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22/11/2022
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Carlo Goldoni (1707-1793, Venezia → Rep. Marinara vivace e incline alle innovazioni culturali) Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707 e fu commediografo e artefice della Riforma del Teatro in Italia. Viene riconosciuto come il primo intellettuale ad essere retribuito attraverso le sue esibizioni teatrali; inoltre, con il rinnovamento dei canoni strutturali e stilistici del testo drammatico, si interessò a raggiungere un pubblico vario e complesso. Nella sua giovinezza insorse una potente inclinazione nei confronti del teatro, la quale lo spinse all'elaborazione delle sue prime commedie. La presenza di Goldoni nello scenario teatrale e l'avvio della riforma della commedia attraversarono gradualmente quattro fasi: Prima fase: il periodo giovanile (1730-1747), attraverso la dedizione per il teatro, nella gioventù iniziò a comporre brevi testi comici sperimentando le prime commedie. Nel 1734 conobbe Giuseppe Imer e Michele Grimani, i quali gli assegnarono incarichi di poeta comico. Nel 1738 scrisse la sua prima commedia Il Momolo Cortesan, opera in dialetto veneziano rivolta ad un pubblico costituito da nobili e dai ceti più umili. Nella prima fase delle sue commedie analizzò la realtà della società veneziana contemporanea, la cui osservazione condusse alla celebrazione della figura del mercante, ritenuto laborioso e diligente. Goldoni evidenziò l'importanza del mercante per la crescita economica delle nazioni e per tale ragione si contrappose alla nobiltà...
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che viveva di rendita e godeva dell'ozio garantito dalle ricchezze ereditate. La nobiltà fu profondamente criticata da Goldoni (in seguito anche da Parini). Con l'esaltazione della figura del mercante divenne evidente l'intento moralistico di Goldoni di correggere i vizi della società e proporre modelli positivi. Seconda fase: la compagnia Medebach (1748-1753), nel 1748 Goldoni conobbe il capocomico Girolamo Medebach, il quale gli offrì il ruolo di poeta nella sua compagnia di Teatro Sant'Angelo (Venezia). I due autori stipularono un contratto e un compenso fisso, convertendo Goldoni in scrittore di teatro per professione. Attraverso l'incarico per la compagnia di Medebach, avviò la Riforma Teatrale che vide la trasformazione delle maschere della Commedia dell'Arte in personaggi psicologicamente complessi. → Scrittore per professione Goldoni fu il primo scrittore ad essere stipendiato grazie alla produzione di commedie. Infatti, fino a quel momento gli scrittori solevano appartenere alla nobiltà o a vivere presso le corti, noncuranti di ottenere una paga dalle loro opere giacché godevano di ampie prerogative. Tuttavia, Goldoni si impegnò a scrivere ed elaborare rappresentazioni comiche per ottenere guadagno e raggiungere una stabilità economica. Inoltre, fu un rivoluzionario perché riteneva fondamentale mettere in scena la realtà per appagare il mercato; infatti, rispettare il gusto del pubblico permetteva di trasformare il teatro in un'impresa commerciale in cui il successo era garantito dal popolo che pagava per assistere alle rappresentazioni teatrali, assicurando un guadagno. Pertanto, Goldoni si adattò alle richieste del mercato per compiacere il suo gusto e riscontrare popolarità. Terza fase: il Teatro San Luca (1753-1762), a causa di questioni economiche, nel 1753 abbandonò la compagnia Medebach e iniziò a lavorare presso il teatro San Luca, raggiungendo l'apice del suo successo con la pubblicazione della sua commedia più riuscita La Locandiera. Quarta fase: Parigi (1762-1793), nel 1762 decise di trasferirsi a Parigi per proporre la sua riforma anche all'estero. L'abbandono di Venezia fu motivato dall'indebolimento della città alla vigilia della Rivoluzione Francese; la Repubblica che da secoli conservava il prestigio commerciale fu ceduta all'impero austriaco (1797) da Napoleone. La crisi si riversò sulla classe borghese, provocando il