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Eneide

14/10/2022

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L'Eneide è il più importante poema epico della letteratura latina, trae il titolo dal protagonista Enea
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Eneide Introduzione La struttura L'Eneide è il più importante poema epico della letteratura latina, trae il titolo dal protagonista Enea (eroe troiano). È scritto in versi esametri e diviso in 12 libri: i primi 6 hanno per tema il viaggio (come modello l'Odissea), gli altri 6 libri richiamano l'iliade perché trattano la guerra. La continuità e l'innovazione rispetto ai poemi omerici Nel comporre l'Eneide Virgilio tiene presente il modello omerico, ma lo rinnova. I personaggi sono più complessi e gli eventi ruotano intorno a due elementi centrali: 1. Il ruolo del fato nella determinazione delle vicende, questo aspetto apri dubbi e interrogativi dei personaggi, dal momento che vengono messi in luce le sofferenze e le morti necessarie per il compimento del destino. 2. La pietas del protagonista, ossia il rispetto e il senso del dovere verso la famiglia, gli dei e la patria. Enea, a capo di un popolo di cui si sente responsabile, spesso è tormentato da dubbi/ inquietudini ed è costretto a sacrificare i propri desideri per seguire la volontà del fato. L'argomento il poema narra le vicende di Enea, figlio di Anchise e di Venere (Afrodite), fuggito da Troia in fiamme per fondare una nuova città. L'eroe, con 20 navi che trasportano pochi superstiti del suo popolo, affronta numerose difficoltà. Il viaggio dura diversi anni fini...

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Didascalia alternativa:

al naufragio sulle coste della Libia. Qui Didone (regina cartaginese) lo accoglie e si innamora di lui, ma l'eroe (richiamato da Giove) salpa nuovamente: la donna, disperata, si uccide. Dopo altre prove, Enea approda nel Lazio, dove è accolto dal re latino, che gli promette in sposa la figlia Lavinia. Ciò suscita lo sdegno di Turno (re dei Rutuli) pretendente di Lavinia e la sua ira si trasforma in volontà di querra. Enea e lurno, si sfidano nel duello decisivo. La morte di Turno consentirà all'eroe troiano di sposare Lavinia e di fondare Alba Longa; dalla fusione fra Troiani e Latini deriverà la stirpe romana. La fabula e l'intreccio Le vicende narrate nell'Eneide non seguono un ordine cronologico lineare, ma sono caratterizzate dalla presenza di flashback e anticipazioni. La fabula non coincide con l'intreccio, infatti il poeta inizia la vicenda in medias res. Lo spazio Enea viaggia dall'Asia Minore all'Italia, ma raggiunge anche gli Inferi, i Campi Elisi e l'Olimpo Il tempo L'azione del poema occupa un arco cronologico di molti mesi, ma i riferimenti temporali restano vaghi La voce narrante Il narratore esterno, onnisciente, interviene spesso a commentare i fatti, esprimendo una forte partecipazione emotiva rispetto alla tradizionale oggettività dell'epica. I libri II e III hanno invece un narratore: è Enea stesso che racconta a Didone la fine di Troia. Lo stile La formularità (epiteti formulari e patronimici) è pre nte in maniera molto limitata, il poema di Virgilio eccelle per la ricchezza del lessico. Le similitudini vengono sempre presentate in maniera rinnovata e originale. Il mito e la storia Nell'lliade Enea è un personaggio secondario ma già caratterizzato dal fatto di essere caro agli dèi è destinato a un grande futuro: egli è infatti un giovane guerriero, ma sempre protetto dalla madre Afrodite. Nell'Eneide Virgilio intende stabilire una continuità tra il mito e la storia: egli fa di Enea un antenato della stirpe romana. In merito poi al fatto che gli antenati dei Romani, i Troiani, fossero degli sconfitti, l'Eneide risponde mostrando come itroiani fossero caduti non per mancanza di