate da delle ninfe dopo che un pastore di innamora di una di esse, e possiamo dire, quindi, che questa opera anticipa in parte il Decameron, ma abbiamo anche l'Elegia di Madonna Fiammetta (un romanzo interamente in prosa nel quale Boccaccio narra attraverso Fiammetta stessa una storia d'amore triste perché Panfilo, l'uomo da lei amato, la lascia sola e si innamora di un'altra donna, quindi stiamo parlando di un'opera abbastanza innovativa proprio perché Boccaccio descrive tutto dal punto di vista della donna e non è escluso che, indirettamente, Boccaccio stia parlando proprio della sua situazione con Fiammetta che aveva conosciuto a Napoli, e questa opera è destinata, in pratica, alle altre donne innamorate perché per lui l'amore non è un peccato, questo lo riscontriamo anche nel Decameron, quindi quello di amare è un diritto e Fiammetta rappresenta proprio questo diritto delle donne di amare) IL TEMA DELL'AMORE Possiamo dire che Boccaccio ha una concezione totalmente diversa dell'amore rispetto agli Stilnovisti perché lui supera quelli che erano i loro rigidi schemi trattando il tema dell'amore come qualcosa di naturale, qualcosa che appartiene a tutti gli uomini e che è fortemente legato alla vita terrena, è qualcosa di materiale, non di spirituale. Quindi Petrarca non sta giustificando l'amore da un punto di vista morale, però sta dicendo una cosa fondamentale, che innamorarsi non è qualcosa di peccaminoso ma è normale, ce lo dice chiaramente anche nella novella delle papere ma questo è un tema comune a tutto il Decameron e anche all'elegia di Madonna Fiammetta. È come se l'amore fosse un diritto che va "difeso" (tra virgolette) perché molti, come quelli che lo hanno criticato (come ci viene raccontato nell'introduzione della novella delle papere) pensano che sia un tema poco importante, ma per Boccaccio non è assolutamente così e questo suo modo di scrivere ne è in risultato, le vicende si basano molto spesso sull'importanza dell'amore per l'uomo in generale e questo è il motivo. LO STILE DEL DECAMERON Per quanto riguarda lo stile del Decameron, possiamo dire che si tratta di un'opera alquanto innovativa sia per i contenuti che per la struttura e le scelte stilistiche di Boccaccio. La prima cosa che possiamo considerare è la scelta di inserire diversi narratori interni che raccontano le vicende dal loro punto di vista che sarà sempre diverso tra loro ma anche diverso da quello che pensa realmente l'autore. Poi sappiamo anche che, da una novella all'altra, può variare lo stile linguistico, il quale può passare da uno stile alto a uno un po' più basso e quindi abbiamo questa varietà linguistica e si può parlare, come abbiamo visto per la Divina Commedia ma che non abbiamo riscontrato in Petrarca, di plurilinguismo e pluristilismo. Poi sappiamo che nel Decameron riscontriamo anche un certo realismo e questo ci fa capire che si tratta di un'opera con caratteristiche moderne. Prima di Boccaccio, non si aveva tutta questa profondità temporale e gli spazi erano molto spesso imprecisati. Nel Decameron è diverso anche perché abbiamo 80 storie ambientate nel 1300 ma abbiamo anche 20 storie ambientate nell'antichità possiamo dire. Il tempo quindi è precisato in modo esplicito, la stessa cosa vale per i luoghi. Con Boccaccio riscontriamo la definizione dello spazio cittadino e le vicende diventano anche delle vicende urbane, e questo è perché Boccaccio scopre per primo il potenziale narrativo della città come ambiente. Questo lo riscontriamo ad esempio in Andreuccio da Perugia, in questa novella ci vengono nominate delle vie o delle zone di Napoli che esistevano davvero, ma abbiamo anche numerosi riferimenti storici nella storia inventata dalla prostituta. Oppure anche Ser Ciappelletto viene mandato in Borgogna, sono