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D'Annunzio (vita, Superuomo, Opere Drammatiche e Periodo Notturno)

19/9/2022

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1.LA VITA
D'ANNUNZIO
Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese. Il suo vero
cognome è Rapagnetta, ma decide di a

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1.LA VITA D'ANNUNZIO Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese. Il suo vero cognome è Rapagnetta, ma decide di adottare il cognome D'Annunzio da uno dei suoi zii, in quanto gli sembrasse più degno per le sue ambizioni. Studiò in una delle scuole più aristocratiche e a soli 16 anni esordì con il suo primo libretto intitolato "Primo Vere", riscuotendo già molto successo. Ciò era molto insolito per gli intellettuali dell'epoca, che solitamente venivano conosciuti prendendo parte a discussioni intellettuali a livello europeo. Non portò a termine gli studi universitari, volendosi dedicare al giornalismo, lavorando per la Tribuna e il Mattino, noto giornale redatto dallo schieramento interventista alla vigilia della prima guerra mondiale, e a una "vita inimitabile", come lui stesso la definiva, frequentando salotti e intellettuali aristocratici. Da questo momento in poi D' Annunzio cominciò ad acquisire fama sia per i suoi testi letterari sia per la sua vita scandalosa, che non rispettava le norme del vivere comune. D'Annunzio volle fare della sua vita un'opera d'arte e visse in modo che così fosse. Conduceva infatti una vita degna di principe rinascimentale, tra oggetti d'arte, stoffe preziose, cavalli e levrieri di razza. Sono gli anni in cui D'Annunzio si crea la maschera dell'esteta, dell'individuo superiore, sensibile, che rifiuta la mediocrità borghese, rifugiandosi in un...

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Didascalia alternativa:

mondo di pura arte e seguendo come unica regola il bello. Questo stile di vita è però economicamente insostenibile, perciò, pur rinnegando la società contemporanea, D'Annunzio ne era dipendente. Il periodo dell' estetismo di D'Annunzio entra in crisi quando viene in contatto con Nietzsche, dal quale riprende la teoria del superuomo, ma alla quale apporta alcune modifiche. Infatti, Nietzsche esalta una vita originale e creativa, libera dai preconcetti della società e ispirata allo spirito dionisiaco degli antichi greci, al fine di costruire qualcosa di superiore. Quindi il superuomo (Übermensch) è colui che mira a realizzare pienamente la propria individualità. Invece per D'Annunzio il superuomo è colui che si ritiene parte della società, ma migliore degli altri, più intelligente e capace di riconoscere la bellezza, e per questo si offre come guida/vate verso il cambiamento del mondo. Essendo esempio di bellezza, l'estetismo non finisce con l'avvento del superuomo, ma ne è parte. Infatti, come l'esteta, il superuomo si distacca da ogni convenzione sociale e va contro le restrizioni della società. Politica D'Annunzio stesso si riconosce nella figura del superuomo, e come tale cerca di influenzare la società entrando in politica. Infatti nel 1897 si candida come deputato dell'estrema destra, ma fallisce. Successivamente tenta nel 1900 di schierarsi con la sinistra, giustificando il cambiamento con la celebre frase "vado verso la vita". Durante la prima guerra mondiale si schiera con gli interventisti ed è parte attiva nel conflitto attraverso due episodi in particolare, che però servono principalmente per esaltare sé stesso: ● il volo su Vienna, durante il quale numerosi volantini propagandistici sono lanciati sulla città da un aereo; ● l'occupazione di Fiume, che è una città di maggioranza italiana oltre il confine a est. Qui raduna dei soldati e conquista temporaneamente il territorio, instaurando una repubblica di stampo romano. Infatti D'Annunzio crede che l'Italia, essendo erede dell'Antico Impero Romano, debba mostrare il suo valore sia storico che attuale alle altre potenze europee. Ed è anche per questo che D'Annunzio è favorevole all'entrata in guerra. Queste teorie vengono poi riprese dal fascismo, al quale non aderisce mai ufficialmente, ma segue i Fasci di combattimento istituiti da Mussolini. La critica L'idea del superuomo di D'Annunzio diventa una peculiarità della società del tempo, per questo riceve molte critiche letterarie. La maggior parte dei critici considerano il suo superuomo un eroe, mentre Salari offre uno spunto diverso,ampliandone il concetto. Lo descrive infatti come un vero e proprio fenomeno, che non riguarda solo D'Annunzio, ma che ha le sue radici in un contesto storico, sociale e politico ben preciso, ovvero l'italia postunitaria segna la fine degli ideali risorgimentali. 