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Cesare Vita e opere

27/9/2022

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Cesare: uomo politico e scrittore
Nessuno scrittore latino e nessuna figura politica della storia romana ha lasciato un'impronta come quella

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Cesare: uomo politico e scrittore Nessuno scrittore latino e nessuna figura politica della storia romana ha lasciato un'impronta come quella di Cesare. In Cesare, infatti, si realizza pienamente una singolare e originale fusione fra la dimensione politica e quella artistico- letteraria: non solo egli domino il suo tempo, come generale e come signore di Roma, ma allo stesso tempo fu una delle personalità artistiche più significative di tutta la letteratura latina. Gaio Giulio Cesare nacque nel 100 a.C. a Roma, dalla nobilissima gens lulia, una delle più antiche e illustri famiglie dell'aristocrazia romana, e visse in una Roma ancora dominata dal modello costituzionale di Silla, inoltre era il nipote di Mario e si era sposato con Cornelia, figlia di Lucio Cornelio Cinna, uno dei leader della parte Mariana. A Roma al tempo erano presenti due partiti: quello dei populares, ovvero i progressisti che volevano un cambiamento politico, e quello degli ottimati, i conservatori che invece volevano conservare le vecchie tradizioni politiche. Non ebbe vita facile ai suoi esordi nella carriera politica, perché le sue simpatie per la causa di Mario e per la parte popolare lo rendevano inviso al Senato e ai nobili. Per questa ragione, egli fece i suoi primi passi nel tradizionale cursus honorum relativamente tardi: nel 68 a.C., a trentadue...

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Didascalia alternativa:

