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La commedia dell'arte e Carlo Goldoni

19/9/2022

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La commedia dell'arte La commedia dell'arte è una forma di spettacolo nata in Italia nel XVI secolo, che si distingue dagli altri generi teatrali per via del professionismo degli attori. La commedia dell'arte ha avuto popolarità fino alla metà del XVIII secolo, ovvero fino agli anni della riforma goldoniana della commedia. La commedia dell'arte non era un vero è proprio genere teatrale, bensì era un modo diverso di produrre spettacoli. Infatti, le rappresentazioni non erano basate su dei copioni definiti, ma su dei "canovacci", detti anche scenari, i quali fornivano indicazioni sulle azioni e sui lazzi (che erano degli interventi comici non legati al resto della commedia, che avevano il solo scopo di far ridere il pubblico), mentre il resto dello spettacolo veniva improvvisato. Un altro elemento che caratterizzava la commedia dell'arte era la presenza di caratteri fissi, ovvero personaggi aventi le medesime caratteristiche che si ripetono nelle diverse rappresentazioni. La commedia dell'arte era popolare anche all'estero ed era conosciuta come "Commedia italiana". Una novità introdotta dalla commedia dell'arte fu la presenza delle donne sul palcoscenico. Ciò avvenne grazie ad un contratto stipulato con un notaio di Roma il 10 ottobre 1564, con il quale si ha la prima apparizione documentata di una donna sul palcoscenico: la donna in questione era la "signora Lucrezia Di Siena", che fu...

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Didascalia alternativa:

ingaggiata da una compagnia che si proponeva di fare commedie nel periodo di carnevale. La commedia dell'arte era anche denominata come "commedia all'improvviso" (o improvvisa), "commedia a braccio" o "commedia degli Zanni". La commedia dell'arte venne denominata così perché nel Medioevo il termine "arte" indicava un mestiere o una professione poiché grazie alla commedia dell'arte la figura del teatrante divenne un vero e proprio mestiere. Il termine "commedia dell'arte" viene incontrato per la prima volta nel 1750 nella commedia "Il teatro comico" di Carlo Goldoni. In questa commedia l'autore parla di quegli attori che recitano le cosiddette "commedie dell'arte" usando delle maschere e improvvisando le loro parti, riferendosi al coinvolgimento di attori professionisti, ed usa la parola "arte" nell'accezione di professione, per indicare l'insieme di persone che esercitano questa professione. La biografia di Carlo Goldoni Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707. Sin da piccolo la vita di Goldoni fu caratterizzata da un continuo girovagare da Venezia a Perugia, dove il padre si era trasferito per via del suo lavoro. Goldoni studiò a Perugia grammatica e retorica al collegio dei Gesuiti per un anno, dopodiché egli frequentò i corsi di filosofia a Rimini presso la scuola dei Domenicani, da cui fuggì all'età di quattordici anni per seguire una compagnia di comici diretti a Chioggia ed infine tornò di nuovo a Venezia, dove nel 1721 venne accolto come praticante nello studio legale di uno dei suoi zii. Nel 1723 Goldoni venne ammesso al collegio Ghislieri di Pavia, dove studiò legge, ma prima della fine del terzo anno di università venne espulso per aver scritto una satira troppo esplicita sulle ragazze della città. Dopodiché Goldoni seguì il padre nei suoi spostamenti per lavoro in varie città. In questo periodo Goldoni mise in scena due melodrammi di Metastasio e scrisse due "operine" comiche, che lo convinsero della sua vocazione teatrale. Il padre di Goldoni morì improvvisamente nel 1731 e così egli dovette farsi carico della famiglia, dunque conseguì a Padova la laura in legge ed esercitò in veste di avvocato a Venezia per un paio di anni, ma fu poi costretto a fuggire da Venezia e rifugiarsi a Milano per sfuggire da una promessa di matrimonio non desiderata. Dopodiché Goldoni si spostò a Crema e Verona, dove conobbe il capocomico Giuseppe Imer, il quale gli offrì un incarico come autore incaricato di redigere copioni. In seguito Goldoni torna con Imer a Venezia e inizia a lavorare presso il teatro San Samuele, dove mette in scena il suo primo successo: la tragicommedia "Il Belisario". Nel 1736 Goldoni sposa Nicoletta Connio e ottiene l'incarico di direttore per il teatro San Giovanni Grisostomo. Nel 1738 Goldoni scrisse il "Momolo cortesan", che venne