Gabriele D’Annunzio

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 GABRIELE D'ANNUNZIO (1863-1938)
VITA: Gabriele Rapagnetta nasce a Pescara da una famiglia benestante di proprietari terrieri; presto
viene
 GABRIELE D'ANNUNZIO (1863-1938)
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GABRIELE D'ANNUNZIO (1863-1938) VITA: Gabriele Rapagnetta nasce a Pescara da una famiglia benestante di proprietari terrieri; presto viene affidato allo zio D'Annunzio e decide di assumere il suo cognome come nome d'arte quando comincia a scrivere - per associazione del suo nome Gabriele (come l'arcangelo) all'annunciazione. Studia in importanti collegi toscani, e a 18 anni si trasferisce a Roma - capitale del Regno - per frequentare la facoltà di Lettere che però non concluse, e inizia a frequentare i salotti dell'aristocrazia romana. A vent'anni si sposa con la duchessa Maria Hardouin di Gallesse, da cui avrà tre figli e anche se la loro relazione si interrompe non divorzieranno mai. A 26 anni FA DELLA SCRITTURA IL SUO MESTIERE e accumula un'enorme fama (riesce a intercettare il gusto del pubblico). Nel 1895 inizia una relazione con l'attrice Eleonora Duse e i due si trasferiscono presso villa La Capponcina, in Toscana, dove conducono na vita sfarzosa. Nel 1910 è assalito dai creditori e per evitare processi si trasferisce a Parigi. Allo scoppio della Grande Guerra nel 1914, torna in Italia e assume posizione nello scontro tra interventisti e neutralisti: inizia una GRANDE CAMPAGNA INTERVENTISTA e contribuisce a creare appoggio popolare per entrare in guerra. Si arruola volontario ed è il protagonista DELL'OCCUPAZIONE DI FIUME - terra irridente...

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Didascalia alternativa:

che non viene riconosciuta all'Italia - fallita a causa dell'intervento inglese, ed è lui stesso a creare l'idea di "Vittoria mutilata" (in riferimento alla Nike di Samotracia: immagine che tutti conoscono, simbolo che poteva diventare un capolavoro ma non lo è diventato). D'Annunzio era il più grande scrittore italiano del tempo, e al momento dell'avvento del fascismo, condivideva molte idee. Essendo uno scritt imprevedibile, lini fa in modo di allor anarlo: fu riempito di onori per regolarizzare il suo soggiorno, e in cambio Mussolini lo fece isolare nella Villa del Vittoriale a Gardone (dove ricrea l'ambiente dei romanzi decadentismo-estetico). Viene blandito Dal regime fascista e trascorre gli ultimi anni della sua vita tagliando ogni rapporto con la politica. Muore il primo marzo 1938. LE OPERE: la sua Produzione letteraria può essere divisa in varie tappe 1. PRIME RACCOLTE POETICHE 2. PRIME PROVE NARRATIVE: di cui fa parte uno dei manifesti del decadentismo europeo, II piacere (insieme a À Rebous di Huysmans e Dorian Gray di Oscar Wilde). 3. OPERE DEL PERIODO DELLA "BONTÀ" 4. ROMANZI DEL SUPERUOMO: D'Annunzio riprende il concetto nietzschiano di Ubermensch, l'uomo che trionfa e assume il dominio del mondo. Di questo periodo fa parte Le vergini delle rocce 5. LE LAUDI del cielo, del mare, della terra e degli eroi: ciclo di sette libri poetici celebrativi, intitolati agli astri della costellazione delle Pleiadi (composta da sette stelle). D'Annunzio ne scrive solo cinque, in ordine: Maia, Elettra, Alcyone (il suo capolavoro), Merope e Asterope IL PIACERE (1889) Questo romanzo viene pubblicato nel 1889 (lo stesso anno del Mastro-don-Gesualdo, indice di contemporaneità tra verismo e decadentismo) ed è il primo romanzo dannunziano. Il protagonista è Andrea Sperelli, alter-ego dell'autore, che assume un'educazione raffinatissima tipica dell'esteta viaggiando con il padre; è protagonista di due storie d'amore molto importanti: STORIA CON ELENA MUTI: in riferimento alla Elena di Troia (in cui è la causa della guerra e protagonista di un tradimento), è una