2.1 ROMANZI DEL SUPERUOMO Tutti gli ideali del superuomo di D'Annunzio si ritrovano poi nei suoi romanzi. Il trionfo della morte (1894) Il "Trionfo della morte" è il primo romanzo in cui appare la figura del superuomo dannunziano. Si tratta dell'ultimo della cosiddetta trilogia de I Romanzi della Rosa. Il romanzo era inizialmente dedicato a Giosuè Carducci ma poi finì con l'essere dedicato all'amico pittore Francesco Paolo Michetti, nel cui studio D'Annunzio riuscì a terminare la stesura dell'opera. Il Trionfo della morte è un chiaro esempio di romanzo psicologico, nel quale l'alternarsi delle vicende cede il posto a una perpetua analisi introspettiva della coscienza del protagonista, Giorgio Aurispa. Il romanzo, alla fine, sviluppa il tema del superomismo, così come interpretato dall'allora trentunenne D'Annunzio. TRAMA: Giorgio Aurispa è un giovane abruzzese di Guardiagrele, colto e raffinato di nobili origini, che ha lasciato il suo paese natale per trasferirsi a Roma e iniziare una nuova vita. Intreccia una relazione con una donna sposata, Ippolita Sanzio, che deciderà quindi di abbandonare il marito a favore del protagonista. Giunto a Guardiagrele per incontrare Demetrio, Giorgio scopre che si è suicidato e che la nobile famiglia vive in disgrazia perché suo padre vive con una prostituta. Giorgio è scioccato, sia dalla notizia che dalle cattive condizioni in cui la popolazione vive, abbandonata alla povertà e alla superstizione. Decise allora di rimanere in Abruzzo,dove Ippolita lo raggiunge e la coppia vive felice, nonostante Giorgio, nei suoi studi nietzschiani, provi repulsione per la vita ancora pastorale e primitiva dell'Abruzzo. Ippolita, d'altra parte, ne è affascinata. Giorgio diventa sempre più inquieto e malinconico, e la sua follia esplode durante un pellegrinaggio dove frequenta invece una scena di carità cristiana. Dal momento che Ippolita si è mostrata molto sorpresa e attratta dalla vita pastorale locale, Giorgio vede la sua relazione e il suo equilibrio distrutti, decidendo il suicidio. ANALISI: Giorgio Aurispa incarna la figura dell' esteta, volendosi distaccare dalla realtà primitiva abruzzese che lo disgusta e rifugiandosi a Roma. Ma d'altra parte può essere considerato anche un superuomo, perché riesce a riconoscere una via di fuga da questo contesto nella realizzazione di sé stesso, vivendo appieno la sua vita. Però ciò è impossibilitato dalla sua mente, di cui Ippolita è la personificazione, rispecchiando allo stesso tempo la donna fatale, ovvero colei che attraverso il suo fascino ammalia il protagonista e gli impedisce di portare a termine la sua missione. Giorgio è inoltre in conflitto con il padre, ciò lo porta a identificarsi nello zio che rappresenta la sua figura paterna. Quindi con la sua morte all'inizio del romanzo si predice il suicidio del protagonista (simbologia). Inoltre, la morte di Giorgio Aurispa simboleggia anche il passaggio da un personaggio inetto (inetto a vivere: escluso dalla vita che lo circonda a causa della mancanza di energie vitali), tormentato e impotente a un vero e proprio superuomo energico e che vuole realizzare le proprie ambizioni. Le vergini delle rocce Le vergini delle rocce è un romanzo scritto nel 1895, il primo in cui il pensiero di Nietzsche sarà veramente predominante. Le vergini delle rocce, inizialmente pubblicato a puntate sul Convito, doveva costituire il primo libro di un ciclo (1 romanzi del giglio) che D'Annunzio ha poi rinunciato a completare, nonostante avesse già abbozzato i temi conduttori delle altre due opere progettate, i cui titoli sarebbero stati: La grazia e L'annunciazione (seguiti da un breve Epilogo). TRAMA: Il protagonista è il nobile abruzzese Claudio Cantelmo. Egli è convinto di appartenere a una specie superiore, ben diversa dalla volgarità del popolo e della borghesia, una specie