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decadentismo

25/1/2023

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ARGOMENTI INTERROGAZIONE ● Simbolismo ● Estetismo ● Pascoli • Myricae ● Lavandare Decadentismo ● Novembre • Temporale ● Il lampo Il tuono X Agosto ● ● IL DECADENTISMO Il Decadentismo nasce in Francia per indicare la poetica di un gruppo di artisti dalla vita sregolata e dissipata, i quali ostentano un forte anticonfortismo che li contrappone al moralismo borghese. Il percusore di tale attegiamento è Charles Baudelaire con la sua opera "I fiori del male". Importanti sono anche Paul Verlaine e Arthur Rimbaud. Il Decadentismo si caratterizza per una forte componente di irrazionalismo. Questa sensibilità radicata nell'irrazionale viene però sviluppata dai Decadenti in contrapposizione all' oggettività e all' impersonalità ricercate dal Positivismo e dal Naturalismo. Dalla seconda metà dell'Ottocento vi è la "convivenza" tra Decadenti e Naturalisti. I massimio esponenti italiani del Decadentismo sono Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunzio. IL DECADENTISMO ITALIANO Il termine Decadentismo viene sostituito ben presto in Francia da alti quali Simbolismo ed Estetismo, che invece in Italia costituiscono due percorsi del Decadentismo stesso. APPUNTI PROF Il Decadentismo come fenomeno culturale e artistico nasce dalla rottura filosofica di fine secolo e cioè dalla rivolta antipositivistica in filosofia e antinaturalistica in letteratura. I tratti fondamentali del Decadentismo sono: rifiuto del metodo scientifico e razionale e preddisposizione ad attegiamenti irreazionalistici ispirati al sensualismo o al misticismo soggettivismo e individualismo; l'arte deve esprimere le sensazioni del soggetto e la sua vita interiore la scoperta dell'inconscio (Freud) il ricorso al Simbolismo l'Estetismo L'ARTE I Decadentisti...

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affermano non solo l'autonomia dell'arte ma anche la sua superiorità. Per sostennere l'autonomia, diffondevano la teoria dell'Arte per l'Arte: l'arte dell' obbedire solo a se stessa, liberandosi da qualsiasi criterio esterno di natura morale, politica o sociale. SIMBOLISMO ED ESTETISMO Si possono distinguere due tendenze dominanti che compongono il quadro letterario decadente europeo, il Simbolismo (che riguarda soprattutto la poesia) e l' Estetismo (che riguarda specialmente la narrativa). IL SIMBOLISMO Il Simbolismo nasce prima come fenomeno letterario, poi come movimento artistico. La data di nascita ufficiale è il 1886, quando il poeta Jean Moreas pubblica sul giornale parigino "Le Figaro" un Manifesto del Simbolismo, con il quale annuncia l' esaurimeneto della letteratura d'ispirazione romantica, naturalistica e, "parnassiana", vista da molti come espressione di un' arte troppo fredda e accademica, cioè lontana dalla vita reale. Per "simbolo" si intende un'immagine, una parola, una figura o un oggetto che evoca o rappresenta qualcos'altro. Gli artisti e i poeti simbolisti non si servono quasi mai di simboli immediatamente comprensibili:anche quando nominano un oggetto concreto richiamano sempre l'esistenza di qualcosa che sta al di là di esso e che il letore è chiamato a riconoscere. Non a caso Charles Baudelaire parla della natura come di una "foresta di simboli", animata da corrispondenze fra ambiti diversi e in particolare fra colori, suoni e profumi. La nuova poetica simbolista è fondata su una creatività libera e spontanea. A tal fine vengono messe in atto alcune precise strategie: ● viene rifiutata l'idea della poesia come "discorso" ● la parola poetica non deve comunicare, ma evocare:attraverso il ricorso all'analogia e alla sinestesia i poeti scelgono un linguaggio allusivo e una sintassi disarticolata assume importanza la musicalità, cioè il particolare suono che determinate frasi producono quando