luoghi realistici. L'ultima cosa che possiamo considerare è poi che non stiamo parlando più di un'opera con valore religioso o didattico come nella Divina Commedia. Ora l'opera è laica e l'abbiamo definita anche autosufficiente, questo perché Boccaccio vuole soltanto divertire, dilettare le donne che soffrono per amore. Questo ci fa capire anche il perché della modernità che caratterizza il Decameron. IL DECAMERON Prima di tutto il Decameron, come ci viene detto da Boccaccio stesso nel proemio dell'opera, è un'opera dedicata alle donne innamorate poiché, nel caso degli uomini (secondo l'autore) è più facile svagarsi quando si soffre per amore, ma per le donne è diverso. Secondo Boccaccio le donne vivono in una continua condizione di repressione ed essendo consapevole della sofferenza che l'amore può causare (avendola lui stesso provata), e vuole dedicargli quindi questa opera che ha come obiettivo soltanto quello di dilettare, non abbiamo un carattere educativo come molte delle opere medievali. Però dobbiamo anche precisare che l'opera non è destinata solo alle donne o a qualcuno in particolare, o a una classe sociale ben precisa, l'opera è destinata a tutti, anche se Boccaccio sa che sarebbe stato per lo più il pubblico borghese a dilettarsi leggendo questo tipo di opera formata, appunto, da novelle. Ora, prima di tutto dobbiamo dire che la vicenda avviene a Firenze durante il periodo della peste, quindi siamo nel 1348 circa e le conseguenze della peste, evento che in realtà è stato affrontato da molti autori ma sempre in modo molto simile tra loro, sono il caos civile e morale (con il non-rispetto delle leggi ma anche con la perdita di tutti i propri valori morali o religiosi, come quello di seppellire i propri cari defunti), ma in tutta questa situazione ormai insostenibile, abbiamo un gruppo di 10 ragazzi e ragazze che decidono di reagire e di estraniarsi dalla società. Così questo gruppo di giovani si trasferisce dalla città al contado (quindi si parla di una sorta di locus amoenus) e loro decidono anche di darsi delle regole da rispettare per non ricadere nel disordine nel quale la società era andata incontro. I ragazzi decisero che ogni giorno sarebbe stato nominato un re o una regina che avrebbe scelto un tema su cui tutti avrebbero dovuto raccontare una storia, o meglio novella, e questo sarebbe dovuto avvenire ogni giorno tranne il venerdì e il sabato in quanto questi giorni si dedicavano alla preghiera e alla cura personale, quindi non si raccontavano novelle. Detto questo, possiamo dire che il titolo dell'opera, il "Decameron", vuol dire letteralmente dal greco "Dieci giorn e questo indica le 10 giornate in cui i giovani hanno raccontato le novelle, anche se la narrazione in realtà dura 14 giorni considerando i venerdì e sabati in cui non ne venivano raccontate. Ogni giorno venivano raccontate 10 novelle, per un totale di 10 giorni, quindi abbiamo in totale bel 100 novelle. Una cosa fondamentale da spiegare del Decameron è l'organizzazione dei narratori. Sappiamo infatti che, oltre al narratore di primo grado (ovvero lo stesso Boccaccio) che si riferisce direttamente ai lettori, quindi il narratario è, in questo caso, il lettore, ma dobbiamo dire che abbiamo sempre anche un narratore di secondo grado, ovvero il giovane che parla e che racconta, in questo caso, la sua storia (e quindi capiamo subito che i narratari di secondo grado sono gli altri 9 giovani a cui il giovane si rivolge). All'interno di questa narrazione, però, possiamo anche avere un narratore di terzo grado, che sarebbe un personaggio all'interno della novella raccontata che può narrare, a sua volta, un'altra storia, e questo è, ad esempio, il caso della prostituta che racconta della storia inventa riguardo al suo presunto