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Gabriele D’Annunzio

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 GABRIELE D'ANNUNZIO
La vita
Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara nel 1863 da una nobile famiglia di commerciati.
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Gabriele D’Annunzio: vita, poetica e opere

 

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GABRIELE D'ANNUNZIO La vita Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara nel 1863 da una nobile famiglia di commerciati. Ebbe il primo stimolo di comporre versi grazie alle Odi Barbare di Carducci acquistate durante un viaggio di ritorno da Bologna nel 1878 e inizierà a scrivere poesie già dai primi anni del liceo. Nel 1879, pubblica Primo vere, la prima raccolta di poesie che riceverà anche numerosi elogi. Nel 1881 si trasferisce a Roma per studiare Lettere ma si inserisce anche nella società aristocratica della città iniziando un'attività di giornalista e di scrittore. Attraverso diverse riviste e pubblicazioni riuscirà a farsi notare tanto da entrare in diversi salotti: luoghi acculturati di Roma dove vi partecipavano i principali intellettuali di questo periodo. Nel 1883 sposa la duchessa Maria Harduin ma preferisce partecipare alla vita mondana della capitale dove diventa molto popolare non soltanto per la produzione letteraria. Dopo averla sposata, decide di fuggire; D'Annunzio aveva anche altre relazioni che gli permettevano di mettersi in risalto. Sempre in questo periodo abbandonerà il suo editore Sommaruga per le case editrici Treves e poi Mondadori. Cominciano le prime difficoltà economiche per il poeta a causa del suo stile di vita lussuoso e dispendioso che lo porterà a trasferirsi prima a Pescara, a causa della morte del padre, unico sostenitore e poi a...

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Napoli. A differenza di Pascoli, D'Annunzio voleva allontanarsi dalla famiglia. Proprio nella città partenopea conoscerà la contessa Maria Anguissola con la quale avrà un amore accompagnato da scandali. Nel 1895, l'esperienza suggestiva del viaggio in Grecia lo ispirerà per il componimento delle Laudi. Sempre in questo periodo pubblica anche il romanzo Le vergini delle rocce, il suo manifesto del mito superomistico. Nel 1896 D'Annunzio inizia ad interessarsi per il teatro anche influenzato dalle sue vicende private. Nascerà una nuova passione per la Duse alla quale dedicherà i primi testi drammaturgici. Nel 1897, D'Annunzio sarà impegnato in una lunga campagna elettorale che lo porterà a ricoprire la carica di deputato nella fila di destra. Nel 1898 si trasferisce a Firenze mentre gli anni successivi non saranno segnati da importanti avvenimenti personali. La sua partecipazione alla vita parlamentare è scarsa tanto da passare dalla destra alla sinistra. Nel 1904 terminerà la sua relazione con la Duse aprendo nuovi rapporti amorosi che avranno il medesimo finale. La produzione di D'Annunzio assume una triplice direzione: teatrale, narrativa e poetica. É di questo periodo il romanzo Le novelle della Pescare e la poesia le Laudi. Nel 1910, dopo il sequestro e l'asta di molti suoi averi a causa dei debiti, trova aiuto a Parigi dove entrerà in contatto con diversi intellettuali. Anche dall'estero mantiene viva la sua presenza artistica in Italia collaborando con il "Corriere della Sera". Con lo scoppio della Prima guerra mondiale inizia il periodo più frenetico e movimentato di D'Annunzio che nell'evento bellico vede l'opportunità di esprimere gli ideali superomistici affidati fino a quel momento alla produzione letteraria. Credendo nella guerra come un'opportunità di resurrezione della patria, compierà diversi discorsi interventisti che avranno un grande impatto. Nel 1916, in un'incidente aereo perderà l'occhio destro che fermerà la sua frenesia bellica. Nel febbraio 1918 compierà la “beffa di Buccari” e nell'agosto il volo su Vienna nel quale verranno lanciati anche dei manifesti di propaganda nazionalistica. Al termine della guerra D'Annunzio considera l'operazione italiana come una "vittoria mutilata” ritenendo necessaria l'annessione dell'Istria e della