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Epica, Iliade-Odissea-Eneide

10/10/2022

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1004 EPICA ILIADE ODISSEA ENEIDE L'epica Oralità e scrittura. Formule e scene tipiche Cicli epici Questione omerica.. Enciclopedia e poesia Riassumendo L'iliade....... Antefatto I temi......... Il contenuto I personaggi. Proemio L'ultimo incontro fra Ettore e Andromaca La morte di Patroclo La morte di Ettore.... Achille e Priamo. Domande..... Riassumendo. L'odissea...... I temi.. Il contenuto...... I personaggi Proemio.... Fabula ed Intreccio Il viaggio di Odisseo Domande Riassumendo 2 5 .5 .6 .7 .7 .9 11 11 13 14 15 .16 .16 .......... 17 18 18 .21 2 2 2 2 2 .23 .23 .24 .29 .29 Iliade e Odissea a confronto Analogie Differenze Eneide... I temi. Il contenuto L'Eneide di Virgilio. Struttura I personaggi. Il proemio... L'inganno del cavallo e la punizione di Laocoonte Didone e Enea... La morte di Didone Riassumendo Note 3 .30 .30 .30 .31 .31 .32 .34 .34 .36 .37 .38 .39 .39 .40 .........41 L'EPICA Epos: parola detta a voce. L'epica è la narrazione in versi delle vicende mitologiche degli dei e degli eroi. Epica eroica: narra le vicende degli eroi Epica teogonia: miti relativi agli dei Epica cosmogonia: miti relativi alle origini dell'universo Poesia didascalica: racconta in versi esperienze legate alla vita quotidiana o all'osservazione della natura. ORALITÀ E SCRITTURA • 1200-800 a.C.➡➡ oralità pura. I poemi venivano trasmessi esclusivamente oralmente • 800-400 a.C. civiltà dell'ascolto. Le opere venivano composte per scritto, ma venivano trasmesse oralmente e ascoltate dal pubblico • 400 a.C.... civiltà della scrittura. Civiltà dell'ascolto I poemi venivano cantati o recitati dai cantori accompagnati con la cetra o la lira. Cantori➡➡ cucitori di "i" professionisti che mettevano in scena dei veri e propri spettacoli. Ad aspirare il cantore erano le muse, divinità del canto, figlie della dea della memoria che conoscevano le vicende degli dei e degli eroi e le svelavano...

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agli uomini. Le muse venivano invocate nei poemi, generalmente nel proemio. Il poeta, nell'antica Grecia era una specie di intermediario tra la divinità e gli uomini: la musa affidava la conoscenza della materia epica e il poeta aveva il compito di trasmetterla. FORMULE E SCENE TIPICHE La sintassi dei poemi epici è semplici e non sono presenti subordinati, così i testi potevano facilmente essere compresi dal pubblico. I poeti utilizzavano le formule: Epiteti: nome di un eroe seguito sempre da un aggettivo o da una descrizione che le caratterizzava (es. Achille dal piede veloce) • Scene tipiche: per descrivere eventi ricorrenti venivano usate sempre le stese formule • Patronimico: formule utilizzate per indicare chi è il padre di un determinato personaggio (es. Achille Peleide, figlio di Peleo) CICLI EPICI I cicli epici sono raccolte di poemi epici che narrano di uno stesso argomento. Il ciclo epico più importante è quello che riguarda la guerra di Troia, grande conflitto tra i Greci e i Troiani, detto Ciclo troiano. Gran parte dei poemi appartenenti al ciclo troiano sono andati perduti. Sono giunti a noi oggi solo due poemi: l'Iliade, che riguarda gli ultimi 50 giorni dei 10 anni della guerra di Troia; e l'Odissea, che racconta del nostòs di Odisseo. I due poemi sono attribuiti ad Omero. 4 L'EPICA QUESTIONE OMERICA Ancora oggi non siamo sicuri dell'esistenza di Omero. Negli anni si sono formate intorno alla sua figura, molte domande e questioni: è davvero esistito? È davvero l'autore dei due poemi che gli sono attribuiti? Quando e come furono composte l'Iliade e l'Odissea? Secondo alcuni storcici Omero era un poeta orale che non ha scritto i testi dell'Iliade e dell'Odissea, ma li ha tramandati oralmente; Omero ha composto solo l'Iliade, mentre l'Odissea è attribuita ad un altro poeta Omero non è mai esistito - - Omero è solo un nome dietro il quale si nasconde l'immaginazione di un intero popolo. Possiamo dire in conclusione che Omero è solo un personaggio mitologico a cui sono attribuiti i due poemi. ENCICLOPEDIA E POESIA I poemi omerici non raccontano solo le guerre e le avventure degli eroi. Omero ingloba nei suoi poemi anche diverse scene che raccontano aspetti della vita quotidiana: il lavoro nei campi, la lavorazione dei metalli, le feste, le nozze o i funerali, l'amministrazione della giustizia. L'Iliade e l'Odissea potrebbero essere definiti "poemi-mondo", perché tendono a riprodurre ogni aspetto del reale. Per questo alcuni studiosi hanno parlato di un valore enciclopedico dell'epica. RIASSUMENDO Epica da épos= "narrazione", "verso" • Narrazioni in versi Imprese eroiche • Personaggi leggendari ostacolati o favoriti dall'intervento degli dei 5 L'EPICA L'ILIADE L'Iliade, che significa letteralmente poema di Ilio (Troia), è diviso in 24 libri. Non è il racconto di tutta la guerra troiana, vengono narrati solo gli ultimi 50 giorni dei 10 anni di guerra. Il racconto ruota intorno al personaggio d'Achille, il più grande degli eroi greci. ANTEFATTO A un mitico banchetto per i festeggiamenti delle nozze di Teti, ninfa del mare, vengono invitati tutti tranne Eris, la dea della discordia. Arrabbiata per essere stata esclusa, per vendicarsi la dea getta su un tavolo una pomo dorato con sopra inciso "alla più bella". Afrodite, Atena ed Era cominciano a quel punto a litigare per il globo d'oro e, non riuscendo a risolvere la questione, chiedono a Zeus di decretare chi tra loro sia la più bella. Il capo dell'Olimpo decide di affidare la decisione a Paride, il più bel ragazzo del mondo troiano. Ognuna delle tre dee cerca di accaparrarsi i favori di Paride per ottenere la mela, ma il giovane prende la sua decisione e sceglie Elena, una spartana, seguendo il suo cuore. Profondamente innamorato e accecato dalla sua bellezza, la rapisce per portarla con sé a Troia. Una spedizione di navi greche guidata da Agamennone, fratello di Menelao, partì per recuperare Elena. Dopo dieci anni di assedio la guerra si concluse grazie ad un'astuzia di Ulisse che escogitò il Cavallo di Troia, un enorme cavallo di legno in cui erano nascosti alcuni guerrieri e lasciato fuori dalle mura della città di Troia. I troiani, pensando si trattasse di un offerta alle divinità, lo introdussero all'interno delle mura. Durante la notte i guerrieri aprirono le porte della città all'esercito greco. Troia fu incendiata e distrutta. 6 L'ILIADE I TEMI Ira di Achille motivo conduttore del poema (serie di eventi scatenati dall'ira). Aprire il poema con la parola ira, è un modo per dirci che nell'Iliade dominano le passioni e i sentimenti umani. - Gloria unica forma di immortalità consentita agli uomini. La gloria è preferita a una vita anonima e vile - Onore si conquista con il riconoscimento pubblico del proprio valore. Guerra la vicenda narra di questa. IL CONTENUTO La narrazione inizia con Achille, che preso dall'ira, decide di abbandonare il campo dopo aver litigato con il comandante Agamennone per la spartizione del bottino di guerra. Il litigio era nato per un disputa legata alla spartizione del bottino di guerra. Ad Agamennone era toccata la schiava Criseide ed ad Achille la schiava Briseide. Criseide era la figlia di Crise, sacerdote del dio Apolo. Crise rivoleva avere sua figlia e allora invoca il dio Apollo che semina la morte nel campo dei greci. Agamennone a questo punto è costretto a restituire Criseide, ma in cambio vuole avere Brieseide, assegnata ad Achille. Achille si oppone, perché il bottino dell'ultima battaglia è già stato distribuito tra i soldati: il Pelide accusa Agamennone di essere avido e insolente. L'Atride reagisce alle provocazioni di Achille, pretende che gli venga assegnata la sua schiava, Briseide. Achille, adirato per la sfrontatezza di Agamennone, mette mano alla spada per ucciderlo, ma l'intervento della dea Atena glielo impedisce. Così si scatena l'ira di Achille, che chiede consolazione alla madre Teti. Achille abbandona il campo di battaglia, Teti chiede aiuto a Zeus che sostiene i Troiani per far scontare ad Agamennone e agli altri Greci la colpa di aver offeso suo figlio. A questo punto i Troiani, guidati da Ettore (figlio del re di Troia, Priamo), riescono ad avere la meglio e incendiano le navi achee. L'amico fraterno di Achille, Patroclo, cerca di risolvere la situazione: scende in campo indossando l'armatura di Achille, ma viene ucciso da Ettore. A questo punto si scaturisce nuovamente l'ira di Achille, che torna in battaglia per vendicare l'amico. Uccide Ettore, lega il cadavere del nemico al suo carro e lo trascina intorno alle mura di Troia, sotto gli occhi del re Priamo. Gli dei sono indignati da tanta ferocia. Zeus ordina a Teti di andare dal figlio e convincerlo a riconsegnare il cadavere. Nel mentre, Priamo viene accompagnato di nascosto dal dio Ermes alla tenda di Achille per reclamare il corpo di Ettore. Achille accetta di restituire a Priamo il corpo di Ettore e il poema si conclude con i funerali di Ettore. 1° giorno - 22° giorno Libro I Agamennone oltraggia Crise, sacerdote di Apollo, rifiutando di liberare sua figlia Criseide fatta prigioniera dai Greci. I dio interviene provocando una pestilenza che decima l'esercito acheo. Agamennone restituisce Criseide al padre, ma in cambio pretende la schiava Briseide, assegnata ad Achille. Furioso, Achille si ritira dalla guerra. 22° giorno -25° giorno Libri II-VII Libro II Catalogo delle navi: elencazione di tutti gli eroi che hanno partecipato alla spedizione contro Troia. Tersite contesta l'autorità di 7 Agamennone e propone di tornare a casa, ma viene colpito da Odisseo con lo scettro. Libro III Per risolvere la guerra nata dal rapimento di Elena, Menelao affronta in duello Paride, che viene salvato da Afrodite. Libro IV Riprendono i combattimenti, con vari interventi da parte degli dei. •Libro V Aristia di Diomede: l'eroe greco dimostra il suo valore in battaglia, sfidando addirittura Ares, il dio della guerra. Libro VI Diomede affronta Glauco, mai due rinunciano a combattere e si scambiano le armi. L'ILIADE Alle porte Scee, ultimo incontro di Ettore con la moglie Andromaca 25° giorno - 26° giorno Libri VIII-X Libro VIII Riprendono i combattimenti, ei Troiani costringono gli Achei a rifugiarsi dietro il muro edificato per difendere le navi. •Libro IX Agamennone invia tre ambasciatori per chiedere ad Achille di tornare a combattere, mail guerriero rifiuta sdegnosamente. Libro X Di notte. Odisseo e Diomede vanno in esplorazione nel campo troiano. 26° giorno - 27° giornoLibri XI-XVIII Libro XI Aristia di Agamennone. Ettore si batte valorosamente. Libro XII Ettore costringe i Greci a fuggire verso le navi. Libro XIII Poseidone, dio del mare, interviene in auto degli Achei. Libro XIV Con una pietra, Aiace Telamonio ferisce Ettore, che si salva grazie al soccorso dei compagni. Libro XV Risanato da Zeus, Ettore guida la controffensiva dei Troiani, che incendiano le navi greche. Libro XVI Patroclo indossa le armi di Achille e semina il terrore fra i nemici, ma viene ucciso in duello da Ettore. 