valore, ma per l'inganno. Virgilio Dal 29 a.c Virgilio lavorò all'Eneide fino alla morte (19a.c.). Per la revisione del poema, Virgilio intraprese un viaggio in Grecia, restando vittima di un'insolazione durante il ritorno in Italia, sentendosi morire, chiese ripetutamente agli amici i cofanetti che contenevano il testo dell'Eneide, per distruggerlo in quanto incompiuto. Vario e Tucca si opposero alla richiesta e Virgilio affidò loro i versi chiedendo di rendere note solo le parti da lui stesso riviste. Per ordine di Augusto, invece, l'opera fu pubblicata integralmente, compresi i pochi versi incompiuti disseminati nel poema. Virgilio mori a Brindisi e fu sepolto vicino a Napoli. Il Proemio e la tempesta Il Proemio è costituito da tre parti: protasi (indicazione argomento), invocazione della musa (divinità che ispira il poeta) e la rievocazione delle cause che hanno generato gli eventi. La narrazione inizia in medias res, quando la dea Giunone, nemica dei Troiani, scatena una tempesta con l'aiuto di Eolo (re dei venti), che convince offrendogli in dono una ninfa. Enea e i suoi compagni sono travolti dalle onde e gettati sulle coste Libiche. Durante la tempesta gli uomini sentono la propria debolezza ed Enea reputa molto più fortunati quelli già morti presso Troia. La tempesta è il primo dei labor, ossia delle fatiche che il protagonista dovrà affrontare. La forza dell'eroe sta però nella capacità di sopportazione: giunto arriva Enea radunerà i compagni e cercherà i dispersi. Analisi: nei primi versi il poeta si collega all'iliade perché parla della armi e della guerra, e anticipa che il protagonista è un guerriero. Il termine uomo, invece, rimanda all'Odissea. Il poeta dichiara di voler cantare in prima persona, mentre nei poemi omerici era la musa parlare. Inoltre alla musa viene chiesto di aiutarlo a ricordare le cause delle vicende. Le guerre e i viaggi del protagonista sono voluti dal fato, sono necessari per la nascita di una nuova città e di una nuova stirpe. A differenza di Odisseo, Enea viaggia mosso dal destino e cerca una terra che non conosce, ma ll fatto che Enea agisca secondo il fato non annulla la sofferenza che egli dovrà affrontare. La guerra che dovrà affrontare si concluderà con un atto di fondazione, poiché il figlio di Enea darà origine ad Alba Longa e dalla sua discendenza sorgerà a Roma. Ragioni per cui Giunone perseguita i miei sono quattro: 1. Giunone predilige Cartagine e vuole impedire il destino di rovina della città per mano dei discendenti di Enea (guerre puniche). 2. Giunone odia i Troiani da quando Paride assegnò Venere la palma della più bella tra le idee. 3. La stirpe troiana le ricorda una delle tante infedeltà di Giove. 4. Ganimede (troiano) le da dei dei motivi per sentirsi offesa. L'inganno del cavallo Enea, accolto Cartagine dalla regina Didone, durante il banchetto è invitato a raccontare gli eventi conclusivi della guerra di Troia. Egli rievoca l'inganno escogitato dai greci per conquistare la città: essi lasciano sulla spiaggia un enorme cavallo di legno, si nascondono a Tenedo, un'isola vicina e il cavallo è pieno di soldati. I Troiani pensano che la guerra sia finita e alcuni propongono di portar il cavallo in città, mentre altri vorrebbero distruggerlo. La folla è incerta, quando interviene il sacerdote Laocoonte che invita a diffidare del nemico. Giunge però un greco, Sinone (supplice), che racconta che Ulisse aveva spinto l'indovino Calcante a sceglierlo come vittima sacrificale tuttavia era riuscito a sottrarsi e induce i troiani a fidarsi. Due serpenti marini uccidono Laocoonte i suoi figli allora i troiani portano il cavallo dentro le mura. Analisi: la figura di Laocoonte spicca per severità e saggezza, in quanto guerriero intuisce subito che la fuga dei nemici è simulata: l'assedio dura da 10 anni, tempo sufficiente per studiare