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Carlo Goldoni

20/6/2022

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CARLO GOLDONI
VITA: Nasce a Venezia da una famiglia borghese e all'età di 12 anni si trasferisce con il
padre a Perugia, dove compie i primi

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CARLO GOLDONI VITA: Nasce a Venezia da una famiglia borghese e all'età di 12 anni si trasferisce con il padre a Perugia, dove compie i primi studi presso i gesuiti. Tra il 1723 ed il 1735 studia legge all'Università di Pavia ed è ospite del prestigioso collegio Ghislieri, ma venne cacciato a causa di una satira sulle donne della città che aveva composto. Alla morte del padre, nel 1731, dovette provvedere al mantenimento economico della madre, infatti si affrettò per concludere gli studi e ottenne la laurea in legge a Padova e divenne avvocato. Avendo sempre avuto la passione per il teatro, nel 1734 ebbe finalmente l'occasione per dedicarsene e conobbe a Verona il capocomico Giuseppe Imer. In questa prima fase della sua produzione affronta vari generi: tragi- commedie, melodrammi e intermezzi ma con scarsi risultati. Successivamente volle provare anche il genere comico, per il quale sentiva di avere maggiore predisposizione, e in polemica con la Commedia dell'Arte che ancora dominava le scene, avviò una radicale "riforma" del teatro comico. Nel 1743 dovette fuggire da Venezia a causa dei debiti e successivamente si stabili a Pisa. Nel 1748 conobbe il capocomico Girolamo Medebach e fu convinto ad impiegarsi come "poeta di teatro", in questo modo Goldoni abbandonò l'avvocatura e divenne scrittore di teatro per professione. UNA...

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NUOVA FIGURA D'INTELLETTUALE: Goldoni rappresentò una nuova figura nel 700: Goldoni era lo scrittore che viveva dei proventi della sua professione da intellettuale. Non solo, Goldoni non scriveva più esclusivamente per un pubblico di letterati, bensì per il mercato. Il teatro era un'impresa commerciale: agli spettacoli il pubblico accedeva a pagamento, quindi il proprietario della sala ed il capocomico ne ricavavano un utile. Lo spettacolo doveva incontrare i gusti del pubblico pagante, doveva avere successo attirare molti spettatori. Scrivere commedie doveva rispettare le leggi del mercato e Goldoni cercò sempre di adattarsi a questo. L'ATTIVITA' PRESSO IL TEATRO SANT'ANGELO: Dal 1478 al 1753 Goldoni lavorò per la compagnia Medebach, che recitava al teatro Sant'Angelo di Venezia, scrivendo numerose commedie, portando avanti la sua riforma. Dopo l'insuccesso di una sua commedia, egli annunciò di compiere un'impresa straordinaria e scrisse ben 16 commedie nuove (una tra queste La Bottega Del Caffè). In questo periodo Goldoni si ritrova a dover contrastare la concorrenza del suo rivale Pietro Chiari, uno scrittore spregiudicato, che per ottenere successo praticava tutti i generi di commedie. La "sfida" con Chiari durò a lungo, appassionando il pubblico e suscitando polemiche, provocando addirittura l'intervento della censura. DAL TEATRO SAN LUCA A PARIGI: Nel 1753 passò al teatro di San Luca e da questo momento passò un periodo difficile, in cui, anche per vincere la concorrenza con Chiari, Goldoni tentò vie diverse dalla commedia realistica, sperimentando tematiche esotiche e avventurose. Carlo Gozzi, un letterato aristocratico e conservatore che avversava la "riforma", propose un teatro fiabesco e fantastico, che conservava aspetti della vecchia Commedia dell'Arte. Amareggiato per il successo dell'avversario, Goldoni si recò a Parigi per dirigere la compagnia della Comédie- Italienne. Non venne ben accolto però dal pubblico parigino che era abituato