Giovanni Verga rappresenta una delle figure più significative del Verismo italiano, movimento letterario che si sviluppa nella seconda metà dell'Ottocento.
La poetica e il pensiero di Verga si basano su alcuni elementi fondamentali che caratterizzano tutta la sua produzione letteraria. Al centro della sua narrativa troviamo l'innovativa tecnica dell'impersonalità, attraverso la quale l'autore si eclissa completamente dalla narrazione, lasciando che i fatti si raccontino da soli. Questa tecnica si realizza attraverso il discorso indiretto libero e la tecnica dello straniamento, dove il narratore assume il punto di vista dei personaggi, adottando il loro linguaggio e la loro visione del mondo.
Nelle sue opere più celebri, come la raccolta "Vita dei campi", Verga esplora le difficili condizioni di vita del mondo contadino siciliano. Tra le novelle più significative troviamo "Rosso Malpelo", che racconta la tragica storia di un giovane minatore, e "Fantasticheria", dove l'autore espone la sua visione della vita dei pescatori di Aci Trezza. La sua narrativa è caratterizzata da un profondo pessimismo e dalla "religione della famiglia", dove i personaggi sono vittime di un destino immutabile e di una società che li schiaccia. Le tecniche narrative di Verga rivoluzionano il modo di raccontare, abbandonando il narratore onnisciente per dare voce diretta ai protagonisti delle storie, creando così un effetto di maggiore autenticità e realismo. Questo approccio si manifesta pienamente nelle sue principali raccolte di novelle, dove emerge con forza la rappresentazione crude e oggettiva della realtà sociale del tempo.