donna raffinata, che abbandona Andrea per sposare prima un ricco italiano e poi un Lord inglese. Nonostante ciò, Andrea continua ad amarla STORIA CON MARIA FERRES: in riferimento alla Madonna; è la moglie di un ambasciatore, creatura dolce e pura che rappresenta l'amore cortese, platonico e idealizzato Diviso tra l'amore passionale di Elena e quello idealizzato di Maria, Andrea sceglie Maria, ma durante un amplesso con lei, evoca il nome di Elena. Alla fine, Maria capisce che in realtà non è innamorato di lei, e Andrea viene abbandonato da tutte e due le donne. UN ESTETA IMPERFETTO: Andrea è un dandy ossessionato dalla ricerca della bellezza, che però rimane deluso quando la realtà si dimostra diversa da quella che lui si era immaginato - le sue aspirazioni estetiche falliscono. IL RITRATTO DELL'ESTETA – pagina 559-560-561 Il romanzo inizia quando il protagonista è già adulto: D'Annunzio apre il romanzo descrivendo le stanze di un appartamento in piazza di Spagna a Roma (lo stesso in cui soggiornò John Keats) e attraverso molti flashback parla dell'educazione di Andrea. MONDO DIVISO IN DUE, tra O L'aristocrazia, che si tramanda geneticamente delle virtù (l'educazione, l'eleganza nel parlare nei gesti, l'attenzione nelle delicatezze, la predilezione per gli studi, la curiosità, la galanteria), tutte presenti nella casa degli Sperelli "Il grigio diluvio democratico", vale a dire che tutto il resto non conta e l'autore disprezza la democrazia perché rende tutti uguali EDUCAZIONE DI ANDREA: dopo che il padre divorziò dalla madre (che diventa quindi strumento per mettere al mondo il figlio e niente di più), se lo prese con sé e viaggiò con lui per tutta Europa. Il padre aveva una visione byroniana della vita, cioè tendeva a fantasticare come un personaggio romantico. Questo tipo di educazione però fallisce, perché la forza che tiene vivo Andrea è la forza sensitiva - dei piaceri - che soffoca la forza morale - dell'animo Il padre parla ad Andrea attraverso molte MASSIME: "Bisogna fare la propria vita, come si fa un'opera d'arte" (idea di Keats e Wilde), nel senso che la vita è un mezzo per creare l'opera d'arte; "Habere, non haberi": dal latino possedere, non essere posseduto; "Il rimpianto è il vano pascolo d'uno spirito disoccupato", nel senso che le regole cadono in un animo inetto (debole) non potranno mai giovare. Un altro concetto che il padre di Andrea gli insegna è quello del SOFISMA: un ragionamento apparentemente vero, che illude. È un danno al piacere e contribuisce al dolore dell'uomo La Roma che da sempre è stata quella più ammirata è quella di Raffaello in poi, ma Andrea ama la ROMA BAROCCA (la Roma dei Papi - corrotta - delle Ville Medici, dei Fori Imperiali, della Piazza di Spagna, dell'Arco di Tito, della Fontanella delle Tartarughe). LE VERGINI DELLE ROCCE (1895) Quest'opera narra la vicenda di Claudio Cantelmo, nobile abruzzese in cerca di una donna aristocratica con cui avere un figlio che mandi avanti la nobiltà, ormai decadente. Il protagonista rimane incerto fra tre sorelle discendenti di una famiglia della vecchia nobiltà borbonica. Il romanzo rimane incompiuto, come per sottolineare il fallimento del superuomo. L'Ottocento è stato il SECOLO DELLA BORGHESIA E DELL'INDUSTRIA, e l'aristocrazia viene emarginata per lavorare in impieghi pubblici. Il protagonista è in linea con le idee d'annunziane di RISCATTO DEI VALORI NOBILIARI perduti per far si che l'aristocrazia riacquisti il suo ruolo centrale nella società. D'Annunzio assimila solo in parte il pensiero di Nietzsche per formare il personaggio di Cantelmo, e si ispira per: L'ESALTAZIONE DELLA VOLONTÀ DI POTENZA DISPREZZO PER LE MASSE CULTO DELLA CIVILTÀ CLASSICA RIVENDICAZIONE DELLA COMPONENTE DIONISIACA E IRRAZONALE, l'assoluta libertà dell'uomo senza vincoli morali IL MANIFESTO DEL SUPERUOMO - pagina 