ad una comicità di tipo buffonesco, con un frequente uso dei lazzi, e non era in grado di cogliere le sfumature di una commedia che delineava caratteri e ambienti con precisione realistica. Goldoni a questo punto dovette tornare agli schemi che aveva abbandonato. Intanto però viene assunto presso la corte francese come maestro italiano delle principesse reali. Morì in miseria nella capitale francese nel 1793. GOLDONI ED IL CLIMA CULTURALE DEL SUO TEMPO: Goldoni non fu un illuminista militante come lo furono Cesare Beccaria o Pietro Verri, e neanche uno scrittore impegnato nella battaglia civile in nome dei nuovi principi riformatori, come Giuseppe Parini, d'altronde l'ambiente veneziano era molto diverso da quello milanese. A Venezia i ceti burocratici e borghesi vennero a conoscenza delle idee più innovatrici e introdussero in patria i primi saggi di una filosofia dei "lumi". A Venezia era intensa anche la produzione libraria, che diffondeva tra i letterati le opere più importanti della nuova filosofia, inoltre era molto viva la pubblicistica. Goldoni risente del clima generale attraverso gli intensi contatti con la realtà del suo tempo stabiliti durante i suoi frequenti viaggi in Italia e attraverso l'amicizia con personalità straniere presenti a Venezia. IDEE E PRINCIPI ILLUMINISTICI IN GOLDONI: Goldoni ebbe un'antipatia per ogni forma di metafisica o dottrina religiosa. Tutto ciò che può compromettere questo sereno e produttivo vivere sociale, come l'ipocrisia e la menzogna, è respinto da lui in quanto dannoso. La sincerità, la trasparenza dei comportamenti sono i tipici valori di una civiltà borghese e mercantile. La centralità della figura dell' "uomo dabbene" è legata alla fiducia di una convivenza umana e libera e da cui nasce l'antipatia per la superbia e la prepotenza dei nobili. Goldoni immagina la possibilità di una condizione di uguaglianza tra gli uomini, questo ideale resta puramente utopico. La mentalità di Goldoni è riformatrice e lo scrittore rispetta l'ordine gerarchico delle classi. Per questo motivo Goldoni ammira le società mercantili del Nord, dove i borghesi partecipano alla vita politica accanto ai nobili. La città è la sede delle più varie attività, dei traffici, degli scambi, ma anche dei momenti di divertimento e di gioia collettiva, degli spettacoli e delle feste. In commedie come I rusteghi o II sior Todero brontolon, presenta in una luce critica i padri di famiglia autoritari, che opprimono mogli e figli imponendo loro un costume di vita soffocante e insopportabile e agli occhi di Goldoni, un simile comportamento è un attentato contro la natura e la ragione. IL DECLINO DELLA COMMEDIA DELL'ARTE: Quando Goldoni iniziò a scrivere per il teatro, la scena comica era ancora dominata dalla Commedia dell'Arte, nella quale gli attori impersonavano le maschere tradizionali ed improvvisando. Nei confronti di questo tipo di teatro Goldoni assunse atteggiamenti fortemente polemici. I motivi del suo rifiuto erano: -il mediocre livello di comicità -la rigidezza stereotipata dalle maschere che rappresentavano i diversi tipi umani -la ripetitività della recitazione degli attori -la costruzione caotica e incoerente degli intrecci DALLA "MASCHERA" AL "CARATTERE": Egli ritiene che non siano più utilizzabili le maschere tradizionali. La sua commedia ispirata alla natura vuole rappresentare dei colti nella loro individualità e inconfondibili. Le maschere costituiscono dei tipi fissi, come ad esempio: il servo sciocco "Arlecchino", il dotto borioso "il dottore" e così via. Tra la "maschera" ed il "carattere" vi è la stessa distanza che separa la maschera (oggetto materiale indossato dall'attore) ed il volto. Goldoni afferma che i caratteri