Dalmazia. Nel 1919 intraprende la “marcia su Fiume” (Rijeka), guidando la “Banda dei legionari” e ne dichiara l'annessione all'Italia istituendo la Repubblica della Reggenza italiana del Carnaro; in questa occasione conoscerà Mussolini. Aderirà al partito fascista nutrendo pero dubbi nei confronti di Mussolini; nel 1936 parteciperà alla guerra d'Etiopia. Dopo la guerra il poeta vivrà nella lussuosa villa di Gardone Riviera sul lago di Garda che verrà rinominata dallo stesso come “Vittoriale degli Italiani” dove oggi risiede anche il suo mausoleo. Morirà nel 1938. Perché è importante Gabriele D'Annunzio? Esprime i miti e le contraddizioni della moderna società di massa. Da voce al sogno collettivo di un "vivere inimitabile". Grande interprete del decadentismo e il suo esordio avviene nel periodo di Verga e Carducci che propongono nuove e diverse visioni della letteratura. Arte come valore supremo, dove l'arte doveva adeguarsi alla scienza e per D'Annunzio gli altri valori erano subordinati ad essi. La sua poesia non nasce dalla sua vita vissuta come per Pascoli ma da altre letterature, riprendendo autori del passato cercando di elaborare e unificare gli aspetti migliori. Fama e successo: l'esteta come forma di risarcimento immaginario da una condizione reale di degradamento dell'artista. Nuova immagine dell'intellettuale che sfrutta i processi del capitalismo ossia la pubblicità. Debolezza dell'esteta che non ha forza di opporsi alla realtà. Il pensiero e la poetica La formazione culturale di D'Annunzio avviene negli anni del Positivismo che assume nella letteratura aspetti del Naturalismo francese e in Italia del Verismo. L'inizio della scrittura avviene sotto l'influenza di Carducci, con gli spazi creativi del classicismo e dell'energia naturalistica per la poesia e di Verga, con i modelli del realismo per la prosa. Già in queste prime opere D'Annunzio realizza una propria interpretazione dell'arte concreta e oggettiva del Positivismo. Inoltre, sperimenta una tecnica espressiva più attenta al punto di vista del narratore allontanandosi dall'impersonalità verista. La lettura di opere di Decadentisti europei, specialmente francesi, avvicinano D'Annunzio alla corrente dell'Estetismo: il culto della bellezza, il disprezzo aristocratico della vita borghese e della mediocrità delle masse popolari, la ricerca di sensazioni e azioni elitarie (riservate ad una elite). Il progetto estetizzante dell'autore si basava su una vita intesa come “opera d'arte” e una "vita inimitabile”. L'esaltazione della poesia è congiunta a quella del piacere che porta ad un'identificazione con la vita della natura: si tratta del panismo dannunziano. L'esasperata tensione dell'estetismo culmina con il Piacere e in questa fase D'Annunzio cerca come uno spazio per recuperare i propri valori molari. In questo periodo leggerà numerosi romanzi di scrittori russi come Tolstoj e Dostoevskij. Sono proprio di questo periodo due romanzi che hanno come tema centrale l'aspirazione alla purezza. Tuttavia anche in questa fase D'Annunzio deposita nei suoi romanzi tracce del suo estetismo. Il suo ripiegamento interiore lo porta a porgere l'attenzione ad aspetti “estremi” della condizione umana come la malattia, la sconfitta e la vecchiaia. L'incontro con il filosofo tedesco Nietzsche sviluppa in D'Annunzio il mito del superuomo che si basa sulle seguenti caratteristiche: - concezione aristocratica del mondo; disprezzo della massa, della plebe e del regime; ricerca della propria tradizione storica nella civiltà pagana, greco-romana e rinascimentale; idea di una missione di grandezza e di potenza della nazione italiana; giudizio totalmente negativo sull'Italia post-unitaria. La tematica superomistica si collega agli atteggiamenti ideologici del poeta che troveranno spazio durante la Prima guerra mondiale per diventare azioni politico-militare. La sua popolarità nacque anche dalla bravura della messa in pratica delle sue idee culturali. Ma anche il mito del superuomo entra in crisi nell'alternarsi di esaltazione e sconfitta che caratterizza il percorso di D'Annunzio. Le Laudi Le Laudi è un'opera, iniziata nel 1896, dedicata alla costellazione