padre che sarebbe lo stesso di Andreuccio da Perugia. Quindi il narratario di terzo grado sarà semplicemente un personaggio dentro la storia stessa. Quindi quella che si crea è una cornice letteraria che armonizza le novelle e tende anche a legarle tra di loro e a fornire dei commenti riguardo alle storie raccontate. Possiamo concludere il discorso del Decameron parlando della novella in sé. Essa è generalmente breve, soprattutto in confronto al romanzo ovviamente, e noi non sappiamo praticamente niente rispetto alla psicologia dei personaggi. Le novelle venivano già scritte probabilmente anche nei loro accampamenti dai romani (anche se sono andate tutte perdute perché, non avendo un valore educativo o morale, erano considerate poco importanti), ma comunque sappiamo che le novelle non vengono inventate da Boccaccio. STRUTTURA DEL DECAMERON Proemio: dedicato alle donne (narratore Boccaccio). ● Introduzione a ciascuna giornata. ● ● Varie giornate con le 10 novelle, ognuna preceduta da una breve introduzione e seguita da un commento degli altri ascoltatori, quindi dei giovani, ovvero i narratari di secondo grado. ● Conclusione a ciascuna giornata. Conclusione dell'autore dell'opera (di nuovo Boccaccio). ● ANDREUCCIO DA PERUGIA - TRAMA Andreuccio, che non si è mai allontanato da Perugia, è un mercante di cavalli molto giovane e ingenuo, ed è giunto a Napoli per cercare di compiere qualche buon affare, ma, essendo molto ingenuo, in diverse occasioni tenderà a mostrare la sua ricchezza a tutti sulla piazza del Mercato finchè attrarrà l'attenzione di una prostituta definita come una giovane siciliana bellissima. Questa donna cerca di derubarlo prima di tutto chiedendo diverse informazioni riguardo Andreuccio ad un'anziana donna che lo aveva salutato calorosamente, e una volta saputo tutto quello che le serviva si finge sua sorella, figlia di un'amante di suo padre durante un viaggio in Sicilia. Il ragazzo viene invitato dalla donna a casa sua, nella contrada Malpertugio, che sappiamo essere veramente un quartiere alquanto malfamato di Napoli. Il giovane è commosso dalla rivelazione della donna ("questa favola, così ordinatamente, così compostamente detta da costei"), al punto da fermarsi a cena e poi, su insistenza della presunta sorella, a dormire lì. Spogliatosi dei suoi vestiti e della bisaccia con i denari così ambiti, Andreuccio si reca nella latrina, dove c'è un'asse schiodata che funge all'uso. Il protagonista vi scivola dentro, senza tuttavia subire danni fisici dalla caduta nella fogna; mentre la donna s'impossessa dei denari, il giovane inizia così a gridare e a richiamare l'attenzione del quartiere. Interviene il ruffiano della prostituta, che invita il ragazzo ad andarsene per evitare problemi più gravi. Direttosi verso il proprio albergo, Andreuccio incontra poi due ladri, che lo scovano nonostante egli si sia rifugiato in un casolare: i due gli spiegano che è stato fortunato ad essere caduto fuori dalla casa della prostituta, perché se fosse rimasto là sarebbe stato senza dubbio ucciso. I due delinquenti raccontano poi al giovane che hanno intenzione di derubare il cadavere dell'arcivescovo Filippo Minutolo, che era stato seppellito insieme a degli oggetti molto preziosi. Andreuccio decide di partecipare al furto. I due ladri, però, obbligano il giovane a lavarsi, data la puzza che emana. Viene calato così in un pozzo vicino alla chiesa, ma viene subito abbandonato dai due, a causa dell'arriv di alcune guardie giustiza. Queste, assetate, tirano su la corda a cui era appeso il giovane e alla sua vista, colti dal terrore, fuggono. Andreuccio incontra nuovamente i ladri, cui racconta il proprio rocambolesco "salvataggio" e con cui attua finalmente il furto. Scoperchiata la tomba in marmo dell'arcivescovo