crollo della forza del mercante. A Parigi realizzò i Mémoires (1783) un diario autobiografico dove ricostruì le fasi della sua carriera teatrale. Tuttavia, fu ostacolato dai gusti francesi che prediligevano la Commedia Dell'arte tradizionale caratterizzata da canovacci, maschere e lazzi (battute comiche utilizzate nelle scene teatrali improvvisate). Il suo periodo di decadenza culminò con la morte nel 1793. Goldoni e l'Illuminismo a Venezia Goldoni visse direttamente nel contesto di rinnovamento illuminista; pertanto, prese in considerazione alcuni principi che giunsero a Venezia, capitale del Teatro. L'ambiente veneziano era contraddistinto dai contatti commerciali con le potenze del Mediterraneo e dalla varietà di realtà sociali che indicavano la vivacità e la tolleranza culturale della città. Venezia era una Repubblica Marinara oligarchica il cui prestigio mercantile nel Mediterraneo le garantì un ruolo centrale nello scenario commerciale. Infatti, già a partire dalle Crociate Venezia finanziava le navi e praticava l'usura con i monarchi; inoltre, possedeva scali commerciali che giungevano fino a Cipro. Il prestigio mercantile di Venezia fu succeduto dal consolidamento nell'attività mercantile della classe borghese. L'illuminismo a Venezia si diffuse fra i ceti borghesi e influenzò il pensiero di Goldoni, il quale attraverso la pluralità di esperienze vissute e comprese nelle sue commedie, diede loro un carattere più realista. Alcuni motivi di base illuminista che prese in considerazione furono: l'ottimismo determinato dall'utilizzo della ragione per risolvere le difficoltà; il senso di collaborazione fra gli uomini; l'idea di una società laboriosa, onesta e che esaltava la produttività; la fiducia nella cordiale convivenza e l'antipatia verso la nobiltà e le ingiustizie sociali. La riforma del Teatro (1748-1753) Il declino della Commedia dell'Arte All'inizio del Settecento la scena teatrale era dominata dalla Commedia dell'Arte, caratterizzata dalla presenza di attori che impersonavano maschere tradizionali (Arlecchino, Pantalone...), improvvisavano le battute e seguivano le direttive del canovaccio, ossia una trama a libera interpretazione. Goldoni rifiutò la tradizione per una serie di motivazioni: La comicità ridondante e fuori dal tempo; ● ● ● Poiché la Commedia Dell'arte stava perdendo rigore a causa del disinteresse da parte del pubblico ormai distante dalle situazioni illustrate, Goldoni decise di coinvolgerlo attraverso una riforma che rispettasse i loro bisogni ed esigenze. La rigidezza stereotipata delle maschere, dimostrata dai comportamenti fissi e monotoni; La ripetitività delle situazioni inscenate e della recitazione degli attori, dimostrata dalla riproduzione dei lazzi, cioè battute comiche presenti nelle scene teatrali; L'inverosimiglianza e l'incoerenza degli intrecci. Mondo (realtà vissuta) e Teatro (scena viva) Nella riforma di Goldoni le due direttrici fondamentali erano il Mondo e il Teatro: ● ● ● Il Mondo rappresenta la realtà come fonte di ispirazione per la creazione di commedie verosimili; attraverso uno studio sociologico, l'autore analizza i comportamenti della società in modo da riflettere sulle problematiche del tempo attraverso lo spettacolo; I caratteri della Riforma La Riforma della Commedia aspirava alla rappresentazione di una realtà concreta ed effettiva, i cui caratteri essenziali furono: La sostituzione del canovaccio (brevi appunti consultati dall'attore che improvvisava) con copioni dettagliati. Al fine di rappresentare concretamente le sfumature della realtà, Goldoni respinse l'improvvisazione e mirò all'elaborazione di battute disposte in copioni da memorizzare; Il Teatro ha il compito di riportare scene verosimili che vengano incontro al gusto del pubblico, presentando il realismo vivace, dinamico e comico della realtà. L'elaborazione di trame credibili e verosimili. Le vicende si svolgevano in modo lineare e credibile in corrispondenza alla necessità del pubblico basso di sentirsi rappresentato attraverso scene di vita realistiche, ma