anni, ottenne la carica di questore e tre anni più tardi (nel 65 a.C.) fu edile curule. Come edile, dimostrò apertamente le sue simpatie per la plebe, organizzando e allestendo giochi e spettacoli, iniziativa per cui divenne uno dei personaggi più amati dal popolo, ma che lo costrinse a contrarre debiti enormi. Del resto, l'inclinazione a spendere altissime somme di denaro segnò un po' tutta la sua vita, tanto che pare mori ricoperto di debiti. Cesare e Pompeo Un anno cruciale per molti versi fu il 63 a.C.: Cesare riuscì a farsi eleggere come pontefice massimo, una carica di grande prestigio, ma contemporaneamente venne coinvolto nello scandalo del colpo di Stato ordito da Catilina, insieme a Marco Licino Crasso. Nel 62 a.C. fu pretore e nel 61 ottenne la propretura della Spagna. In questi anni l'Urbe era dominata da Gneo Pompeo, grande generale, che una volta tornato a Roma aveva reclamato un ruolo di primo piano nella politica romana ed era ritenuto un pericolo per il Senato, che non tollerava uomini così forti perché avevano paura che potessero insidiare il potere degli optimates, e per questa ragione si creò un'alleanza fra Pompeo e Cesare. Nel 60 a.C. ci fu il primo triunvirato tra Cesare, Pompeo e crasso ognuno di loro era importante per tre aspetti diversi, Cesare per le simpatie che sapeva mietere fra il popolo, Pompeo in virtù del suo potere militare e Crasso per le sue enormi ricchezze e la vasta clientela. In un primo momento Pompeo assunse un ruolo principale mentre crasso e Cesare dovettero accontentarsi di attendere ma per Cesare l'accordo con Pompeo fu vantaggioso perché nel 59 a.C. riuscita ad ottenere il consolato e l'anno successivo ottenne il proconsolato del Liliana, della Gallia cisalpina e Narbonese. Cesare in Gallia Quest'incarico, dava la possibilità al Senato di liberarsi apparentemente di Cesare, ma in realtà rappresentava la chiave di svolta per la sua carriera politica, infatti Cesare sapeva quanto fossero importanti i successi militari per il suo cursus honorum, infatti Cesare sfruttò la situazione per dare inizio a una vasta campagna militare, conquistando man mano tutto il territorio celtico e in una guerra che durò circa sette anni, portò nelle mani di Roma un territorio molto vasto dotato di grandissime potenzialità dal punto di vista economico, per la ricchezza di materie prime e di schiavi. Con il governatorato delle Gallie, Cesare si conquistò un enorme popolarità e grande potere personale, tale da suscitare notevoli ostilità fra i membri dell'aristocrazia tra cui i senatori che si rivolsero a Pompeo, per convincerlo a iniziare una lotta contro Cesare. Pompeo che fin da quel momento aveva manifestato grandi simpatie per la parte popolare, comprese che Cesare stava diventando un grande pericolo, per questa ragione si schierò con i senatori e negò a Cesare il consolato, e egli quando tornò a Roma per reclamare la carica, Pompeo e il Senato minacciarono Cesare di sciogliere il suo esercito Cesare padrone di Roma. Cesare non voleva cedere alle pressioni di Pompeo e del Senato e il 10 gennaio del 49 a.C. attraverso la linea sacra del pomeridiano E mentre calpestava questa linea invalicabile pronunciò una celebre frase che passa nella storia "alea iacta est" "dato è tratto", un'espressione emblematica che sintetizza l'idea del passaggio da uno spazio geografico ad un altro e il profondo e traumatico cambiamento storico che il gesto di Cesare comportò. Infatti in questo giorno di inverno ebbe fine la Repubblica romana e si aprì la strada per la dittatura di Cesare. Quando la minaccia di Cesare si presentò alle porte di Roma, Pompeo e i suoi seguaci fuggirono in Grecia, ma dopo anni di guerra Cesare sconfisse definitivamente Pompeo a Farsalo in Tessaglia nell'agosto del 48 a.C. Mentre ancora infuriava la guerra civile, tuttavia Cesare era di fatto già il padrone della città. Cesare assunse le massime cariche dello Stato ricoprendo la dittatura, consolidò il proprio consenso estendendo il diritto latino ai territori delle province e favorendo la politica delle colonie verterani, ma si sottrasse alle istanze più radicali dei populares, eliminando le distribuzioni pubbliche di grano e rifiutandosi di promuovere provvedimenti mirati alla generale cancellazione dei debiti. La sua politica era dunque moderata e questa posizione moderata non permise tuttavia Cesare di quietare l'odio dei conservatori che rimanevano fieramente ancorati all'istituzioni repubblicane E che intravedevano nella sua politica il rischio di una trasformazione di Roma in senso monarchico. Dopo la monarchia crusca la parola Rex risultava per i romani sgradita ma Cesare ambiva proprio alla carica di re e desiderava una monarchia di tipo orientale, con il culto assoluto del sovrano e del capo. E nel 44 a.C. Cesare venne assassinato attraverso una congiura che faceva capo a Bruto, figlio adottivo di Cesare stesso e a Cassio uno dei pompeiani che ci sarà aveva graziato. La nascita dell'inizio della carriera L'operato di Giulio Cesare cambiò davvero il mondo, con lui finì il sistema