quasi divina. È quindi alla ricerca della donna adatta a generare il superuomo che guiderà l'Italia al suo destino di potenza .La ricerca di Claudio Cantelmo converge su tre nobili sorelle, Violante, Anatolia e Massimilla (sono loro le «vergini delle rocce» cui allude il titolo), figlie del principe Montaga. Si tratta di una famiglia della nobiltà borbonica, in piena decadenza. Vive isolata in un'antica villa ormai in sfacelo, nel culto ossessivo del passato, devastata dalla malattia e dalla follia. È Anatolia la compagna scelta dal protagonista, che ha la maestà e la forza interiore di una regina. La ragazza, però, non può seguire l'eroe nel suo cammino di gloria perché deve accudire la madre demente, i fratelli deboli e malati, il vecchio padre. Claudio soggiace quindi al fascino della bellezza di Violante. Questa, però, inebriandosi fino allo stordimento, si sta uccidendo lentamente coi profumi. ANALISI: Il nuovo protagonista di D'Annunzio è ora un eroe forte e sicuro, che rispecchia appieno le qualità del superuomo. Ma l'autore non ha perso il fascino per la decadenza e la morte, nonostante vengano ora usate come stimolo per l'affermazione dell'uomo. Ne è la prova l'ambiente di disfacimento e malattia della famiglia Montaga, nella quale Claudio cerca una compagna. Violante rappresenta la donna fatale, che incarna perversione, distruzione e morte, e che non sarà in grado di dargli ciò che Claudio desidera. In conclusione quindi anche questo protagonista resta sconfitto e non porta a termine la sua missione. Negli altri due libri del ciclo l'eroe avrebbe dovuto raggiungere le sue mete, ma non furono mai scritti. Il fuoco (1900) Il fuoco si fa apprezzare per il linguaggio impiegato, ricco, duttile, preciso e per lo stile aulico, carico di metafore, visioni e simboli, specchio di una cultura genuinamente classica. TRAMA: II fuoco è un romanzo autobiografico che descrive la complessa e tempestosa relazione di D'Annunzio con Eleonora Duse, impersonati dai protagonisti. La vicenda è ambientata a Venezia e narra di Stelio Effrena ("anima appassionata e veemente"), poeta ambizioso che vuole creare un nuovo teatro unendo poesia, musica e danza, che aspira a un'esistenza ricca e impetuosa, in cui arte e vita si fondano, e Foscarina Perdita( "la grande attrice tragica").Tuttavia sul loro amore incombe la giovane cantante Donatella Arvale, dalla quale il poeta superuomo si sente attratto. Di qui i dubbi, le amarezze, le disperazioni di Foscarina, sempre pronta al sacrificio per il suo più giovane amante. ANALISI: Stelio Effrena impersona efficacemente il superuomo dannunziano, colui che, come il protagonista, cerca di raggiungere i propri obiettivi. Lo stesso tema si ritrova nella grande capacità di D'Annunzio di esprimere sentimenti "positivi", quali l'entusiasmo, la grandezza, la potenza. Il superuomo dannunziano non è tuttavia sempre attività, presunzione, sicurezza, talvolta è reso più umano e amabile. Significativo è anche il nome che D'Annunzio dà al personaggio, che ricorda l' energia senza freni, illimitata, tipica del superuomo. D' altra parte Foscarina Perdita, personificazione della donna fatale, allude alla perdizione e al fatto che Stelio non riuscirà effettivamente nel suo scopo a causa dell'amata. Nonostante ciò, nell'opera Foscarina rappresenta per il "superuomo" Stelio Effrena la musa ispiratrice, la carica vitale, la catalizzatrice della sua creatività artistica. Il fuoco fa parte del cosiddetto "ciclo del melograno", che D'Annunzio avrebbe dovuto terminare scrivendo altri due romanzi, alla fine dei quali il superuomo sarebbe riuscito nella sua impresa. "Forse che sì forse che no" (1910) "Forse che sì, forse che no" è un romanzo pubblicato nel 1910. D'Annunzio diede al romanzo come tit un celebre motto presente nel itto ligneo a labirin del Palazzo Ducale di Mantova, di cui restò affascinato durante una sua visita del 1907. TRAMA: Romanzo ambientato nel mondo dell'aviazione che al tempo muoveva i primi passi; il romanzo descrive lo sviluppo di passioni che legano e dividono cinque personaggi borghesi, in particolare sull'amore tra Paolo Tarsis e Isabella Inghirami. Nel retroscena si intrecciano le vicende di Vanina e Lunella, sorelle di Isabella, e di Aldo, fratello delle tre. La dolorosa