vengono lette:il suono prevale sul significato, le valenze musicali su quelle semantiche vengono respinti i metri tradizionali, attraverso la graduale intoduzione del verso libero; alla rima viene preferita l'assonanza L' ESTETISMO Estetismo è il vocabolo utilizzato in Inghilterra per riferirsi alle esperienze di autori come lo scrittore e saggista Walter Peter e il romanziere Oscar Wilde, accomunati da una concezione della vita come ricerca e culto del bello. Troviamo però esponenti dell'Estetismo anche fuori dall' Inghilterra: in Francia, Joris-Karl Huysmans e in Italia, Gabriele d'Annunzio. L'esteta decadente esibisce atteggiamenti raffinati e anticonformisti, propone di sè un' immagine aristocratica, eccentrica e narcisista, considera nell'opera d'arte soprattutto o esclusivamente il valore "musicale" dell'espressione. Il suo stile di vita si contrappone ai valori dell'uomo borghese. L'orizzonte comune lo delude e lo nausea: da qui la sua fuga verso un mondo di bellezza insolita e ricercata. GIOVANNI PASCOLI Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna, dove trascorre un'infanzia felice circondato dagli affetti familiari e a stretto contatto con la natura. Bambino, è mandato dal padre a studiare a Urbino presso il Collegio Raffaelo dei padri Scolopi e qui nel 1867 lo raggiunge la notizia di una tragedia che segnerà il corso della sua vita: il padre Ruggero è stato ucciso da una fucilata mentre tornava a casa. A questo grave lutto altri se ne aggiungono nei successivi cinque anni: muoiono la sorella maggiore, la madre e un fratello. Si trasferisce quindi a Rimini e poi a Firenze con il fratello maggiore Giacomo, ma anche questi morirà pochi anni dopo. Nel periodo in cui è studente all' Università di Bologna partecipa a proteste studentesche e viene arresato con l'accusa di attività sovversive. Dopo tre mesi di carcere viene assolto, ma abbandona per sempre l'attività politica. Si laurea nel 1882 e insegna Lettere latine e greche nei licei di Matera, Massa e Livorno. In queste due ultime città chiama a vivere con sè le sorelle Ida e Maria, con le quali ricostruisce un ambiente familiare di cui si sente sempre più la mancanza, un "nido" che lo protegga dal mondo e dalle sue esse paure. Il 1895 è per Pascoli un anno di svolta: la sorella Ida si sposa, gettandolo nella disperazione per quello che gli appare un tradimento, Quello stesso anno compera la casa di Castelvecchio, dove abiterà per il resto della vita con la sorella Maria, e inizia a insegnare all'università: in particolare, è chiamato a succedere a Carducci sulla cattedra di Letteratura italiana a bologna,dove muore nel 1912. MYRICAE COMPOSIZIONE, STRUTTURA E TITOLO Myricae è la prima raccolta di poesie di Giovanni Pascoli. Myricae è una raccolta di poesie che viene pubblicata per la prima volta nel 1891 perché vi saranno numerose edizioni, con aggiunte di componimenti e revisioni da parte dell'autore: - 1891: 1a edizione - 1911: ultima edizione dell'opera (EDIZIONE DEFINITIVA) TITOLO Myricae è un termine latino che significa tamerici (piccoli arbusti sempreverdi). Questo termine è preso da un verso delle Bucoliche di Virgilio e viene utilizzato per simboleggiare una poesia umile, legata al mondo della campagna. I TEMI I temi presenti nella raccolta sono la natura e il mondo della campagna, l'infanzia, il nido (come culla, rifugio), il mistero della vita che si conclude con il più grande mistero che è quello della morte (MISTERO DELLA MORTE) 1. La NATURA viene vista come fonte di consolazione, come luogo della memoria in cui poter rievocare il passato e l'innocenza perduta, ma anche di inquietudine e turbamento: ciò che il poeta intende evidenziare sono i valori simbolici e le risonar interiori di realtà apparentemente familiare, ma in verità misteriosa e osservata con stupore infantile. 