sono in numero finito in quanto al genere, ma sono infiniti nella specie, ovvero, ci possono essere infiniti modi per essere avari, gelosi e bugiardi. Il carattere "borghese" della visione goldoniana dipende anche dalla condizione sociale dello scrittore, dato che la sua famiglia proveniva dal ceto medio ed egli si dedicò prima alla professione di avvocato e poi a quella di "poeta di teatro". IL RAPPORTO TRA CARATTERI E AMBIENTI: LA COMMEDIA BORGHESE: Goldoni afferma che i sentimenti, i vizi, le virtù degli individui assumono una diversa fisionomia a seconda dell'ambiente sociale in cui essi vivono. Dice che la gelosia è una passione comune a tutti gli uomini, ma che si manifesta in modi diversi nei vari ceti sociali. Ad esempio l'uomo di bassa condizione se è geloso della moglie, non ha difficoltà ad ammetterlo, invece il nobile si vergogna a mostrare questa "debolezza". Le commedie di Goldoni si possono dividere in due: le commedie di "carattere" (intese a delineare una figura) e le commedie "d'ambiente" (intese a descrivere un particolare settore della vita sociale). In realtà è una distinzione astratta dato che le commedie di Goldoni sono allo stesso tempo sia di carattere che d'ambiente. IL SIGNIFICATO DEL DISTACCO DELLA COMMEDIA DELL'ARTE: Goldoni presentava la sua commedia come una restaurazione del teatro contro una forma degenerata e volgare, ovvero la Commedia dell'Arte. Naturalmente la Commedia dell'Arte non può essere considerata il "negativo" e quella goldoniana il "positivo", si tratta di due tipi di teatro diversi, appartenenti a due diverse civiltà, una a quella barocca e l'altra a quella del razionalismo illuministico e del realismo borghese. L'improvvisazione della vecchia Commedia dell'Arte non era più praticabile da Goldoni: gli attori non improvvisavano nulla, la loro improvvisazione era resa possibile dal fatto che si basavano su elementi fissi: i canovacci, i lazzi, i generici. UNA RIFORMA GRADUALE: Goldoni durante la battaglia per la sua nuova commedia, incontro delle difficoltà. Prima di tutto gli attori, che essendo abituati a recitare improvvisando con delle maschere, si trovano in difficoltà nel mutare radicalmente i moduli di recitazione e nel dover imparare a memoria la parte. Anche il pubblico restò sorpreso dalle commedie "realistiche" di Goldoni, di conseguenza gli stessi impresari guardavano con sospetto le innovazioni goldoniane. Nei Memorie, Goldoni descrive la sua riforma come un percorso coerente e lineare, senza deviazioni o ripensamenti. L'ACCRESCIMENTO DELLE PARTI SCRITTE, L'ELIMINAZIONE DELLE MASCHERE E LE OPPOSIZIONI ALLA RIFORMA: Goldoni cominciò con lo stendere per intero solo la parte del protagonista, lasciando all'improvvisazione tutto il resto. Ma nel 1743 l'autore compose una commedia in cui tutte la parti erano scritte, ovvero, "La donna di garbo". Le maschere venivano ancora conservate ma erano modificate, ad esempio cambiò radicalmente l'immagine di Pantalone. Al termine di questo processo di mutazione, le maschere vennero eliminate. Grazie a tutto questo, il pubblico si abituò a vedere rappresentati in scena aspetti e problemi della vita quotidiana. Il pubblico borghese apprezzava questi spettacoli poiché ritrovava i propri valori e la propria concezione della vita. Anche la situazione politica della repubblica di Venezia rappresentò un ostacolo all'affermarsi del nuovo teatro realistico di Goldoni, inoltre se Goldoni voleva rappresentare criticamente in scena i vizi della nobiltà, era costretto ad ambientare le sue commedie in altre città, come Firenze, Napoli, Palermo, in modo che nessuno potesse accusarlo di aver rivolto le sue critiche in modo esplicito alla nobiltà veneziana. LA