gli avversari. Egli scaglia una lancia contro il legno e dimostra che il cavallo è cavo all'interno Ma il fato ha stabilito la fine di Troia e chi si oppone diventa una vittima, infatti Laocoonte paga con la propria vita e con quella dei figli. Sinone è un abile costruttore di menzogne con un'eccellente recitazione, Sa bene che qualcosa è il modo migliore che spinge nemici a farlo. Si presenta inerme e suscita simpatia. La fuga da Troia: Anchise e Creusa Enea continua il suo racconto a Didone e ripercorre l'ultima notte di Troia. Avvertito in sogno da Ettore, l'eroe si precipita a combattere. Priamo viene decapitato da Pirro (figlio di Achille). A tale vista Enea capisce che Troia è perduta e pensa al proprio padre Anchise e all'intera sua famiglia rimasta senza difesa. Torna a casa, ma Anchise rifiuta di mettersi in salvo, allora una fiamma sul capo di Ascanio (figlio di Enea) annuncia che la stirpe di Enea è destinata a grandi imprese; ciò induce il vecchio seguire il figlio. Nella fuga Enea perde la moglie Creusa per volere divino. Enea esprime il proprio dolore per la perdita della sposa attraverso esclamazioni piene di pathos (sofferenza), ma egli sembra volersi giustificare: precisa che il fatto è sfuggito anche a tutti gli altri e che il colpevole va cercato tra gli uomini e gli dei. Analisi: Il legame di Enea con Anchise molto profondo, l'eroe abbandona la guerra per non lasciare i privi di difesa il genitore la famiglia e non è disposto ad andarsene finché Anchise non acconsente a seguire il figlio. Dimostra anche la sua pietas caricando il padre sulle proprie spalle. Creusa è legata al marito da un profondo affetto, ma Enea nel momento in cui progetta la fuga pensa prima ad Anchise e Ascanio, Creusa viene dietro. La collocazione di Creusa alle spalle degli uomini della famiglia e coerente con la considerazione della donna nelle società antiche. Enea si cura di lei soltanto quando l'ha perduta. Virgilio rappresenta l'amore come una minaccia: una follia, una ferita, una fame incontrollabile. Enea è quasi folle ma egli incarna l'eroe perché sa attraversare il dolore amoroso e sopravvivere senza perdere di vista i propri doveri. Didone: la passione e la tragedia La regina Didone si rende conto del sentimento provato per Enea. La sorella Anna, a cui Didone confida il proprio stato d'animo, la invita ad abbandonarsi senza sensi di colpa all'amore, lei sa di parlare ad una regina e aggiunge la motivazione di opportunità politica. Giunone e Venere si accordano per favorire il legame tra Enea e Didone e fanno in modo che essi si rifugino insieme in una grotta per ripararsi da un temporale: si tratta dell'inizio del loro amore. Il padre degli dei invia Mercurio a Cartagine, affinché ricordi la sua missione. L'eroe è pronto per partire, ma non ha il coraggio di parlare a Didone. Sceglie così di allestire la flotta di nascosto, ma la regina si accorge e lo affronta. L'incontro non cambia le decisioni di Enea e ciascuno dei due amanti va verso al proprio destino. troiano riparte verso l'Italia e Didone si suicida scagliando prima una maledizione. Analisi: inizialmente Didone non riesce ad ammettere il suo sentimento per Enea: glielo impedisce il pudor (senso di riserbo/vergogna) e il rispetto per la memoria del marito ucciso. Didone vive il proprio rapporto con Enea come un vero matrimonio e dopo aver vinto i timori si lascia travolgere dalla passione e mettine al centro della sua vita. I preparativi della partenza appaiono alla regina un tradimento inaccettabile: nel primo discorso Didone non cessa di essere una donna innamorata e spera di far cambiare idea all'eroe cercando di farlo sentire in colpa. Ma la risposta di Enea è fredda, razionale e controllata. sembrano parole di un uomo che si dichiara estraneo a lei. L'eroe epico non può permettere che motivazioni personali