i due criminali obbligano il ragazzo a introdursi nel sepolcro e a consegnare loro gli oggetti preziosi. Andreuccio, capendo che i ladri vogliono nuovamente abbandonarlo, una volta ottenute tutte le reliquie, tiene per sé un anello. I due chiudono poi nella tomba il giovane, che sviene per il terrore della morte e il puzzo del cadavere. Mentre Andreuccio si tormenta sul proprio destino sciagurato, sopraggiungono altri due ladri che aprono l'arca. Un prete prova a calarsi all'interno, ma Andreuccio, cogliendo l'occasione favorevole, gli afferra la gamba, terrorizzando lui e i due malfattori, che fuggono immediatamente. Finalmente libero, il protagonista esce dalla cripta e torna a Perugia, con l'anello dell'arcivescovo. NOVELLA DELLE PAPERE - TRAMA Prima di tutto, stiamo parlando della novella introduttiva della 4 giornata e una cosa importante da dire è che questa è raccontata direttamente da Boccaccio stesso, quindi è un'eccezione. Il motivo per cui la scrive è perché Boccaccio aveva (probabilmente) cominciato a pubblicare alcune sue novelle del Decameron, e qualcuno lo aveva criticato dicendo che le sue novelle erano banali, o magari che le tematiche affrontate erano di poca rilevanza. Questo perché secondo loro, Boccaccio trattava troppo il tema dell'amore, e Boccaccio risponde scrivendo proprio questa novella. Sappiamo che all'inizio c'è un uomo fiorentino che perde la moglie, e per questa cosa soffre molto e decide di andare a vivere da solo, quindi da eremita, assieme a suo figlio all'epoca molto piccolo in quanto aveva solo due anni. Il bambino cresce sentendo parlare soltanto della religione e non della realtà esterna per com'è veramente, dato che il padre non lo fa uscire mai, ed il bambino non sa niente del mondo se non quello che gli dice la religione. A 18 anni, però, il ragazzo convince suo padre a portarlo con sé a Firenze per la prima volta, ed il padre, ritenendolo abbastanza grande, decide di portarlo con sé. Arrivato in città, il ragazzo si meraviglia di ogni cosa che vede: delle case, delle chiese, tutte cose che non aveva ovviamente mai visto. Ad un certo punto, il ragazzo vede alcune donne, e appena le vede chiese al padre che cosa fossero. Quest'ultimo, non sapendo cosa rispondere perché voleva tenere il figlio lontano dalle tentazioni del mondo terreno, gli dice che quelle sono delle papere, ma il giovane vuole averne una nonostante il modo in cui il padre l'aveva cresciuto, e per questo Il padre stesso capisce di aver sbagliato perché con l'ingegno ha carcato di andare contro alla natura e questo era, evidentemente, impossibile. - Amore: è una cosa naturale, istintiva; Boccaccio sottolinea che di fatto il padre cerca di tenerlo lontano dalle cose terrene, ma appena vede una don il figlio la desidera: stinto non può essere controllato, l'amore è una forza della natura, agisce sull'essere umano indipendentemente da quello che l'umano fa. L'amore naturale si contrappone infatti all'ingegno del padre nell'ultima frase, poiché non può nulla contro l'amore: il padre cresce il figlio in modo ingegnoso, contro tutti i peccati terreni, ma non può fermarlo. A differenza dello Stil Novo, l'amore è un fatto più terreno e carnale, non spirituale. Ciò che attrae il ragazzo è la donna in sé, non la loro gentilezza che eleva, Boccaccio non ci dice che sono nobili, sappiamo solo che il ragazzo ne è istintivamente attratto. Si supera l'idea Medievale per cui tutte le cos terrene sono peccato: l'amore, per quanto terreno, è naturale e non peccato. - Rapporto genitori-figli: il padre cerca di difendere suo figlio dalle sofferenze, lui ha sofferto per la perdita dell'amata, e cerca di impedire che il figlio si innamori per evitare che subisca la stessa sofferenza. Di conseguenza, lo protegge