poi sviluppata con il titolo "L'uomo di mondo" e in questa commedia egli scrisse tutte le parti del protagonista e in questo modo si distaccò dalla commedia dell'arte. Questo rappresenta per Goldoni il primo passo verso la riforma del teatro, attraverso la quale Goldoni cerca di superare la tradizione delle maschere per fondare un teatro basato sui "caratteri". Tra il 1741 e il 1743 Goldoni viene nominato console a Venezia per conto della Repubblica di Genova, incarico per il quale accantonò la propria produzione drammaturgica, senza però abbandonarla mai. In questi anni, tra il 1744 e il 1748, Goldoni risiede a Pisa e si dedica principalmente alla sua carriera di avvocato, non trascurando mai le lettere, infatti in questo periodo divenne membro dell'Accademia d'Arcadia e scrive "Il servitore di due padroni". Successivamente incontra a Livorno il capocomico Gerolamo Medebach, il quale lo ingaggia come "poeta comico" per il teatro Sant'Angelo di Venezia, dove torna nel 1748 e dal 1749 al 1762 Goldoni vivrà a Venezia. In questi anni Goldoni compone tante commedie e attua la cosiddetta "riforma" del teatro comico, andando alla ricerca di una mediazione tra le proprie convenzioni e i gusti del pubblico. Dopo aver lavorato duramente per quattro anni con Medebach, Goldoni arriva all'apice del suo successo nel 1750, anno in cui scrisse sedici commedie (tra cui la famosa "La bottega del caffè") e afferma la sua riforma teatrale, e lo possiamo notare nella Prefazione alla prima raccolta delle sue commedie e anche nella sua commedia "Il teatro comico". Uno dei frutti di questa sua riforma è la sua opera "La locandiera", messa in scesa nel 1753, con la quale Goldoni introdusse una serie di commedie il cui personaggio principale era una donna. All'inizio degli anni Sessanta Goldoni lascia Venezia per Parigi, dove collabora con la Comédie Italienne. L'ultima commedia che Goldoni mise in scesa a Venezia fu "Una delle sue ultime sere di Carnovale", rappresentata nel 1762, nel quale Goldoni interpretava il protagonista Anzoletto, che stava lasciando Venezia per andare in Moscovia. A proposito di ciò, Goldoni scrive nei suoi "Mémoires" come il pubblico lo invitasse a tornare presto, nonostante la Francia sarebbe stata per Goldoni un viaggio senza ritorno. In Francia Goldoni venne accolto come una celebrità e ricevette complimenti da vari personaggi di spicco come Voltaire e Rousseau, ma il suo rapporto con il teatro e il pubblico francese non fu un granché poiché la riforma goldoniana non era arrivata a Parigi, dunque gli attori si aspettavano di improvvisare sui canovacci come avevano sempre fatto e il pubblico si aspettava di vedere le solite commedie basate sui modelli della commedia dell'arte. Per far fronte a questo Goldoni scrisse una serie di canovacci e intrecci in lingua francese, il cui protagonista era spesso Arlecchino, in quanto questo era uno dei personaggi più apprezzati dal pubblico francese. Dopodiché Goldoni lasciò il teatro e divenne maestro di italiano presso la corte di Versailles, dove insegnò fino al 1780. Nel frattempo tornò ad occuparsi di teatro, infatti nel 1771 mise in scena "Il burbero di buon cuore", che ebbe un grande successo. Infine, nella sua anzianità, si occupò della redazione dei "Mémoires" in lingua francese, ossia un'autobiografia e illustrazione della riforma teatrale, pubblicati nel 1787. Successivamente nel 1792, durante la Rivoluzione Francese, l'Assemblea sopprime gli stipendi di corte e di conseguenza Goldoni, che era ormai molto anziano, rimase senza alcun sostentamento e morì a Parigi nel 1793, poco prima che l'Assemblea ripristinasse la sua pensione con la motivazione che nelle sue commedie si poteva notare "un presagio della caduta del dispotismo". Le opere di Carlo Goldoni Per quanto riguarda le opere di Carlo Goldoni, egli scrisse oltre duecento opere, le quali appartengono ai generi emergenti del suo tempo. Egli scrisse commedie, tragicommedie, libretti d'opera e intermezzi. Di rilevante importanza sono le premesse che egli faceva per ogni diversa edizione delle sue opere, poiché contenevano delle riflessioni personali di Goldoni riguardo la natura del teatro. La sua opera più importante però sono i "Mémoires", poiché in essi sono contenute tutte le riflessioni di Goldoni sulla teoria e sulla pratica drammaturga. È possibile dividere la produzione di Carlo Goldoni in quattro fasi: 1. La prima fase va dal suo esordio con la pubblicazione dell'intermezzo "Il gondoliere veneziano ossia gli sdegni amorosi", pubblicato nel 1732, fino al 1748. In questi anni Goldoni sperimenta diversi generi teatrali e getta le basi per la riforma del genere comico. Facendo ciò, da un lato abbandona progressivamente la stesura di canovacci, dedicandosi a scrivere copioni veri e propri; e dall'altro adotta le maschere, tipiche della commedia dell'arte, sottoponendole però a un approfondimento psicologico e sociale. La riforma goldoniana, in un primo momento, si pone come obiettivo quello di superare gli stereotipi di queste maschere, in modo da farle diventare dei "caratteri", ovvero delle rappresentazioni di individualità specifiche e determinate. Goldoni mise in atto la sua riforma con l'opera del "Momolo Cortesan", nella quale scrisse tutte le parti del protagonista, in modo da distaccarsi dai canovacci, ma le parti degli altri personaggi erano ancora lasciate all'improvvisazione. La prima opera scritta per intero da Goldoni, nella quale egli non ha lasciato spazio all'improvvisazione, fu "La donna di galbo", rappresentata nel 1743. 2. La seconda fase è segnata dal ritorno di Goldoni a Venezia, avvenuto nel 1748. In questo periodo Goldoni attua la riforma della commedia, infatti abbandona del tutto le maschere e favorisce dei personaggi dotati di una propria individualità. I protagonisti di questa parte della produzione di Goldoni sono soprattutto la classe borghese in ascesa, di cui Goldoni faceva parte e a cui erano rivolte le sue opere "La famiglia dell'antiquario", "La putta onorata" e "La buona moglie", in cui Goldoni celebra i valori dell'operosità e dell'ambizione. Al contrario, nelle opere di Goldoni risalenti a questa fase della sua produzione si poteva notare una forte polemica nei confronti della nobiltà, che veniva da lui rappresentata sempre come l'emblema dell'inerzia e dell'improduttività. 3. La terza fase è segnata dal passaggio dal teatro Sant'Angelo a quello di San Luca, in cui Goldoni risente delle polemiche che seguirono la sua riforma, che dovette fronteggiare offese sia dal punto di vista morale che estetico. Sotto il piano morale, Goldoni veniva accusato di aver ridicolizzato dei personaggi del ceto aristocratico, e di aver fatto risaltare positivamente dei personaggi della borghesia o del popolo. Sotto il punto di vista estetico, venne censurata l'attitudine innovativa di Goldoni, che non si conformava alle norme fissate dai classici. Secondo coloro che criticavano l'operato di Goldoni, il problema risiedeva nel "difetto di verosimiglianza" dei personaggi, che non rispecchiavano la realtà del tempo. 4. La quarta fase coincide con il periodo francese, che va dal 1762 fino alla sua morte. Anche in Francia Goldoni dovette confrontarsi con le aspettative del pubblico, abituato allo stile proposto dalla commedia dell'arte poiché la riforma goldoniana non era arrivata in Francia. Goldoni dovette dunque rinunciare alle sue ambizioni di portare la sua riforma anche nei teatri francesi per accontentare le pretese del pubblico, per cui scrisse numerosi canovacci in lingua francese. La riforma goldoniana La riforma goldoniana aveva come obiettivo quello di riformare le forme e i contenuti della commedia dell'arte. I punti principali della riforma goldoniana furono: la pratica della scrittura: si passò dai canovacci a scrivere un vero e proprio copione, contenente tutte le parti di tutti i personaggi, anche di quelli di minor rilievo ed erano presenti anche alcune indicazioni per una migliore recitazione della parte la caratterizzazione dei personaggi: si passa dalle maschere tradizionali e stereotipate a personaggi con una propria individualità, delineati psicologicamente e socialmente, ricchi di sfumature e che potevano evolvere col tempo la natura degli intrecci: Goldoni crea degli intrecci che si rifacevano agli ideali "Illuministici" di misura e linearità, che si distaccavano totalmente dalla struttura ripetitiva della commedia dell'arte la lingua: Goldoni predilige l'uso dell'italiano, opponendosi al plurilinguismo dialettale della commedia dell'arte, cosa che creò non pochi problemi, in quanto l'italiano era una lingua prettamente letteraria e nel parlato le persone prediligevano l'uso dei dialetti. Nonostante ciò Goldoni scrisse e mise in scena anche alcune commedie in dialetto veneziano, destinate espressamente al pubblico della sua città. le finalità: la commedia dell'arte aveva come finalità quella di intrattenere, mentre