delle Pleiadi e composta da cinque libri. I primi tre sono nell'ordine: Maia, Elettra e Alcyone mentre gli ultimi due, pubblicati in seguito, non hanno un legame con i primi e trattano argomenti politici e occasionali. Il primo libro, Maia, prende origine dal viaggio in Grecia del 1895 trasfigurato in un pellegrinaggio ai sacri luoghi dell'Ellade come Itaca, Olimpia e Delfi. Il secondo libro, Elettra, è dedicato agli eroi dell’azione e del pensiero come Dante e Garibaldi e alle città del silenzio. L'impronta principale del libro è quella nazionalista. Il terzo libro, Alcyone, è considerato il capolavoro poetico di D'Annunzio. Si presenta come un "diario lirico" di ottantotto componimenti che raffigurano una vacanza estiva passata in Versilia in compagnia della Duse. La lirica ricostruisce lo stato emotivo del poeta ed è suddivisa in cinque parti, intervallate dai Ditirambi cioè all'esaltazione delle forze irrazionali e sensuali della vita. Alcyone contiene al suo interno diverse voci poetiche: da quelle lontane di Ovidio, Omero e Virgilio a quelle contemporanee dei simbolisti esibendo registri stilistici differenti a seconda delle tematiche trattate. Abbiamo anche una sperimentazione metrica: le rime sono libere e spesso sostituite da assonanze. La pioggia nel pineto La poesia è ambientata in una pineta di Pietrasanta in Versilia durante il soggiorno con l'amata Duse nell'estate del 1902. Qui il poeta insieme alla Duse (nella poesia sotto la veste di Ermione) stanno passeggiando nella pineta quando vengono sorpresi da una tipica pioggia estiva. metrica: quattro strofe di versi liberi Nella prima strofa, il poeta e la sua donna si trovano nella pineta quando inizia a piovere. Si soffermano ad ascoltare il suono delle gocce che cadono dagli alberi mentre la pioggia li bagna. Nella seconda strofa, il poeta descrive il suono delle gocce mentre la donna sembra assumere l'aspetto di creature naturali. Nella terza strofa, i due proseguono verso il centro della pineta dove il suono delle gocce si fa più insistente e si percepisce il gracidio delle rane. Nella quarta strofa, sotto la pioggia i due vagano nella pineta circondati da sensazioni fisiche ed emozioni sentimentali. Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitío che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, nè il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli con come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri vólti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. La sera fiesolana Come intuibile dal titolo, la poesia è ambientata durante il crepuscolo sulle colline di Fiesole, vicino a Firenze. Il poeta, rivolgendosi a una figura femminile, descrive i paesaggi e le atmosfere del crepuscolo. Con quest'opera D'Annunzio esprime la musica segreta delle cose; non c'è un centro narrativo, né una vicenda sentimentale ma un libero affiorare di immagini paesistiche. Al centro poetico della lirica c'è la sua ispirazione francescana che attraverso le tre lodi richiama il Cantico delle creature. Metrica: la poesia è strutturata in tre strofe descrittive alternate da terzine di lode della sera. Nella prima strofa, l'elemento centrale è il sorgere della luna che causa il cambiamento della luce del crepuscolo raffigurato sia dal contadino sull'albero che dalla campagna. Si diffonde l'atmosfera sognante della notte. La prima lauda introduce il motivo dell'acqua e sviluppa i dati visivi. Nella seconda strofa, accompagnando la descrizione del paesaggio interviene la pioggia che esalta i profumi e i colori della natura. Nella seconda lauda continua il tema della vegetazione unito alle sensazioni olfattive. Nella terza strofa, l'autore si concentra sul panorama: le colline e il fiume (l'Arno) comunicano all'uomo il mistero d'amore della natura. Fresche le mie parole ne la sera ti sien come il fruscio che fan le foglie del gelso ne la man di chi le coglie silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta su l'alta scala che s'annera contro il fusto che s'inargenta con le sue rame spoglie mentre la Luna è prossima a le soglie cerule e par che innanzi a sé distenda un velo ove il nostro sogno si giace