Siegfried Sassoon e "Suicide in the Trenches"
Siegfried Sassoon rappresenta l'altro volto della poesia di guerra. Nato nel 1886, combatté davvero in Francia e visse l'esperienza delle trincee. Tornato in Inghilterra per le ferite, incontrò altri pacifisti e si disillusse completamente della guerra.
In ospedale conobbe il poeta Wilfred Owen, che morì nel 1918. Sassoon invece sopravvisse e continuò a scrivere per tutta la vita. Le sue opere provocarono reazioni violente in Gran Bretagna: molti lo criticarono per la mancanza di patriottismo e per la violenza scioccante delle sue poesie.
"Suicide in the Trenches" presenta un approccio completamente diverso da quello di Brooke. La poesia si concentra su un "soldato semplice" che rappresenta milioni di altri giovani. Strappato da quella che sarebbe stata una vita normale fatta di "gioventù e risate", il ragazzo viene rapidamente sopraffatto dalle crudeli realtà della guerra.
Il contrasto è brutale: dalla giovinezza innocente del soldato prima della guerra - che "sorrideva alla vita con gioia vuota" e fischiettava con gli uccelli al mattino - si passa all'inferno delle trincee. Qui il giovane diventa depresso, il suo sonno pacifico rovinato da "bombe" e pidocchi, fino a spararsi alla testa.
La morte viene presentata come preferibile all'inferno vivente della guerra. Il suicidio avviene senza cerimonie, senza tempo per il lutto, perché la guerra continua. L'ultima strofa si rivolge a chi è rimasto a casa ad applaudire i giovani che partono per la guerra, incoraggiando questo spreco di vite.
💡 Messaggio chiave: Per Sassoon la guerra è un inferno dove "gioventù e risate" vanno a morire, dove l'innocenza stessa viene massacrata senza pietà.