soprattutto per compiacerlo al fine di ricavare una retribuzione; ● ● L'assegnazione di un ruolo centrale al popolo umile (ex. La Locandiera), in contrapposizione con il tipico modello drammatico che includeva protagonisti nobili e figure mitologiche; La Locandiera (1753, III atti) La Locandiera, commedia divisa in III atti, è il capolavoro teatrale di Goldoni rappresentato per la prima volta nel 1753 al teatro Sant'Angelo. La lingua utilizzata nella commedia è il fiorentino depurato da dialettismi e da termini aulici. La trama verte attorno al caos sentimentale causato da Mirandolina, i cui clienti dell'albergo le presentano numerose proposte amorose. L'opera ritrae chiaramente il realismo vivace della borghesia mercantile attraverso una serie di novità: L'assenza di maschere e l'introduzione di personaggi veri e unici; La narrazione di vicende verosimili alla realtà sociale borghese. L'opera si basa infatti sul caos sentimentale che vede coinvolti i protagonisti; L'intento moralistico, cioè la finalità educativa che Goldoni diffonde per far riflettere il pubblico: avverte gli uomini riguardo il potere di seduzione delle donne che, burlandosi dei loro spasimanti, pensano unicamente ai propri interessi. ● La rinuncia alle maschere tradizionali del teatro classico e l'elaborazione di personaggi psicologicamente complessi, le maschere sono dei modelli fissi con carattere e tratti facilmente individuabili che ritraggono uno stereotipo; tuttavia, Goldoni voleva rappresentare personalità individuali e uniche, dimostrando che nella vita ci sono infinite varianti di uno stesso carattere. Pertanto, rappresentò le differenti sfumature dei caratteri di personaggi realisti e multiformi. L'idea di individualità nacque dal consolidamento della classe borghese a Venezia che, grazie all'operosità e ai successi nel commercio mercantile, ambiva ad assistere a scene di vita della quotidianità borghese; L'introduzione del dialetto come lingua letteraria, in contrasto con quella formale. Per inscenare la realtà quotidiana era necessario adottare la lingua colloquiale utilizzata quotidianamente, il dialetto. Poiché nel XVIII secolo l'Italia era linguisticamente differenziata, per la comunicazione ufficiale veniva utilizzato convenzionalmente il toscano; tuttavia, veniva parlato il dialetto. Per preservare il realismo, Goldoni utilizzò il dialetto veneziano, caratterizzato da una sintassi paratattica (periodi brevi e coordinati tra di loro) e semplice, riproducendo tono informale della conversazione quotidiana. Inoltre, adeguò la lingua al personaggio; i mercanti utilizzavano il dialetto popolare ricco di frasi fatte ed espressioni idiomatiche, mentre i colti e i nobili utilizzavano un veneziano più puro e aulico. La varietà di registri dimostrava il realismo delle scene e raffigurava la complessità del pubblico compiaciuto dallo spettacolo; inoltre, il dialetto trattava le tematiche in modo semplice, vivace e dilettevole. ● La finalità moralistica, l'autore auspicava ad educare la società correggere a modelli positivi. La trasformazione delle maschere in caratteri individuali permise a Goldoni di stigmatizzare i vizi tipici, la superbia e l'ostentazione della ricchezza delle nobiltà veneziana. I personaggi (nobili e crescente borghesia) Mirandolina: donna scaltra, intelligente e proprietaria di una locanda. È estremamente cinica (disillusa), guarda il proprio interesse materiale, vuole essere adorata e servita ed è ossessionata dal potere; infatti, necessita controllare e comandare gli altri. Critica severamente gli uomini, considerandoli oggetti di dominio. Tuttavia, alla fine dell'opera Mirandolina riesce a far innamorare il Cavaliere di lei, ma rinuncia al potere sposandosi; Marchese di Forlipopoli e il Conte di Albafiorita: contrasto tra nobiltà di sangue ormai decaduta e la nobiltà recente che ostenta la sua grande ricchezza; Cavaliere di Ripafratta: altezzoso, disprezza le persone socialmente inferiori ed è profondamente misogino; Fabrizio: uomo di campagna, semplice, che aspira al salto di classe.