e par che la campagna già si senta da lei sommersa nel notturno gelo e da lei beva la sperata pace senza vederla. Laudata sii pel tuo viso di perla, o Sera, e pe' tuoi grandi umidi occhi ove si tace l'acqua del cielo! Dolci le mie parole ne la sera ti sien come la pioggia che bruiva tepida e fuggitiva, commiato lacrimoso de la primavera, su i gelsi e su gli olmi e su le viti e su i pini dai novelli rosei diti che giocano con l'aura che si perde, e su 'l grano che non è biondo ancóra e non è verde, e su 'l fieno che già patì la falce e trascolora, e su gli olivi, su i fratelli olivi che fan di santità pallidi i clivi e sorridenti. Laudata sii per le tue vesti aulenti, o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora! lo ti dirò verso quali reami d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti eterne a l'ombra de gli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per qual segreto le colline su i limpidi orizzonti s'incùrvino come labbra che un divieto chiuda, e perché la volontà di dire le faccia belle oltre ogni uman desire e nel silenzio lor sempre novelle consolatrici, sì che pare che ogni sera l'anima le possa amare d'amor più forte. Laudata sii per la tua pura morte, o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare le prime stelle! L'esteta: Andrea Sperelli (da Il Piacere) Viene composto nel 1889, nell'età romana dell'autore ed è un'opera autobiografica in cui riflette su alcuni aspetti della propria vita. Alcuni critici lo paragonano al ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Il protagonista della vicenda è Andrea Sperelli nel quale D'Annunzio ritrae ciò che vorrebbe essere ma che non è e che non può essere. Il protagonista è un conte che vive in modo sfarzoso e che vuole fare della sua esistenza un'opera d'arte ma ciò fallirà perché non sa possedere e non sa essere posseduto. Inoltre, non ha forza di volontà ed è in balia dei propri sentimenti. Andrea Sperelli ha due progetti di vita: rendere la propria vita un'opera d'arte; trovare la donna perfetta per scoprire il piacere. Come già detto, entrambi i progetti falliranno. Ci sono due personaggi femminili che si oppongono e sono: Elena Muti = richiamo ad Elena di Troia (Iliade), donna sensuale e fatale, che impegnata con un diplomatico del Guatemala rifiuterà Sperelli; Maria Ferres = figura opposta di Elena, donna di grande morale e moglie di un diplomatico che verrà sedotta e abbandonata. Andrea Sperelli non riesce a scegliere tra le due perché vorrebbe una donna con entrambe le qualità. Si manifesta come un'esteta ma non lo è, essendo in balia degli eventi. Alla fine del romanzo, il protagonista sarà da solo pentito di non aver saputo scegliere. Questo romanzo anticipa le caratteristiche del romando novecentesco attraverso i seguenti aspetti: l'inetto; la gestione frantumata del tempo con la presenza di flashback e di un finale aperto così da essere interpretabile dal pubblico. La veglia funebre (da Le Novelle della Pescare) La novella è una storia organizzata in tre scene che riportiamo di seguito: Scena 1, la situazione di partenza: Rosa ed Emidio stanno trascorrendo la notte di veglia funebre dove sul letto è disteso il corpo morto del marito di Rosa e del fratello di Emidio. Mentre dalla finestra giungono i profumi e i suoni della campagna dove i contadini lavorano, i due si scambiano messaggi d'occasione. Scena 2, flash-back: chiusi nei propri silenzi i due protagonisti ritornano con la mente alla propria giovinezza e a una passeggiata in campagna che aveva suscitato una reciproca emozione e attrazione fisica mai realizzata. Scena 3: la passione sensuale: si ritorna nella stanza funebre a notte più fonda. La leggera brezza che giunge da fuori spegne uno dopo l'altro i ceri intorno al letto. Appena cala il buio, i due protagonisti liberano la tensione erotica. La situazione ambientale crea una tensione emotiva fondamentale. Il tutto avviene in presenza di uno “spettatore" inerte ma che opera in modo decisivo a determinare le emozioni dei protagonisti. Il cadavere ha anche una macabra voce dovuta ai suoni fisiologici prodotti dal corpo. Le vergini delle rocce Il romanzo venne pubblicato