2. L'INFANZIA è un altro tema fondamentale di Myricae. Sono molte le figure di bambini presenti nei componimenti della raccolta. Essi sono per lo più piangenti, tristi oppure poveri o malati: si riflettono le sofferenze private del poeta e le sue paure di fronte al male che pervade il mondo. L'universo sereno mitizzato nel "nido" come luogo sicuro degli affetti domestici, viene ripercorso dalla memoria con struggente rimpianto, ma allo stesso tempo è caricato di sensazioni angosciose. 3. II NIDO (sia nel significato letterale sia simbolico, allusivo). Per pascoli il male e il dolore dell'uomo rimangono insondabili: a generare la sofferenza non è la natura, ma l'uomo sociale, responsabile dell'odio e della violenza, diverso da quello primitivo, considerato intimamente buono. Ciò spiega il senso di smarrimento e di solitudine che si respira nella raccolta e insieme l'aspirazione a una vita rinchiusa nell'ambito del "nido" familiare, gelosamente custodito e difeso dalle minacce esterne. 4. II MISTERO e i MORTI (mistero della vita e mistero della morte). Pascoli, del mistero, ne fa il centro di una sofferta meditazione, che lo porta a valorizzare suoni, voci e immagini alla ricerca delle fitte corrispondenze che animano la realtà. Collegato al tema del nido è quello dei morti. La morte non viene più intesa romanticamente come approdo ideale o come sublime annullamento: di fronte alla morte (la tomba e il camposanto) non si prova che sgomento e paura. Il poeta cerca continuamente di rinsaldare i vincoli spezzati, recuperando una sorta di comunicazione affettiva con i defunti della propria famiglia (anche i familiari morti fanno parte del nido). Tra chi c'è ancora e chi è scomparso persiste un legame: i morti nella poesia di Pascoli sussistono in una condizione intermedia tra la vita e il nulla, e da lì possono tornare per incontrare i vivi. LO STILE Pascoli usa insistentemente la punteggiatura. (USO INSISTENTE DELLA PUNTEGGIATURA) LESSICO PASCOLIANO: nelle poesie di Pascoli troveremo accanto a termini umili come "frasca" (v.7 della poesia Lavandare) anche termini preziosi, ricercati, rari come "prunalbo" (per indicare il biancospino v.3 della poesia Novembre). Pascoli aveva delle conoscenze specifiche, approfondite di botanica e zoologia ma anche legate al mondo della campagna (gora e maggese p.328). - Sono presenti termini di un linguaggio "pre-grammaticale", cioè estraneo alla lingua "istituzionale", come per esempio le onomatopee (parole che riproducono suoni, rumori, versi di animali) per rendere determinati rumori (il din don delle campane o il fru fru di rumori nelle siepi) e i versi degli uccelli (il chiù dell'usignolo o gli slilp, vitt, vidett, dib dib bilp bilp di passeri e rondini), vocaboli al confine tra linguaggio umano e animale. - Compaiono numerosi termini di un linguaggio "post-grammaticale", cioè vocaboli tecnici e specialistici: legati alla botanica, alla zoologia e termini specialistici legati al mondo della campagna (“gora e maggese" della poesia Lavandare). Tutti gli oggetti, per Pascoli, diventano simboli ("aratro" v.2, oggetto simbolo che diventa simbolo di abbandono, solitudine, sofferenza) LA SINTASSI La sintassi risulta sempre spezzata, con frasi ridotte all'essenziale e con un significato ricorso ai costrutti della lingua parlata e allo stile nominale (= senza verbo). L'autore preferisce la coordinazione alla subordinazione con un andamento ellittico (ellissi del verbo essere). Pascoli privilegia le modalità esclamativa e interrogativa del discorso, che danno voce allo stupore e alla domanda di fronte all'esistenza e ai suoi misteri. LE SCELTE RETORICHE E METRICHE Pascoli utilizza l'ANALOGIA, la SINESTESIA, I'ONOMATOPEA e il FONOSIMBOLISMO. FONOSIMBOLISMO = sono strutture foniche che suggeriscono significati supplementari, simbolici, allusivi, evocativi.