La vita di D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara nel 1863 e già da giovane dimostra un talento straordinario per l'autopromozione. A soli sedici anni pubblica la sua prima raccolta poetica Primo vere e, per farla conoscere, mette in giro la voce della propria morte! Una volta ottenuta l'attenzione desiderata, smentisce tutto con grande successo.

La sua vita sentimentale è intensa quanto la sua carriera letteraria. Ha molte amanti che diventano fonte di ispirazione per i suoi romanzi, in particolare Il piacere e Il trionfo della morte. Nel 1894 inizia la famosa relazione con l'attrice Eleonora Duse, che durerà anni e influenzerà profondamente la sua produzione teatrale e poetica.

Durante la Prima Guerra Mondiale, D'Annunzio si trasforma nel poeta "vate", quello che guida la nazione. Partecipa a imprese leggendarie come la "beffa di Buccari" e il "volo su Vienna", diventando un eroe nazionale. Nel 1919 guida l'occupazione di Fiume, un'impresa che lo avvicina al fascismo nascente, anche se Mussolini lo terrà poi ai margini per paura della sua popolarità.

Curiosità: D'Annunzio ha inventato molte parole che usiamo ancora oggi, come "tramezzino" e "velivolo"!

Il pensiero e la poetica dannunziana

D'Annunzio inizia la sua carriera seguendo Carducci e il verismo, ma ben presto abbraccia il Decadentismo europeo. Il suo motto diventa "vivere inimitabile": la vita deve essere vissuta come un'opera d'arte, alla ricerca continua della bellezza e del piacere raffinato.

L'incontro con Nietzsche segna una svolta fondamentale. D'Annunzio sviluppa il mito del superuomo, l'individuo superiore capace di dominare le masse e di creare un mondo migliore. Questo ideale si fonde con la sua visione nazionalista, giustificando anche politiche aggressive.

Un elemento centrale della sua poetica è il panismo (dal dio Pan), cioè la fusione totale dell'uomo con la natura. Nei suoi versi, l'io poetico si trasforma letteralmente negli elementi naturali, vivendo uno stato di estasi che gli permette di superare i limiti umani. Le Laudi rappresentano il culmine di questa concezione poetica.

La fase finale della sua produzione, chiamata "notturna", è caratterizzata da una prosa lirica più intimista, fatta di frammenti evocativi che richiamano il Simbolismo francese.

Da ricordare: Il superuomo dannunziano non è solo forza, ma anche fragilità - spesso i suoi eroi falliscono tragicamente.

Il Piacere: il romanzo dell'esteta

Il Piacere racconta la storia di Andrea Sperelli, un giovane aristocratico romano che vive solo per l'arte, la bellezza e l'amore. Quando la sua amante Elena Muti lo abbandona, Andrea cerca consolazione in altre avventure fino a rimanere ferito in duello.

Durante la convalescenza incontra Maria Ferres, una donna pura e spirituale, molto diversa dalla sensuale Elena. Tornato a Roma, Andrea si ritrova diviso tra due amori: quello passionale per Elena e quello sentimentale per Maria. Il finale è tragico: durante una notte d'amore con Maria, Andrea pronuncia per errore il nome di Elena, perdendo per sempre la donna che lo amava davvero.

Le due figure femminili rappresentano i due volti dell'amore: Elena è la femme fatale, sensuale e dominatrice, mentre Maria incarna la purezza e la spiritualità. Andrea non riesce a scegliere tra i due tipi di amore e questo lo condanna al fallimento.

Il romanzo è importante perché mostra i limiti dell'estetismo: Andrea, come D'Annunzio stesso, scopre che vivere solo per la bellezza e il piacere porta all'isolamento e alla sterilità esistenziale. È un'analisi spietata della decadenza aristocratica di fine secolo.

Tecnica narrativa: D'Annunzio usa un narratore in terza persona che però adotta sempre il punto di vista di Andrea, mostrandoci il mondo attraverso i suoi occhi.