nel 1895 dall'editore Treves e comparve in diverse riviste a puntate. L'opera rappresenta il manifesto politico del superuomo che corrisponde a una svolta ideologica nella produzione di D'Annunzio. Il protagonista è un superuomo con il culto della politica e non soltanto di quello della bellezza come per l'esteta. Il superuomo di D'Annunzio ha le seguenti caratteristiche: culto della bellezza non portatrici di valori; sensibilità per l'arte; disprezzo per la borghesia; trasgressione alle regole. Il protagonista del romanzo è Claudio Cantelmo che ha progetti politici e di dominio per il futuro figlio il quale dovrà diventare il capo dell'umanità e rappresenterà colui che rivoluzionerà la vita sociale. L'eroe cerca la donna perfetta con cui generare il futuro re di Roma ricercando una nobile famiglia borbonica in decadenza. Il culto del passato, della malattia e della follia sono rappresentati nella decadenza della famiglia. La famiglia in questione è quella dei Montaga che ha tre figlie: Anatolia: maestosa e con caratteristiche di una grande donna che deve occuparsi della famiglia malata; Massimilla: pura e sensibile ma in procinto di prendere i voti; Violante: è una donna fatale che non vorrà avere figli perché volenterosa di uccidersi con il veleno. Il protagonista non sceglierà nessuna delle tre e così non avrà un erede.

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Napoli. A differenza di Pascoli, D'Annunzio voleva allontanarsi dalla famiglia. Proprio nella città partenopea conoscerà la contessa Maria Anguissola con la quale avrà un amore accompagnato da scandali. Nel 1895, l'esperienza suggestiva del viaggio in Grecia lo ispirerà per il componimento delle Laudi. Sempre in questo periodo pubblica anche il romanzo Le vergini delle rocce, il suo manifesto del mito superomistico. Nel 1896 D'Annunzio inizia ad interessarsi per il teatro anche influenzato dalle sue vicende private. Nascerà una nuova passione per la Duse alla quale dedicherà i primi testi drammaturgici. Nel 1897, D'Annunzio sarà impegnato in una lunga campagna elettorale che lo porterà a ricoprire la carica di deputato nella fila di destra. Nel 1898 si trasferisce a Firenze mentre gli anni successivi non saranno segnati da importanti avvenimenti personali. La sua partecipazione alla vita parlamentare è scarsa tanto da passare dalla destra alla sinistra. 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Nel 1916, in un'incidente aereo perderà l'occhio destro che fermerà la sua frenesia bellica. Nel febbraio 1918 compierà la “beffa di Buccari” e nell'agosto il volo su Vienna nel quale verranno lanciati anche dei manifesti di propaganda nazionalistica. Al termine della guerra D'Annunzio considera l'operazione italiana come una "vittoria mutilata” ritenendo necessaria l'annessione dell'Istria e della Dalmazia. Nel 1919 intraprende la “marcia su Fiume” (Rijeka), guidando la “Banda dei legionari” e ne dichiara l'annessione all'Italia istituendo la Repubblica della Reggenza italiana del Carnaro; in questa occasione conoscerà Mussolini. Aderirà al partito fascista nutrendo pero dubbi nei confronti di Mussolini; nel 1936 parteciperà alla guerra d'Etiopia. Dopo la guerra il poeta vivrà nella lussuosa villa di Gardone Riviera sul lago di Garda che verrà rinominata dallo stesso come “Vittoriale degli Italiani” dove oggi risiede anche il suo mausoleo. Morirà nel 1938. Perché è importante Gabriele D'Annunzio? Esprime i miti e le contraddizioni della moderna società di massa. Da voce al sogno collettivo di un "vivere inimitabile". Grande interprete del decadentismo e il suo esordio avviene nel periodo di Verga e Carducci che propongono nuove e diverse visioni della letteratura. Arte come valore supremo, dove l'arte doveva adeguarsi alla scienza e per D'Annunzio gli altri valori erano subordinati ad essi. La sua poesia non nasce dalla sua vita vissuta come per Pascoli ma da altre letterature, riprendendo autori del passato cercando di elaborare e unificare gli aspetti migliori. Fama e successo: l'esteta come forma di risarcimento immaginario da una condizione reale di degradamento dell'artista. Nuova immagine dell'intellettuale che