(allitterazione, assonanze, consonanze e onomatopee) Pascoli è molto attento agli effetti fonici delle parole (effetti che riguardano il suono). LA METRICA Sul piano metrico, non possiamo parlare di "rivoluzione" ma soltanto di "riforma": Pascoli non abolisce la metrica tradizionale (non giunge cioè al verso libero), ma la rivisita in maniera nuova. LAVANDARE ANALISI La poesia "Lavandare" è un esempio di impressionismo pascoliano in quanto il poeta come in un quadro rappresenta, accostandoli, gli elementi che compongono la descrizione:il campo arato a metà con un aratro abbandonato nel mezzo, il canto triste delle lavandaie ed il malinconico e spoglio paesaggio della campagna autunnale. Si distinguono diverse aree sensoriali: la prima strofa è tutta giocata sui colori e prevalgono le sensazioni visive: l'aratro abbandonato, il campo mezzo nero e mezzo grigio, la nebbiolina creano un'immagine pittorica à impressionismo visivo; nella seconda strofa prevalgono invece le sensazioni uditive, parte onomatopeica: rumore sordo dei panni battuti nell'acqua e il canto triste delle donne à impressionismo uditivo nella quartina conclusiva, contenente le parole della canzone cantata dalle andaie, entrambi i sensi partecipano: sensazioni uditive del soffiare del vento (il vento soffia) e visive del cadere delle foglie (nevica la frasca) e dell'aratro abbandonato (l'aratro in mezzo al maggese) fanno da contorno all'emergere, nei due versi centrali, della verità esistenziale della dolorosa solitudine dell'uomo à componente simbolistica. TEMI I temi principali sviluppati da questo breve componimento poetico sono quelli dell'abbandono e della solitudine. Pascoli si serve degli aspetti della natura e delle cose in maniera emblematica, simbolista, per creare corrispondenze che conducono ad un'immagine desolata che trova il suo corrispettivo nello stato d'animo del poeta colmo di malinconia e di smarrimento. FIGURE RETORICHE Enjambement: vv.2/3 pare /dimenticato vv.4/5 viene / lo sciabordare Chiasmi: v.6 con tonfi spessi e lunghe cantilene - sostantivo-aggettivo/aggettivo-sostantivo v. 7 vento soffia e nevica la frasca - sostantivo-verbo/verbo-sostantivo Sinestesia: ● v.6 tonfi spessi ● Allitterazioni: in r: nero, aratro, pare, vapor leggero, gora, sciabordare, lavandare, torni ancora, rimasta, aratro in f: tonfi, soffia, frasca in s e sc: spessi, soffia, sciabordare in t: tu non torni, al tuo, partisti, rimasta in m: in mezzo alla maggese Onomatopee: contribuiscono fonicamente a produrre la sensazione della nebbia, del suono dell'acqua (es.: sciabordare, tonfi) e del rumore del vento (es.: soffia) vv.9/10 son rimasta! / come l'aratro in mezzo al maggese Metafora: v. 7 nevica la frasca immagine che evoca il cadere delle foglie come fiocchi di neve Similitudine: X AGOSTO ANALISI La poesia si apre con il poeta che dice: io lo so, per sottolineare il ruolo del poeta come colui che sa interpretare ciò che vede e in base alla poetica del fanciullino è in grado di vedere ciò che gli altri non possono vedere, cioè sa il motivo per cui nel cielo vi sia quel gran cadere (gran pianto) di stelle cadenti. La poesia continua poi con la spiegazione, attraverso flash di immagini che danno alla poesia un'impronta impressionistica, basata sul parallelismo tra vicenda naturale e vicenda personale del poeta: la similitudine tra l'uccisione di una rondine e l'uccisione del padre di Pascoli. Il poeta procede ● rso analogie: la seconda e la quarta strofa descrivono: O l'uccisione della rondine e dell'uomo, mentre entrambi stanno ritornando dai propri cari sia l'uno che l'altro portano qualcosa in dono per i propri piccoli (la rondine porta del cibo, l'uomo porta delle bambole) la terza e la quinta commentano le due morti: O O ● iniziano in maniera analoga: Ora è là (v.9); Ora là (v.17); in entrambi i casi viene messa in rilievo la crudele indifferenza del cielo, ovvero di Dio, come emerge dai versi 10 e 20, sottolineata anche attraverso le rime: lontano/piano (vv. 10-12) in vano/lontano (vv.18-20). Anche nella conclusione il poeta ricorre al parallelismo e l'ultima strofa richiama la prima attraverso l'immagine del cielo e del pianto di stelle (vv.3-4 e 23). Inoltre, il cielo viene posto in antitesi con la terra e Pascoli sottolinea la loro distanza e inconciliabilità: il cielo viene definito: sereno, infinito, immortale è il luogo in cui non esiste sofferenza né morte; la terra viene definita in contrapposizione: opaca, atomo del Male, in cui invece regna dolore e caducità. TEMA La tematica ispiratrice della lirica è la morte del padre descritta, attraverso un parallelismo uomo-natura, con la morte di una rondine uccisa, come il padre, senza motivo. O STRUTTURA Le sei strofe di X Agosto si collegano tra di loro per simmetria: la prima e la sesta:fanno da cornice alle strofe centrali, seguono un percorso parallelo e sono accomunate dall'immagine del pianto di stelle (vv.3-4 e v.23); le quattro strofe centrali:si collegano a due a due attraverso il parallelismo tra la vicenda naturale della rondine e la vicenda personale del poeta FIGURE RETORICHE Enjambement: ● vv.1/2 vv. 9/10 vv. 19/20 vv. 21/22 vv. 23/24 ● Anafora: Ora è là...ora là, vv.9 e 17: crea il parallelo tra l'uccisione della rondine e l'assassinio dell'uomo. Metafora: gran pianto, v.3 e pianto di stelle, v.21: per descrivere le numerose stelle cadenti della notte di San Lorenzo notte in cui le stelle cadono così copiose che è come se il cielo piangesse; cielo lontano, vv. 10 e 20: espressione usata due volte nel componimento per fare riferimento a Dio; quest'atomo opaco del Male, v.24: si riferisce alla terra, che nella vastità dell'Universo rappresenta un piccolo frammento dominato dal Male e caduco. Metonimia: nido, v.11: nido, simbolo della famiglia, sta per i rondinini. Sineddoche ● tetto, v.5: tetto sta per casa e quindi metafora della famiglia, del nido familiare. Sinestesia: restò negli aperti occhi un grido, v.15: Pascoli utilizza un'associazione sinestetica, figura retorica molto utilizzata dai simbolisti, in cui alla funzione visiva (gli aperti occhi) corrisponde una funzione uditiva (grido). L'immagine è molto incisiva e trasmette la drammaticità della scena. TEMPORALE ● FIGURE RETORICHE ● Bubbulio:"onomatopea" (v. 1): questo verbo che è sinomino di brontolare, viene adoperato per emettere il rumore fragoroso del temporale lontano Bubbiolio lontano: allitterazione della vocale o (v. 1): viene adoperata per prolungare la durata del temporale ● Rosseggia l'orizzonte:anastrofe (v. 2): il verso è scritto al contrario con il verbo che precede il sostantivo, ovvero "l' orizzonte rosseggia" Rosseggia l'orizzonte, come affocato, a mare: similitudine (vv. 2-3) Nero di pece: metafora (v. 4): la pece non si trova in cielo Stracci di nubi: metafora (v. 5): il termine stracci potrebbe essere associato alla carta stracciata ma non alle nuvole ● IL LAMPO ANALISI DEL TESTO la "e" rappresenta lo stacco tra l'illusione e la realtà: scelta stilistica del polisindeto il lampo rivela la forma autentica della realtà; anche il lampo ci svela durezza della vita stessa ● Un casolare / un'ala di gabbiano: analogia (vv. 6-7): in pratica, sono accostate tra loro in modo impensato e sorprendente due realtà tra loro distanti, eliminando tutti i passaggi logici intermedi. Tra il casolare e l'ala di gabbiano vi è un rapporto di somiglianza dovuto al colore bianco, e al fatto che entrambi si stagliano sul cielo ● per Pascoli la vita umana è difficile e per questo è importante tornare ai punti di riferimento della fanciulezza tacito-tumulto/notte-nera: alliterazione il v.1 è aiutato dallo spazio bianco sottostante a dare quasi l'idea di una fotografia, con l'obiettivo di raffigurare una notte nera IL TUONO ANALISI DEL TESTO ● introduzione con la "e": dare suspance alla poesia ● scena della natura devastata dal tuono (fredda e dura) nelle ultime righe c'è una nube di speranza, data dal canto della madre e dalla culla in movimento NOVEMBRE ANALISI DEL TESTO Il poeta crede di scorgere nel paesaggio chiaro e luminoso un suggestivo scenario primaverile, ma è un'illusione. La chiarezza del sole e la trasparenza dell'aria dell'autunno novembrino suscitano suggestioni della memoria creando l'inganno di essere ancora nella stagione calda. La poesia si scompone in due parti ben distinte: la prima quartina che evoca la stagione primaverile: ● la seconda e la terza quartina in cui viene rappresentata la realtà autunnale. Un ma (verso n.5) avversativo è l'espressione che introduce lo stacco tra la prima e la seconda parte della lirica, richiamando alla realtà autunnale. Nella poesia le sensazioni si riferiscono a tre diverse aree sensoriali: sensazioni visive: aria tersa e limpida (v.1), piante stecchite (v.5), cielo vuoto (v.7), sensazioni olfattive: odore del biancospino (v.3), sensazioni uditive: suono del terreno calpestato (v.7), regna il silenzio (v.9), rumore del cadere delle foglie (v.11). Fra le sensazioni ve ne sono alcune autentiche ed altre frutto di illusione, come alla fine della prima quartina l'attesa del profumo degli alberi in fiore. Le sensazioni autentiche fanno riferimento alla stagione autunnale e quelle illusorie, alla primavera. Il simbolismo di Pascoli si manifesta negli elementi della natura che non sono solo oggetti reali ma soprattutto simboli di uno stato d'animo del poeta e più in generale della condizione umana. Esattamente al contrario rispetto alla tecnica verista dell'impersonalità il simbolismo di Pascoli carica le descrizioni dei vari aspetti della natura di interpretazioni soggettive che riconducono al tema funebre. Attraverso il paesaggio il poeta introduce la contrapposizione vita-morte, all'apparente rinascita (l'impressione di tornare alla primavera) corrisponde la realtà della morte incombente (l'essere nella stagione autunnale). Pascoli attraverso il paesaggio ricorre ad una serie di allusioni simboliche, come per esempio: ● al verso 7: il terreno che risuona cavo suggerisce il riferimento al mondo sotterraneo, dove stanno i morti; ● ● al verso 11: il fragile cadere delle foglie riporta alla caducità dell'uomo; Partendo dalla descrizione di un semplice paesaggio, Pascoli porta il lettore a riflettere sulla precarietà dell'esistenza. Il testo è circolare, inizia con l'immagine della gemma che richiama il freddo della pietra preziosa e si conclude con la fredda estate dei morti. TEMA: La descrizione del paesaggio novembrino offre al poeta lo spunto per una riflessione sulla condizione di precarietà dell'uomo. Partendo dalla considerazione che ciò che appare non è ciò che è, per cui la realtà non è quella che la nostra immaginazione crea in base a impressioni e suggerimenti ingannevoli, Pascoli arriva a voler far comprendere come ogni apparenza di vita è fittizia perché dietro ad essa vi è costantemente la morte, su ogni cosa aleggia un'ineluttabile la legge di morte e dunque tutta l'esistenza dell'uomo è un inganno in cui l'incombere della fine si riveste di false apparenze. FIGURE RETORICHE Chiasmo: ● Gemmea l'aria/il sole così chiaro:aggettivo - sostantivo / sostantivo - aggettivo. Iperbati: secco è il pruno (v.5) ● stecchite piante (v. 5) ● vuoto il cielo (v.7) sembra il terreno (v.8) di foglie un cader fragile (v.11) Alliterazioni: ● della a, e, r nella prima strofa della s e della r che nella seconda strofa contribuiscono a comunicare il senso di desolazione della natura della f nei due ultimi versi che richiama il senso di fragilità della vita umana. Anastrofi: ● Gemmea l'aria (v.1) l'odorino amaro senti (vv.3/4) di nere trame segnano il sereno (v.6) di foglie un cader fragile (v.12). Analogia: Albicocchi in fiore (v.2): primavera, ovvero vita ● Secco è il pruno (v.5): autunno, ovvero morte