Le Laudi: il canto totale del superuomo

Le Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi sono la raccolta poetica più ambiziosa di D'Annunzio. Il progetto iniziale prevedeva sette libri come le stelle delle Pleiadi, ma ne furono completati solo quattro: Maia, Elettra, Alcyone e Merope.

Maia celebra il mondo mitico della Grecia antica e la figura del superuomo attraverso Ulisse, mentre il poeta si identifica con un moderno "Ulisside". È un inno al vitalismo e al nuovo paganesimo nietzschiano.

Elettra esalta gli eroi della patria italiana, da Dante a Garibaldi, e contiene le famose liriche delle "Città del silenzio" (Ferrara, Pisa, Ravenna), centri che furono protagonisti della storia italiana.

Alcyone è il libro più riuscito e celebra l'estate trascorsa in Versilia con Eleonora Duse. Le 88 liriche seguono il corso delle stagioni da giugno a settembre, mostrando il trionfo del panismo in poesie come "La pioggia nel pineto". È qui che D'Annunzio raggiunge la perfetta fusione tra uomo e natura.

Merope contiene le canzoni di guerra, compresa "La canzone d'oltremare" dedicata alla conquista della Libia, espressione degli ideali nazionalisti del poeta.

Innovazione stilistica: D'Annunzio abbandona i metri tradizionali e adotta il verso libero, creando una musicalità nuova ispirata al Simbolismo francese.

La sera fiesolana: misticismo e bellezza

La sera fiesolana è una delle liriche più raffinate di D'Annunzio, composta di tre strofe intervallate da antifone che richiamano la tradizione francescana. Il poeta contempla il paesaggio di Fiesole al tramonto insieme alla sua donna, dopo la pioggia.

La prima strofa è dominata dalla luna che sta sorgendo, creando suggestivi giochi di colori: il suo pallore fa diventare nera la scala, argenteo il gelso, ceruleo l'orizzonte. D'Annunzio usa una sinestesia bellissima paragonando le sue parole alla "freschezza" della sera.

La seconda strofa rievoca la pioggia appena passata con una musicalità languida. Il poeta descrive gli elementi naturali di inizio estate: il grano né biondo né verde, i pini con gemme rosee, il fieno falciato. È chiaro l'influsso del misticismo francescano.

La terza strofa mostra la sera come promessa di amore e mistero. Il poeta si presenta come interprete del linguaggio segreto della natura, capace di "liberare dal silenzio le cose". Le antifone personificano la Sera come una donna divina, riprendendo i modi dello Stilnovo.

Caratteristica stilistica: Ogni strofa è un unico lungo periodo reso fluido dall'uso sapiente dell'enjambement e delle rime baciate.

La pioggia nel pineto: il trionfo del panismo

La pioggia nel pineto è forse la lirica più famosa di D'Annunzio e rappresenta il culmine del panismo. Qui la poesia diventa pura musica, dove contano più i suoni e i ritmi delle parole che i loro significati razionali.

Il poeta invita la sua donna (Eleonora Duse) ad ascoltare le parole "più nuove" pronunciate dalle "gocciole e foglie" del bosco. La prima strofa distingue i diversi suoni prodotti dalla pioggia su tamerici, pini, mirti, ginestre, creando una vera orchestra naturale attraverso ripetizioni e enjambement.

La metamorfosi panica inizia subito: i volti diventano "silvani" e progressivamente poeta e donna si trasformano in creature del bosco. Nelle strofe centrali si alternano il canto delle cicale, il coro delle rane, il silenzio, in una sinfonia naturale sempre più coinvolgente.

L'ultima strofa segna il trionfo completo: attraverso la percezione sensoriale, uomo e donna diventano totalmente vegetazione. È la "regressione dall'umano al vegetale", il superamento di ogni limite nella comunione con il tutto.

La musicalità è ottenuta con ripetizioni ("piove"), rime interne, assonanze e la posizione sempre finale del nome "Ermione". D'Annunzio riproduce letteralmente il linguaggio segreto della natura.

Il panismo in azione: Questa lirica mostra perfettamente come l'uomo superiore possa fondersi con le forze primordiali della natura e trasformarsi in qualcosa di divino.