sfrutta i processi del capitalismo ossia la pubblicità. Debolezza dell'esteta che non ha forza di opporsi alla realtà. Il pensiero e la poetica La formazione culturale di D'Annunzio avviene negli anni del Positivismo che assume nella letteratura aspetti del Naturalismo francese e in Italia del Verismo. L'inizio della scrittura avviene sotto l'influenza di Carducci, con gli spazi creativi del classicismo e dell'energia naturalistica per la poesia e di Verga, con i modelli del realismo per la prosa. Già in queste prime opere D'Annunzio realizza una propria interpretazione dell'arte concreta e oggettiva del Positivismo. Inoltre, sperimenta una tecnica espressiva più attenta al punto di vista del narratore allontanandosi dall'impersonalità verista. La lettura di opere di Decadentisti europei, specialmente francesi, avvicinano D'Annunzio alla corrente dell'Estetismo: il culto della bellezza, il disprezzo aristocratico della vita borghese e della mediocrità delle masse popolari, la ricerca di sensazioni e azioni elitarie (riservate ad una elite). Il progetto estetizzante dell'autore si basava su una vita intesa come “opera d'arte” e una "vita inimitabile”. L'esaltazione della poesia è congiunta a quella del piacere che porta ad un'identificazione con la vita della natura: si tratta del panismo dannunziano. L'esasperata tensione dell'estetismo culmina con il Piacere e in questa fase D'Annunzio cerca come uno spazio per recuperare i propri valori molari. In questo periodo leggerà numerosi romanzi di scrittori russi come Tolstoj e Dostoevskij. Sono proprio di questo periodo due romanzi che hanno come tema centrale l'aspirazione alla purezza. Tuttavia anche in questa fase D'Annunzio deposita nei suoi romanzi tracce del suo estetismo. Il suo ripiegamento interiore lo porta a porgere l'attenzione ad aspetti “estremi” della condizione umana come la malattia, la sconfitta e la vecchiaia. L'incontro con il filosofo tedesco Nietzsche sviluppa in D'Annunzio il mito del superuomo che si basa sulle seguenti caratteristiche: - concezione aristocratica del mondo; disprezzo della massa, della plebe e del regime; ricerca della propria tradizione storica nella civiltà pagana, greco-romana e rinascimentale; idea di una missione di grandezza e di potenza della nazione italiana; giudizio totalmente negativo sull'Italia post-unitaria. La tematica superomistica si collega agli atteggiamenti ideologici del poeta che troveranno spazio durante la Prima guerra mondiale per diventare azioni politico-militare. La sua popolarità nacque anche dalla bravura della messa in pratica delle sue idee culturali. Ma anche il mito del superuomo entra in crisi nell'alternarsi di esaltazione e sconfitta che caratterizza il percorso di D'Annunzio. Le Laudi Le Laudi è un'opera, iniziata nel 1896, dedicata alla costellazione delle Pleiadi e composta da cinque libri. I primi tre sono nell'ordine: Maia, Elettra e Alcyone mentre gli ultimi due, pubblicati in seguito, non hanno un legame con i primi e trattano argomenti politici e occasionali. Il primo libro, Maia, prende origine dal viaggio in Grecia del 1895 trasfigurato in un pellegrinaggio ai sacri luoghi dell'Ellade come Itaca, Olimpia e Delfi. Il secondo libro, Elettra, è dedicato agli eroi dell’azione e del pensiero come Dante e Garibaldi e alle città del silenzio. L'impronta principale del libro è quella nazionalista. Il terzo libro, Alcyone, è considerato il capolavoro poetico di D'Annunzio. Si presenta come un "diario lirico" di ottantotto componimenti che raffigurano una vacanza estiva passata in Versilia in compagnia della Duse. La lirica ricostruisce lo stato emotivo del poeta ed è suddivisa in cinque parti, intervallate dai Ditirambi cioè all'esaltazione delle forze irrazionali e sensuali della vita. Alcyone contiene al suo interno diverse voci poetiche: da quelle lontane di Ovidio, Omero e Virgilio a quelle contemporanee dei simbolisti esibendo registri stilistici differenti a seconda delle tematiche trattate. Abbiamo anche una sperimentazione metrica: le rime sono libere e spesso sostituite da assonanze. La pioggia nel pineto La poesia è ambientata in una pineta di Pietrasanta