CELEBRAZIONE DEL MERCANTE: II "Mondo" che riflette nella commedia goldoniana è soprattutto la società veneziana contemporanea. Venezia è una repubblica oligarchica. Nella prima fase della commedia di Goldoni, che comprende i testi degli esordi e quelli composti per la compagnia Medebach, il mercante veneziano ha un rilievo centrale nei suoi copioni. Il mercante si presenta ancora sotto la maschera di Pantalone, ma assume già una sua concreta fisionomia individuale ed incarna una figura positiva, portatrice di una serie di valori come la schiettezza, la puntualità ed il rispetto degli impegni e così via. Nei testi composti tra il 1748 ed il 1749 alla celebrazione del mercante si accompagna un'aspra polemica contro la nobiltà. Lo scrittore ritiene che i nobili abbiano il dovere di partecipare alla vita economica del loro paese, contribuendo così alla pubblica felicità. INCERTEZZE E SOLUZIONI ECLETTICHE: La seconda fase della commedia goldoniana, che è segnata dal passaggio al teatro San Luca, è più incerta e rivela un disorientamento, infatti Goldoni si ritrova davanti a diverse difficoltà: una sala più vasta attori meno noti e meno bravi, un impresario non facile da trattare, le polemiche sempre più aspre con i suoi avversari. Ma la difficoltà più grande è quella costituita dalla volubilità del pubblico che sembrava preferire di nuovo un teatro più fantasioso, come le commedie esotiche. Per questo motivo Goldoni per mantenere il successo dovette adattarsi, passando talvolta dalla prosa ai versi e scrivendo testi romanzeschi ambientati in paesi esotici. Nelle commedie di carattere, Goldoni preferì sostituire una galleria di personaggi bizzarri, affetti da ansie e fobie, come ad esempio nei Puntigli domestici, La donna vendicativa, La donna di testa debole ecc. In questa fase vi sono anche commedie di ambiente popolare come Il campiello o Le morbinose. Si tratta di commedie nelle quali l'azione nasce da esili pretesti, equivoci, chiacchiere e pettegolezzi. LA LINGUA: Goldoni sapeva che non poteva usare la lingua della tradizione letteraria, ma doveva usare la lingua della conversazione quotidiana. Questo era abbastanza complicato dato che non esisteva in Italia una lingua unitaria d'uso quotidiano, le lingue d'uso erano i dialetti. L'italiano veniva usato quando bisognava comunicare tra persone di diversa provenienza regionale. La lingua di Goldoni rivela consistenti residui dialettali provenienti anche da lingue settentrionali. Goldoni infatti afferma di aver usato vocaboli ed espressioni dai dialetti del Nord Italia. Quando Goldoni si rivolge più direttamente al pubblico della sua città usa il dialetto veneziano. GLI SCRITTI AUTOBIOGRAFICI: Negli anni della vecchiaia di Goldoni egli scrisse Memories, che si tratta di un'autobiografia, scritta in francese, in cui l'autore non descrive le vicende di una vita ma si concentra sulle tappe della propria carriera teatrale. Il teatro per lui era una grandissima passione e racconta con grande precisione la storia della propria vocazione di scrittore comico. Il libro tratta anche di riassunti di commedie ma contiene molti spunti narrativi vivaci. Spiccano anche alcuni personaggi, delineati con una vivacità insuperabile e che danno vita a vere e proprie scene di commedia. LA LOCANDIERA: La Locandiera, composta nel 1752 è spesso considerata come il capolavoro dello scrittore veneziano. Nel corso dei secoli ne sono state proposte infinite messe in scena. ANALISI LOCANDIERA: Mirandolina non è più un ruolo o una maschera fissa e stereotipata, ma un carattere, come il resto dei personaggi. La Locandiera offre un quadro molto dettagliato della società contemporanea, tutti i personaggi rappresentano i ceti fondamentali.