575-576 Claudio espone le sue convinzioni e dona il ritratto del Superuomo: il trionfo dell'arte (idea esteta) e il soccombere della vita borghese. DISPREZZO DEI POETI PER LA SOCIETÀ BORGHESE: i poeti si pongono delle domande, perché si trovano fuori posto nella società borghese in cui si trovano Devono parlare del suffragio universale? Dell'avvento della repubblica? Di quando la plebe prende il potere? I poeti adesso possono solo persuadere gli increduli, ma l'arte e la letteratura è per pochi e non può essere compresa dalle masse DIFENDERE LA BELLEZZA ASSOLUTA: lo scopo del poeta è quello di difendere la Bellezza e l'ideale e il poeta rifiuta l'uguaglianza, la massificazione e l'omologazione GRAN BESTIA: i poeti riprendono l'immagine nietzschiana dei rappresentati del Parlamento che vengono dipinti come servi della democrazia, per designare il popolo in modo negativo. I poeti devono proclamare che: ARGOMENTI DEI PARLAMENTARI Sono come i "suoni sconci" (verso 22 – i rutti) del villano dopo aver mangiato legumi LE MANI DEI PARLAMENTARI sono sporche come le unghie di Taida - nell'Inferno, è una cortigiana che si trova negli adulatori I POETI POSSEGGONO LA PAROLA: LA SUPREMA SCIENZA E LA SUPREMA FORZA DEL MONDO D'Annunzio usa un tono da tributo, un uomo politico che si comporta da demagogo, utilizzando frasi brevi, assiomi e aforismi (come i discorsi di Hitler e Mussolini per convincere le masse). D'Annunzio stesso si comporterà da tribuno, nel momento della lotta tra interventisti e neutralisti durante la Prima guerra mondiale; con il suo tono, già in questo estratto, anticipa i totalitarismi (che in realtà sono il risultato di cambiamenti profondi) e si troverà quasi spontaneamente a fianco dei fascisti. ALCYONE (1903-1904) La struttura del componimento poetico è come un diario estivo scritto dall'autore nell'estate passata in Versilia. Si può dividere in cinque sezioni: 1. GIUGNO: attesa dell'estate e lodi della natura 2. 1° LUGLIO - 8 LUGLIO: identificazione panica con la natura 3. FINE LUGLIO - METÀ AGOSTO: metamorfosi del mito classico 4. FINE AGOSTO - INIZIO SETTEMBRE: nostalgia dell'estate che finisce 5. SETTEMBRE: dolore per la fine dell'estate La struttura stessa suggerisce un VIAGGIO TEMPORALE, che parte a giugno con la gioia dell'attesa, la gioia raggiunge l'apice a luglio-agosto, quando l'autore parla dell'età classica che ritiene il momento migliore per l'umanità, e si conclude a settembre con la fine dell'estate. TEMI: con IDENTIFICAZIONE PANICA CON LA NATURA, D'Annunzio intente una completa sperimentazione fisica e mentale di essere un tutt'uno con la natura in tutte le sue forme. Oggi, la parola panico significa paura, terrore; ma deriva dalla parola greco pan, che significa: Pan è la divinità, un satiro (fauno) che rappresenta l'animale, l'uomo e la vegetazione insieme Pan è un aggettivo, significa tutto Quindi, il panismo è una percezione dell'unità del tutto; le forme vitali coincidono e l'individuo si riconosce come forma totale umana, animale, vegetale e minerale. Non tutti però possono sperimentare questa sensazione, ma solo il SUPERUOMO e L'ESTETA possono (per la loro capacità di utilizzare i sensi per la percezione della realtà) e questa sensazione si può sperimentare solo in ESTATE, e in particolare solo in determinate ore del giorno: quando il sole è perpendicolare alla superficie terreste e non produce alcuna ombra, il MEZZOGIORNO. STILE: D'Annunzio non utilizza forme metriche tradizionali e predilige l'uso DI STROFE LIBERE LUNGHE e talvolta lunghissime composte da VERSI LIBERI (senza uno schema preciso). Per quanto riguarda l'utilizzo delle parole, D'Annunzio viene considerato il "grande poeta delle parole, immaginifico": studia i dizionari specifici e utilizza PAROLE RARE E DESUETE (antiche, che nessuno utilizza più) e in generale per il