impedendogli di vivere: ma è impossibile sfuggire, il padre cerca di impedirgli di vivere certe esperienze ma non può, c'è sempre un momento in cui prima o poi lui vivrà come vuole lui. I genitori sono spesso iperprotettivi a fin di bene per cercare di impedirgli le sofferenze, ma anche i figli devono fare le loro esperienze e le faranno di sicuro. - Letteraria: Boccaccio risponde così alle critiche ricevute dagli intellettuali a lui contemporanei. L'autore vuole far emergere che ci sono intellettuali che cercano di vivere nelle loro idee senza contatti con il mondo esterno (il padre cresce così il figlio), crescono spiritualmente ma non hanno esperienza nel mondo vero. Gli intellettuali possono fingere che non esista il mondo esterno, ma questo c'è ed agisce come l'amore fa con il ragazzo; quando l'intellettuale conosce il mondo, uscendo dai soli libri, ne viene attratto. critica quindi perché non sanno cosa c'è nella realtà concreta. LISABETTA DA MESSINA - TRAMA Prima di tutto, Filomena è la narratrice degli eventi. Lisabetta è una giovane ragazza messinese, rimasta orfana del padre, che vive insieme ai suoi tre fratelli, originari di San Gimignano e divenuti molto ricchi conducendo affari e commerci particolarmente redditizi, quindi siamo in pieno nella classe borghese. La giovane donna, non ancora sposata, si innamora di Lorenzo, un ragazzo di Pisa che aiuta i fratelli nel loro lavoro ma che appartiene ad una classe sociale inferiore rispetto a quello di Lisabetta e di conseguenza il loro amore diventa molto complicato anche per la mentalità ristretta dei fratelli. Dice infatti Boccaccio: Così succede che i tre fratelli, una volta scoperto che la sorella si reca di notte (quindi nel tempo della trasgressione) dal suo amante, decidono di contrastare in qualunque modo la loro unione, la quale, secondo loro, mette a rischio il decoro e il buon nome della famiglia. Così, i 3 giovani convincono Lorenzo a seguirli fuori città con una scusa e lo assassinano per poi occultarne il cadavere. Tornati a casa giustificano l'assenza del loro giovane aiutante dicendo a tutti che si trova altrove per motivi di affari, e convincono di questo anche Lisabetta, ma quando l'assenza di Lorenzo diventa troppo sospetta, la giovane donna ancora innamorata comincia a disperarsi. Una notte Lorenzo compare in un sogno di Lisabetta e le rivela di essere stato ucciso dai fratelli, mostrandole anche il luogo dove è stato sepolto. La ragazza, disperata, escogita un piano per recuperare il corpo di Lorenzo e si reca sul luogo indicatole in sogno dall'amato. Qui ne disseppellisce il cadavere, e, non potendogli dare più degna sepoltura, gli taglia la testa per poter conservare vicino a sé almeno un ricordo del suo innamorato. Tornata a casa, Lisabetta nasconde la testa di Lorenzo in un vaso e vi pianta una piantina di basilico, che cresce in modo assai rigoglioso. Ogni giorno Lisabetta piange e si dispera sul vaso di basilico, trasferendo su questo l'amore e la passione insopprimibili per l'amato Lorenzo. Il comportamento di Lisabetta insospettisce i vicini, che segnalano l'anomalia ai fratelli; questi ultimi decidono quindi di requisirle la pianta e, dopo averci trovato all'interno la testa dell'amato, di far sparire il tutto. Timorosi che la vicenda e il delitto da loro compiuto diventino di dominio pubblico, abbandonano Messina e si trasferiscono a Napoli, portando con loro Lisabetta. La ragazza, già ammalatasi dopo la sottrazione della pianta, muore di lì a poco di dolore. FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI-TRAMA Prima di tutto, stiamo parlando della nona novella della quinta giornata del Decameron e questa viene raccontata da Fiammetta e il tema della narrazione è quello degli amori che, "dopo alcune peripezie", si