Giovanni Verga è uno dei più importanti scrittori italiani dell'Ottocento, massimo esponente del Verismo. Nato a Catania nel 1840, la sua produzione letteraria attraversa diverse fasi creative, dalla giovanile stagione fiorentina fino alla maturità artistica del periodo milanese e al ritorno in Sicilia.
Le opere principali di Verga includono i romanzi del ciclo dei "Vinti": I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889), oltre alle celebri raccolte di novelle come Vita dei campi (1880) e Novelle rusticane (1883). Il suo stile narrativo si caratterizza per l'utilizzo di tecniche narrative innovative come l'impersonalità dell'autore, il discorso indiretto libero e la regressione del narratore. Verga sviluppa una visione pessimistica della vita, dove i personaggi sono vittime di un destino inevitabile di sconfitta nella lotta per il progresso.
Il contributo di Verga al Naturalismo francese è fondamentale per lo sviluppo del Verismo italiano. Mentre il Naturalismo di Zola si concentrava sull'osservazione scientifica della realtà sociale, Verga adatta questi principi alla realtà italiana, in particolare quella siciliana, creando un linguaggio letterario che mescola italiano e dialetto. La sua tecnica dell'impersonalità si spinge oltre quella dei naturalisti francesi: l'autore scompare completamente dietro i suoi personaggi, lasciando che la storia sembri raccontarsi da sola attraverso i fatti e le parole dei protagonisti. Questo approccio innovativo ha influenzato profondamente la letteratura italiana successiva, stabilendo nuovi standard per il realismo narrativo.