Il Decadentismo rappresenta un momento cruciale nella letteratura italiana tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, con Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunzio come massimi esponenti.
Il Decadentismo italiano si caratterizza per il rifiuto dei valori tradizionali e della razionalità positivista, abbracciando invece una visione più soggettiva e simbolica della realtà. Pascoli e D'Annunzio, pur condividendo questo contesto culturale, sviluppano poetiche profondamente diverse. Pascoli elabora una poesia introspettiva, legata ai ricordi d'infanzia e al dolore per la perdita familiare, utilizzando un linguaggio che mescola registri alti e bassi, onomatopee e simbolismi naturali. Il suo Pascoli Decadentismo e simbolismo si manifesta nella capacità di cogliere il mistero nelle piccole cose e nella natura. D'Annunzio, invece, sviluppa una poetica dell'estetismo e del superomismo, celebrando una vita inimitabile e straordinaria attraverso uno stile prezioso e ricercato.
Nonostante le differenze stilistiche e tematiche, entrambi gli autori contribuiscono in modo significativo al rinnovamento della poesia italiana. Il loro rapporto personale, oggetto di interesse in "D'Annunzio e Pascoli si conoscevano", fu caratterizzato da rispetto reciproco ma anche da una certa distanza. Le loro opere rappresentano due diverse declinazioni del Decadentismo in Italia: da una parte la poetica del "fanciullino" pascoliano, che cerca di recuperare uno sguardo puro e meravigliato sulla realtà, dall'altra l'estetismo dannunziano che celebra la bellezza e l'eccezionalità. Entrambi gli autori hanno lasciato un'eredità fondamentale per la letteratura italiana, influenzando profondamente le generazioni successive di poeti e scrittori.