scoperta della storia d'amore tra Paolo e Isabella da parte di Aldo e Vanina causa una precipitosa caduta verso tendenze suicide: Aldo e Vanina tentano insieme il suicidio. Vanina è infatti innamorata di Paolo, ma Isabella, pur consapevole di questo amore, continua la sua storia con Paolo. In un primo momento non si colgono le motivazioni di Aldo, emerge poi verso la fine del romanzo che egli intrattiene relazioni sessuali con la sorella Isabella. Paolo, scoperto il tradimento, attacca Isabella, mentre la sorella Vanina si suicida. Inizia da questo momento la progressiva crisi di Isabella, personaggio finora molto sicuro e determinato, che sfocia in una follia inarrestabile. Le vicende amorose si intrecciano con due gare aeree, nella prima delle quali Giulio, amico di Paolo, perde la vita mentre il protagonista esce vittorioso. Il romanzo si chiude con l'atterraggio di Paolo in Sardegna che vuole suicidarsi dopo aver scoperto il tradimento della moglie, ma ritrova la voglia di vivere durante il volo. ANALISI: Nell'opera d'Annunzio esalta l' aereo, simbolo di modernità e soprattutto del superuomo, in quanto avere la possibilità di volare sconfigge i limiti e le leggi della natura. Isabella invece, con la sua passione distruttiva verso il fratello, rappresenta la donna fatale, che porta l'eroe a un delirio psicologico che lo induce al suicidio, anche se alla fine del romanzo ritrova la voglia di vivere. É importante sottolineare che Paolo Tarsis è l' unico degli eroi dei romanzi dannunziani a raggiungere il proprio obiettivo, arrivando in volo in Sardegna, e a realizzarsi come un vero e proprio superuomo. 3.LE OPERE DRAMMATICHE Per quanto riguarda le opere teatrali di D'Annunzio, in esse la spinta superomistica ha sempre un peso rilevante. La sua drammaturgia è in netto contrasto con quella tipica del suo periodo: alla fine del 1800 era ancora molto diffuso e apprezzato il teatro borghese, le cui opere rappresentavano principalmente scene di vita quotidiana e avevano come protagonisti i componenti della classe medie, con i loro eventi di vita quotidiana e familiare. La forma di teatro che invece praticava D'Annunzio era un teatro di "poesia", in cui la realtà veniva resa più sublime, in cui i protagonisti erano personaggi fuori dal comune, tutt'altro che semplici e che lasciavano trasparire dei profondi conflitti psicologici e delle passioni forti. Inoltre le sue opere erano colme di simboli, caratterizzate da un linguaggio aulico e spesso in versi, ed erano tese a diffondere la sua ideologia sul superuomo a più persone possibile. In queste opere ricorrono temi differenti, ma tutti volti a criticare a allontanare i suoi protagonisti dalla società borghese e liberista del tempo. ● Temi storici: caratterizzati da un'esaltazione del Medioevo e del periodo classico, in particolare delle parti più violente e sanguinarie di questi periodi storici. Degli esempi sono "Francesca da Rimini" e "La nave". Vi è poi "La città morta", ambientata in un presente che è però lontano da quello borghese. Temi politici, per esempio "La nave". Un caso diverso è invece "La figlia di lorio", che è considerato una tragedia pastorale dallo stesso D'Annunzio, per la sua ambientazione in un ambiente primitivo e bucolico. Francesca da Rimini È una tragedia di cinque atti che vede come protagonista la vicenda di Francesca e Paolo, narrata da Dante nella Divina Commedia, con l'aggiunta di alcuni elementi ripresi dalla narrazione di Boccaccio. Sullo sfondo c'è la lotta cruenta e sanguinosa tra due famiglie di Rimini, che servono per comprendere l'esaltazione dell'azione violenta di D'Annunzio. Francesca, interpretata dalla nota attrice della seconda metà del 1800 Eleonora Duse, è costretta con l'inganno a sposare Gianciotto Malatesta, nonostante sia innamorata del fratello di quest'ultimo, Paolo. I due, intenti a leggere la travagliata storia di Lancillotto e Ginevra, finiscono per lasciarsi travolgere dalla passione. Alla fine però il terzo fratello di Paolo racconta a Gianciotto l'adulterio della moglie, e i due innamorati finiscono uccisi dal suo pugnale. Questa opera è un chiaro simbolo della passione di D'Annunzio per le storie fuori dal comune e per le passioni forti e distruttive che non seguono le leggi morali. La nave Qui