8 •Libro XVII Menelao e Aiace riescono a recuperare le spoglie di Patroclo. Ettore si è impossessato delle armi di Achille. Libro XVII Straziato dal dolore per la morte dell'amico, Achille decide di tornare a combattere per vendicarlo. Efesto forgia per lui nuove armi. 27° giorno -30° giorno Libri XIX-XXIII Libro XIX Xanto, il cavallo di Achille, magicamente dotato di parola dalla dea Era, annuncia all'eroe che la sua morte è vicina. Libro XX Zeus permette agli altri dei di partecipare alla battaglia. Libro XXI Nei pressi del fiume Scamandro, Achille fa strage di nemici; i Troiani si rifugiano all'interno delle mura della città. Libro XXII Celebrazione dei giochi funebri in onore di Patroclo. Libro XXIII Accecato dall'odio, Achille uccide Ettore, lega il cadavere al suo carro e lo trascina nella polvere intorno alle mura di Troia, sotto gli occhi del re Priamo e di Ecuba, genitori di Ettore. 30° giorno -51° giorno Libro XXIV Priamo si reca nella tenda di Achille per reclamare il corpo straziato di Ettore. Achille si, commuove e piange insieme a lui sul destino di morte e sofferenza che accomuna gli uomini, e accetta di restituire al re di Troia il cadavere del figlio. Il poema si conclude con i funerali solenni di Ettore e con il pianto delle donne di Troia. L'ILIADE I PERSONAGGI • Achille: figlio di Pelèo e della ninfa Teti, è considerato il più forte tra i guerrieri che combattono a Troia. È quasi invulnerabile, è un semidio con un solo un punto debole: il tallone. Appena nato infatti venne immerso nelle acque di un fiume sacro, lo Stige, in grado di donare l'invulnerabilità e l'unica parte che non venne toccata dalle acque fu proprio il tallone. Sceglie una vita breve, ma gloriosa per essere ricordato in eterno. • Agamennone: figlio di Atreo, re di Argo e di Micene, fratello di Menelao. È il capo supremo della spedizione degli Achei. Si dimostra spesso avido, prepotente ed irascibile. • Menelao: re di Sparta, marito di Elena e fratello di Agamennone. Per vendicarsi del ratto della moglie da parte del principe troiano, si rivolgerà al fratello chiedendogli di accompagnarlo con il suo esercito a Troia. Nel III libro si scontrerà contro Paride, che si salverà grazie ad Afrodite. • Patroclo: amico di Achille, dal carattere gentile in netto contrasto con i classici eroi greci aventi come unica virtù la forza. Nel XVI libro indossa l'armatura di Achille, per seminare il terrore nel campo nemico, poichè Achille adirato con Agamennone, si ostina a non tornare nel campo di battaglia. In questa occasione Patroclo verrà ucciso da Ettore e spogliato delle sue armi. • Ulisse: astuto e ingegnoso. Famosissimo per aver fatto entrare i greci dentro le mura di Ilio con inganno del Cavallo di legno, nel VII libro tenterà di far tornare in campo, invano, assieme a Diomede, l'amico Achille. • Elena: figlia di Zeus e Leda, è bellissima, amata ma anche molto odiata perché le viene addossata la colpa di aver causato la guerra fra Achei e Troiani. Viene rapita da Paride. • Ettore: figlio di Priamo, re di Troia, e fratello di Paride, sposato con Andromaca, dalla quale ha ricevuto il piccolo figlio Astianatte. Il suo patronimico è Priamide: è coraggioso, combatte per la patria e per il proprio orgoglio. Uccide Patroclo, e molti altri eroi greci. Alla sua morte il suo corpo viene orrendamente sfregiato. È la più nobile figura del poema. • Paride: figlio di Priamo; è la causa principale della guerra, avendo donato, secondo la leggenda, la mela d'oro ad Afrodite, la quale, per dimostrargli la propria gratitudine, gli dona l'amore di Elena, moglie di Menelao. Nel III libro si scontra contro Menelao, dimostrandosi vile e immaturo. • Priamo: re di Troia, padre di molti figli. È un re saggio, ma il suo destino è molto triste: vedrà infatti cadere quasi tutti i suoi figli per mano del nemico e la sua città. L'ILIADE • Adromaca: moglie di Ettore. Per mano di Achille ha perduto il padre e i fratelli. Perderà ora anche il marito e resterà sola con il figlioletto Astianatte. • Cassandra: sacerdotessa figlia di Priamo, ha, come tragico destino, quello di non essere mai creduta pur sapendo prevedere il futuro. Chiede ai troiani di non far entrare il cavallo in città inutilmente. • Ecuba: è la moglie di Priamo dal quale ha avuto diciannove figli. È una regina gentile e saggia. • Briseide: è una principessa di Lirnesso, figlia di Briseo, un sacerdote di Apollo. Durante la guerra di Troia, Achille riesce a catturarla e la prende come schiava e amante dopo aver ucciso il marito di lei, Minete, re di Cilicia. • Enea: nell'Iliade ha un ruolo marginale, spesso aiutato da sua madre Afrodite. Sarà poi il protagonista dell'Eneide. • Gli dei a favore dei troiani: Eris (dea della discordia), Afrodite (dea della bellezza), Apollo (dio del sole), Ares (dio della guerra) • Gli dei a favore dei greci: Atena (dea delle arti, della battaglia), Poseidone (dio del mare), Era (dea della fedeltà), Efesto (dio del fuoco), Ermes (dio messaggero), Teti (dea del mare) • Gli dei neutrali: Zeus (dio del cielo, re di tutti gli dei). 10 L'ILIADE PROEMIO L'Iliade si apre con un proemio¹, come tutti i poemi epici. Il proemio, in questo caso ha una struttura circolare, perchè si chiude così come si era aperto, sul nome d'Achille. Il proemio si divide sempre in due parti: l'invocazione (Musa) e la protasi, cioè la presentazione dell'argomento. La funzione del poeta come cantore é sottolineata dall' imperativo àeide rivolto alla dea. Il poeta era infatti un intermediario tra le divinità e gli uomini: la musa( figlie della dea della memoria) gli affidava la conoscenza della materia epica e il poeta aveva il compito di trasmetterla ai suoi ascoltatori. Insomma, quella che noi oggi definiremo ispirazione, aveva per i greci in origine divina. La poesia epica nasce dalla necessità di ricordare gli eventi del passato e evitare che vengano dimenticati, di strapparli all'oblio. Il poeta è dunque depositario di una verità che gli viene rivelata dagli dei e che egli restituisce agli uomini perchè sia ricordata per sempre. Canta, Musa², l'ira di Achille Pelide, l'ira sciagurata che lutti innumerevoli impose agli Achei, precipitando alla casa dei morti molte anime forti di eroi e facendo dei loro corpi la preda di cani, il banchetto di rapaci: si attuava il piano di Zeus da quando, scontratisi, si separarono l'Atride³ capo di genti e Achille divino. CALID AN L'ULTIMO INCONTRO FRA ETTORE E ANDROMACA Mentre infuria la battaglia, Ettore torna in città per esortare le donne troiane a ottenere il favore della dea Atena con preghiere e offerte. Si reca poi alla porte Scee dalla moglie Andromaca e il figlio Astianatte. I due sposi si parlano come se sapessero che non si rivedranno più. Andromaca chiede a Ettore di avere pietà di lei e di non scendere in campo di battaglia, ma di rimanere lì con lei e il figlio. Andromaca sa che se Ettore tornasse in campo verrebbe ucciso da Achille, così come ha già fatto con i suoi genitori e i suoi sette fratelli, e ora lui Ettore è l'unica persona cara che le rimane; quindi le chiede di non fare orfano suo figlio e vedova sua moglie. Inoltre Andromaca, dopo la morte del marito, diventerebbe una schiva di guerra. Ettore però è deciso a ritornare in battaglia perchè è un guerriero valoroso che ha sempre combattuto in prima fila per difendere la sua patria, Troia e si vergognerebbe se abbandonasse il campo di battaglia. Ettore allora saluta la moglie e il figlio, alza il suo elmo al cielo e chiede agli dei di proteggere Astianatte. 1 Il proemio è una sorta di presentazione del proemio che precede la narrazione vera e propria del proemio. È solitamente diviso in due parti: la prima contiene l'invocazione alla musa e la seconda la protasi, cioè la presentazione dell'argomento. 11 2 La dea che ispira il canto del poeta. Il poeta si rivolge alla musa perchè lo aiuti a cantare dell'ira di Achille, il motivo che l'ha scatenata le sue terribili conseguenze. 3 Agamennone, figlio di Atreo e capo dell'esercito greco. L'ILIADE 12 L'ILIADE LA MORTE DI PATROCLO Achille ha abbandonato il campo, e i troiani hanno la meglio. Agamennone prova a convincere Achille a tornare a combattere, con bellissimi doni, ma Achille non cede. Nel frattempo, Zeus rivela ad Era il suo piano: Ettore tenterà di distruggere le navi achee appiccando un incendio, in modo che Achille permetta a Patroclo di indossare le sue armi e la sua armatura e di guidare l'esercito acheo. Tutto si svolge come previsto: Ettore arriva fino alle navi achee e dà loro fuoco. Patroclo allora informa Achille della difficile situazione dell'esercito acheo e lo implora di mandarlo in campo con le sue armi. Achille acconsente, ma raccomanda all'amico di non spingersi fino alle mura di Troia. L'arrivo dei soldati di Achille, guidati da Patroclo, capovolge le sorti del combattimento: i Troiani arretrano e Patroclo dimostra il suo valore, dimenticando il consiglio dell'amico Achille. Il giovane riesce a salvare le navi e si lancia all'attacco delle mura di Troia. Arriva il dio Apollo avvolto da una fitta nebbia, attacca Patroclo alle spalle, lo stordisce con un colpo e lo spoglia delle armi di Achille. Patroclo si ritrova quindi nudo sul campo di battaglia e viene trafitto alla spalle dalla spada di Euforbo, eroe troiano. Giunge poi Ettore che uccide definitivamente Patroclo. L'eroe troiano è fiero, ma Patroclo, in punto di morte, lo ammonisce dicendogli che in realtà Ettore lo ha ucciso per terzo: dopo Apollo e dopo Euferbo. Inoltre gli preannuncia la sua morte per mano di Achille4. Dopo queste parole scende nell'Ade piangendo per il suo destino. 4 I Greci ritenevano che in punto di morte si potesse prevedere il futuro: è ciò che fa Patroclo, spegnendo la vanitosa superbia di Ettore e preannunciandogli la morte per mano di Achille. La stessa cosa farà Ettore, poco prima di morire, con Achille che lo ha ucciso per vendicare l'amico: il Pelide sarà ucciso da una freccia di Paride, guidata da Apollo. 13 L'ILIADE LA MORTE DI ETTORE Achille, per vendicare la morte di Patroclo, vuole tornare a combattere, ma ha bisogno di nuove armi perché le sue, utilizzate dall'amico per scendere in campo, sono state prese da Ettore. Dopo aver ricevuto dalla madre le sue nuove armi, forgiate dal dio del fuoco Efesto, Achille convoca l'assemblea degli Achei e annuncia la sua decisione di tornare a combattere; Agamennone restituisce Briseide e consegna ad Achille i doni che l'eroe aveva fino ad allora rifiutato. La battaglia è imminente e anche gli dei si preparano a intervenire. Ettore, inseguito da Achille, gira intorno alle mura per tre volte. Ma la sua sorte è ormai decisa: la bilancia d'oro su cui Zeus pesa la sorte dei due eroi fa precipitare la vita di Ettore verso il regno dei morti. Ora che la sorte di Ettore è decisa, Atena assume le sembianze di Deifobo, uno dei fratelli dell'eroe, per convincerlo a interrompere la fuga e ad affrontare Achille. La presenza del fratello in un primo momento infonde coraggio al guerriero troiano e eincuorato da questa presenza, Ettore affronta l'avversario; nel frattempo, però, Atena scompare e quindi l'eroe troiano capisce che la visione del fratello era un inganno degli dei e che quest'ultimi lo avevano abbandonato. Achille uccide Ettore e gli dice che non restituirà il suo corpo ai Troiani. Ettore in punto di morte prevede ad Achille la sua morte per mano di Paride5. Poi Achille lega il cadavere del nemico al suo carro e lo trascina intorno alle mura di Troia, sotto gli occhi del re Priamo6. 5 Achille sarà ucciso da una freccia scagliata da Paride e guidata da Apollo, sotto le mure di Troia. La morte di Achille non è raccontata nell'Iliade, ma in uno dei poemi del ciclo troiano. 