concludono in lieto fine. Federigo è un aristocratico ed è innamorato di una nobildonna, Giovanna, che però è sposata, e quindi non può cedere alle proposte del protagonista. In ogni caso, Federigo è troppo innamorato della donna, tanto da arrivare a sperperare, per lei, tutto il suo patrimonio organizzando tornei di spada, giochi, e feste in cui dimostrare tutta la sua ricchezza e generosità, ma, nonostante tutto, Giovanna non cede. Federigo, rimasto ormai quasi senza niente, è costretto a ritirarsi in un suo piccolo podere dove si dedica all'agricoltura e in particolare alla caccia con l'aiuto del suo falcone, che era ormai l'ultimo segno della sua nobiltà. Un giorno, Giovanna, rimasta nel frattempo vedova, si ritira per l'estate in un podere molto vicino a quello di Federigo. Il suo obiettivo era quello di migliorare le condizioni di salute del figlio, assai debole e malato. Lì, per caso, il ragazzino conosce Federigo e, vedendo il suo falcone, comincia a desiderarlo ardentemente, tanto da ammalarsi per esso. Per questo, anche se la richiesta del figlio mette in grandi difficoltà Giovanna proprio perché avrebbe dovuto chiedere un favore così grande proprio all'uomo che ha sempre rifiutato, decise comunque di chiedere a Federigo il suo falcone e finge quindi di passare per caso dalla casa di Federigo per poi chiedergli se può fermarsi a tavola. Il protagonista, però, non è in grado di offrirle un pranzo degno di una nobildonna. Decide, quindi, di sacrificare proprio il falcone e di servirlo arrostito alla donna amata, e per questo, finito il pranzo, quando la donna chiede di poter avere il falcone per curare suo figlio, Federigo le confessa ciò che è avvenuto e Giovanna comprende la (vera) nobiltà d'animo dell'uomo che ha sacrificato per lei l'unica ricchezza che gli era rimasta. Per quanto riguarda la conclusione della novella, sappiamo che il figlio di Giovanna muore poco dopo lasciando alla madre le ricchezze ereditate dal padre. A questo punto Giovanna decide di sposarsi con Federigo, e anche se fosse ormai molto povero, quando i fratelli capiscono che Giovanna sta parlando di un giovane da loro conosciuto e di una certa importanza (essendo anche lui un nobile), decidono di accettare l'amore tra i due e possiamo dire che la narrazione si conclude con Federigo che era tornato molto ricco ed era diventato ora quello che viene definito come un buon massaio. In questa novella Boccaccio mette in evidenza la crisi del sistema cortese e del sistema di valori ad esso collegato: Federigo, seguendo l'ideale cortese spende "senza ritegno" il suo patrimonio, ed è costretto ad andare a vivere in campagna. È allora necessario un nuovo modo di vivere e amministrare il proprio denaro, basato sul senso della misura, tipica virtù della nuova classe mercantile. Ed è in questo senso che, dopo il periodo di povertà e il sacrificio del falcone, Federigo sa diventare "miglior massaio" delle grandi fortune di Giovanna: egli diventa in sostanza un buon amministratore di un patrimonio, che prima, da nobile di antica tradizione, avrebbe dilapidato. Tuttavia, quella di Federigo degli Alberighi non è solo la vicenda di un passaggio dalla società feudale a quella mercantile, con l'esaltazione acritica del nuovo mondo: il cambiamento coinvolge profondamente anche la sfera dei sentimenti e delle passioni umane. SER CIAPPELLETTO - TRAMA Ser Cepparello da Prato è la prima novella del Decameron, è narrata da Panfilo ed è a tema libero. Ciappelletto, il protagonista del racconto è un personaggio forse realmente esistito, ovvero un certo Ciapparello Dietaiuti da Prato che, alla fine del Duecento, si occupava di raccogliere le decime e le taglie per il re di Francia e il papa Bonifacio VIII, e possiamo dire che esso incarna tutti i