Il Verismo italiano autori, come Giovanni Verga e Luigi Capuana, si ispira al naturalismo francese e viene fondato a seguito della lettura e analisi de "L'assommoir" di Zola nel 1877. Questo movimento letterario si concentra sulla società italiana, mettendo in luce la "questione meridionale" emersa dall' "Inchiesta in Sicilia" di Franchetti e Sonnino, studiosi positivisti. A differenza del Naturalismo, il Verismo si focalizza esclusivamente su questo tema.
Il primo racconto verista è "Rosso Malpelo" di Verga, pubblicato nel 1878, mentre il primo romanzo è "Giacinto" di Capuana, pubblicato nel 1879.
CARATTERISTICHE DEL VERISMO
Funzione civile:
Gli scrittori del Verismo effettuano una denuncia sociale per mettere in luce le problematiche della società, conseguenza del grande progresso e modernità dell'800.
Narrazione impersonale:
Gli autori adottano un punto di vista senza elementi soggettivi, con l'obiettivo di avere una funzione conoscitiva.
Retrogressione:
L'autore si nasconde dietro alla voce narrante e rinuncia alla propria conoscenza culturale per dare voce ai personaggi.
Straniamento:
Consiste nella rappresentazione di qualcosa di strano e innaturale in modo normale, conseguenza della regressione.
Forma inerente al soggetto:
La forma del testo si adatta al contesto sociale di cui si sta parlando.
Discorso indiretto libero:
Viene utilizzato per dare parola ai personaggi senza interrompere la narrazione.
Linguaggio colloquiale:
Viene utilizzato un tono di oralità, senza ricorrere ai dialetti, per rivolgersi all'intero pubblico di lettori italiani.
VITA DI GIOVANNI VERGA
Giovanni Verga, nato a Catania nel 1840, proveniente da nobili origini, visse una lunga vita e visse importanti fatti storici come l'impresa dei 1000 e l'Unità d'Italia, che lo influenzò e per cui scrisse "I carbonari della montagna". Fedele ai valori dell'unità nazionale, si trasferì a Firenze nel 1869, dove scrisse il romanzo epistolare "Storia d'una capinera" nel 1871.
Successivamente nel 1872 si trasferì a Milano, la città italiana più vivace e capitale economica, sperimentando il conflitto fra i valori dell'arte e quelli del denaro e scrivendo il romanzo "Eva" nel 1873. Nel corso degli anni successivi, scrisse diverse opere, tra cui "Nedda" nel 1874 e "Tigre e Eros" nel 1875.
Nel 1877, insieme a Luigi Capuana, contribuì alla formazione del gruppo di letterati veristi, uniti dal progetto di creare il romanzo moderno. Nel 1893 ritornò a Catania dove scrisse altri racconti e nel 1920 fu nominato senatore prima di morire nel 1922.
ELEMENTI CHE SPINGONO VERGA VERSO IL VERISMO
Verga fu spinto a formare la corrente letteraria del Verismo dall'incontro con Luigi Capuana, dall'analisi de "L'Assommoir" di Zola e dalla diffusione dell'Inchiesta in Sicilia di Franchetti e Sonnino, che sollevò la questione meridionale e mise il mondo contadino al centro dell'attenzione.
GIOVANNI VERGA VERISTA
Verga rifiuta il mito del progresso, vedendo le conseguenze del progresso come fonte di infelicità. Nelle sue opere sceglie i "vinti" come protagonisti per ricordare quanto sia spietata e disumana la legge del progresso. Crede che Dio e la Provvidenza siano illusioni e che la letteratura debba riprodurre la realtà e la natura umana così come sono, senza cercare di modificarle.
Rifiuta anche il mito del populismo e del mondo contadino, sottolineando che il popolo è dominato dalla lotta per la vita e dalla necessità di soddisfare i bisogni primari. La sua visione è pessimistica e conservatrice, e crede nell'inevitabilità del progresso, anche se racconta gli effetti più dolorosi e traumatici.
In conclusione, Giovanni Verga e il Verismo rappresentano un importante movimento letterario italiano ispirato al naturalismo francese, con caratteristiche ben definite e un'autorevolezza che ha influenzato la letteratura italiana. La sua visione realistica e analitica della società e della natura umana ha reso le sue opere eternamente attuali e significative.