6 L'umiliazione che Achille infligge al cadavere di Ettore mostra quanto l'eroe greco sia accecato dall'ira e dalla sete di vendetta. Per i Greci, infatti, era importantissimo rispettare il cadavere del nemico ucciso in battaglia e restituirlo alla famiglia per il rito della sepoltura. Se il corpo restava insepolto, l'anima era costretta a vagare per cento anni prima di avere accesso al regno dei morti. 14 L'ILIADE ACHILLE E PRIAMO Dopo la sepoltura di Patroclo e la celebrazione dei giochi funebri in suo onore, l'ira di Achille non si è placata: ogni giorno il Pelide trascina il corpo di Ettore attorno alla tomba dell'amico. Dopo dodici giorni, Zeus chiede a Teti di convincere il figlio a restituire la salma di Ettore. Nel frattempo, Iride consiglia a Priamo di recarsi da Achille con un ricco riscatto, entrando nell'accampamento nemico di notte. Scortato da Ermes, Priamo arriva alla tenda di Achille e lo implora di restituirgli il corpo del figlio. Priamo ricorda ad Achille il suo anziano padre Peleo anche lui rimasto senza figlio. La condizione di Peleo è meno triste di quella di Priamo, perchè il padre di Achille può ancora sperare di rincontrare suo figlio dopo la guerra. A Paride invece è stata tolta questa speranza: Ettore è morto e nessuno potrà riportaglielo indietro. Achille a questo punto racconta a Priamo il mito delle due giare di Zeus, secondo il quale Zeus possiede due giare molto grandi da cui attinge per distribuire agli uomini gioie e dolori. Non esistono uomini a cui Zeus concede solo gioie: ci sono uomini che provano gioie e dolori e ci sono uomini che provano solo dolori, i così detti miserabili. Peleo e Priamo hanno avuto dolori e sventure, ma anche ricchezza e gioie. Peleo ha avuto la ricchezza, una dea come sposa, ma ha avuto la sfortuna di avere un solo figlio destinato a morire in guerra prematuramente. Priamo, invece ha avuto tanta ricchezza, molti figli, ma la sua città era destinata ad essere distrutta e aveva visto morire suo figlio. I due scoppiano a piangere. Achille pieno delle lacrime decide di restituire il corpo di Ettore, perchè ha capito che la restituzione del corpo è volere degli dei. Prima fa ripulire il cadavere dalle sue ancelle perchè ha paura che Priamo, alla vista del cadavere, possa reagire e che lui, per difendersi lo uccida. Consegnato il corpo, Achille si rivolge a Patroclo dicendogli che il riscatto ricevuto da Paride non è un riscatto considerevole e gli promette una parte del riscatto sotto forma di offerte funebri. Alla fine del poema vengono svolti i funerali di Ettore. 15 L'ILIADE DOMANDE • Che cosa vuol dire "epica"? • Che cosa non deve mancare in un poema epico? Il proemio • In che cosa consiste lo stile formulare? Perché possiamo capire che i poemi erano trasmessi oralmente? • Questione omerica • Quando è stata scritta l'Iliade? Quando è combattuta la guerra di Troia? Scritta circa nell'VIII secolo a.C.. La guerra di Troia è combattuta tra il 1250 a.C. o tra il 1194 a.C.. • La guerra di Troia è accaduta realmente? La guerra di Troia raccontata nell'Iliade è frutto dell'immaginazione dell'autore. Alcuni studi però dimostrano che ci fu una guerra tra Achei e Troiani vicino allo stretto dei Dardanelli: sono state ritrovate le rovine di una città, identificata come Troia antica di Omero. La città risulta infatti incendiata e distrutta, ed è collocata sullo stretto dei Dardanelli dove i greci situavano Troia. • Struttura dell'Iliade, di cosa parla? • Qual è l'antefatto dell'Iliade? • Chi è il Pelide? L'Atride? • Chi è Andromaca? Parlami dell'episodio che abbiamo letto • Perché si scatena l'ira di Achille nei confronti di Agamennone? • Qual è l'aiuto dei celesti per Achille convincere a restituire il corpo di Ettore? • Cosa racconta il mito delle due giare? Perché Achille lo racconta? • Libro XXIV, vv 486: Perché la similitudine "simile ad un dio"? • Perché la pulizia del cadavere di Ettore si doveva svolgere lontano da Priamo? • Achille, consegnato il corpo di Ettore, si scusa con Patroclo, perchè? • Con che cosa si conclude il poema? RIASSUMENDO Iliade da Ilio (Troia)=poema di Ilio • L'autore è Omero . È diviso in 24 libri • Narra della guerra di Troia, in particolare degli ultimi 51 giorni di • Il linguaggio è semplice e formulare 16 guerra L'ILIADE L'ODISSEA L'Odissea è un poema epico attribuito ad Omero diviso in 24 libri. E' la storia del nostos, del viaggio sofferto e travagliato per il ritorno in patria di Ulisse, re dell'isola di Itaca e trionfatore della guerra troiana grazie allo stratagemma del cavallo di legno. L'Odissea presenta una struttura ad intreccio. Inizia in media res, quando, cioè, l'azione narrativa del poema è già avviata. Nel primo libro, infatti, non assistiamo alla partenza di Ulisse da Troia, ma l'eroe si trova prigioniero della ninfa Calipso all'isola di Ogigia. Quando poi Ulisse giungerà alla terra dei Feaci racconterà lui stesso in un lungo flashback narrativo le vicende del suo viaggio fin dall'inizio. • Libri I-IV "La Telemachia": si narrano le avventure del figlio di Ulisse, Telemaco, alla ricerca del padre. Il poema si apre con il concilio degli dei che discutono la sorte di Ulissse. • Libri V-XII "Le avventure fantastiche di Odisseo": la seconda parte del poema contiene il racconto delle avventure favolose di Odisseo e la storia vera e propria del suo lungo nostos. • Libri XII-XIX "Il ritorno ad Itaca e la strage dei pretendenti": vengono narrate tutte le peripezie che Ulisse affronta una volta approdato a Itaca. 17 L'ODISSEA I TEMI Il viaggio e l'avventura - La conoscenza e la curiosità verso il mondo - L'accoglienza verso lo straniero - La nostalgia per la propria patria, per i familiari - La vendetta IL CONTENUTO Quello di Odisseo è un ritorno contrastato, che passa attraverso dieci anni di vagabondaggi e di avventure per mare. Il personaggio di Odisseo non appare però subito sulla scena del poema: nei primi quattro libri, il protagonista della narrazione è infatti il figlio di Odisseo, Telemaco, che attende invano il ritorno del padre nella reggia di Itaca. Nella sua casa si sono insediati alcuni pretendenti, i Proci, che domandano con arroganza la mano della moglie di Odisseo, Penelope. Telemaco decide di partire per chiedere notizie di Odisseo ai vecchi compagni d'arme del padre, Menelao e Nestore. Non riesce però a sapere nulla di preciso sulla sua sorte. Odisseo è tenuto prigioniero nell'isola della ninfa Calipso e grazie all'aiuto della dea Atena, sua protettrice, l'eroe riesce a lasciare l'isola. Egli approda così nel meraviglioso regno dei Feaci, dove racconta le sue avventure al re Alcinoo. Da questo lungo racconto, che occupa la parte centrale del poema, veniamo a sapere delle sue molte e favolose imprese: dall'incontro con la maga Circe, che trasforma i suoi compagni in maiali, alla sfida con il ciclope Polifemo, un gigante mostruoso con un occhio solo. Fino, addirittura, alla discesa nel regno dei morti. Dopo avere ascoltato il racconto delle sue avventure, i Feaci concedono a Odisseo una nave per ritornare a Itaca. L'eroe sbarca di nascosto nell'isola. Gli si fa incontro la dea Atena che dapprima si presenta con l'aspetto di un pastorello e poi si svela all'eroe garantendogli ancora una volta il suo aiuto. Odisseo viene trasformato dalla dea in un vecchio mendicante, così potrà entrare nella sua casa senza essere riconosciuto e preparare la vendetta contro i Proci. In effetti, l'unico a riconoscere subito l'eroe sarà il suo vecchio cane Argo che morirà dopo avere rivisto il padrone. Solo con molta cautela Odisseo svelerà poi la sua identità all'umile schiavo Eumeo, guardiano del porcile, e al figlio Telemaco. L'ultima parte del poema racconta il compimento della vendetta e la strage dei Proci, che vengono sterminati senza pietà, il ricongiungimento di Odisseo con la moglie Penelope e il suo incontro con il vecchio padre Laerte. Libri I-IV La Telemachia Libro I Odisseo è tenuto prigioniero nell'isola della ninfa Calipso, Ogigia. A Itaca, il fialio Telemaco attende invano il suo ritorno mentre nella reggia si sono insediati i Proci, che domandano con arroganza la mano della moglie di Odisseo, Penelope. Libro II Con l'aiuto di Atena (trasformatasi in Mentore, un amico del padre), Telemaco parte per chiedere notizie di Odisseo ai suoi vecchi compagni d'arme. •Libri III-IV Il giovane si reca a Pilo da Nestore e a Sparta da Menelao (tornato a vivere con Elena 18 dopo la guerra di Troia): apprende che Agamennone, rientrato in patria, è stato ucciso dalla moalie Clitennestra e dal suo amante, Egisto, ma non riesce a sapere nulla di preciso sulla sorte di Odisseo. Libri V-XII Le avventure fantastiche di Odisseo Libro V Inviato da Zeus, il messaggero degli dèi Ermes raggiunge Calipso e le spiega che, dopo sette anni, deve permettere a Odisseo di ripartire verso Itaca. Pur riluttante, poiché è inamorata dell'eroe, la ninfa deve obbedire. Calipso consente a Odisseo di costruirsi una zattera e prendere il L'ODISSEA mare, ma dopo diciotto giorni di navigazione l'eroe è travolto da una tempesta, scatenata dal suo terrible nemico Poseidone. Egli si salva solo per merito di un velo miracoloso donatogli dalla ninfa marina Leucotea, apparsa prodigiosamente tra le onde. Odisseo nuota fino alle coste di un'isola misteriosa, il favoloso regno dei Feaci. •Libro VI Grazie all'aiuto della figlia adolescente di Alcinoo, Nausicaa, che lo scopre sulla, spiaqgia, Odisseo è accolto come profugo nella terra dei Feaci, che Omero chiama Scheria. •Libro VII Il egno dei Feaci è un mondo da favola, governato dal saggio re Alcinoo e da sua moglie Arete, che abitano in un maestoso palazzo. Libro VIII Durante un banchetto offerto in onore di Odisseo, l'aedo Demòdoco canta le imprese della guerra di Troia, ma l'eroe lo interrompe e si commuove. Libro IX Odisseo svela la sua identità e rievoca le disawventure vissute. Racconta ad Alcinoo che, sulla via del ritorno da Troia, la flotta degli itacesi è stata spinta fuori rotta da una tempesta. Il re di Itaca incontra i Ciconi, un popolo barbaro e sanguinario, e i Lotofagi, i "mangiatori del loto*, un frutto misterioso che fa perdere la memoria. Poi sbarca nell'isola dei Ciclopi, mostri selvaggi figli del dio Poseidone, che hanno un solo occhio sulla fronte. Grazie alla sua astuzia Odisseo scampa al ciclope Polifemo, divoratore di uomini: lo fa ubriacare con un otre di vino e poi lo acceca. Libro X Sfuggito ai Ciclopi, l'eroe arriva nell'isola del signore dei venti, Eolo, il quale gli concede un otre in cui sono racchiusi tutti i venti del mondo, così che Odisseo possa navigare serenamente fino a Itaca. I suoi compagni però aprono l'otre, scatenando una tempesta che spinge la nave nella terra dei Lestrigoni, giganti cannibali, e poi nell'isola Eèa, abitata da Circe, la maga figlia del dio Sole, che con le sue pozioni trasforma gli uomini in maiali. Soccorso da Ermes, che gli fornisce un'erba magica, Odisseo sfugge agli incantesimi di Circe e salva i suoi compagni. La maga diventa un'aiutante dell'eroe (che sosterà presso di lei un anno): gli dà istruzioni per 19 raggiungere l'Aldilà, dove incontrerà l'anima del profeta Tiresia, l'unico in grado... Libro XII Tornato da Circe. Odisseo riceve nuove istruzioni e riparte per affrontare le sue ultime peripezie. Sfugge all'insidia delle Sirene, mostri ibridi che seducono i marinai con il loro canto, li spingono al naufragio e poi li divorano: Odisseo si fa legare all'albero