in Versilia durante il soggiorno con l'amata Duse nell'estate del 1902. Qui il poeta insieme alla Duse (nella poesia sotto la veste di Ermione) stanno passeggiando nella pineta quando vengono sorpresi da una tipica pioggia estiva. metrica: quattro strofe di versi liberi Nella prima strofa, il poeta e la sua donna si trovano nella pineta quando inizia a piovere. Si soffermano ad ascoltare il suono delle gocce che cadono dagli alberi mentre la pioggia li bagna. Nella seconda strofa, il poeta descrive il suono delle gocce mentre la donna sembra assumere l'aspetto di creature naturali. Nella terza strofa, i due proseguono verso il centro della pineta dove il suono delle gocce si fa più insistente e si percepisce il gracidio delle rane. Nella quarta strofa, sotto la pioggia i due vagano nella pineta circondati da sensazioni fisiche ed emozioni sentimentali. Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitío che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, nè il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli con come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri vólti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. La sera fiesolana Come intuibile dal titolo, la poesia è ambientata durante il crepuscolo sulle colline di Fiesole, vicino a Firenze. Il poeta, rivolgendosi a una figura femminile, descrive i paesaggi e le atmosfere del crepuscolo. Con quest'opera D'Annunzio esprime la musica segreta delle cose; non c'è un centro narrativo, né una vicenda sentimentale ma un libero affiorare di immagini paesistiche. Al centro poetico della lirica c'è la sua ispirazione francescana che attraverso le tre lodi richiama il Cantico delle creature. Metrica: la poesia è strutturata in tre strofe descrittive alternate da terzine di lode della sera. Nella prima strofa, l'elemento centrale è il sorgere della luna che causa il cambiamento della luce del crepuscolo raffigurato sia dal contadino sull'albero che dalla campagna. Si diffonde l'atmosfera sognante della notte. La prima lauda introduce il motivo dell'acqua e sviluppa i dati visivi. Nella seconda strofa, accompagnando la descrizione del paesaggio interviene la pioggia che esalta i profumi e i colori della natura. Nella seconda lauda continua il tema della vegetazione unito alle sensazioni olfattive. Nella terza strofa, l'autore si concentra sul panorama: le colline e il fiume (l'Arno) comunicano all'uomo il mistero d'amore della natura. Fresche le mie parole ne la sera ti sien come il fruscio che fan le foglie del gelso ne la man di chi le coglie silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta su l'alta scala che s'annera contro il fusto che s'inargenta con le sue rame spoglie mentre la Luna è prossima a le soglie cerule e par che innanzi a sé distenda un velo ove il nostro sogno si giace e par che la campagna già si senta da lei sommersa nel notturno gelo e da lei beva la sperata pace senza vederla. Laudata sii pel tuo viso di perla, o Sera, e pe' tuoi grandi umidi occhi ove si tace l'acqua del cielo! Dolci le mie parole ne la sera ti sien come la pioggia che bruiva tepida e fuggitiva, commiato lacrimoso de la primavera, su i gelsi e su gli olmi e su le viti e su i pini dai novelli rosei diti che giocano con l'aura che si perde, e su 'l grano che non è biondo ancóra e non è verde, e su 'l fieno che già patì la falce e trascolora, e su gli olivi, su i fratelli olivi che fan di santità pallidi i clivi e sorridenti. Laudata sii per le tue vesti aulenti, o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora! lo ti dirò verso quali reami d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti eterne a l'ombra de gli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per qual segreto le colline su i limpidi orizzonti s'incùrvino come labbra che un divieto chiuda, e perché la volontà di dire le faccia belle oltre ogni uman desire e nel silenzio lor sempre novelle consolatrici, sì che pare che ogni sera l'anima le possa amare d'amor più forte. Laudata sii per la tua pura morte, o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare le prime stelle! L'esteta: Andrea Sperelli (da Il Piacere) Viene composto