Decadentismo, dona PIÙ IMPORTANZA AL SUONO che la parola produce, piuttosto che al suo significato. Utilizza molti effetti fonosimbolici (onomatopee, rime, allitterazioni). LA SERA FIESOLANA - pagina 588-589-590 È la prima delle composizioni di Alcyone in senso cronologico, scritta nel 1899 e originariamente intitolata La pioggia di giugno. Già il titolo della composizione è EVOCATIVO: D'Annunzio parla della Sera personificata e si rivolge a lei con vocativi presenti nelle riprese, in particolare delle Fiesole - colline toscane. Come per Baudelaire, le suggestioni sono ottenute CON PAROLE VAGHE e in realtà sotto l'apparenza non c'è nulla. Sono presenti anche riferimenti a Petrarca e a San Francesco (Cantico delle Creature, il testo più antico della letteratura italiana e per l'idea di una poesia religiosa e la spiritualità della natura - idea del panismo), soprattutto nella ripresa PRIMA STROFA: le parole del poeta sono fresche (Petrarca) nella sera, come il fruscio delle foglie del gelso (similitudine) fra le mani di chi le raccoglie in cima ad un'alta scala appoggiata al tronco dell'albero che si inargenta, mentre la Luna sta per affacciarsi e sembra stendere un velo, in cui giace il sogno, e pare che la campagna notturna, immersa nel gelo notturno, da un effetto di pace. PRIMA RIPRESA: o Sera, tu sii lodata per il tuo viso di perla (metafora per la luce lunare), e per i tuoi grandi umidi occhi (metafora per le pozzanghere), dove si raccoglie la pioggia. SECONDA STROFA: le parole del poeta sono dolci (Petrarca), tiepide e brevi come una pioggia primaverile che cade (similitudine) sui gelsi, sugli olmi, sulle viti, sui pini - i cui rami giocano con l'aura (Petrarca) – sul grano che non è ancora biondo e neanche verde, sul fieno già falciato, sui fratelli ulivi (San Francesco) che rendono le colline candide (sante) e sorridenti SECONDA RIPRESA: o Sera, tu sii lodata per le tue vesti profumate (metafora per i campi profumati), e per la cintura che ti cinge la vita come il ramo di salice che cinge il fascio di fieno TERZA STROFA: il poeta utilizza un futuro vago, parla alla Sera dicendo che le dirà verso quali regni di amore conduce il fiume (nella letteratura, metafora del flusso della vita), le cui fonti nascono nell'ombra delle foreste antiche; e dirà alla notte per quale segreto le colline si curvano sull'orizzonte come le labbra (simbolo di erotismo, e il poeta si maschera dietro San Francesco) chiuse da un divieto che le impedisce di parlare, e che diventano belle e sembra che si facciano amare. TERZA RIPRESA: o Sera, tu sii lodata per la tua pura morte (San Francesco) MUSICA DEL PAESAGGIO → emerge la fluidità melodica delle strofe senza punteggiatura e con un'accentuata concatenazione. È presente anche un grande numero di enjambements che contribuiscono al ritmo sostenuto e molti fonosimboli (fruscio che fan le foglie) UMANIZZAZIONE DELLA NATURA → sono presenti molte metafore per umanizzare la natura UNA "LAUDA" FRANCESCANA → le riprese delle terzine sono modellate sul Cantico Delle Creature di Francesco d'Assisi e anche il tema della lode alla sera. LA PIOGGIA NEL PINETO - pagina 593-594-595-596 È l'esempio della MAGGIOR ESPRESSIONE PANICA, la poesia non racconta né descrive. Il suo scopo è quello di trasmettere sensazioni, soprattutto uditive, e parla della metamorfosi dell'essere umano in natura grazie alla PIOGGIA. L'idea della poesia è quella di un "filo lungo": il poeta lascia spazio per far espandere le sensazioni, e la voce del poeta è fatta per risuonare in una cassa di risonanza. PRIMA STROFA: "Taci", Ermione - probabilmente Eleonora Duse nome della figlia di Elena e Menelao (età mitica classica). Il poeta si addentra in una selva con una donna, come il primo uomo Adamo e la prima donna Eva, per sottolineare un ritorno al principio. PAROLE IN EVIDENZA che