della nave der poter resistere al loro richiamo, mentre i suoi marinai hanno le orecchie chiuse da tappi di cera. Attraversato poi uno stretto sorvegliato da altri due mostri marini, Scilla e Cariddi, Odisseo sbarca nell'isola del dio Sole: qui i suoi compagni, disobbedendo agli ordini, mangiano i buoi sacri alla divinità. Tutti sconteranno il sacrilegio: una tempesta travolgerà la nave e Odisseo si troverà, naufrago e ormai solo, sull'isola di Calipso. Il racconto dell'eroe ai Feaci si chide su questo episodio. Odisseo ottiene dai suoi ospiti una nave e, congedandosi da Nausicaa, riesce finalmente a tornare a Itaca. Libri XIII-XIX Il ritorno a Itaca Libro XIII Appena sbarcato sull'isola, l'eroe incontra Atena travestita da pastorello le racconta di essere un guerriero cretese rapito e poi abbandonato a Itaca da pirati fenici. La dea dà a Odisseo l'aspetto di un vecchio mendicante: così potrà raggiungere la sua reggia, occupata dai Proci, senza essere riconosciuto. Libro XIV L'eroe arriva alla capanna di Eumeo, il guardiano dei suoi maiali, e anche a lui dice di essere un cretese: solo dopo essersi assicurato della sua fedeltà, gli svela di essere Odisseo. Il porcaro informa il sovrano dei soprusi dei Proci e della fedeltà di Penelope. •Libro XV Nel frattempo, a Sparta, Atena ordina a Telemaco di rientrare a Itaca e di recarsi alla capanna di Eumeo. •Libro XVI Telemaco torna sull'isola e raggiunge la capanna del porcaro. Qui Odisseo, rimasto solo con il figlio, si fa riconoscere da lui, mentre Eumeo è andato a informare Penelope del ritorno di Telemaco. Superata la commozione, padre e figlio iniziano a progettare la vendetta. L'ODISSEA •Libro XVII Il giorno successivo Eumeo, Odisseo e Telemaco si recano alla reggia. Qui l'eroe viene riconosciuto dal suo cane, Argo, ormai vecchissimo: il fedele animale scodinzola e abbassa le orecchie, felice di rivedere il padrone, e Odisseo trattiene a stento le lacrime. Il cane può morire felice ora che sa che il suo padrone è tornato. Odisseo entra nella sua reggia come un mendicante, subisce i maltrattamenti dei Proci e gli insulti del loro capo, il crudele e violento Antinoo. Libro XVIII II mendicante Iro sfida a pugilato Odisseo, che lo sconfigge. Penelope scene nella sala dei banchetti e i pretendenti le offrono doni. •Libro XIX La vecchia nutrice Euriclea lava i piedi di Odisseo e lo riconosce, ma l'eroe la obbliga a tacere. Ispirata da Atena, Penelope impone una gara ai pretendenti. Libri XX-XXIV La strage dei pretendenti •Libro XX Nel corso della notte l'eroe, adirato per ciò che awviene nella sua reggia, trama la vendetta. Libro XXI La sfida architettata da Penelope è la seguente: bisogna lanciare una freccia attraverso gli anelli di dodici scuri allineate una dopo l'altra, e il vincitore avrà in premio la mano della regina. La freccia deve essere scoccata dall'arco di Odisseo, che Penelope custodisce nel palazzo. Nessuno dei Proci riesce a tendere l'arco; soltanto l'eroe ancora travestito da mendicante, supera la prova, poi si svela ai suoi nemici. •Libro XXII Fiancheggiato da Telemaco, Eumeo e dal mandriano Filezio. Odisseo stermina i Proci. La vendetta è compiuta senza alcuna pietà: anche 20 C le schiave che si erano schierate dalla parte dei pretendenti vengono impiccate. Libro XXIII Finora il re ha tenuto nascosta la sua identità alla moglie Penelope, la quale è diffidente ed esige da Odisseo una prova: solo lui, infatti, poteva sapere che il loro letto nuziale era stato costruito intagliando il tronco di un immenso albero. Superata la prova, i due sposi si riabbracciano. •Libro XXIV Odisseo ritrova anche il padre Laerte che, ormai anziano, vive da solo in campagna. I parenti dei Proci tentano di vendicare i congiunti e ci si prepara al combattimento, ma Atena impone a tutti di abbassare le armi. Il poema si conclude con il gesto di pacificazione della dea. L'ODISSEA I PERSONAGGI • Ulisse: il protagonista dell'Odissea. È l'eroe greco forte, sapiente e coraggioso, famoso soprattutto per la sua intelligenza e astuzia, che ha combattuto a Troia e che dopo la fine della guerra vuole tornare a Itaca, il suo regno. E' il marito di Penelope e il padre di Telemaco. Nelle sue avventure sarà appoggiato e favorito da Atena e ostacolato da Poseidone. Eroe esaltato per: intelligenza; scaltrezza; abilità di parola; spirito di avventura; sete di conoscenza; pazienza; ingegno • Telemaco: quando il padre Ulisse parte per Troia, è un bambino ma quando inizia l'Odissea lo ritroviamo ventenne, impotente di fronte ai soprusi e alle pretese dei Proci. È il protagonista della "Telemachia", i primi 4 canti dell'Odissea, che sono un vero e proprio "racconto nel racconto" e narrano del suo viaggio a Pilo e a Sparta in cerca di notizie del padre. • Penelope: moglie di Ulisse e madre di Telemaco, attende da 20 anni il ritorno del marito dalla guerra. Fedele al suo amore, inganna i pretendenti, i Proci, che vorrebbero prendere il trono di Itaca con lo stratagemma della tela. • Laerte: padre di Ulisse; non lo riconosce subito appena tornato a Itaca. Durante lo scontro con i proci uccide Eupite, padre di Antinoo, grazie all'aiuto di Atena. • Anticlea: madre di Ulisse, morì di dolore in seguito alla lunga assenza del figlio, preoccupata per le sue sorti sia nella Guerra di Troia sia durante il suo ritorno a casa. • Atena: dea della saggezza, assiste Ulisse e Telemaco durante tutto il poema. Spesso appare sotto le spoglie di Mentore, vecchio amico di Ulisse. • Poseidone: re dei mari, è l'antagonista divino di Ulisse; l'odio cresce quando Ulisse acceca suo figlio Polifemo. • Zeus: padre degli dei e di tutti gli uomini, dirime le dispute divine sul Monte Olimpo. A volte aiuta egli stesso Ulisse o permette ad Atena di farlo. • Antinoo: uno dei Proci; violento e arrogante, è il primo ad essere ucciso quando Ulisse ritorna ad Itaca. • Euriclea: nutrice di Ulisse, riconosce il padrone sbarcato sull'isola per via di una cicatrice sulla gamba che si era procurato da ragazzo. • Calipso: ninfa bellissima, si innamora di Ulisse quando lui arriva nell'isola di Ogigia. Lo tiene prigioniero per 7 anni e tenta in ogni modo di impedirgli di tornare a Itaca. Zeus invia Ermes per convincerla a lasciarlo andare via. • Polifemo: uno dei ciclopi, giganti da un solo occhio, figli di Poseidone. Imprigiona Ulisse e i suoi compagni per mangiarli ma grazie ad uno stratagemma, Ulisse riesce ad accecare il gigante e a far fuggire i suoi compagni. • Circe: maga e regina dell'isola di Eea trasforma i compagni di Ulisse in maiali. Ulisse diventa suo amante e rimane nell'isola per un anno. Grazie all'aiuto di Ermes, solo l'eroe greco resisterà ai suoi magici poteri. • Tiresia: cieco indovino che Ulisse incontra nel regno dei morti, l'Ade. I due hanno un il colloquio, durante il quale Tiresia mostra ad Ulisse come tornare ad Itaca. Gli permette anche di comunicare con le anime dei defunti, una cosa che non avrebbe potuto fare, essendo Ulisse ancora vivo. • Alcinoo: re di Scheria, terra dei Feaci, accoglie Ulisse presso il suo palazzo e lo aiuta a tornare a Itaca fornendogli una barca nuova. Una parte dell'Odissea è costituita dal racconto che l'eroe fa delle sue disavventure proprio presso la sua corte. • Nausicaa: bellissima figlia di Alcinoo e Arete, sovrani dei Feaci. Insieme alle sue ancelle trova e aiuta Ulisse appena naufragato sulla spiaggia dell'isola. 21 L'ODISSEA • Demodoco: è un aedo, cieco, che frequenta la corte di Alcinoo. Durante la permanenza di Odisseo sull'isola, Demodoco declama tre poemi. Due di questi sono tratti dal ciclo della guerra di Troia e sono: la lite tra Odisseo ed Achille e lo stratagemma del Cavallo di Troia. • Sirene: vengono presentate come cantatrici marine abitanti un'isola presso Scilla e Cariddi, le quali incantavano, facendo poi morire, i marinai che incautamente vi sbarcavano. Odisseo, consigliato da Circe, la supera indenne. • Eolo: è il re dei venti. Dona ad Ulisse un otre in pelle di bue che conteneva ogni vento contrario alla navigazione, per poter farlo giungere, dopo tanto peregrinare, alla sua isola natale, Itaca. • Antifate: re dei Lestrigoni, i giganti che ostacolano Odisseo. 22 L'ODISSEA PROEMIO Anche il proemio dell'Odissea, come quello dell' Iliade, prevede l'invocazione alla Musa e una sintetica presentazione dell'argomento.Come accade anche nell'Iliade, la prima parola dell'Odissea racchiude in sé l'argomento del poema. È evidente la costruzione circolare del proemio che si chiude come si era aperto, con la ripresa del pronome moi (Narrami, v. 1) nel corrispondente plurale, hemìn (a noi, v. 10, in cui il poeta include anche il suo pubblico). Narrami, o Musa7, dell'eroe multiformes, che tanto vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia: di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri, molti dolori pati sul mare nell'animo suo, per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni. Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo: con la loro empietà si perdettero, stolti, che mangiarono i buoi del Sole Iperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno. Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus FABULA ED INTRECCIO Se nell'Iliade gli eventi sono raccontati in ordine cronologico, dalle cause dell'ira di Achille alle sue terribili conseguenze, l'Odissea presenta una struttura a intreccio. Nel testo greco è presente un avverbio, amòthen, che non tutti i traduttori scelgono di rendere in italiano e che significa “da qualunque parte". La traduzione letterale del verso 10 sarebbe dunque: "Racconta qual cosa anche a noi, cominciando da qualunque parte, o dea figlia di Zeus". L'avverbio ha un valore ben preciso: la dea può iniziare da un punto qualsiasi del racconto, e infatti l'Odissea inizia in medias res, quando, cioè, l'azione narrativa del poema è già avviata. Nel primo libro non assistiamo alla partenza di Odisseo da Troia. Da quel momento sono passati ben sette anni che il protagonista ha trascorso sull'isola di Ogigia, prigioniero della ninfa Calipso. La disavventura vissuta da Odisseo e dai suoi compagni sull'isola del Sole è l'ultima tappa del viaggio prima che l'eroe approdi all'isola di Calipso. Solo quando, liberato dalla ninfa, Odisseo farà naufragio sull'isola dei Feaci, racconterà, in un lungo flashback narrativo, le vicende del suo viaggio fin dall'inizio. Questo scarto tra la fabula, cioè l'ordine cronologico degli eventi, e l'intreccio, cioè l'ordine in cui il narratore sceglie di raccontarli, genera un'intricata rete di storie e rende più interessante la narrazione sfruttando il meccanismo dell'attesa. 7 Se il poeta dell'Iliade si rivolge alla Musa utilizzando il verbo "canta" per sottolineare la solennità del contenuto epico che la divinità trasmette agli uomini per mezzo dell'aedo, il verbo "narrami" nell'Odissea, con la presenza del pronome personale di prima persona, sottolinea l'importanza del narratore, che nell' Odissea è il primo destinatario del racconto della Musa, mentre nell'Iliade era uno strumento nelle mani della divinità. L'autore inizia quindi a percepire il suo ruolo di narratore. 8 Versatile, capace di affrontare ogni tipo di situazione. È un epiteto formulare. 9 Odisseo ha avuto un ruolo di primo piano nella distruzione di Troia: lui ha infatti suggerito l'inganno del cavallo di legno, che ha permesso agli Achei di introdursi in città. 