vizi e i difetti umani tanto da essere descritto come il peggior uomo mai esistito. Ovviamente, Ciappelletto non ha alcuna fede religiosa né frequenta la chiesa. Un giorno però, mentre si trova ospite di due fratelli usurai fiorentini in Borgogna, il quale era considerato già un luogo malfamato e quindi questo ci fa capire già molto riguardo la figura di questo uomo, Ciappelletto ha un malore, tanto da capire di essere vicino alla morte. I due mercanti che lo ospitavano, sapendo la pessima condotta morale dell'ospite, iniziano a chiedersi come comportarsi perché sanno che non possono seppellire il moribondo in terreno consacrato senza prima farlo confessare e dargli l'estrema unzione, ma non possono nemmeno pretendere che un prete, venuto a conoscenza della vita di Ciappelletto, gli accordi il perdono. Ciappelletto, dopo aver sentito il dialogo tra i 2 padroni di casa, decide di toglierli dall'imbarazzo chiedendo egli stesso un confessore. Così il protagonista sceglie di raccontare al prete una versione totalmente inventata della propria vita, tanto che il religioso, dopo la morte di Ciappelletto, fa di tutto per renderlo addirittura santo. Quindi, possiamo concludere dicendo che la capacità di parlare (quindi l'abilità retorica) e di ingannare di ser Ciappelletto sono state tali da ottenere non solo la remissione dei peccati, ma addirittura anche un culto dopo la sua morte, quindi Boccaccio non presenta solo la mancanza di mora che talvolta fa parte della classe borghese, ma nche l'ingenuità della Chiesa. TANGREDI E GHISMUNDA - TRAMA Prima di tutto, la storia viene raccontata da Fiammetta e il tema era quello degli amori infelici. Tancredi è principe di Salerno. Lui aveva una figlia (di nome Ghismunda, che era una ragazza giovane e bellissima, oltre che molto intelligente) e il padre amava questa ragazza più di qualsiasi altra cosa, e sappiamo che questa ragazza si era sposata ma poco dopo era rimasta vedova e il padre, non volendo allontanarla da sé, le impedì per molto tempo di sposarsi con un altro uomo. Avendo capito che il padre non aveva intenzione di farla sposare di nuovo, la giovane pensò di trovare, di nascosto, un valoroso amante. Tra gli uomini della corte vi era un giovane valletto, ovvero Guiscardo, il quale era di umili origini ma nobile per costumi e indole, e la giovane donna si innamora di lui, ma questo amore era segreto poiché i 2 giovani sapevano che non potevano fidarsi di nessuno. Per incontrare l'amato, la donna organizza un appuntamento per il giorno seguente al quale il giovane sarebbe arrivato tramite una sorta di passaggio segreto ormai dimenticato da tutti. Da quel passaggio, poi, i 2 amanti si trasferiranno nella camera di lei dove passarono la notte insieme. Questa cosa fu ripetuta molte volte, finchè, un giorno, Tancredi entrò da solo nella camera della figlia mentre lei non c'era. Decise di aspettarla lì per parlare con lei, quindi si sedette e si addormentò, ma, mentre il principe dormiva, Ghismunda entrò nella sua camera insieme a Guiscardo e se ne andò con lui sul letto come facevano di solito. Il principe rimase nascosto a vedere la scena e a pensare un modo di vendicarsi, così, la notte seguente, Tancredi fece catturare Guiscardo. A pranzo, il padre si reca nella camera della figlia e, piangendo, la rimprovera e le dice che aveva fatto catturare Guiscardo mentre usciva dalla grotta A questo punto Ghismunda provò un dolore immenso, ma lei non piange, anzi, dice al padre che se fosse successo qualcosa all'amato, allora anche lei si sarebbe suicidata con lui, confessandogli quindi il suo amore per Guiscardo. ARGOMENTAZIONI GHISMUNDA A questo punto Ghismunda accusa anche direttamente il padre, prima di tutto per essere stato poco interessato a farla sposare, poi per aver