compare con evidenza il superuomo di D'Annunzio, incarnato da Marco Gratico che, durante la fondazione di Venezia, cerca di conquistare la sognata gloria sul mare. Il superuomo però, come nella maggior parte dei romanzi dello scrittore, è messo in difficoltà dalla donna fatale, che ne ostacola la piena realizzazione di sé. Infatti la "femme fatale", Basiliola Faledra, è in cerca di vendetta contro Marco, utilizzando il potere della lussuria e della sensualità, che rappresenta la sua unica arma. Alla fine però la nemica non riuscirà a fermare il superuomo, che porterà a termine la sua missione.. La città morta I protagonisti di questa opera sono Alessandro, poeta e scrittore, e Leonardo, archeologo, che scavano per recuperare gli antichi tesori della città di Micene. Il primo è sposato con Anna, che ha perso completamente la vista, ma è innamorato di Bianca Maria, la sorella di Leonardo, che ricambia, ma prova troppa pietà per Anna per dichiararsi. Anche Leonardo però prova segretamente un forte amore per la sorella. Qui il superuomo è rappresentato da entrambi i protagonisti: in Alessandro, che è disposto a negare e abbandonare tutti i principi e le leggi morali per realizzarsi nell'amore con Bianca Maria, puntando solo alla realizzazione di sé; in Leonardo invece non tanto per il desiderio incestuoso in sé, ma per il modo in cui se ne libera. Infatti, alla fine, scoperto l'amore tra Marco e Bianca Maria, Leonardo sceglie di uccidere la sorella, per smettere di provare quel desiderio distruttivo e impossibile da realizzare. La figlia di lorio La tragedia è ambientata in Abruzzo, in un periodo di magia e superstizioni. Qui Aligi, il protagonista, si sta preparando a convolare a nozze con una donna, mentre il matrimonio viene anticipato da riti rurali e pagani. A interrompere l'equilibrio è Mila di Codra, la figlia del mago lorio, che cerca rifugio a causa della sua cattiva reputazione. Alla fine però Aligi e Mila finiscono per innamorarsi e vanno a stare insieme. Un giorno il padre di Aligi, Lazaro, cerca di possedere Mila con la forza e Aligi, per proteggerla, lo uccide. Il protagonista è quindi condannato a morte, ma Mila finisce per prendersi tutte le responsabilità dell'omicidio e viene condannata al rogo. Qui Mila rappresenta la passione carnale che porta il protagonista lontano dalla strada per lui scritta e impedendo la sua piena realizzazione. Ma è diversa dalle altre "femme fatale", perché, nonostante le voci sulla sua presunta stregoneria, alla fine si scopre essere la vera eroina della tragedia, colei che sacrifica la sua stessa vita per amore. In questa opera si coglie inoltre il fascino che il decadente e il primitivo esercitano sull'autore, che insiste su canti, preghiere, proverbi, riti e credenze superstiziose. 4.LA PROSA NOTTURNA Nel 1916 a causa di un incidente di volo, d' Annunzio riportò dei gravi danni agli occhi che lo costrinsero a rimanere bendato per due mesi, così ha inizio la cosiddetta "Fase notturna" della letteratura dannunziana. In ogni modo, ciò non gli impedì di svolgere le sue solite mansioni, bensì continuò a scrivere escogitando una nuova tecnica per farlo(: iniziò a scrivere a matita su delle sottili strisce di carta, così da poter riconoscere i bordi con le dita.) La cecità quindi non causò la fine della sua produzione letteraria, ma le apportò dei cambiamenti radicali sia nei temi, sia nella forma. Il superuomo non è più al centro del racconto come lo era nei romanzi e nelle opere drammatiche, bensì ne rimangono solo delle tendenze narcisistiche e autocelebrative nei confronti della propria vita inimitabile e della propria sensibilità acuta e superiore a quella degli altri. Dunque le innovative opere di d'Annunzio sono maggiormente incentrate su ricordi d' infanzia, sensazioni, inquietudini, sulla profonda esplorazione e l'attento studio della propria anima e dei propri pensieri. Questo suo cambiamento tematico è dovuto anche alla sua condizione fisica: privo della vista e costretto a rimanere a letto, d'Annunzio iniziò a spostare l'attenzione sugli altri sensi e, in particolare, ad ascoltare la propria interiorità. Trattando queste opere di temi autobiografici, meno sublimi e aulici, anche il registro stilistico utilizzato risulta più basso, semplice e meno