23 L'ODISSEA IL VIAGGIO DI ODISSEO IL VIAGGIO DI ODISSEO Isola di Ogigia (Calipso) ---- Itinerario di Odisseo Terra dei Lestrigoni MAR Terra dei Lotofagi Isola di Eèa (Circe) 7 Cuma 4 Terra del Ciclopi Isola Eoliaro Isola dei Feaci 10 24 Isola del Sole 11 8 taca Terra dei Ciconi MAR Troia EGEO Creta 92 m MAR NERO Rodi MEDITERRANEO Cipro Troia Il viaggio di ritorno di Ulisse dura circa dieci anni, l'eroe parte dalla città di Troia nell'attuale Turchia e, dopo una lunga serie di vagabondaggi e avventure per mare, riesce a tornare a Itaca. Ulisse¹⁰ parte da Troia con 12 navi e 500 uomini. Terra dei Ciconi Spinti dal vento, Odisseo e i suoi compatrioti arrivano alla città di Ismaro, abitata dai Ciconi, popolazione sanguinaria della Tracia meridionale. Ulisse saccheggia la terra dei Ciconi con i quali si scontra e distrugge la città. Gli Achei nello scontro, perdono circa 70 uomini. Lasciata la città, Odisseo e i compagni fanno rotta verso Capo Malea, l'estremità meridionale del Peloponneso. Terra dei Lotofagi La flotta di Odisseo viene trascinata dal vento e dalla corrente sulle coste dell'Africa settentrionale, nella terra dei Lotofagi, i mangiatori di fiori di loto, un frutto che procura l'oblio. I Lotofagi offrono a tre compagni di Odisseo, inviati in avanscoperta, il fiore del loto che fa sparire ogni ricordo. I tre dimenticano la loro patria e Odisseo è costretto a riportarli alle navi con la forza. 10 Ulisse, protagonista dell'Odissea di Omero, è uno dei personaggi più noti dell'epica greca, conosciuto soprattutto per la sua astuzia, la sua intelligenza e la sua sete di conoscenza. Nel proemio dell'Odissea con un epiteto formulare Omero lo definisce "eroe multiforme" (polytropos), uomo versatile, capace di affrontare ogni tipo di situazione. L'uomo protagonista dell'Odissea è, dunque, un eroe dai mille volti. L'ODISSEA Terra dei Ciclopi Ripartiti, raggiungono l'isola di fronte alla terra dei Ciclopi. Nella terra dei Ciclopi regna il caos. Mostri giganteschi con un occhio solo, i Ciclopi sono pastori privi di leggi, violenti e solitari. I ciclopi non conoscono le regole dell'ospitalità: il Ciclope Polifemo, invece di offrire cibo agli stranieri li trasforma in cibo, divorando due compagni di Ulisse. Intrappolato con i suoi compagni nella caverna di Polifemo, figlio di Poseidone, Ulisse per sfuggire alla prigionia escogita un piano: innanzitutto offre del vino dolcissimo e molto forte (donatogli da Marone a Ismaro durante il saccheggio successivo alla guerra combattuta a Troia) al Ciclope che, ringraziandolo prima di cadere in un sonno profondo, gli chiede il suo nome. Ulisse gli risponde di chiamarsi "Nessuno". Dopodiché Ulisse lo acceca, bruciandogli l'unico occhio con un bastone di ulivo arroventato, donatogli da Atena. Polifemo urla così forte che gli altri ciclopi si svegliano e corrono alla sua grotta, mentre Ulisse e i suoi compagni si nascondono vicino al gregge. I ciclopi chiedono a Polifemo perché avesse urlato così forte, ed egli dice che "Nessuno" (in realtà Odisseo) sta cercando di ucciderlo. I ciclopi pensano sia ubriaco e lo lasciano nel suo dolore. La mattina dopo, mentre Polifemo fa uscire il suo gregge, Ulisse e i suoi sold scappano grazie a un altro abile stratagemma: ognuno di loro si aggrappa al vello del ventre di una pecora per sfuggire al tocco di Polifemo che tastava ogni pecora in uscita. Quando il ciclope si accorge che Ulisse è scappato, va su una scogliera e scaglia pietre contro le navi di "Nessuno" allo scopo di affondarle. A questo punto Ulisse rivela al ciclope la sua vera identità. Polifemo allora maledice Ulisse e invoca il padre Poseidone, pregandolo di non fare mai ritornare l'eroe in patria. Isola Eolia Odisseo approda in una delle isole Eolie, chiamate anche isole Lipari, un arcipelago nel mar Tirreno a nord della Sicilia. Qui Eolo, signore dei venti, consegna all'eroe un otre in pelle di bue che racchiude tutti i venti del mondo, così che possa navigare tranquillamente fino a Itaca. Ma i compagni di Odisseo aprono l'otre, scatenando un'ennesima tempesta. Terra dei Lestrigoni La flotta itacese arriva nella terra dei Lestrigoni, collocabile nella Sardegna settentrionale. I Lestrigoni, un popolo di giganti mangiatori di uomini, distruggono le navi della flotta e uccidono la maggior parte dei compagni di Odisseo. Rimasti con un'unica imbarcazione, l'eroe e i pochi superstiti riescono a riprendere la via del mare. 25 L'ODISSEA Isola di Eèa Odisseo sbarca nell'isola di Eèa, abitata dalla maga Circe, figlia del dio Sole. Bellissima e gentile, la maga è capace di trasformare gli uomini in maiali, animali che per i greci erano simbolo di stupidità. Euriloco con i compagni va in avanscoperta. Giunti da Circe, si fanno accogliere: la maga, tuttavia, li strega mutandoli in porci. Solo Euriloco si salva e torna correndo alla nave e racconta a Odisseo quanto è accaduto. L'eroe decide allora di incamminarsi da solo per andare a trovare Circe e riscattare i suoi compagni. Gli si fa incontro Hermes, messaggero degli dei, quale lo mette in guardia sui tranelli che Circe ha in mente per stregarlo e gli dona un'erba magica, un potente antidoto con cui potrà liberare i compagni dal terribile incantesimo. Odisseo riesce a sfuggire agli incantesimi di Circe, la quale da nemica diventa sua amica e aiutante: gli dà istruzioni per raggiungere il regno dei morti, dove incontrerà l'anima del profeta Tiresia, l'unico in grado di svelargli la via del ritorno. Tornato da Circe dopo il viaggio nell'Oltretomba, Odisseo riceve nuove istruzioni e riparte. Grazie ai consigli della maga, Ulisse riesce a non farsi ammaliare dal canto delle sirene (ordina ai compagni di tapparsi le orecchie con la cera e si fa legare all'albero della nave perchè vuole ascoltare la loro voce) e sfugge alle insidie dei mostri Scilla e Cariddi. Viaggio nell'Ade* Ulisse ascoltando i consigli della maga Circe si dirige verso l'Ade, nei pressi del lago d'Averno agli estremi confini della terra. L'eroe si ferma vicino a una rupe sotto la quale scorrono due fiumi infernali: l'Ade è davanti a lui. Odisseo scava una fossa e vi fa colare dentro il sangue di un montone e di una pecora nera. Le anime da lui evocate si avvicinano e bevono il sangue delle vittime sacrificali. Incontra, quindi, le anime dei compagni che avevano combattuto la guerra di Troia, Agamennone, Aiace, Patroclo, Antiloco, Achille e Anticlea, sua madre. Incontra, poi, l'indovino Tiresia che gli rivela le prove da affrontare prima di tornare ad Itaca. Innanzitutto il dio Poseidone è in collera con Ulisse per aver accecato il figlio Polifemo e per questo gli renderà difficile e pieno di peripezie il ritorno ad Itaca. Poi Tiresia consiglia a Odisseo e ai compagni di astenersi dal mangiare le vacche sacre del dio Sole, una volta giunti all'isola della Trinachia. Tiresia prevede il ritorno in patria di Ulisse su una nave straniera e lo scontro con i proci. L'indovino preannuncia a Ulisse un altro viaggio dopo il ritorno a Itaca e la vendetta sui proci, un viaggio verso terre sconosciute, abitate da uomini che non conoscono il mare e, quindi, l'uso del sale per condire i cibi. Ulisse turbato scappa via e riprende il suo viaggio verso la Sicilia, arrivato nel Golfo di Salerno ode un melodioso canto seducente. Si ricorda dei consigli della maga Circe, ordina ai suoi compagni di otturare le orecchie con della cera e di remare qualunque cosa accadesse. Ulisse si fa legare all'albero maestro della nave per ascoltare il loro canto e non seguire le melodiose promesse. 26 L'ODISSEA Isola del Sole Odisseo e i compagni superstiti approdano sull'isola del Sole. Ricordando la profezia di Tiresia, il protagonista non vorrebbe neppure fermarsi lì, ma Euriloco si oppone con forza a nome di tutto l'equipaggio perché è già sera e sono stanchi. Odisseo acconsente, ma fa giurare a tutti di non toccare le vacche sacre al dio Sole. La nave resta bloccata per un mese dalla mancanza di venti favorevoli. Rimasti senza cibo, gli itacesi uccidono e mangiano i buoi sacri del Sole, il quale scatena una tempesta che fracassa le navi e uccide tutto l'equipaggio. Odisseo si salva unendo l'albero maestro a un pezzo della chiglia e aggrappato a questa zattera di fortuna raggiunge l'isola di Ogigia, dove viene accolto amorevolmente. Isola di Ogigia* Il V libro ci riporta nell'isola di Calipso, Ogigia, dove Odisseo è tenuto prigioniero da 7 anni dalla ninfa Calipso. Nel I canto avevamo visto Ermes, il messaggero degli dèi, partire per raggiungere l’isola, un luogo favoloso e remoto, un piccolo paradiso ai confini del mondo. Nel V libro il racconto di quel viaggio, lasciato in sospeso, viene ripreso e vediamo il dio arrivare nel regno incantato di Calipso. Qui Ermes¹¹ spiega alla ninfa che deve permettere a Odisseo di ripartire verso Itaca. Pur riluttante, poiché è innamorata dell'eroe, al quale ha promesso addirittura l'immortalità se resterà con lei a Ogigia, Calipso deve obbedire. Solo dopo il dialogo tra le due divinità, appare per la prima volta Odisseo: il poeta ce lo mostra mentre piange disperato, sulla riva del mare, straziato dalla nostalgia per la famiglia e la patria lontana. Il desiderio del nòstos viene così delineato come la molla principale delle azioni del protagonista. Calipso permette a Odisseo di costruirsi una zattera per riprendere il mare. Il lavoro di falegnameria viene descritto nei dettagli: questa lunga descrizione caratterizza Odisseo come eroe che si distingue anche per la sua abilità pratica e non solo per le sue virtù guerriere e al tempo stesso enfatizza l'importanza della partenza da Ogigia come snodo narrativo del poema. Messosi in mare, tuttavia, Odisseo viene travolto da una tempesta, mandata dal suo terribile nemico Poseidone. Egli può salvarsi solo grazie a un velo miracoloso donatogli dalla ninfa marina Leucotea, apparsa prodigiosamente tra le onde. Sorretto da questo velo, Odisseo nuota fino alle coste di una terra misteriosa che si rivelerà essere il favoloso regno dei Feaci. 