prendono il sopravvento: deve reprimere i sentimenti per agire come il dovere richiede; ma questo non significa che per Enea sia facile separarsi da Didone, anche lui soffre. Il secondo discorso di Didone è caratterizzato dall'ira furiosa: arriva ad augurare la morte a Enea e a minacciare di perseguitarlo per sempre. La maledizione conclusiva anticipa l'idea del suicidio. La discesa agli inferi: l'incontro con Caronte e con Didone Enea, sbarcato a Cuma, consulta la sibilla per conoscere il proprio futuro. Lei annuncia una guerra causata dalla contesa per una donna, ma rivela che la vittoria verrà a Enea. L'eroe chiede di scendere nell'oltretomba per vedere il padre Anchise e la profetessa acconsente. L'ingresso dell'oltretomba e presso il lago Averno e da lì si accede ad un vestibolo, dove appaiono i mali che tormentano l'umanità, seguiti da spaventosi mostri. Enea e la Sibilla scorgono Caronte (trasporta le anime oltre il fiume Acheronte) e vengono traghettati da lui grazie al ramo d'oro. Poi si trovano di fronte a cerbero, mostruoso cane a tre teste, che la sibilla placa gettandogli una focaccia soporifera. Enea ritrova anche Didone che si mostra fredda, impassibile e distante: il volto non lascia trapelare emozioni. Le lacrime di Enea non contano più nulla per lei e si allontana ostile per ricongiungersi con l'antico sposo Sicheo. Analisi: Enea desidera rivedere il padre: la funzione del viaggio è quella di permettere un legame tra figure del passato e del futuro. L'aspetto avventuroso è messo in ombra dalla pietas, che induce il protagonista a partecipare alle sofferenze delle anime che incontra, tra loro riconosce amici e si sofferma a compiangerne il destino. Nella sua discesa è accompagnato dalla sibilla Cumana: è lei che parla ai guardiani delle diverse zone, a Caronte (traghettatore delle anime) spiega le ragioni del viaggio e mostra il ramo d'oro, è lei ad affrontare cerbero e a renderlo innocuo con una focaccia soporifera e sarà sempre lei ad ammonirlo quando la pietà rischia di sovrastarlo. Nella rappresentazione Virgiliana il mondo sotterraneo contiene sia luoghi spaventosi sia luoghi sereni luminosi e dove si trovano eroi, poeti e uomini giusti (es: Campi Elisi). Eurialo e niso I troiani sono giunti nel Lazio dove sono accolti dal re Latino, che ha offerto a Enea la figlia Lavinia in sposa. Essi, come annunciato dalla Sibilla, devono affrontare una nuova guerra contro Turno (re dei Rutuli), al quale la ragazza era stata promessa in precedenza. Enea si allontana per cercare alleanze e nella notte Eurialo e Niso (grandi amici) vanno a cercare Enea per riferirgli che Turno ha dato il via all'attacco. Colgono l'occasione per uccidere molti nemici addormentati ed Eurialo si impadronisce di alcuni oggetti preziosi e di un elmo. Sorpresi dai latini tentano la fuga, ma quando Niso scopre che l'amico non gli è più accanto per lui tutto è perduto: dimentica di cercare Enea e segue le motivazioni personali. Torna indietro e affronta la morte scagliando delle lance sperando di consentire a Eurialo di salvarsi ma quando vede che l'amico sta per essere colpito grida, fuori di sé. Infine si vendica con ferocia prima di cadere. I latini tagliano le teste di Eurialo e Niso e le conficcano su pali per mostrarle ai troiani. La notizia giunge alla madre di Eurialo che si abbandona alla disperazione. Analisi: i protagonisti sono due semplici soldati troiani molto amici che hanno l'abitudine di affrontare insieme ogni cosa. Niso dimostra di possedere un animo nobile, non vorrebbe Eurialo con sé nell'impresa per non esporlo a gravi rischi, tuttavia non può fare a meno di confidargli i suoi progetti e gli permette di accompagnarlo. Eurialo è più che un adolescente ed dotato di coraggio ma è anche imprudente. L'amicizia e l'onore vengono per lui prima di tutto, infatti per non lasciare