nel 1889, nell'età romana dell'autore ed è un'opera autobiografica in cui riflette su alcuni aspetti della propria vita. Alcuni critici lo paragonano al ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Il protagonista della vicenda è Andrea Sperelli nel quale D'Annunzio ritrae ciò che vorrebbe essere ma che non è e che non può essere. Il protagonista è un conte che vive in modo sfarzoso e che vuole fare della sua esistenza un'opera d'arte ma ciò fallirà perché non sa possedere e non sa essere posseduto. Inoltre, non ha forza di volontà ed è in balia dei propri sentimenti. Andrea Sperelli ha due progetti di vita: rendere la propria vita un'opera d'arte; trovare la donna perfetta per scoprire il piacere. Come già detto, entrambi i progetti falliranno. Ci sono due personaggi femminili che si oppongono e sono: Elena Muti = richiamo ad Elena di Troia (Iliade), donna sensuale e fatale, che impegnata con un diplomatico del Guatemala rifiuterà Sperelli; Maria Ferres = figura opposta di Elena, donna di grande morale e moglie di un diplomatico che verrà sedotta e abbandonata. Andrea Sperelli non riesce a scegliere tra le due perché vorrebbe una donna con entrambe le qualità. Si manifesta come un'esteta ma non lo è, essendo in balia degli eventi. Alla fine del romanzo, il protagonista sarà da solo pentito di non aver saputo scegliere. Questo romanzo anticipa le caratteristiche del romando novecentesco attraverso i seguenti aspetti: l'inetto; la gestione frantumata del tempo con la presenza di flashback e di un finale aperto così da essere interpretabile dal pubblico. La veglia funebre (da Le Novelle della Pescare) La novella è una storia organizzata in tre scene che riportiamo di seguito: Scena 1, la situazione di partenza: Rosa ed Emidio stanno trascorrendo la notte di veglia funebre dove sul letto è disteso il corpo morto del marito di Rosa e del fratello di Emidio. Mentre dalla finestra giungono i profumi e i suoni della campagna dove i contadini lavorano, i due si scambiano messaggi d'occasione. Scena 2, flash-back: chiusi nei propri silenzi i due protagonisti ritornano con la mente alla propria giovinezza e a una passeggiata in campagna che aveva suscitato una reciproca emozione e attrazione fisica mai realizzata. Scena 3: la passione sensuale: si ritorna nella stanza funebre a notte più fonda. La leggera brezza che giunge da fuori spegne uno dopo l'altro i ceri intorno al letto. Appena cala il buio, i due protagonisti liberano la tensione erotica. La situazione ambientale crea una tensione emotiva fondamentale. Il tutto avviene in presenza di uno “spettatore" inerte ma che opera in modo decisivo a determinare le emozioni dei protagonisti. Il cadavere ha anche una macabra voce dovuta ai suoni fisiologici prodotti dal corpo. Le vergini delle rocce Il romanzo venne pubblicato nel 1895 dall'editore Treves e comparve in diverse riviste a puntate. L'opera rappresenta il manifesto politico del superuomo che corrisponde a una svolta ideologica nella produzione di D'Annunzio. Il protagonista è un superuomo con il culto della politica e non soltanto di quello della bellezza come per l'esteta. Il superuomo di D'Annunzio ha le seguenti caratteristiche: culto della bellezza non portatrici di valori; sensibilità per l'arte; disprezzo per la borghesia; trasgressione alle regole. Il protagonista del romanzo è Claudio Cantelmo che ha progetti politici e di dominio per il futuro figlio il quale dovrà diventare il capo dell'umanità e rappresenterà colui che rivoluzionerà la vita sociale. L'eroe cerca la donna perfetta con cui generare il futuro re di Roma ricercando una nobile famiglia borbonica in decadenza. Il culto del passato, della malattia e della follia sono rappresentati nella decadenza della famiglia. La famiglia in questione è quella dei Montaga che ha tre figlie: Anatolia: maestosa e con caratteristiche di una grande donna che deve occuparsi della famiglia malata; Massimilla: pura e sensibile ma in procinto di prendere i voti; Violante: è una donna fatale che non vorrà avere figli perché volenterosa di uccidersi con il veleno. Il protagonista non sceglierà nessuna delle tre e così non avrà un erede.