evidenziano l'atmosfera: - O "Mirti divini" (verso 14-15) → riferimento alla FORZA NATURALE DELL'AMORE, atmosfera ai confini del soprannaturale "Volti silvani" (verso 20-21)→ INIZIA IL PROCESSO DI IDENTIFICAZIONE tra il volto dell'essere umano e la natura, che è aiutato dalla pioggia. Silvano deriva dal greco ile, che significa natura "Mani ignude" (verso 22-23) → la condizione per fondersi con la natura è ABBANDONARE CIÒ CHE CI RENDE UMANI "Vestimenti leggieri" (verso 24-25) O "Anima novella" (verso 27-28) → RIGENERAZIONE DELL'ANIMA UMANA SECONDA STROFA: i suoni percepiti della pioggia che cade sembrano come un'orchestra che suona, i suoni insieme fanno percepire l'unità della natura. Il poeta e la donna sono immersi nello “SPIRITO SILVESTRE" (selva) e sono immersi nello spirito della materia primordiale, hanno la stessa vita degli alberi. "CREATURA TERRESTRE" (verso 62), è fatta della stessa materia delle forme viventi TERZA STROFA: la pioggia si fa sempre più forte, e le voci degli animali si fanno sentire Cicala, figlia dell'aria O Rana, figlia del fango La pioggia purifica QUARTA STROFA: la pioggia scende, e sembra che pianga per il piacere. Eleonora si trasforma: Ciglia nere O Pelle verde Il cuore sembra un frutto che si libera dalla scorza per uscire Gli occhi sono pozze d'acqua I denti sono come mandorle La NATURA RENDE PRIGIONIERI, l'essere umano corre ma viene bloccato dalla natura. L'intensità cresce e l'identificazione uomo-natura cresce conseguentemente. Riferimento al MITO DI APOLLO E DAFNE: quando l'essere umano è toccato dalla divinità viene distrutto, e Dafne per sfuggire ad Apollo chiede a Zeus di trasformarla in alloro. MERIGGIO - pagina 600-601-602-603 II MARE è l'elemento centrale della poesia. Il poeta parla del momento centrale della giornata, l'ora panica, in estate, il momento ideale per la manifestazione del panismo. PRIMA STROFA: il mare è immobile, pallido e di un colore grigio-verde come il bronzo scoperto dopo tanti anni. Non c'è un soffio di vento sulla spiaggia solitaria (nessuna sensazione uditiva) Sensazioni visive → riga di barchette a vela ferme sull'orizzonte, Capo Corvo, l'Isola del Faro e le isole sull'Arno Capraia e Gorgogna (Dante ne parla nella sua invettiva contro Pisa che deve sommergere), le Alpi Apuane che sono come una corona di marmo che regna sul "regno amaro" (mare) SECONDA STROFA: la foce dell'Arno è salmastra, dello stesso colore del mare e tace, in mezzo alle reti da pesca. Ormai impallidita come il bronzo, l'acqua dell'Arno sta lì ferma, contenuta prima di entrare in mare. L'acqua è letea (porta all'oblio, come il Lete), immobile, e tra le due rive che si chiudono a cerchio c'è un oblio. Man mano che si va in lontananza, il paesaggio si dissolve, la pineta di San Rossore diventa scura, e i pini si confondono con il colore del cielo. L'ATMOSFERA È AFOSA E CALDA TERZA STROFA: L'ATMOSFERA È PESANTE. Riferimento all'io: l'estate è matura come il frutto che "io", il poeta, devo mangiare. Inizia la metamorfosi, si perde ogni traccia dell'individuo, che perde anche il proprio nome. Il volto e la barba bionda diventano come le alghe del mare. La spiaggia lavorata dal vento è come le rughe del palato e il tatto, le parti più sensibili del corpo. QUARTA STROFA: il corpo si sdraia sulla sabbia, e il suo peso si imprime nella sabbia. Identificazione panica comincia: Arno vena Nube umida → sudore Fiumefronte Selva → pube Il poeta è nel fiore dell'erba che cresce, nella pigna, nella bacca del ginepro, nel fuoco, nella paglia, nella sabbia, nelle vette, e non ha più un nome. Il poeta vive in tutto come la morte → messaggio di morte, fallimento ULTIMO VERSO: attraverso la morte, il poeta acquista l'eternità FIGURE RETORICHE: "Chiaro silenzio” (verso 15-16) → sinestesia "In tutto io vivo tacito come la Morte" (verso 106-107) ossimoro