l'amico da solo nell'impresa è disposto a correre ogni rischio. Eurialo si mostra risoluto ma poi l'eccesso di sicurezza lo spinge a sottovalutare i pericoli e gli fa conquistare il bottino: peso inutile che lo tradirà. Niso invece sa riconoscere il pericolo, capisce quando è il momento di fuggire e sa scegliere le vie migliori nella foresta. Nel grido di Niso e nella disperazione della madre di Eurialo, si coglie l'incapacità di accettare la morte di una persona cara e soprattutto di sopravviverle. Camilla, la vergine guerriera Tra coloro che sopraggiungono per combattere al fianco di turno c'è anche camilla, vergine guerriera che guida il popolo dei Volsci . Turno le chiede di combattere contro gli etruschi mentre egli tenterà un agguato Enea. Nel frattempo la dea Diana racconta alla ninfa Opi la storia di camilla, su cui incombe un destino di morte. Nella mischia si distingue Camilla che armata di arco e frecce genera lo scompiglio tra gli etruschi. L'etrusco Arrunte osserva silenziosi movimenti di camilla, attendendo il momento opportuno per colpirla. Analisi: Camilla non ha mai conosciuto gli agi: neonata, ha affrontato i pericoli dell'esilio e per superare un fiume in piena è stata legata dal padre a una lancia e scagliata aldilà, con la protezione della dea Diana.la sua formazione è avvenuta in mezzo ai boschi e i suoi primi giocattoli sono stati armi rudimentali. La storia di camilla è raccontata da Diana. Proprio nel momento più intenso della battaglia si risveglia in lei una curiosità per la bellezza delle vesti e degli ornamenti. La fanciulla è tratta da un sacerdote troiano che preferisci usare armi istoriate, elmo i fidi scintillanti d'oro e vesti raffinati. Camilla e come accecato da una simile visione ed in quel momento Che Camilla può essere battuta perché smette di ragionare come una guerriera. Nel momento della morte compaiono sia particolari che evidenziano la grazia femminile di Camilla sia elementi che sottolineano la sua natura guerriera. Ella tenta di strappare da sola la lancia dal costato e si preoccupa per le sorti della battaglia. Il duello finale e la morte di Turno I latini e gli italici hanno subito numerose perdite allora turno si dichiara pronto ad affrontare Enea in duello. Giuturna, sorella di turno, istiga i Rutuli a infrangere la tregua. Nella confusione Enea è ferito e deve allontanarsi, ma la dea Venere guarisce il figlio. Turno decide allora di non rimandare più lo scontro convinto che Giuturna lo assista, ma gli dei hanno deciso diversamente. Quando Turno è ormai a terra, ferito e sconfitto, supplica di risparmiarlo. Tuttavia l'eroe troiano, vedendo la cintura di Pallante, compie la sua vendetta e uccide il nemico. Analisi: il duello tra Enea e turno si spira quello fra Ettore e Achille (Iliade). Turno, come Achille, è un eroe coraggioso, di nobile stirpe, facile preda dell'ira. Tale sentimento in Achille è un tratto costitutivo del carattere, mentre in turno è causato dagli dei. La figura di Turno ferito si allontana da quella di Achille per assumere i tratti di quella di Ettore: riconoscere di essere stato battuto accetta le conseguenze. L'eroe atipico (Enea) è trattenuto dalla pietas e inizialmente non sferra il colpo mortale, ma la vista della cintura di Pallante (alleato ucciso da turno) gli ricorda che ha di fronte un nemico responsabile di delitti che chiedono giustizia e compie la sua vendetta. Il regista dell'episodio è il fato: qualunque ostacolo impedisca l'unione fra Troiani e italici e la successiva nascita di Roma viene rimosso senza esitazioni. Il poema si chiude sul vinto: non vi è alcuna celebrazione della vittoria di Enea. L'aggettivo che usa Virgilio alla fine del poema è "sdegnata", lo usa anche quando Didone ascolta negli inferi le vane giustificazioni di Enea, ma anche nell' uccisione a tradimento di camilla.