repubblicano e si inaugurò un'epoca in cui il governo dello Stato era affidato ad una autorità suprema, che combatteva l'esercito e di fatto esercitare il potere. Inoltre Cesare allargò i confini del mondo romano spostandoli verso il centro e il Nord Europa e fu anche un grande letterato, autore di una grande opera importante "i Commentarii" Cesare quindi proveniva da una delle più antiche famiglie patrizie, la quale le sue origini risalivano a lulo, figlio di Enea. Questa gens aveva dato a Roma consoli, condottieri e magistrati. Quando Cesare nacque, però la gens lulia non era ricca. Giulio Cesare nacque a Roma tra il 101 al 100 a.C. la sorella del padre, Giulia, sposò Caio Mario, di cui quindi Cesare divenne nipote acquisito. Durante le guerre civili la gens lulia si schierò dalla parte di Caio Mario e di conseguenza Giulio Cesare era legato al partito dei populares. Nell'84 a.C. morì Gaio Mario e l'anno successivo anche il padre di Giulio Cesare e ciò lo porto ad agire in piena autonomia. La carriera politica di Cesare iniziò a 16 anni, e ricevette la nomina per la carica di flamen dialis, il più grande sacerdozio del culto di Giove. Cesare sposò poi Cornelia, figlia di Cornelio Cinna, il braccio destro di Mario e suo successore alla guida dei populares. Nell'82 a.C. Silla sconfisse i seguaci di Mario come dittatore e a Cesare gli impose il divorzio da Cornelia, ma il giovane rifiuto; Silla era deciso a condannarlo a morte ma fini per risparmiarlo solo davanti alle preghiere dei tanti amici aristocratici di Cesare. Le guerre civili Cesare disponeva dell'esercito più forte di Roma e aveva acquisito un'eccezionale popolarità. Il Senato si affidò ad un grande condottiero Pompeo, che da tempo si era allontana da Cesare. Iniziò la guerra civile tra Cesare e Pompeo illustrata successivamente da Cesare nel de bello civili. Nel de bello civili Cesare tenta di presentarsi come il campione della legalità. Dopo i suoi trionfi in Gallia, Cesare intendeva presentarsi al consolato per il 49 a.C. ma per farlo avrebbe dovuto lasciare il comando militare con sei mesi di anticipo, pertanto chiese un'eccezione ma il senato che era d'accordo con Pompeo glielo nego. Cesare fu quindi quasi obbligato a forzare la situazione e quindi varcò il Rubicone con le sue legioni e egli pronunciò la famosa frase: alea iacta est. Quando Cesare varcò il Rubicone a Pompeo e ai suoi alleati aristocratici non resta che fuggire. La battaglia decisiva viene a Farsàlo, in Tessaglia nel 48 a.C. dove, benché l'esercito di Pompeo fosse il doppio Cesare riuscì a vincere. Pompeo si diede alla fuga ad Alessandra, la capitale del regno greco d'Egitto dove fu ucciso da coloro che regnavano per conto dei giovani Tolomeo, che speravano di conquistarsi la fiducia di Cesare. - Cesare e Cleopatra Cesare Alessandria e si trovarci congiura ordita dai funzionari di Tolomeo e rimase assediato nel palazzo reale. In quest'occasione Cleopatra si pose sotto la tua abitazione e lo sedusse. Furono giorni convulsi, in cui Cesare rischio più volte la vita, assediato dagli uomini di Tolomeo ma riesci sempre a scappare. Con la protezione di Cesare Cleo parla di Venere Gina: in omaggio a lei infatti Cesare non vuole che il regno d'Egitto diventasse provincia romana. Gli ultimi anni: dalle vittorie alle Idi di Marzo La guerra civile però non era ancora finita, i luogotenenti di Pompeo si erano riorganizzati ma Cesare li sconfisse nuovamente. Ora si doveva riorganizzare lo Stato, e Cesare accentrò tutto il potere nelle sue mani e si fece nominare dictator che era una carica straordinaria. Questo passo suscitò l'opposizione non solo dell'aristocrazia ma anche nei circoli più vicini a Cesare. I congiurati decisero di assassinarlo. Entrato in Senato, i congiurati lo assalirono e lo pugnalarono e tra loro vi era anche Marco Giunio Bruto suo figlio. Cesare quindi morì nel 44 a.C. le Idi di marzo (15 marzo). Il de bello gallico assume dunque un carattere epici: l'epos della conquista di un impero. Cesare non nasconde l'orrore della guerra, ma lo presenta senza commenti attraverso un racconto drammatico e terribile. Dalle parole di Cesare emerge il carattere ineluttabile dei conflitti, da cui tanti innocenti sono travolti. Significative sono le pagine che descrivono l'assedio di Alesia. Lo stile di Cesare. Cesare ha uno stile essenziale, in cui predomina la paratassi. Le sue sono frasi corte, fatte di poche parole, in cui si nota l’ellissi del verbo. Inoltre, l'autore ma impiegare nessi sintetici. In questo modo Cesare accelera il ritmo del racconto concentrandolo sui momenti fondamentali, in cui la stessa brevità ottiene effetti fortemente drammatici. Cesare evita metafore e discorsi diretti che rallenterebbero l'azione, e predilige invece i discorsi indiretti che gli consentono di trasmettere l'assenza di quanto fu detto o discusso. Cesare non ama variare il lessico e non teme le ripetizioni; piuttosto, seleziona parole identiche per indicare l'identico oggetto che consente maggiore semplicità e concisione ed inoltre Cesare utilizza il latino raffinato.