11 Ermes ha detto a Calipso che deve lasciar partire Odisseo perché il suo destino è tornare a Itaca, ma Calipso pensa che il vero motivo sia un altro: gli dèi non sopportano che le dee si innamorino di uomini mortali e vivano con loro alla luce del sole. 27 L'ODISSEA Isola dei feaci★ Odisseo lascia finalmente l'isola di Ogigia sulla zattera che si è costruito, ma Poseidone lo vede e scatena una terribile tempesta. L'eroe si salva grazie all'intervento di Atena e raggiunge a nuoto Scheria, la terra dei Feaci: un mondo da favola governato dal saggio re Alcinoo, in cui aleggia una primavera eterna. Ricchi e pacifici, i Feaci vivono lontani dal mondo: le loro navi sono magiche e capaci di viaggiare da sole senza che mano umana le guidi. Nel frattempo, Atena appare in sogno a Nausicaa, la figlia del re Alcinoo: Nausicaa è ormai in età da marito e Atena, prese le sembianze di un'amica della ragazza, le consiglia di andare a lavare le vesti del suo corredo al fiume perché tutto sia pronto quando la fanciulla verrà chiesta in sposa. Ulisse sfinito, si era addormentato tra i cespugli lungo le sponde del fiume, finché è risvegliato dalle grida delle fanciulle che stavano giocando a palla. Nausicaa vede Ulisse nudo, imbruttito dal dolore, dalla salsedine, dagli affanni. Tuttavia non ha paura: riconosce in lui la dignità dell'ospite e lo aiuta immediatamente. Ulisse, si mostra come sempre accorto e intelligente: la blandisce con dolci parole, da lontano. La paragona a una dea e poi le chiede aiuto. Nausicaa glielo concede e lo invita a recarsi nella sua casa per farsi conoscere. Viene organizzato un banchetto in onore dello straniero che non ha ancora rivelato la sua identità. Ulisse è pero costretto a presentarsi quando il cantore Demodoco narra dell'inganno del cavallo di Troia, suscitando la sua commozione. L'eroe invitato dal re a rivelare il suo vero nome ammette di essere Ulisse e inizia a narrare ciò che gli è accaduto dopo la fine della guerra. Ulisse ottiene dai Feaci una nave e riesce finalmente a tornare ad Itaca. Itaca* Quando Ulisse approda sulle coste di Itaca, Atena lo trasforma in un vecchio mendicante, così potrà raggiungere la sua reggia, occupata dai proci, senza essere riconosciuto. La dea poi si reca da Telemaco, a Sparta, per convincerlo a tornare in patria. Ulisse, intanto, viene ospitato da Eumeo, guardiano dei suoi maiali e uno dei pochi cittadini rimastogli fedele, dal quale viene a sapere del comportamento dei proci. Il re decide, quindi, di vendicarsi e di recarsi al palazzo. Penelope ordina alle ancelle di prendersi cura dell'ospite, ma Odisseo chiede solo che una vecchia ancella gli lavi i piedi. Euriclea, questo il nome della vecchia nutrice, riconosce Odisseo da una cicatrice che si è procurato da ragazzo durante una battuta di caccia, ma l'eroe le ordina di non rivelare la sua identità. Dopo aver riabbracciato il figlio, a cui svela la sua identità, decide di mettere in atto un piano di vendetta. Ulisse, ancora in incognito, ha modo di osservare di persona il comportamento volgare ed offensivo dei pretendenti. Al palazzo nessuno lo riconosce eccetto Argo, il suo fedelissimo cane, che muore a causa dell'emozione troppo forte. I proci, ignari della presenza di Ulisse, proseguono con le loro abitudini rozze e prepotenti e finiscono per offendere anche lo stesso Ulisse. Penelope, ispirata da Atena, impone una gara ai pretendenti: chi riuscirà a tendere l'arco di Odisseo e a far passare una freccia attraverso l'anello di dodici scuri sarà il suo sposo. L'indomani Penelope propone ai proci la gara. Dato che nessuno dei pretendenti riesce nell'impresa, il mendicante chiede di poter fare un tentativo: Odisseo riesce a scoccare la freccia e ad attraversare i dodici anelli, poi fa un cenno a Telemaco e, rivelata la sua identità, dà inizio alla strage. Fiancheggiato da Telemaco, Eumeo e dal mandriano Filezio, Odisseo stermina i proci. La vendetta è compiuta senza alcuna pietà: anche le schiave che si erano schierate dalla parte dei pretendenti vengono impiccate. Penelope è sospettosa sull'identità di Odisseo. Esige allora dall'eroe una prova della sua identità: solo lui, infatti, poteva sapere che il loro letto nuziale era stato costruito intagliando il tronco di un immenso albero. Superata la prova, i due sposi si riabbracciano. 28 L'ODISSEA Il re di Itaca, successivamente, si reca a trovare suo padre, suo predecessore e adesso contadino, affinché lo aiuti a portare a termine la sua vendetta, dichiarando guerra alle famiglie dei proci. Atena, però, vuole che la pace torni a regnare su Itaca e convince le due fazioni a non dare inizio ad una nuova lotta: impone a tutti di abbassare le armi e il poema si conclude con il gesto di pacificazione della dea. DOMANDE • Perché il dio Poseidone era in collera con Ulisse? Il dio Poseidone era in collera con Ulisse per aver accecato il figlio Polifemo, quando era rimasto prigionieri nella sua caverna sull'isola dei ciclopi. Per questo il dio Poseidone renderà ad Ulisse difficile e pieno di peripezie il ritorno ad Itaca. • Con cosa inizia l'Odissea? Quando entra in scena Ulisse? • Cosa significa "multiforme"? • Odissea poema di aristocratici guerrieri: ● ● Odissea • Perdita del potere assoluto dei sovrani: potere del re limitato dalle assemblee dei cittadini e dei nobili, quindi i Proci entrano nella reggia di Odisseo • Struttura sociale: stratificata • Aristocrazia guerriera • Demiurghi • Teti (Eurìclea, Eumeo, Filezio) Quanto rimane Ulisse prigioniero di Calipso? • Che decisione viene presa durante il concilio degli dei? Dopo l'isola di Calipso dove giunge Ulisse? • Ulisse come giunge dall'isola dei Feaci fino ad Itaca? . Una volta arrivata ad Itaca a chi si rivela? ● ● • Indovini (Tiresia) • Aedi (Femio, Demòdoco) Artigiani • Ulisse contro chi scagli la prima freccia, durante la strage dei pretendenti? • Chi era Antinoo? • Chi è che vuole ottenere la mano di Penelope? • Cosa ha in comune Penelope con Ulisse? Tra tutte le figure femminili che compaiono nell'Odissea, Penelope è la più originale e la più complessa. La moglie di Ulisse non è solo l'incarnazione della fedeltà, ma anche una donna astuta, capace di tener testa al marito. È infatti riuscita ad ingannare per anni i Proci con lo stratagemma della tela, che non ha nulla da invidiare all'inganno del cavallo suggerito da Ulisse per conquistare Troia. • Dove si parla di Agamennone nel poema? Quali dei due poemi del ciclo troiano rispecchia una società più arcaica? Perché? RIASSUMENDO Odissea da Odisseo= storia di Odisseo • L'autore è Omero • È divisa 24 libr • Narra del nostos (ritorno in patria) di Ulisse • Il linguaggio è semplice e formulare 29 L'ODISSEA ILIADE E ODISSEA A CONFRONTO ANALOGIE Le vicende raccontate nei due poemi sono collegate: l'Iliade racconta i 50 giorni dell'ultimo anno della guerra di Troia, mentre l'Odissea racconta le avventure di Odisseo, il re di Itaca che ha partecipato alla guerra di Troia, artefice dell'inganno del cavallo, che cerca in tutti i modi di ritornare in patria. La natura orale dei due poemi porta alla presenza di numerose formule. DIFFERENZE Le differenze tra l'Iliade e l'Odissea sono molte, evidenziamo quelle principali. Innanzitutto l'Iliade è un poema corale, che non ha un vero e proprio protagonista. Le vicende raccontare ruotano attorno a una vasta schiera di eroi. Mentre invece nell'Odissea il protagonista assoluto è Ulisse. Anche la società rappresentata nei due poemi è abbastanza diversa: nell'Iliade la società descritta è quella micenea, basata sui valori dell'etica eroica e guerriera. Nell'Odissea la società è ancora micenea, ma si intravedono spiragli di modernità: per esempio, Odisseo, nonostante sia un re, non vede nulla di strano nel costruirsi da solo una zattera o nel combattere fianco a fianco con un suo servo, cose che un Agamennone o un Menelao non avrebbero mai fatto nell'Iliade. Differenze le riscontriamo anche nell'ambientazione: l'Iliade è ambientata nel campo di battaglia e negli accampamenti, l'Odissea invece spazia in tutto il Mediterraneo. Proemio La differenza sostanziale è quella della materia del proemio. Nell'Iliade la parola chiave è l'ira di Achille, conferendo al racconto un tono drammatico e dando risalto alla natura bellica dell'eroe. Il proemio dell'Odissea invece presenta una novità: la tematica principale non è la guerra voluta dagli dèi o l'ira di un eroe, ma al centro vi è un eroe visto sotto l'aspetto umano, intelligente ma allo stesso tempo sofferente per il lungo peregrinare. Inoltre possiamo identificare una differenza anche nell'invocazione alla musa: nell'Iliade il poeta chiede alla musa di raccontare (“canta”) l'ira d'Achille; nell'Odissea, invece, il poeta inizia ad essere consapevole del suo ruolo, infatti chiede alla musa di raccontargli (“narrami”) del viaggio di ritorno in patria di Ulisse. 30 ENEIDE L'eneide è un poema epico, scritto nel 29 a.C. da Virgilio. È diviso in 12 libri e narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea (figlio di Anchise e della dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano. I TEMI - Enea eroe della pietas. Tema fondamentale dell'Eneide è insegnare che attraverso la pietas gli uomini devono accettare le azioni degli dei come parte del destino - Fato di cui sono garanti gli dèi, necessario doloroso crudele ingiusto - Mito di Enea che dal origine al popolo romano unendo il sang troiano a quello latino - Senso tragico della Storia contraddizione tra necessità dramma Speranza della pace, premio di tanto dolore, disegno razionale e provvidenziale del destino 31 ENEIDE IL CONTENUTO La storia dell'Eneide ha inizio con un naufragio. Durante una tempesta, la piccola flotta degli esuli troiani viene distrutta, ed Enea e i suoi compagni si trovano scagliati sulle coste dell'Africa. Qui vengono accolti da Didone. Il lungo racconto di Enea (libri II-III) prende l'avvio dalle ultime ore di Troia. I Greci erano riusciti a penetrare in città grazie all'inganno del cavallo, avevano appiccato un grande incendio e ucciso il vecchio re Priamo; Ettore, ucciso da Achille, era apparso in sogno a Enea e lo aveva esortato a fuggire per trarre in salvo i Penati, le divinità protettrici della famiglia. Enea, dopo essersi caricato sulle spalle il vecchio padre Anchise, si era dunque allontanato dalla città, ma nella fuga aveva smarrito la moglie Creusa. Il racconto di Enea prosegue descrivendo le peregrinazioni che da Troia l'hanno condotto fino alla Sicilia, passando per la Tracia, le isole di Delo e di Creta, le coste del Mar Ionio e la Magna Grecia. Ma proprio quando, lasciando la Sicilia, le navi sono finalmente salpate alla volta dell'Italia, Giunone, la dea da sempre ostile ai Troiani, ha scatenato una tempesta per impedire la conclusione del viaggio, ed Enea e i suoi si sono ritrovati, naufraghi, sbattuti sulle coste dell'Africa. Il racconto di Enea a Didone si interrompe a questo punto. Tra i due scoppia l'amore, e Didone propone a Enea di rimanere per sempre a Cartagine al suo fianco. Ma il destino del troiano lo spinge altrove; esortato dal dio Mercurio, che gli appare in sogno, Enea prende di nuovo la via del mare con i suoi marinai e Didone, vedendo le navi dei Troiani ormai lontane, si uccide, maledicendoli (libro IV): in futuro, tra Roma e Cartagine correrà sempre l'odio. La flotta approda quindi a Cuma (libro VI), dove Enea, accompagnato da una profetessa, la Sibilla, intraprende un viaggio negli Inferi. Qui può parlare per l'ultima volta con i compagni che sono morti; incontra anche Didone, ma la regina lo respinge sdegnata. L'ultima tappa del viaggio conduce i Troiani alla foce del Tevere (libro VII). Enea è accolto nel Lazio dal re Latino, che gli promette in sposa la figlia Lavinia. Ma una parte dei Latini, capeggiata da Turno, principe dei Rutuli e pretendente di Lavinia, è ostile: l'alleanza è rotta e scoppia la guerra. Come era già accaduto durante il viaggio, anche durante la guerra Enea trova una protettrice divina in sua madre, la dea Venere, che gli dona armi e scudo forgiati da Vulcano; ha però anche unʼacerrima nemica, Giunone, che ha sempre odiato i Troiani e che cerca in tutti i modi di far fallire l'impresa di Enea. Enea si reca nel luogo dove in futuro sorgerà Roma (libro VIII). Lo scontro finale (libro XII) vede contrapporsi in duello Enea e Turno; il principe rutulo ha la peggio e la sua morte pone fine alla guerra e al poema. • Libro I Durante una tempesta, la piccola flotta degli esuli troiani viene distrutta. Enea e i suoi compagni fanno naufragio sulle coste dell'Africa, dove vengono accolti dall'ospitale e generosa regina di Cartagine, Didone, che chide a Enea di narrare le sue peripezie, durate sette anni. • Libri II-III Il resoconto di Enea inizia dalle ultime ore di Troia. Grazie all'inganno del cavallo, i Greci erano penetrati in città, avevano dato fuoco a case e templi