quasi dimenticato che lei era comunque un essere umano fatto di carne e ossa e nel pieno della sua gioventù. E poi continuò dicendo anche che non aveva potuto resistere al richiamo dell'amore perché comunque è qualcosa di più forte di lei e non era colpa sua se si era innamorata del giovane. Non l'aveva scelto per caso, ma per amore. Poi la terza cosa che dice Ghismunda è che, anche se fosse di umili origini, Guiscardo era nobile per costumi e per indole e che era anche più nobile di molti dei suoi nobili. Tancredi però, nonostante tutto, decise di far uccidere comunque il giovane e di far portare il suo cuore alla figlia, così quest'ultima, come aveva già detto al padre, decide di suicidarsi avvelenandosi. Così, sempre stringendo il cuore dell'amato tra le mani, la giovane donna bevve questo veleno che si era preparata e Tancredi, immaginando quello che sarebbe successo, scese nella camera della figlia e si mise accanto a lei. Resosi conto della sventura, cominciò a piangere, ma la figlia gli disse che non doveva piangere per lei, ma se provava ancora un po' di affetto gli chiese di seppellire il suo corpo accanto a quello dell'amante poco prima di morire, ed il padre acconsentì seppellendo insieme i 2 amanti. NOSTALGIO DEGLI ONESTI - TRAMA Siamo nella quinta giornata del Decameron e il tema è quello di un amore tormentato e di difficile realizzazione, che si conclude, però, in modo lieto. Ci troviamo a Ravenna e Nastagio, che è un nobile molto ricco, è fortemente innamorato di una giovane donna più nobile e ricca di lui. Per conquistarla (diciamo), Nastagio organizza feste continue (e questo è molto simile a quanto abbiamo visto con Federigo degli Alberighi), fino a sperperare (o scialacquare) gran parte del suo patrimonio. Sappiamo che, quindi, l'ostacolo alla realizzazione della passione amorosa è proprio il carattere crudo della bellissima donna che rifiuta sempre le attenzioni dell'uomo. La condizione di Nastagio peggiorerà sempre più, tanto che i suoi amici, vedendolo soffrire ed essendo preoccupati che esso spenda tutto il suo capitale, lo convincono a lasciare Ravenna per cercare di dimenticare la crudele donna amata. Nastagio allora lascia la città trasferendosi in campagna. Qui un giorno assiste a una "caccia infernale" (elemento molto comune nella letteratura medievale) in cui una ragazza corre all'impazzata inseguita da un cavaliere nero che, una volta raggiunta, la uccide a coltellate. La scena si ripete più volte, e quando Nastagio cerca di fermarla, il cavaliere gli spiega cosa sta succedendo dicendogli che, durante la sua vita, questo cavaliere era in una situazione molto simile a quella del giovane Nostalgio e che per la sua donna fosse arrivato a suicidarsi con lo stesso coltello che tiene in mano, per questo lui era andato all'inferno ma, essendo la donna amata colpevole della sua sofferenza, anche lei fu costretta ad andare all'inferno una volta morta ed il loro destino era quello di prendere parte a questa caccia infernale per il resto dei tempi. Quindi la caccia infernale è la loro punizione, che si ripete ogni venerdì. Ascoltate le parole del cavaliere, Nastagio decide di organizzare in quel luogo un pranzo per il venerdì successivo, invitando anche la donna amata con amici e genitori. Come era consuetudine, alla fine del banchetto la "caccia infernale" si ripete, e con essa anche la spiegazione da parte del cavaliere (anche se stavolta di fronte ai nuovi ospiti) del motivo di questa scena. Dopo aver capito la situazione, la donna amata da Nastagio riflette e decide di cedere all'amore del giovane, ed insieme a lei tutte le donne presenti diventano più caute nel rifiutare gli innamorati, impaurite ovviamente di fare la stessa fine della donna protagonista della "caccia infernale".