retorico, al contrario delle opere precedenti. Per quanto riguarda il genere, a causa della crisi del romanzo ottocentesco, già dal 1912 aveva iniziato a sperimentare una nuova forma di prosa molto diffusa e apprezzata in Italia agli inizi del '900, una sorta di "prosa lirica". Questa consisteva in una scrittura essenzialmente in prosa, ma formata da brevi frammenti di testo, fu anche per questo motivo che le ultime opere di d'Annunzio riscossero grande successo. Questi frammenti, talvolta frasi senza verbo o formate da pochissime parole, trasmettono efficacemente il "flusso di coscienza", i numerosi pensieri che scorrono velocemente attraverso la mente dello scrittore e il suo desiderio di metterli per iscritto anche se in modo molto disordinato e confusionario. Scritti più significativi di questo periodo: "Leda senza cigno","Notturno","Le faville del maglio","Il libro segreto". Leda senza cigno (scritto nel 1913 e pubblicato nel 1916) La "Leda senza cigno" è un'opera significativa in quanto sia la prima che d'Annunzio scrive in prosa, ma senza l' intricata struttura del romanzo, avvicinandosi a una novella. Questo perché durante il primo novecento il tipico romanzo ottocentesco non riscuoteva più quel successo del secolo passato, così gli scrittori iniziarono a concentrarsi su generi differenti. La protagonista di questo racconto è una giovane donna afflitta dalle proprie disgrazie, la cui vità è dominata da una fatalità maligna che non le permette di raggiungere i propri obiettivi e si trova a rinunciare a sogni e aspirazioni, fino a trovare la pace nella morte, suicidandosi. E' significativa di questo racconto l'atmosfera tetra e cupa che domina la vita della protagonista nelle sue avventure, particolarità tipica del decadentismo europeo. "Le faville del maglio" (scritto tra 1911-1914 pubblicato 1924,1928) L'espressione "faville del maglio" sta ad indicare le scintille che il fabbro produce quando batte con il martello (il maglio) sull'incudine per creare un oggetto: allo stesso modo il poeta, mentre compone opere importanti, scrive anche brevi appunti e pensieri (le scintille) che rappresentano momenti di riflessione su ciò che sta creando e sulla sua arte. D'Annunzio racconta i momenti di gioventù trascorsi in collegio, dove quell' ambiente di monotonia, studio intenso, freddezza era in contrapposizione con il suo desiderio di grandezza, avver ura, rischio, le ambizioni di un uperuomo. Questo ricordo evoca una profonda malinconia, in particolare per l'amicizia stretta con Dario, che poco prima della stesura dell' opera è passato a salutarlo ed era malato. Da qui il contrasto tra presente e passato, gioventù e vecchiaia/malattia, che portano d'Annunzio stesso a riflettere sulla morte e alla consapevolezza della sconfitta. Notturno (1916) II "Notturno" è la più importante di queste composizioni, tanto da trarne la definizione di quest'ultimo periodo della vita di d'Annunzio("Periodo notturno"). Il racconto è suddiviso in tre parti definite "Offerte", che si svolgono su tre momenti temporali: il presente della scrittura e della malattia, il passato recente degli episodi di guerra e dell' incidente di volo, il passato remoto dei ricordi d' infanzia. Da qui si possono ricavare i temi essenziali della narrazione: la morte, la guerra, la malattia, le vicende descritte creano un'atmosfera cupa, tanto che lo stesso d'Annunzio definì quest'opera "il commentario della tenebra". Oltre a questo, l' autore non si limita a narrare oggettivamente, ma analizza il proprio stato d' animo fronte alle vicende, attraverso dei brevi frammenti in prosa che trasmettono fluentemente lo scorrere incessante dei propri pensieri e sentimenti. Anche lo stile è più semplice e meno retorico, conferendo all' opera l'atmosfera di una confessione intima di d' Annunzio verso il lettore. Il libro segreto (1936) Il libro segreto è l' ultima opera in prosa di d' Annunzio, scritta nel Vittoriale. "Cento e cento e cento e cento pagine del libro segreto di Gabriele D'Annunzio tentato di morire", questo è il vero titolo del componimento, che si tratta veramente del diario autobiografico segreto dello scrittore, in cui ricorda le sue imprese politiche e militari e la sua carriera di scrittore, che viene considerata un dono divino del destino.