Giovanni Verga è uno dei più importanti scrittori italiani dell'Ottocento, massimo esponente del Verismo italiano. Nato a Catania nel 1840 e morto nel 1922, ha dedicato la sua vita alla letteratura, descrivendo con realismo e crudezza la società siciliana del suo tempo.
Le opere di Verga seguono un'evoluzione stilistica che parte dal romanticismo per approdare al verismo maturo. Tra le sue opere principali troviamo "I Malavoglia" (1881), considerata il suo capolavoro, che narra la storia di una famiglia di pescatori siciliani, e "Mastro-don Gesualdo" (1889), che racconta l'ascesa e la caduta di un muratore arricchito. Altre opere fondamentali sono le novelle di "Vita dei campi" (1880) e "Novelle rusticane" (1883), dove emerge pienamente la sua adesione al Verismo. Il mondo che descrive Verga è quello dei "vinti", persone umili che lottano contro un destino avverso nella Sicilia post-unitaria.
Il Verismo è una corrente letteraria che si sviluppa in Italia negli anni '80 dell'Ottocento, influenzata dal Naturalismo francese. Le caratteristiche del Verismo includono l'impersonalità dell'autore, l'attenzione alla realtà sociale più umile, l'uso del discorso indiretto libero e la tecnica della regressione. Verga sviluppa questi elementi in modo originale, creando uno stile unico che influenzerà profondamente la letteratura italiana. La sua narrazione si concentra sulla "lotta per la vita" e sul "ciclo dei vinti", mostrando come il progresso economico e sociale spesso porti alla disgregazione dei valori tradizionali e alla sconfitta dei più deboli. La sua opera rappresenta una testimonianza fondamentale della società italiana del XIX secolo, con particolare attenzione alla Sicilia e alle sue trasformazioni socio-economiche.