e ucciso il vecchio re Priamo; Ettore, era apparso in sogno a Enea esortandolo a fuggire per salvare i Penati, le divinità protettrici della famiglia. Caricatosi 32 sulle spalle il vecchio padre Anchise e tenendo per mano il figlio Ascanio, Enea si era allontanato da Troia, ma nella fuga aveva perso la moglie Creusa. Passando per la Tracia, le isole di Delo e di Creta, le coste del mar lonio e la Magna Grecia, Enea arriva in Sicilia. Durante il viaggio, lui e i suoi compagni hanno raggiunto terre popolate da creature fantastiche, come le Arpie e i Ciclopi; hanno incontrato altri esuli troiani, come quelli che, guidati da Andromaca ed Eleno, hanno fondato una nuova città a Butroto, nell'Epiro; hanno subito molte perdite, inclusa quella di Anchise (morto a Drepano, in ENEIDE Sicilia); e hanno ascoltato numerose profezie, che hanno via via delineato destinazione e scopo del viaggio. Presa la via del mare dalla Sicilia alla volta dell'italia, le navi hanno però dovuto affrontare una tempesta scatenata da Eolo, dio dei venti, su richiesta di Giunone, divinità da sempre stile ai Troiani, per impedire la conclusione del viaggio. • Libro IV Quando il dio del mare Nettuno calma le acque, Enea e i suoi si ritrovano sulle coste africane. Enea viene rassicurato dalla madre, la dea Venere: Giove le ha garantito che Enea sarà il capostipite della stipe romana. A questo punto tra Enea e Didone scoppia l'amore, e la regina propone al troiano di restare per sempre a Cartagine con lei, mail destino lo spinge altrove. Dopo che il dio Mercurio gli è apparso in sogno per esortarlo a lasciare l'Africa, Enea salpa di novo con i suoi marinai; vedendo la flotta dei Troiani ormai lontana, Didone si uccide, lanciando loro una maledizione: in futuro, tra Roma e Cartagine regnerà sempre l'odio. Libro V Enea e i suoi compagni approdano in Sicilia, dove vengono celebrati i giochi funebri per l'anniversario della morte di Anchise; un gruppo di donne e di anziani troiani, stanchi per il lungo viaggio, decide di stabilirsi sull'isola. Libro VI Le navi troiane fanno poi tappa a Cuma. Qui, accompagnato dalla Sibilla, Enea scene negli Inferi, dove può parlare per l'ultima volta con i compagni morti; incontra anche Didone, ma la regina cartaginese lo respinge indignata. Nei Campi Elisi, la dimora dei beati, Enea trova il padre Anchise, il quale gli profetizza la futura gloria di Roma e gli indica le anime dei Romani illustri che verranno alla luce e che attendono di incarnarsi. Libro VII I Troiani riprendono il viaggio e raggiungono la foce del Tevere. Libro VIII Nel Lazio, il re Latino accoglie con benevolenza Enea e gli promette in sposa la figlia Lavinia. Una parte dei Latini, con a capo Turno, re dei Rutuli e pretendente di Lavinia, è però ostile: l'alleanza si rompe ed esplode la 33 guerra. Durante il conflitto Enea è protetto da sua madre, la dea Venere, che gli dona armi e scudo forgiati da Vulcano; Giunone, tuttavia, prosegue nel tentativo di sabotare l'impresa dell'eroe troiano. Recatosi nel luogo dove in futuro sorgerà Roma, Enea incontra il sovrano dell'Arcadia, Evandro, che si allea con lui e gli affida il giovane figlio Pallante. • Libro IX Nel frattempo Giunone chiama in auto la Furia Alletto affinché inciti all'odio Turno: i nemici assediano il campo troiano, che subisce gravi perdite, e i due amici Eurialo e Niso muoiono da eroi. • Libro X Al ritorno di Enea, la battaglia infuria: Pallante cade per mano di Turno; l'eroe troiano uccide Mezenzio, alleato del re dei Rutuli, e suo figlio Lauso. Libro XI I Latini si riuniscono in assemblea nella città di Laurento, ma nonostante l'intervento dei Volsci, guidati dalla giovane e audace guerriera Camilla, i Troiani avanzano inesorabilmente. • Libro XII Nello scontro finale, Enea affronta in duello Turno e gli toglie la vita. ENEIDE L'ENEIDE DI VIRGILIO Augusto aveva commissionato a Virgilio la scrittura di un poema, l'Eneide, che raccontasse la fondazione di Roma e delle sue imprese. L'Eneide è, quindi, il poema nazionale di Roma perché ha come scopo l'esortazione indiretta dei romani e della gens Iulia (l'epica assume spesso una funzione celebrativa, serve cioè a esaltare le imprese di un personaggio illustre). Virgilio racconta la storia di un passato mitico, nel quale Roma non è ancora stata fondata e in cui agisce come protagonista Enea, progenitore della gens Iulia, la gens di Augusto. Il princeps non veniva così esaltato direttamente, bensì attraverso le vicende del suo prestigioso antenato. La celebrazione dei successi di Augusto non rappresenta, quindi, il tema centrale, ma affiora in pochi passi del poema, nei quali alcuni personaggi profetizzano la nascita di Roma e la sua gloria futura. L'ideale che viene esaltato è la pietas, che comprende l'amore per la famiglia e per la patria e il rispetto per gli dei e la capacità di abbandonarsi alla volontà del Fato, lasciando stare tutto il resto. Enea incarna perfettamente questi ideali: abbandona Didone per portare a termine il progetto del Fato ed abbandona anche Creusa, la moglio, durante il sacco di Troia, sempre per la stessa ragione. Se combatte o esplora nuovi posti lo fa per pura necessità, e non per conquistare la gloria o per soddisfare la sua voglia di conoscere. Inoltre in questo poema molto spazio è lasciato anche ai sentimenti umani. STRUTTURA Nella narrazione, Virgilio si ispira soprattutto ad Iliade ed Odissea: - L'Eneide è divisa in 12 libri, esattamente la metà dei 24 che compongono ciascuno dei poemi omerici. - I dodici libri possono essere, a loro volta, suddivisi in sei libri odissiaci e sei libri iliadici. I primi sei infatti, sono incentrati su un viaggio per mare, raccontato attraverso un lungo flashback (ripresa dell'Odissea). La seconda metà del poema è invece dedicata al racconto della guerra (riprende il tema dell'Iliade) Dei poemi omerici viene dunque restituita una versione ridotta e in ordine rovesciato: se la dell'Iliade si conclude con la distruzione di una città, Enea combatte per poterne fondare una; se l'Odissea racconta il ritorno di Ulisse verso la sua patria, la terra verso cui si dirige Enea gli è del tutto sconosciuta. Ma Virgilio non rinuncia nemmeno a un altro schema tipico del genere epico, il cui esempio più celebre è rappresentato dall'Odissea: quello del nòstos, il racconto del viaggio di ritorno di un eroe e dei suoi compagni dopo la guerra di Troia. La partenza di Enea verso una terra ignota è, allo stesso tempo, anche un ritorno alle origini: Virgilio riprende infatti una leggenda in base alla quale il capostipite dei Troiani, Dardano, sarebbe stato di origine etrusca. Enea, giungendo in Italia, ritorna quindi nella terra dei suoi antenati, la sua «antica madre», come gli viene profetizzato: i Troiani e gli abitanti dell'Italia sono, in realtà, un popolo solo. • Medias res, il poema inizia in medias res, cioè quando il viaggio di Enea è già cominciato: sono trascorsi infatti, sette anni dalla distruzione di Troia. • Flashback: come nell'Odissea, il racconto delle avventure per mare è in gran parte inserito in una narrazione in prima persona effettuata dal protagonista • Piano divino parallelo al piano umano: anche nell'Eneide, gli dei dell'Olimpo condizionano gli eventi favorendo l'una o l'altra parte, speso vengono descritti mentre discutono tra loro o si riuniscono in assemblea. • Le profezie e i sogni profetici: sono molto frequenti e, immancabilmente, condizionano l'eroe nelle sue decisioni. Nell'Eneide, le profezie assumono un ulteriore significato, perché ad alcune di esse (profezia di Giove, profezia di Anchise) è affidata la funzione di celebrare la gloria della Roma che verrà e di Augusto. 34 ENEIDE • Enea durante il suo viaggio per mare si imbatte in creature fantastiche, come i ciclopi o Scilla e Cariddi L'Eneide condivide con i poemi omerici anche una serie di scene ricorrenti, che contribuiscono a caratterizzarla immediatamente come poema epico. Tra queste scene, che prendono il nome di tòpoi (che in greco significa “luoghi"; cfr. l'espressione italiana “luoghi comuni”), possiamo ricordare: • Il duello . I giochi funebri • Contesa per una donna • Descrizione dello scudo • Naufragio • Discesa agli Inferi 35 ENEIDE I PERSONAGGI • Enea: Figlio della dea Venere e del troiano Anchise, è il protagonista dell'Eneide ed è fra i pochi Troiani scampati al massacro compiuto dagli Achei perché destinato a giungere in Italia, dove i suoi discendenti fonderanno Roma. Nel poema, a contraddistinguere Enea è la pietas, un valore che significa mettere il rispetto della religione, delle tradizioni e dei legami familiari davanti a tutto. Perciò l'Eneide può definirsi anche il "poema del Fato": Enea riconosce l'esistenza di un destino in nome del quale ogni uomo deve essere pronto a sacrificare le proprie personali ambizioni. In fondo, anche Enea è un vinto, e non solo perché appartiene a un popolo sconfitto, quello troiano: infatti, sebbene gli sia stato profetizzato che i suoi discendenti compiranno grandi conquiste, lui non potrà goderne, e morirà agli albori della grande storia romana; proprio in questo sta il senso profondo della sua pietas¹2. • Ascanio o Iulo: figlio di Enea e Creusa, giungerà con il padre in Italia e fonderà la stirpe da cui discenderanno Romolo e Remo. Da Iulo secondo la propaganda augustea derivò la gens iulia, a cui appartenne Gaio Giulio Cesare e Ottaviano Augusto. • Anchise: padre di Enea, segue il figlio nelle sue peregrinazioni da Troia fino al Drepano, dove muore. Eroe di Troia, figlio di Capi e di Temisto, era cugino di Priamo. • Latino: re del Lazio, concede in sposa a Enea la propria figlia Lavinia, già promessa sposa di Turno. • Turno: è l'antagonista di Enea, promesso sposo di Lavinia e re dei Rutuli. • Laocoonte: sacerdote di Apollo e figlio di Priamo. Viene ucciso con i figli da un mostro marino mentre cercava di impedire l'ingresso a Troia del cavallo. • Didone: è una figura mitologica, regina fenicia fondatrice di Cartagine e precedentemente regina di Tiro. Secondo la narrazione virgiliana, si innamora di Enea e, disperata per il suo allontanamento, si uccide. • Sibilla cumana: sacerdotessa di Apollo che predice gli oracoli. Accompagna Enea nell'Ade e gli predice il suo destino. • Caronte: traghettatore infernale al di là del fiume Acheronte • Cerbero: mostruoso cane a tre teste, è il guardiano nel mondo dei morti. • Minosse: mitico re di Creta, diviene nell'Ade giudice dei morti. • Giove: una divinità imparziale che rappresenta l'equilibrio. • Giunone: divinità da sempre avversaria ai troiani e quindi anche ad Enea. • Minerva: dea della sapienza, nemica dei Troiani • Venere: dea madre di Enea, sua protettrice. 12 Pietas: mettere in rispetto della religione, delle tradizioni e dei legami familiari davanti a tutto. Contiene in sé altri concetti, quali la fides, la virtus, la iustitia. È insomma, il rispetto nei confronti della patria, degli dei e della famiglia, che ogni cittadino romano dovrebbe avere. 