le commedie di Goldoni avevano delle finalità morali, il che rispecchiava il suo moderato illuminismo, che prevedeva proprio quest'equilibrio tra utilità e piacere Il libro del Mondo e il libro del Teatro In questo brano Goldoni afferma che i libri su cui ha più studiato sono il libro del Mondo e il libro del Teatro. Il libro del Mondo è il "libro" da cui Goldoni trae ispirazione per i personaggi e gli argomenti delle sue commedie. Il libro del Teatro è invece il "libro" su cui Goldoni studia per imparare a rappresentare sulla scena i caratteri, le passioni e gli avvenimenti per accontentare i gusti del pubblico. Goldoni ha infatti affermato di tenere in grande considerazione il gusto del "Popolo" e di non preoccuparsi del parere dei letterati, i quali lo richiamavano al rispetto delle regole del teatro antico. Secondo Goldoni infatti il teatro doveva essere una "copia" di quanto accade nel mondo. Il teatro comico Questa commedia di Goldoni può essere definita come "meta-commedia", in quanto tratta il metodo con cui, secondo Goldoni, dovrebbe essere strutturata e realizzata una commedia. Dal testo di questa commedia si possono capire i modi e gli intenti della riforma goldoniana del Teatro Comico. La riforma che egli intende attuare non è una riforma che riguarda strettamente l'ambito letterale, ma è mirata principalmente all'ambito dello spettacolo e nei suoi rapporti con la vita sociale. Dai commenti di Orazio possiamo capire il rifiuto che Goldoni ha verso la commedia dell'arte e verso l'improvvisazione. All'interno di questa commedia viene inserita la Farsa di Rosaura e Florindo. Essa tratta della rivalità in amore che vi è tra il padre (Pantalone) ed il figlio (Florindo) per ottenere in sposa Rosaura. Da quest'opera di Goldoni possiamo comprendere il passaggio dalla commedia all' "improvviso" alla commedia di "carattere". Nella commedia all' "improvviso" abbiamo una drammaturgia d'attore, in cui il modo di recitare risulta sostanzialmente autonomo dal testo scritto. In questo tipo di commedie abbiamo un canovaccio in cui è scritta solamente la struttura della commedia. Esso è scritto in forma narrativa e rappresenta soltanto una traccia per gli attori, i quali recitano improvvisando e basandosi sulla mnemonica. Con Goldoni, il quale rifiutava fortemente la volgarità buffonesca e la ripetitività della commedia dell'arte, avviene appunto il passaggio da questo tipo di commedia, alla commedia di "carattere". In quest'ultima si ha una drammaturgia d'autore, dunque gli attori sono legati ad un copione in cui le parti sono interamente scritte dall'autore. In questa commedia abbiamo uno gioco di opposizioni tra i personaggi, infatti da un lato abbiamo Placida, la quale rappresenta l'idea di innovazione, in quanto vorrebbe recitare soltanto commedie di "carattere", dunque sostiene le idee della riforma goldoniana, mentre dall'altra parte abbiamo Tonino, il quale rappresenta la tradizione, in quanto ha recitato per anni dietro la maschera di Pantalone e dunque sostiene il teatro comico proposto dalla commedia dell'arte. Placida sostiene che il pubblico necessita di vedere qualcosa di innovativo, in quanto conosce già bene la maschera e le sue battute prima ancora che l'attore che sta dietro quella maschera le pronunci e che è stanco di vedere sempre le stesse cose. Tonino controbatte dicendo che comunque, per quanto un attore può avere esperienza, è abituato al tipo di teatro proposto dalla commedia dell'arte, basato su canovacci e improvvisazione, dunque interpretare un personaggio secondo la riforma goldoniana sarà faticoso per via del fatto che l'attore dovrà studiare le commedie scritte e attenersi strettamente ad esse, senza improvvisare e deve interpretare il carattere del personaggio in modo che sia credibile. La vocazione teatrale In questo brano Goldoni descrive un avvenimento della sua adolescenza, avvenuto tra il 1720 e il 1721. In quel periodo egli si trovava a Rimini per studiare filosofia presso i padri Domenicani ed era affidato al conte Rinalducci, che per il padre di Goldoni era una persona di fiducia, il quale doveva sorvegliare Goldoni e prendersene cura mentre lui studiava a Rimini. Un giorno Goldoni, allora quattordicenne, decise di abbandonare le vesti di studente e di intraprendere un viaggio con una compagnia teatrale, che era diretta a Chioggia. Qui è possibile notare quanto è grande l'amore di Goldoni per il teatro e quanto ami la compagnia e la socievolezza.