D'Annunzio: dalla guerra all'impresa di Fiume
La Prima Guerra Mondiale offrì a Gabriele D'Annunzio l'opportunità tanto attesa di realizzare le sue aspirazioni eroiche. Allo scoppio del conflitto, tornò in Italia dall'esilio francese e si lanciò in un'intensa campagna interventista, partecipando attivamente alle "radiose giornate di maggio".
Vocabulary: Radiose giornate di maggio - Periodo di manifestazioni interventiste in Italia nel maggio 1915, che precedette l'entrata in guerra del paese.
Arruolatosi volontario, D'Annunzio attirò nuovamente l'attenzione pubblica con imprese clamorose. Tra queste, spiccano la "beffa di Buccari", un'audace incursione nel golfo del Carnaro in Istria con una flotta di motosiluranti, e il celebre volo su Vienna, gesto propagandistico di grande effetto.
Example: Il volo su Vienna, compiuto il 9 agosto 1918, vide D'Annunzio guidare una squadriglia di aerei italiani sulla capitale austriaca, lanciando volantini tricolori sulla città.
Nel dopoguerra, D'Annunzio si fece interprete dei sentimenti di delusione e rancore per la "vittoria mutilata" che serpeggiavano tra i reduci. Questa espressione si riferiva alla percezione che l'Italia, nonostante la vittoria, non avesse ottenuto tutti i territori promessi dagli Alleati con il Patto di Londra.
Definition: Vittoria mutilata - Espressione coniata da D'Annunzio per descrivere la delusione italiana per gli esiti diplomatici della Prima Guerra Mondiale.
Capitalizzando su questo malcontento, D'Annunzio capeggiò una marcia di volontari su Fiume, città contesa tra Italia e Jugoslavia. Questa impresa, iniziata nel settembre 1919, vide lo scrittore assumere il controllo della città, proclamandone l'annessione all'Italia e instaurando un governo provvisorio noto come Reggenza italiana del Carnaro.
Highlight: L'impresa di Fiume rappresentò l'apice dell'attivismo politico di D'Annunzio, combinando il suo carisma letterario con l'azione militare e politica.
L'avventura fiumana si concluse nel dicembre 1920, quando le forze regolari italiane, su ordine del governo Giolitti, intervennero per porre fine all'occupazione. Nonostante la sconfitta, D'Annunzio sperava di proporsi come leader nazionale, con il titolo di "duce". Tuttavia, fu presto scalzato da un più abile politico, Benito Mussolini.
Il rapporto tra D'Annunzio e il fascismo fu complesso. Il regime lo esaltò come padre della patria, riconoscendo il suo ruolo di precursore ideologico e stilistico. Allo stesso tempo, però, lo guardò con sospetto, temendo la sua potenziale influenza politica.
Quote: "Il fascismo poi lo esaltò come padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, confinandolo praticamente in una villa di Gardone."
Gli ultimi anni di D'Annunzio furono trascorsi nella villa di Gardone, sul lago di Garda, che trasformò nel "Vittoriale degli Italiani", un complesso monumentale eretto a celebrazione di se stesso e delle gesta degli italiani. Qui, ossessionato dalla decadenza fisica, visse fino alla morte, avvenuta nel 1938.
Curiosità: Il Vittoriale degli Italiani, residenza di D'Annunzio dal 1921 alla morte, è oggi un museo che conserva oggetti, opere d'arte e cimeli legati alla vita dello scrittore e alla storia italiana.