36 ENEIDE IL PROEMIO Virgilio all'interno del poema riprende la materia dell'Iliade e dell'Odissea le prime due parole dell'Eneide sono arma virumque, "le armi e l'uomo". Le "armi" indicano la guerra e rimandano all'argomento dell'Iliade, l'uomo" all'argomento dell'Odissea. La protasi è dunque riassunta in due parole. L'ordine in cui Virgilio cita le due sezioni del poema è inverso a quello con cui si presentano al lettore. Il proemio si chiude con una domanda. Virgilio, intervenendo nei fatti, si chiede se sia possibile che la crudeltà divina sia tanta e tale da costringere anche un uomo pius a soffrire tante traversie. Il poeta è rispettoso della religione tradizionale, ma questo non gli impedisce di riflettere sul modo in cui gli dei intervengono nella vita umana. Canto ¹3 le armi¹4 e l'uomo¹5 che per primo dalle terre di Troia raggiunse, esule, l'Italia, per volere del fato¹6, e le sponde lavinie, molto per forza di dei travagliato in terra e in mare e per la memore ira della crudele Giunone ¹7, e molto avendo sofferto in guerra, pur di fondare la città, e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe latina, e i padri albani e le mura dell'alta Roma. O Musa, dimmi le cause ¹8, per quali offese al suo nume di cosa dolendosi, la regina degli dei costrinse un uomo insigne per pietà a trascorrere tante sventure, ad imbattersi in tanti travagli? Tali nell'animo dei celesti le ire? 13 cano, "io canto"; Virgilio non si considera più un intermediario tra la divinità e gli uomini; utilizzando il verbo alla prima persona singolare, il poeta latino ha piena coscienza della propria autorità e la rivendica, spostando l'invocazione alla Musa al verso 8. Il legame tra Musa e memoria è sottolineato dal verbo latino scelto da Virgilio, mihi causas memora (letteralmente "ricordami le cause"). 14 le armi: indicano la guerra che i Troiani dovranno intraprendere contro le popolazioni italiche per stanziarsi nel Lazio 15 l'uomo: Enea. Il suo viaggio è un viaggio in fuga dalla patria, verso una terra promessa ancora sconosciuta. Era viaggia verso l'ignoto, per mettere radici i una nuova terra. 16 Enea è fato profugus: egli è in fuga dalla propria patria, ma tale fuga è voluta dal fato. Il fato nient'altro è che ciò che si deve necessariamente compiere: il termine deriva, infatti, dalla radice del verbo fari, verbo di uso esclusivamente poetico, il cui participio è fatus, e che significa "dire". Pertanto il fatus è "ciò che è stato detto, stabilito una volta per tutte" e che quindi si deve verificare. 17 Giunone ha diversi motivi per essere così ostile all'eroe troiano. Prima di tutto dalla discendenza di Enea nascerà il fondatore di Roma, la città che, dopo le tre guerre puniche, distruggerà la potenza di Cartagine, città cara a Giunone. Perciò essa si pone l'obiettivo di impedire ad Enea di raggiungere le coste del Lazio, proprio per evitare che nasca Roma. Inoltre Enea è troiano: la città di Troia era stata fondata da Ilio, figlio di Dardano, nato da una delle tante scappatelle di Giove. E, ultima ma non meno importante ragione, Paride, troiano, le aveva preferito Afrodite nella contesa per la bellezza, alla quale fu chiamato in qualità di giudice. Tutti questi sono ottimi motivi perché Giunone non abbia in grande simpatia il Enea. Ma un'altra dea interviene a proteggere l'eroe: è sua madre, Venere che, con l'aiuto di suo figlio Cupido, farà in modo che Didone si innamori perdutamente di Enea. L'ira di Giunone è definita memore, con una ipallage (a essere memore, a ricordare, non è l'ira, ma la dea), perché ancora resiste, a distanza di molto tempo dall'evento che ha offeso la dea. 18 la Musa è chiamata semplicemente a ricordare al poeta i motivi dell'ira di Giunone 37 ENEIDE L'Eneide inizia in medias res, quando cioè il viaggio di Enea è già cominciato: sono trascorsi, infatti, sette anni dalla distruzione di Troia. Le navi di Enea hanno appena lasciato la Sicilia quando Giunone le vede e, per impedire che i Troiani giungano nel Lazio, chiede a Eolo, dio dei venti, di scatenare una violenta tempesta. Quando il dio del mare Nettuno calma le acque, Enea arriva, con una parte della sua flotta, sulla costa africana. Nel frattempo, sull'Olimpo, Venere si lamenta con Giove per l'ostinato odio di Giunone, ma il padre degli dèi la rassicura: Enea sarà il capostipite della stirpe romana. Il giorno successivo, Venere appare al figlio: lo rassicura sulla sorte delle altre navi, che sono in salvo, e gli rivela che si trova a Cartagine, esortandolo a presentarsi al cospetto della regina Didone. Giunto alla reggia, Enea trova i compagni dispersi, che sono stati accolti benevolmente dalla regina, e si presenta al suo cospetto, lodandola per la sua generosità. L'INGANNO DEL CAVALLO E LA PUNIZIONE DI LAOCOONTE Temendo un nuovo intervento di Giunone, Venere chiede aiuto al figlio Cupido: dovrà prendere le sembianze di Ascanio, il figlio di Enea, e avvicinare la regina per farla innamorare dell'eroe troiano. In questo modo l'aiuto e l'ospitalità di Didone saranno assicurati. Nel frattempo, Didone fa preparare un banchetto per i suoi ospiti: l'amore per Enea ormai occupa il cuore della donna che gli chiede di raccontarle l'ultima notte di Troia e le avventure e i pericoli che ha dovuto affrontare. Enea racconta le ultime ora di Troia dal punto di vista dei vinti, insistendo sull'ingenuità dei troiani che vogliono crede alla partenza dei greci e racconta l'inganno del cavallo. Una mattina i Troiani non trovarono i Greci sul campo di battaglia, ma solo un enorme cavallo di legno pensando che si trattasse di un dono dei Greci offerto alla dea Minerva che avrebbe così garantito un sereno ritorno in patria¹⁹. Arriva però Laocoonte, sacerdote che invita i Troiani a non fidarsi dei Greci, anche se portano doni, soprattutto a non fidarsi di Ulisse e così scaglia una lancia sull'enorme fianco del cavallo di legno. Nel frattempo, viene portato al cospetto di Priamo un Greco che si è consegnato spontaneamente ad alcuni pastori. Sinone, questo il suo nome, racconta di essere scappato dall'accampamento greco per evitare la morte: convinti da Ulisse, che covava un antico rancore contro Sinone, i Troiani volevano sacrificarlo agli dèi per garantire alla flotta un tranquillo ritorno. Priamo decide di accoglierlo e gli chiede informazioni sul cavallo di legno. Sinone dice che si tratta di un'offerta a Pàllade per espiare il sacrilego furto del Palladio. I Troiani sono ormai convinti quando si verifica un terribile prodigio che contribuisce a confermare le parole di Sinone: due serpenti usciti dal mare avvinghiano e uccidono prima i due figli di Laocoonte, poi lo stesso sacerdote20. Il terribile evento viene interpretato come la punizione divina per aver scagliato una lancia nel ventre ligneo del cavallo²1. I Troiani portano allora il cavallo in città22, nonostante le predizioni funeste di Cassandra, figlia di Ecuba e di Priamo, che resta come sempre inascoltata. Il popolo festeggia la fine della guerra di Troia e l'ingresso in città del cavallo, considerato come un segno della protezione divina. Durante la notte, mentre tutti dormono, la flotta greca torna sul litorale troiano. Dalla nave ammiraglia si 19 Gli Achei fingono che il cavallo sia un dono propiziatorio perchè Minerva conceda un vero ritorno in patria. Ulisse e Diomede avevano in precedenza rubato il Palladio, la statua di Pallade (Minerva) che proteggeva la città di Troia: da qui l'idea di far credere ai Troiani che il cavallo fosse il risarcimento per quel furto. 20 Le urla di Laocoonte sono accostate ai muggiti di un toro sacrificale, quasi a dirci che lui e i suoi figli sono le vittime prescelte dal fato per portare a compimento l'inganno dei Greci. 21 In realtà Laocoonte è straziato orrendamente insieme ai suoi figli perchè ha osato intralciare la volontà del fato. 22 Il cavallo di legno inciampa 4 volte sulla soglia delle mura di Troia. Per i romani inciampare sulla soglia era un segno di malaugurio. Anche il numero quattro era considerato infausto, perchè era legato ai sacrifici in onore degli dei inferi. 38 ENEIDE leva un segnale di fuoco per Sinone, che fa uscire i guerrieri nascosti nel ventre del cavallo e apre le porte della città all'esercito greco. Ha inizio la strage. MATEM TROVT IN II AENBOOS MARONIS DIDONE E ENEA Il quarto libro è interamente occupato dal personaggio di Didone e dal suo amore per Enea, un amore folle che la porterà ad una tragica morte. 23 Dopo che Enea conclude il suo racconto, tutti si ritirano nelle proprie stanze. Didone passa una notte insonne: le gesta dell'eroe e la gloria della sua stirpe hanno suscitato in lei prima ammirazione, poi passione: combattuta tra la fedeltà a Sicheo24 e la passione verso l'ospite, si confida con la sorella, che la spinge a lasciarsi andare. Quando Giunone viene a sapere del piano di Venere, che ha fatto innamorare Didone di Enea, approfitta della situazione favorendo le nozze tra i due: in questo modo Enea resterà a Cartagine e non porterà a termine la sua missione. Con la complicità di Venere, durante una battuta di caccia, Giunone scatena una tempesta e costringe Enea e Didone a rifugiarsi in una grotta dove la dea celebra le nozze. La notizia, però, arriva ben presto a larba, il re dei Getuli, uno dei pretendenti che Didone aveva respinto in passato. Iarba, figlio di Giove, chiede vendetta al re degli dèi, che invia subito Mercurio da Enea: l'eroe troiano deve abbandonare Cartagine e proseguire il suo viaggio, perché questo è il volere del fato. Enea deve obbedire e ordina ai compagni di preparare le navi. LA MORTE DI DIDONE Didone tenta inutilmente di parlare di nuovo con Enea per convincerlo a rimandare la partenza. Quando le navi sono ormai pronte a partire, Didone chiede alla sorella Anna di preparare un rogo per bruciare i doni ricevuti da Enea. All'alba i Troiani salpano: quando la regina si accorge che il porto è deserto, si uccide. Preso ormai il largo, Enea vede il fuoco del rogo salire verso il cielo e 23 Virgilio cerca la causa dell'odio tra Roma e gine, e delle tre guerre Virgilio diverse culture, ma come la conseguenza di un'amore che si trasforma in odio eterno. presenta questa lotta come un conflitto tra due 24 Didone ha giurato fedeltà al suo primo amore, il marito Sicheo, ucciso dal fratello di lei. La morta di Sicheo ha deluso la speranza di una vita felice. 39 ENEIDE intuisce ciò che è avvenuto. A spingere Didone al suicidio sono l'amore tradito da Enea e la vergogna per la promessa fatta a Sicheo e non mantenuta. RIASSUMENDO Eneide da Enea= storia di Enea • L'autore è Virgilio • È divisa in 12 libri • Narra del viaggio di Enea, fuggito da Troia, il suo arrivo sulle coste del Lazio dove fonderà una nuova città • È un poema messo per iscritto 40 ENEIDE NOTE Catabasi: discesa nel regno dei morti, nel VI libro Enea affronta la prova più difficile trovandosi in un mondo fatto di ombre e fantasmi e non di avversari che si possono uccidere con la spada. Nekyia: viaggio nell'Aldilà svolto da Ulisse La catabasi di Enea si ispira chiaramente alla nèkyiadi Ulisse, ma è qualcosa di più. Di fatto, Ulisse non "scende" nell'Ade: l'eroe omerico resta ai confini dell'oltretomba, evocando le anime dei defunti con un rito. Inoltre, il regno dei morti descritto da Omero non sembra prevedere distinzioni tra giusti e dannati: chi ha osato sfidare gli dèi viene punito, ma non c'è alcun premio per le anime degli uomini retti. Odisseo non si sposta, sono semmai le anime salgono verso di lui dall'oltretomba. Narratori: Iliade: è narrata in terza persona. Il narratore è generalmente esterno e onnisciente Odissea: è narrata da Omero in terza persona, narratore onnisciente di primo grado. Il flashback è narrato da Odisseo in prima persona, narratore interno di secondo grado. Eneide: esterno, onnisciente, nascosto. Narratore di secondo grado nell'analessi: Enea 41 ENEIDE